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Le modalità di origine dei Totalitarismi moderni
Nella prima metà del '900 si verificò una situazione di disordine politico, sociale ed economico causata dalla prima guerra mondiale, ma anche dalla caduta della Borsa di Wall Street nel '29 e dello sviluppo dell'ideologia marxista. In un situazione così destabilizzante i Totalitarismi trovarono terreno fertile in cui mettere radici. Il primo fu il regime fascista di Mussolini in Italia, dopo la celeberrima Marcia su Roma nel 1922, Vittorio Emanuele II consegnò il mandato di formare il governo, dunque nella totale legalità, a Mussolini. Il regime fascista fu con molta probabilità un Totalitarismo negativo assoluto anche se ci sono risvolti di tipo oligarchico, proprio perché si formò intorno alla figura del Duce una elite di dirigenti che nella pratica amministravano la politica interna italiana. Nel 1933 Adolf Hitler sale al potere, anch'egli come Mussolini per vie legali. Quello di Hitler fu nei fatti il vero Totalitarismo negativo assoluto, la figura del Fhurer acquistò lati divini, la sua forza carismatica fece unire in un grande nazionalismo l'intera Germania umiliata per le sovvenzioni contenute nel Patto di Versailles. Il potere di Hitler gettava radici mistiche che lo facevano seguire ciecamente da un intero popolo, la repressione della violenza e la voglia di vendetta era stata oggettivata verso un capo carismatico spalleggiato da un ideologia che inneggiava alla razza ariana come la unica degna di comandare sul mondo intero. Per quanto riguarda il regime comunista di Stalin la situazione fu differente. Infatti egli dovette fronteggiare già un contesto politico di tipo oligarchico dopo la morte di Lenin nel 1921. La strategia di Stalin non fu quella di premere sul popolo per entrare a pieni titoli nel potere assoluto ma sull'oligarchia sovietica. Una volta entrato non esitò ad eliminare i suoi oppositori sia per quanto riguarda il loro pensiero che sia fisicamente, il "caso Trolskji" è emblematico. Una volta consolidato il potere nel Partito, nella sua struttura infatti l'Unione Sovietica era ancora un Totalitarismo negativo rappresentativo, cambiò strategia affermandosi anche tra il popolo; imponendo la propria figura mitizzandola quasi in modo divinatorio. A differenza degli altri regimi totalitari moderni, lo stalinismo non si generò e consolidò nella massa (oclocrazia) ma in un apparato politico già preesistente.
I punti in comune
Accurato che, nell'essenza, il Totalitarismo e la Democrazia sono praticamente uguali, anche se il primo è soggetto a degenerazione, dobbiamo adesso individuare quali sono i punti in comune tra i Totalitarismi moderni. In primis la struttura dello Stato totalitario come quello fascista e nazista ha delle caratteristiche in comune: l'esaltazione del proprio leader inneggiato quasi a divinità e conoscitore della vera realtà, l'esistenza di una ideologia su cui costruire il mondo futuro e applicare le leggi presenti, l'esistenza di una polizia terroristica ufficiale o ufficiosa con la quale attuare le repressioni contro i dissidenti politici o chi "infanga" l'etica e morale del regime, un'autarchia di tipo economico e culturale, il monopolio dei mezzi di comunicazione (stampa, mass-media) e dell'apparato industriale militare e la nazionalizzazione delle industrie fondamentali quali quelle agricole e metalmeccaniche. Gli studiosi Friedrich e Brzezinski individuarono esattamente 6 punti constatati nei tre regimi ritenuti per eccellenza totalitari (stalinista, hitleriano e mussoliniano):
Un'ideologia elaborata, consistente in un corpo ufficiale di dottrine che abbraccia tutti gli aspetti vitali dell'esistenza umana, al quale si suppone aderisca, almeno passivamente, ogni individuo. Ogni ideologia punta ad una realtà ideale e ad una nuova società
Un partito unico di massa tipicamente guidato da un solo uomo, il dittatore e composto da una percentuale relativamente piccola di popolazione totale
Un sistema di terrore, sia fisico che psichico, realizzato attraverso il controllo esercitato dal partito e dalla polizia segreta.
