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S T O R I A
Per capire come fu possibile il
successo dell' "ovetto" in Italia non si può fare almeno di considerare il
contesto storico che caratterizzò gli anni della sua uscita sul mercato. Per
far ciò è importante analizzare tutta la storia d'Italia che va dal referendum istituzionale fino ai
primissimi anni '60, cioè gli anni in cui l'Italia rialzava a fatica la china
dopo
L'Italia nel secondo dopoguerra: dalla proclamazione della Repubblica agli anni del "Centro Sinistra"
Nelle prime ore della mattina dell'8 Maggio 1945, in tutte le città e in tutti i centri abitati d'Italia, le campane delle Chiese suonarono a lungo per annunciare che la guerra in Europa era finita. Finalmente era terminato un incubo, e ora al popolo italiano, e alla sua classe dirigente spettava il compito più difficile, riorganizzare un paese dilaniato dalla guerra e dagli odi interni.
Si procedette così ad un processo di riassestamento moderato, che comunque non impedì alle forze progressiste , variamente rappresentate nei partiti e nel paese, di ottenere un decisivo successo in uno dei giorni più importanti della stria d'Italia: il giorno del voto per il referendum istituzionale[1], tenutosi il 2 Giugno 1946. In quella domenica di Giugno gli Italiani votarono a maggioranza in favore della Repubblica (54% Rep. - 46% Mon). Umberto II, dopo qualche esitazione, finì con l'accettare il risultato della consultazione e il 13 giugno volò verso l'esilio, mentre un giurista napoletano, Enrico De Nicola, veniva eletto Capo provvisorio dello Stato.
Il 2 Giugno si era votato anche per l'elezione dell'Assemblea costituente [2].
La maggioranza dei suffragi toccò ai grandi partiti di massa: la Democrazia Cristiana ebbe il 35% dei voti, il Partito Socialista[3] il 20%, il Partito Comunista sfiorò il 19%. Il Partito Liberale era divenuto un gruppo minoritario, e ottenne soltanto il 6% dei suffragi. I restanti voti se li dividevano partiti minori, come il Partito d'azione, il Partito Repubblicano e L'Uomo Qualunque, una formazione politica di recentissima costituzione.
Il 31 Luglio 1947 l'Assemblea, approvò a scrutinio segreto il Trattato di pace firmato a Parigi con gli Alleati, che imponeva all'Italia la condizione di "nazione sconfitta". Non mancò chi manifestò pubblicamente la propria amarezza e il proprio malcontento, ma almeno la ratifica del trattato pose termine all'occupazione militare alleata e contribuì a fare riacquistare all'Italia la posizione di Stato sovrano che le spettava.
La Guerra Fredda pone fine all'unità antifascista
I risultati delle elezioni del giugno 1946 avevano consentito che sopravvivesse, almeno formalmente, l'alleanza tra i partiti antifascisti.
Ma lo scoppio delle tensioni fra Stati Uniti e URSS, datate 1947 avevano reso difficili gli esperimenti di collaborazione tra i partiti moderati e i comunisti in Italia, Francia e Belgio.
Nel quadro di queste vicende internazionali ci fu la Scissione del Partito Socialista, a seguito della quale il suo capogruppo Pietro Nenni annunciò il ritiro dal governo della delegazione socialista. L'allora primo ministro Alcide De Gasperi[4] presentò al capo dello Stato le sue dimissioni dal Gabinetto. Dopo aver presieduto un governo di transizione, nel Maggio del '47 presentò il suo quarto ministero, appoggiato in parlamento de PLI, PSLI, PRI. Per la prima volta comunisti e socialisti erano esclusi dalle responsabilità del governo.
Nuove elezioni si tennero il 18 Aprile 1948. La campagna elettorale fu aspramente combattuta tra due schieramenti contrapposti: da una parte le liste del Fronte del Popolo , costituito dall'alleanza di PCI e PSI; dall'altra la DC sostenuta da PRI, PLI e PSLI. Nella polemica fra le due fazioni fu importante l'immagine che riuscirono a trasmettere i partiti durante la campagna elettorale: il Fronte fu assimilato allo stalinismo e alla politica dell'URSS, la DC invece offriva agli elettori la tranquillizzante immagine delle progredite società industriali dell'Occidente. Inoltre la DC ottenne anche il decisivo appoggio della Chiesa e del clero.
