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LE DIVERSE ITALIE ECONOMICHE
UNO SGUARDO GENERALE.L'Italia di questi decenni era un paese economicamente arretrato e assai poco industrializzato. La popolazione era oppressa in gran parte da una diffusa povertà e, presa dai problemi della sopravvivenza quotidiana, poco o nulla alfabetizzata, doveva necessariamente rinunciare alla partecipazione politica.
Va precisato però che la fisionomia economica dell'Italia a metà Ottocento non era affatto uniforme.
LE DIVERSE ITALIE RURALI.
Il Lombardo-Veneto e il Piemonte erano le aree più sviluppate della penisola:
C'era una moderna agricoltura mista (cereali integrati con l'allevamento del bestiame)
Si coltivavano: frumento, mais, riso, lino e canapa
C'erano aziende agricole medie e grandi, gestite da un'imprenditoria dinamica
Accanto ai proprietari prosperavano i fittavoli, che avevano tutto l'interesse a far rendere al meglio i terreni
I fittavoli si giovavano poi del lavoro dei braccianti, operai agricoli ingaggiati in cambio di un salario
In Toscana, Umbria e Marche
Resistevano forme più arcaiche di conduzione agricola, in particolare la mezzadria. Il mezadro lavorava la terra del proprietario (podere) facendo a metà di tutto. Ciò assicurava cura e impegno per le terre ma consentiva solo bassi livelli i produttività.
Le regioni centro-meridionali:
Erano caratterizzate dal latifondo: grandi estensioni di terreno, quasi sempre coltivate a grano; appartenevano a famiglie nobili o enti ecclesiastici, che poco o nulla si accontentavano della terra e si accontentavano di spremere, dal lavoro dei contadini, la più alta resa possibile.
Era poi diffusa anche la piccolissima proprietà contadina, sempre in difficoltà.
Nele fertili pianure di Palermo, Catania, Reggio Calabria e nella costiera amalfitana si ricavavano ricchi raccolti (vite, olivi, agrumi)
Comune alle diverse 'Italie rurali' era una produzione agricola quasi solo orientata all'autoconsumo, con limitatissimi scambi fra gli Stati della penisola. Mancava in sostanza un mercato nazionale.
GEOGRAFIA DELL'INDUSTRIA ITALIANA. Commerci, manifatture e industrie erano poco presenti nell'Italia di metà Ottocento e, in generale, si impiantarono là dove l'agricoltura stava facendo i maggiori progressi: dunque nell'Italia settentrionale, specialmente in Lombardia e Piemonte.
Il primo nucleo di industrializzazione nel nord Italia fu la seta, di cui l'Italia era il maggior produttore mondiale dopo Cina e Giappone.
L'industria del sud (tessile, alimentare, dei cantieri navali e delle maioliche a Napoli) benchè fosse quantitativamente meno sviluppata (mancanza di capitali, povertà delle polazioni, mancanza di strade e ferrovie), non era molto più arretrata dal punto di vista qualitativo.
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