Un monopolio di tutti i mezzi di effettiva comunicazione di massa come la stampa, la radio e il cinema concentrato nella mani del partito e del governo
Un monopolio egualmente tecnologicamente condizionato e quasi completo dell'uso effettivo di tutti gli strumenti di lotta armata
Un controllo centralizzato e la guida dell'intera economia attraverso il coordinamento burocratico di attività imprenditoriali
La Germania Nazista
L'ideologia nazista ha la struttura fondamentale simile alle altre ideologie totalitariste moderne, tuttavia, nei suoi contenuti differisce notevolmente sia con quella fascista che con quella stalinista. Tale dottrina di leggi si basa soprattutto sul riconoscimento di un nemico comune causa del disagio sociale che stava attraversando la Germania negli '20 e '30, e venne individuato negli ebrei. L'ideologia nazista fu la prima di questo genere, cioè nel riconoscere il proprio nemico non più per le sue idee politiche e classe sociali non condivise ma per la razza. Hitler dava motivazioni di ogni genere per dare una spiegazione a questo odio contro gli ebrei; egli, infatti, ne riconosceva a pieno titolo la colpa del collasso tedesco sia nell'ambito economico, in quanto, ad avviso dello stesso Fuhrer, non investivano i loro patrimoni in Germania, essendo capitalisti, e sia nell'ambito culturale cioè artefici del degrado culturale della Germania. Per quanto riguarda i nemici politici per Hitler erano rappresentati dai bolscevichi, i nemici genetici del regime, e i democratici. Questo ricerca necessaria e ossessiva di un nemico "genetico" del regime era dovuto soprattutto al fatto che bisognava trovare un punto in comune che unisse l'intera popolazione ed Hitler, abile statista, capii che bisognava fare leva sul sentimento nazionalista tedesco represso per la sconfitta del primo conflitto. Il sistema che proponevano i nazisti era un sistema apertamente antidemocratico e antiliberale, poiché << solo guidati da un grande condottiero si può conquistare il mondo >>; addirittura la "venerazione" del capo si rifaceva ad alcune tradizioni pagane celtiche e sassoni. Il programma nazista inoltre prevedeva il dominio assoluto e la fondazione di un nuovo ordine sociale con a capo la razza ariana, dagli Arii una popolazione indoeuropea da cui discendono alcune popolazioni germaniche, e da cui, sarebbe nata la cultura dell'umanità. Tale razza era pensata, con tanto di prove pseudo-scientifiche, come l'unica razza pura "biologicamente" e degna di comandare; le altre razze erano ritenute "inferiori" o addirittura da eliminare come quella ebraica . A questa politica populista si affiancava il genio da statista, demagogo e retorica di Adolf Hitler che divenne una delle figure più carismatiche dell'ultimo secolo, mare di folle erano in delirio quando recitava con grandissima enfasi << la gente, in una travolgente grandezza, è talmente femminile nella sua natura e attitudine che nelle sue attività e pensieri è motivata meno da delle sobrie motivazioni che da emozione e sentimento. Questo sentimento, comunque, non è complicato ma semplice e completo >> (pp. 237, Mein Kempf).