Le elezioni segnarono il trionfo della DC, la netta sconfitta del Fronte, l'emarginazione dei partiti minori. De Gasperi ricevuto il reincarico presentò un governo quadripartito( DC, PLI, PRI, PSLI). Intanto l'11 Maggio 1948 il nuovo parlamento elesse alla presidenza della Repubblica Luigi Einaudi[5].
Alla vittoria del 18 Aprile 1948 seguirono anni di indiscussa egemonia della Democrazia Cristiana che governò il paese con una serie di coalizioni centriste quadripartite sempre presiedute da De Gasperi. Egli intendeva procedere con saggia cautela a ben dosate riforme, tali da garantire al governo il consenso di vasti strati della società civile, della borghesia media e piccola, dei contadini. I settori privilegiati furono la riforma fondiaria [6]e la Cassa per il Mezzogiorno . L'indirizzo cautamente ma decisamente riformatore, che caratterizzava i governi De Gasperi non mancò di suscitare preoccupazioni e proteste, soprattutto nel PLI, formazione nella quale la grande proprietà terriera era fortemente rappresentata. Le elezioni amministrative del '51 e del '52 fecero suonare il campanello d'allarme per la DC che perse numerosi consensi, soprattutto al Sud, a favore dei partiti di Destra. La DC allora maturò la decisione di varare una nuova legge elettorale secondo la quale, grazie ad un cospicuo premio di maggioranza, alla coalizione di partiti che alle elezioni avesse ottenuto almeno il 50,01% dei voti sarebbe toccato il 65% dei seggi. L'approvazione delle legge, ribattezzata "legge truffa", scatenò il malcontento delle opposizioni, ma anche di figure all'interno del Quadripartito.
Alle elezioni generali politiche del 7 Giugno del 1953 per un pugno di voti la "legge truffa" non scattò.
La seconda legislature repubblicana. La crisi del centrismo.
Le elezioni del 7 Giugno segnarono una notevole flessione dei partiti di centro, ma gli eredi di De Gasperi (morto nel 1954) continuarono per dieci anni dirigendo coalizioni che potevano contare su ristrettissimi margini di maggioranza e che per questo furono sottoposte a crisi e sostituzioni frequenti.
Nella DC emerse una nuova generazione di uomini politici: i suoi personaggi più rappresentativi erano Amintore Fanfani, Aldo Moro, Mariano Rumor; erano tutti uomini che esigevano il distacco della DC da quelle forze che l'avevano sorretta nel primo dopoguerra ma che ne avevano condizionato la politica: le gerarchie ecclesiastiche, il capitale agrario, i monopoli industriali.
La nuova DC, estendendo la sua influenza sugli enti pubblici a partecipazione statale (IRI[8], ENI , Cassa per il mezzogiorno), consolidando la sua partecipazione al capitale azionario delle grandi banche, avrebbe sollecitato e diretto lo sviluppo moderno del paese.
Le riforme proposte dalla DC esigevano tempi lunghi, e la realtà quotidiana negli anni '50 continuava a presentare aspetti drammatici: le cronache registravano disoccupazione, manifestazioni di piazza, tumulti. I ministeri di questo periodo svolsero le proprie funzioni con esiti tutt'altro che positivi: tra il '55 e il '57 il ministero fu retto da Antonio Segni, il cui unico merito fu la firma a Roma del trattato istitutivo della CEE[10]. La proposta dei patti agrari, che continuava la spinta riformatrice dei primi anni '50 fece perdere a Segni il sostegno dei repubblicani e lo costrinse a dimettersi. Gli successe Adone Zoli che guidò un monocolore DC fino al '58.