Le cause dell'avvento nazista in Germania
Le cause dell'avvento nazista in Germania sono essenzialmente tre. La sanzioni causate dalla sconfitta della I^ Guerra Mondiale, la crisi del '29 e la politica populista di Hitler. Prima fra tutte, quindi, la disfatta del primo conflitto mondiale che aveva portato il Paese in una situazione particolarmente precaria, a causa delle sovvenzioni del Patto di Versailles. In questo trattato di pace stipulato subito dopo la fine del conflitto venne riconosciuta nella Germania l'unica provocatrice del conflitto per cui vennero imposte multe pesantissime, confiscate l'Alsazia e la Lorena, territori ricchi di giacimenti minerari e altamente strategici, non a caso furono i primi territori soggetti alle mire espansionistiche di Hitler; inoltre fu costretta a cedere gran parte della sua marina e a destituire l'intero esercito. I territori coloniali vennero spartiti dalle potenze vincitrici, la Germania all'inizio del 1920 era sull'orlo del collasso. L'inflazione aveva distrutto sia l'economica interna che il commercio estero, la Germania si trovava isolata anche economicamente. Dopo la caduta del secondo Reich fondato da Bismarck si verificarono in tutta la Germania, e particolarmente a Berlino dei tumulti. Successivamente a queste lotte intestine il governo provvisorio fece posto a un governo ufficiale che prese il nome, a causa del luogo dove avvenne la Costituente, Repubblica di Weimar. Un governo formato da moderati e progressisti che ebbe il duro compito di risanare la situazione interna alla Germania. Successivamente agli anni cosiddetti "terribili" (1922-1923) in cui l'inflazione salì incredibilmente, la Germania assistette ad un periodo di stasi sia interna che estera. L'economia dopo periodi nerissimi incominciò a dare segni di ripresa e i rapporti con gli Alleati vincitori diventarono più distesi grazie gli Accordi di Locarno (1925) in cui la Germania riconobbe ufficialmente i confini dettatagli dal Patto di Versailles, e riuscì ad entrare nella Società delle Nazioni. La situazione degenerò nuovamente nel '29 per la "grandi crisi" della Borsa di Wall Street: un cataclisma economico mondiale che colpì tutti i Paesi, e costrinse ad attuare ad ciascuno di essi una politica economica di tipo protezionistico riducendo drasticamente i commerci esteri. Questo contesto condizionò altamente la già debole economia tedesca che precipitò in una situazione sociale e politica alquanto grave, in quanto la crisi del '29 colpì i ceti più umili e quelli medi, già danneggiati precedentemente, e fece fallire migliaia di industrie e la produzione calò. Questa situazione di emergenza fece applicare al governo un politica economica volta verso il sacrificio e la fame, con ripercussioni sulla popolazione più povera. In questo contesto il nazismo trovò un ottimo luogo dove edificare il proprio potere. In questo periodo caotico e confuso le squadre naziste iniziarono ad imperversare per tutto il Paese distruggendo quel barlume di democrazia che era rimasto nella Repubblica di Weimar. Mentre il popolo inneggiava al grande capo carismatico Hitler visto come unico salvatore della Patria in ginocchia, il presidente della Repubblica, il maresciallo Hidenburg, conferì l'incarico di formare il governo al nuovo Fuhrer (Gennaio 1933). Era l'inizio del regime nazista.
Il regime nazista nel suo manifestarsi reale
Per analizzare la manifestazione reale del regime totalitario nazista riprenderemo i 6 punti individuati da Friedrich e Brzezinski. In primis il Nazismo aveva un'ideologia non molto precisa e chiara come quella fascista; essa si rifaceva ad antichi valori germanici, e ripudiava i nuovi valori come il Cristianesimo, il liberalismo e la Democrazia. L'ideologia si avvalse, in questo senso, impropriamente della teoria dell'ubermensch di Friedrich Nietzsche, individuando punti comuni praticamente inesistenti. D'altro canto la teoria del superuomo (o meglio oltre-uomo) è stata una delle teorie filosofiche violentate dalla storia, persino grandi letterati come Gabriele D'Annunzio la interpretarono a loro favore, formando una propria morale ed etica. L'ideologia nazista venne applicata appieno anche nel contesto reale. Dopo due anni dell'ascesa al potere di Hitler, vennero emanate le Leggi di Norimberga in base alle quali i cittadini ebrei tedeschi perdevano ogni diritto civili e furono oggetto di un boicottaggio sia civico che economico, di fatto iniziavano le percussioni ebraiche che sfociarono nell'Olocausto. Tuttavia le leggi persecutorie prevedevano anche altri tipi di provvedimenti come la soppressione degli infermi di mente, la sterilizzazione imposta ai portatori di malattie ereditarie e la persecuzione contro gli omosessuali. Ma l'applicazione dell'ideologia vide implicati altri settori come quello culturale, Hitler, infatti, fece bruciare e distruggere tutti quei libri ritenuti per qualche motivo contro il regime, con l'obiettivo, in questo modo, di costruire una nuova cultura incentrata sul Terzo Reich. Venne istituito un unico partito (Partito Nazionalsocialista) e un solo sindacato secondo il modello fascista. Fu instaurato un regime di terrore testimoniato da ciò che la Arendt chiama "la manifestazione completa dei regimi totalitari" dai campi di concentramento, caratteristiche contraddistinta dei regimi totalitari. In Germania furono i lager, dove vennero rinchiusi ebrei, oppositori politici o chi era ritenuto contro l'etica-morale del regime. Vennero legalizzate organizzazioni di polizia terroristica come le SA e le SS, una milizia nazionale composta da fanatici con un sentimento quasi morboso verso il proprio capo. Altro aspetto fu la nazionalizzazione dei mezzi di comunicazione per attuare nei modi migliori il regime propagandistico che era orientato soprattutto alla mistificazione del Fuhrer e alla distruzione morale e civile del popolo ebreo. Vennero nazionalizzate industrie di tipo militare, e la produzione militare crebbe a dismisura per preparare il Terzo Reich alla "Grande Guerra". Per far fronte alla disoccupazione vennero ampliati lavori pubblici di edilizia statale e privata, basati sulla costruzione di grande opere monumentali. Per quanto riguarda l'economia fu promossa una politica protezionistica, per valorizzare i prodotti interni e sviluppare l'economia interna, inoltre lo Stato si faceva fautore di prestiti ed esenzioni fiscali per aiutare le attività imprenditoriali. Tutto questo era dovuto all'obiettivo di raggiungere l'autosufficienza e quindi un autarchia totale, ed effettivamente tale obiettivo venne raggiunto e superato, e fece vivere alla popolazione tedesca un periodo di prosperità dopo lunghi anni di fame e miseria; anche questo fu il motivo dell'affermazione nazista nella Germania degli anni '30.
Il regime stalinista nell'Unione Sovietica degli anni '20 e '30.
Una differenza essenziale del regime stalinista verso gli altri regimi totalitari del XX° secolo è soprattutto l'obiettivo sociale. Esso si poneva, infatti, l'obiettivo di non mantenere la struttura sociale che si era instaurata nella Russia degli Zar costituita da aristocratici, borghesi, operai e contadini, ma, come nei più alti principi della Rivoluzione russa, di pianificare e riformare del tutto il tessuto sociale, rendendolo un ammasso di cemento unico, con cultura, idee politiche e culturali omogenee, e proprio questo fu l'obiettivo essenziale di Josef Stalin. Dopo la morte di Lenin nel 1924 all'interno del Partito Comunista si scatenò una lotta di successione conclusasi con l'affermazione di Stalin. Infatti nel Partito erano emerse due figure di grande spicco valorizzate dal fatto che erano grandi compagni e collaboratori di Lenin; una era appunto quella di Stalin, l'altra quella di Trockji. I due si scontrarono politicamente per le loro strategie diverse, Stalin voleva una politica basata sulla risoluzione dei problemi interni sociali ed economici del territorio russo, Trockji invece voleva continuare la Rivoluzione del Proletariato espandendola in tutta Europa (Rivoluzione permanente). Stalin, tuttavia, non trovò molti ostacoli per insediarsi al potere, per mezzo dell'oppressione, anche fisica, di tutti i suoi oppositori politici all'interno del Partito, a differenza degli altri regimi i dissidenti non erano all'esterno della struttura statale ma all'interno. Lo stesso Trockji fu prima emarginato nella vita politica, poi ucciso da un sicario di Stalin in Messico nel 1940. La politica interna di Stalin si incentrò soprattutto sull'economia e sulla pianificazione o statalizzazione della società. Il primo obiettivo fu la collettivizzazione forzata delle campagne; nella società russa infatti si erano affermati dei piccoli proprietari terrieri, i Kulaki, che vennero praticamente travolti dalla rivoluzione russa prima e dalla politica di Stalin dopo. Tutti i beni dei kulaki vennero confiscati e divisi tra la popolazione contadina, mentre si cercò di eliminare la classe sociale dei kulaki in quanto classe. Moltissimi vennero trasferiti in Siberia dove per fame o per freddo morivano mentre lavoravano, in condizione di schiavitù, alla costruzione di opere pubbliche come ferrovie, dighe, centrali elettriche e canali; molti altri invece i più diffidenti vennero uccisi direttamente con fucilazioni di massa sommarie. Il programma di collettivizzazione prevedeva che il contadino doveva dare allo Stato dei quantitativi minimi di raccolti, chi li avesse superati aveva diritto a premi; tuttavia si verificò un atteggiamento restio da parte dei contadini che furono oggetto di campagne di punizione da parte di funzionari statali ed operai. Secondo punto del programma di sviluppo economico interno di Stalin fu l'industrializzazione forzata dell'URSS che fu anche uno dei motivi per cui l'Unione Sovietica non venne coinvolta nella crisi del '29. Per giustificare questa politica Stalin si rifece anche all'ideologia marxista, in quanto lo stesso Marx affermava che per raggiungere la completa rivoluzione del proletariato bisognava aver raggiunto un livello industriale alto. La scelta economica fu pianificata dal partito e divisa in "piani quinquennali" in base ai quali ogni 5 anni bisognava aver raggiunto un obiettivo prefissato di sviluppo industriale. In 5 anni, cioè tra il 1928 e il 1933, la produzione industriale doveva essere cresciuta del 180% mentre il reddito nazionale del 103%. Per cui ogni tipo di risorsa venne riversata nell'industria pesante. Tuttavia si assistette ad un fallimento relativo di questa programmazione, anche se gli enormi sforzi avevano portato la Russia, tra le più grandi potenze mondiali, perché riuscì a tenersi fuori dalla crisi del '29 che coinvolse particolarmente i regimi occidentali liberali. Il regime stalinista alla pari degli altri regimi totalitari attuò una strategia di oppressione verso i dissidenti del regime e costruì una grande struttura propagandistica. I sovietici alla pari dei nazisti, possedevano dei campi di concentramento che prendevano il nome di Gulag i quali rappresentavano in sé un strumento di terrore per reprimere nel nascere ogni attività avversa al regime. Se l'essenza dei Gulag sovietici era la stessa dei Lager nazisti, tuttavia, avevano obiettivi diversi. La struttura dei Gulag era un mezzo utile al regime per pianificare del tutto la società trasformandola nella "società del proletariato". Infatti vennero coinvolti tutti gli individui ritenuti non appartenenti al proletariato e quindi estraneo alla nuova realtà socialista, in questa lista rientravano gli artigiani, i commercianti, piccoli imprenditori e professionisti, si puntava alla distruzione della società ritenuta vecchia e degradata per formarne una nuova fondata sul proletariato, erano persone non oppositori del regime, ma ritenute non adatte alla nuova realtà; inoltre vennero trasferiti nei gulag anche minoranze etniche e religiose; mentre la persecuzione nazista si basava principalmente sulla razza, quelle russa poneva le sue fondamenta su una persecuzione di tipo sociale. Entrambi, tuttavia, si ponevano l'obiettivo, per mezzo dei campi di concentramento, di arrivare ad una società, ritenuta a loro avviso, più giusta. Per quanto riguarda la propaganda era fondata sul culto della figura di Stalin, che venne di fatto divinizzata; fu riproposto come il "capo del proletariato mondiale", l'unico capace di portare la rivoluzione proletaria in tutto il mondo. La cultura vene vista come una strumento propagandistico e di regime. Nacque in questo modo il realismo socialista che si poneva l'obiettivo di decantare le virtù del socialismo e della rivoluzione, e di istruire in tal senso la popolazione, lodando gli obiettivi raggiunti dal regime. Tutto ciò naturalmente sotto stretta osservanza del partito.
L'Italia Fascista
Il Fascismo fu un movimento nato per rispondere all'esigenza di una borghesia che non si riconosceva più negli ideali risorgimentali della prima età unitaria italiana. Il Fascismo prima di tutto era un movimento di idee in cui divergevano diverse classi sociali di tradizione completamente differente. Il corpo ideologico costituito dal Manifesto dei Fasci esprime interamente un disagio nazionale che stava attraversando l'Italia post-bellica, era la conseguenza di una politica che aveva lasciato fuori il popolo e dato più potere alla burocrazia. Inizialmente il Partito Fascista non si poneva in nessuna corrente politica in quanto aveva ideali ripresi sia dai movimenti socialisti che da quelli nazionalisti. Era un gomitolo di idee e dottrine moralistiche che si rifacevano anche ad ideali di tipo nietzschiano, prettamente di stampo anarchico. I Fascisti erano antidemocratici, antiliberali e anticlericali, si proponevano di nazionalizzare i beni della Chiesa, di imporre imposte di carattere progressivo sul capitale, suffragio universale, voto alle donne, partecipazione dei lavoratori alle assemblee di gestione delle aziende e la giornata lavorativa di otto ore. Oltre a questi principi puramente socialisti, i Fascisti possedevano anche principi di carattere nazionalista, infatti, erano contro l'internazionalismo ma alla valorizzazione del patriottismo; ed inoltre accettavano l'uso della violenza per l'affermazione dei propri ideali. Il movimento era collocato tra un socialismo e nazionalismo affiancato ad iniziative populiste; il loro obiettivo era quello di unire forze sociali eterogenee ma capaci, se unite, di salire al potere. Come il Nazismo e lo Stalinismo anche l'ideologia fascista aveva individuato una causa del male della società: i bolscevichi, che erano diventati nemici "naturali" del movimento e del degrado della società, e le forze democratiche-liberali, per cui l'unica soluzione per risollevare l'Italia agli antichi albori dell'Impero Romano era affidare il potere ad un capo carismatico e capace, che venne individuato in Benito Mussolini.
Le cause dell'avvento fascista in Italia
Ci sono fattori comuni tra le cause dell'avvento fascista in Italia e quello nazista in Germania. C'era infatti un malcontento dell'intera società dovuto alla situazione economica disagiata che l'Italia attraversava, inoltre, la rivoluzione russa aveva portato una ventata di forza ai movimenti socialisti e comunisti che promovevano ideali di tipo rivoluzionario. Infatti, tra 1919 e 1920 si verificò in Italia un periodo denominato "Biennio Rosso" caratterizzato nella società operaia dall'affermazione delle ideologie comuniste di stampo sovietico, e quindi, nell'attuazione pratica, da continui scioperi e scontri. Questa situazione difficile e pericolosa fu ulteriormente complicata dall'economia post-bellica e dalla disoccupazione alimentata anche dal ritorno dei reduci in patria. Nell'ambito politico tuttavia ci fu una svolta, infatti, il fronte socialista di spaccò a causa della migliore strategia da intraprendere, la conseguenza di ciò fu l'indebolimento di tutta la sinistra italiana che aiuto indirettamente l'ascesa fascista. I continui scioperi e scontri degli operai e contadini vennero affiancati e contrapposti allo squadrismo nero che iniziò a svilupparsi in tutto il Paese. Lo squadrismo era un fenomeno nato con il Partito Fascista ed era il braccio armato dello stesso, era finanziato dai proprietari terrieri e dagli industriali, che vedevano nell'affermazione dello squadrismo un arma migliore dello Stato. Per cui la figura di Mussolini venne interpretata dall'alta borghesia, ma anche dai dirigenti liberali e antisocialisti, come l'arma migliore per combattere l'ondata comunista. Il Fascismo assunse l'essenza dell'anticomunismo e della protezione della monarchia. L'atteggiamento anarchico di Mussolini cambiò radicalmente riconoscendo nel Re l'importanza dell'unità dello Stato italiana e nel Papa l'insieme delle dottrine morali "giuste". Con questa scelta diplomatica Mussolini oltre al favore della borghesia e degli imprenditori, si accaparrò anche quelle dei monarchici e dei cattolici, che gli spianò la strada nell'ascesa al potere. Il 28 ottobre 1921 le "camicie nere" marciarono su Roma, sotto lo sguardo impassibile dell'esercito. Anche se l'esercito poteva fermare i fascisti prima ancora che entrassero a Roma, Vittorio Emanuele II scelse la via più opportuna, in quanto vedeva in Mussolini un "protettore" della monarchia e peggior "nemico" del comunismo antimonarchico, per lo stesso motivo la Chiesa, nonostante le continue violenze dei Fasci da Combattimento appoggiò la nascita di un regime totalitario.
La manifestazione reale del regime fascista
Dopo il delitto Matteotti e la Secessione dell'Aventino, l'Italia entrò del tutto in una dittatura. Tuttavia in con strato con ciò che successe in Germania successivamente, Mussolini non si attenne affatto alla ideologia da lui stesso promossa e divulgata, ma si nascondeva dietro ad esso per coprire la vera realtà. Infatti al potere andò una elite di dirigenti alti borghesi che gestirono il Paese a favore della propria classe a discapito delle classi più povere. I grandi proprietari terrieri come anche gli imprenditori erano protetti da eventuali scioperi che venivamo immediatamente repressi; la nobiltà si ritrovò valorizzata ancora di più per la politica patriottica, nazionalista e successivamente imperialistica; e quindi la classe operaia, che doveva essere quella più aiutata dal regime, almeno secondo l'ideologia, venne emarginata dalla vita pubblica; i sindacati, manifestazione ed istituzione del lavoratore-operaio vennero aboliti e fu istituito uno solo basato sui principi di corporativismo. Vennero messi al bando tutti i partiti tranne quello Fascista, ogni tipo di pluralismo politico venne stroncato sul nascere. Fu istituito una milizia nazionale formata dagli squadristi, che avevano la possibilità di fare uso della violenza se necessaria, e presero il nome di Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, esso divenne l'organo principale di repressione politica, culturale e sociale. La cultura venne controllata, e alcuni intellettuali come il filosofo neo-idealista Gentile ne fecero parte anche nella vita politica. Il Fascismo cercò di integrarsi nella società italiana, attraverso la scuola con riforme e "abituando" la gioventù al culto del Duce. Mussolini cercò di consolidare i rapporti con i cattolici, firmando i "Patti lateranensi" costituiti da un Trattato e Concordato bilaterali, in base ai quali lo Stato fascista riconosceva lo Stato del Vaticano e istituiva l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane; così riuscì a ricucire i rapporti con Chiesa e Stato che si erano interrotti dalla "breccia di Porta Pia". Per far fronte alla disoccupazione lo Stato promosse la costruzione di opere pubblica costituite da complessi monumentali di stile romano imperiali, inoltre, bonificò alcune zone paludose nei pressi Roma e fondò la città di Latina. Aiutò con finanziamenti l'economia del settore primario (agricolo) e la cosiddetta "battaglia del grano" per la quale si doveva raggiungere una soglia determinata di produzione per costituire una Stato perfettamente autarchico; questa iniziativa ebbe due valenze: una la necessità di non dipendere da altre nazioni, l'altra della ruralizzazione forzata della società, che doveva rifiutate la visione moderna della società fondata sull'industria e la classe operaia. Come gli altri regimi totalitari anche quello fascista attuò una politica economica di nazionalizzazione per quanto riguarda le industrie militari e ampliò l'apparato bellico non solo strumentale ma anche degli uomini. La propaganda si rivolse verso il controllo delle strutture informative come la radio e i giornali. La manifestazione dell'oppressione verso i dissidenti si verificò nell'istituzione del "confino", in cui l'oppositore veniva esiliato, nell'incarcerazione e in punizioni corporali. Tuttavia la repressione fascista fu più blanda di quelle naziste e staliniste, per un motivo di fondo. Nel primo caso, cioè quello nazista, l'ideologia politica era abbracciata dalla stragrande maggioranza della popolazione e il dittatore era salito al potere grazie all'oclocrazia, nel secondo, invece, il regime aveva trovato opposizione solamente all'interno del partito; per il Fascismo la situazione era differente, Mussolini aveva raggiunto il potere non per il favore della maggioranza della massa ma per l'appoggio della grande imprenditoria, l'aristocrazia e le alte cariche ecclesiastiche; per cui una politica di repressione politica totale non avrebbe favorito la radicazione del regime, ma lo avrebbe sfaldato. Anche per questo la cultura "alternativa" italiana e l'opposizione, pur clandestinamente, riuscì ad organizzarsi in qualche modo. Il maggior consenso popolare il fascismo lo raggiunse dopo un decennio della suo governo totalitario, dovuto alla situazione di stallo, di ordine e relativa pace che si era manifestata dopo tanto tempo in Italia
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