Il miracolo economico italiano
Anche in Italia, nel corso degli anni '50, come negli altri paesi dell' Occidente, si delineò una fase di espansione industriale senza precedenti. Le esportazioni crebbero di circa il 250% e gli scambi italiani raggiunsero complessivamente un volume pari a un ventesimo di quelli del mondo intero. Le richieste del mercato interno divennero più articolate e più ampie: segno che i consumi si erano dilatati e diversificati. Questo processo di espansione impetuosa prese il nome di miracolo economico. I presupposti principali di tale fenomeno furono la disponibilità di un abbondante serbatoio di mano d'opera a buon mercato e il sostegno offerto allo slancio economico dagli stanziamenti statali e dal contributo internazionale. Nel 1957, infatti, quando l'Italia entrò nel Mercato Comune Europeo lo sviluppo divenne travolgente. Nei dodici anni che corrono tra il 1950 e il 1962 il reddito individuale degli Italiani crebbe di più di un terzo: nel bilancio delle famiglie i consumi alimentari non assorbivano più la metà dei guadagni; anche i ceti medio - bassi potevano indirizzare i loro acquisti verso gli elettrodomestici, l'automobile, il telefono e la televisione.
Ma negli anni del miracolo si aggravò anche il divario tra Nord e Sud, tra l'industria e l'agricoltura, tra fabbriche d'avanguardia e fabbriche antiquate. La disoccupazione continuò ad avere tassi elevati, la condizione operaia rimase difficile.
Indubbiamente però c'era stata una vera e propria svolta: l'economia italiana da prevalentemente agricola era diventata prevalentemente industriale. La trasformazione fu accompagnata da un massiccio esodo dalle campagne alle città, soprattutto dal Mezzogiorno verso il triangolo industriale (Milano, Torino, Genova).
I governi di centro - sinistra
Gli effetti del XX congresso Partito Comunista Sovietico si fecero sentire anche in Italia. Il leader del PSI Nenni condannò senza remore l'intervento russo in Ungheria e prese definitivamente le distanze dal modello sovietico, dichiarando la sua disponibilità ad una futura collaborazione di tutte le forze socialiste con quelle cattoliche e con tutti i partiti laici minori. Questo insieme ad altri fattori, come l'elezione al soglio pontificio di Giovanni XXIII[11] (auspicava la pace nel mondo e la collaborazione tra socialisti e cattolici), posero le basi per la futura nascita di una coalizione di centro - sinistra.
Le elezioni politiche del Maggio '58 segnarono l'avanzata della DC e dei socialisti. La somma di seggi ottenuta da questi due partiti rendeva ormai possibile e sicura un'alleanza di governo capace di proporre un programma di importanti riforme. La realizzazione di questo progetto fu però temporaneamente bloccata da una corrente in seno alla DC, la corrente dei Dorotei[12] di cui facevano parte industriali e proprietà terriera, fortemente contrari al nuovo indirizzo. L'apertura a sinistra era solo rimandata.
Il processo di avvicinamento al Centro - Sinistra sembrò definitivamente interrotto nella primavera - estate del 1960, quando il governo presieduto dal democristiano Fernando Tambroni ottenne la fiducia della Camera con l'apporto "gradito" dei voti fascisti.
Ma nel Marzo del 1962 Amintore Fanfani [13]formò un governo che comprendeva DC, PRI e PSDI, e si avvaleva anche dell'appoggio indiretto dei socialisti del PSI. Era il primo esempio di un governo di centro - sinistra. Il PSI infatti in cambio dell'astensione nel voto di fiducia chiese la sollecita attuazione di tre riforme essenziali: la nazionalizzazione dell'energia elettrica, l'elevazione dell'obbligo scolastico a 14 anni e la creazione della Scuola Media Unica, l'istituzione delle Regioni. Se le prime due vennero subito attuate, la terza fu per il momento accantonata.
Nel Dicembre 1963 i socialisti del PSI entrarono a far parte del governo. Aldo Moro[14] divenne presidente del consiglio. In un contesto reso difficile sia dalla recessione economica, sia dalla continua minaccia della Destra (nel '64 non esitò a tentare un colpo di stato) Moro, tra il '63 e il '68, resse imperturbabilmente tre ministeri. Dichiarò di essere costretto a scegliere la strategia dei due tempi: prima la stabilità poi le riforme. Ma in sostanza si assistette ad un sacrificio delle riforme per garantire stabilità.
Referendum istituzionale: tutti i cittadini ventunenni, maschi e femmine, avrebbero deciso con un referendum la forma istituzionale dello Stato: Monarchia o Repubblica. Per la prima volta le donne erano chiamate alle urne.
Assemblea costituente: era
quel organo a cui sarebbe spettato il compito di elaborare
Partito Socialista: nel 1947 perverrà ad una scissione formale: da un lato si formò il Partito Socialista dei Lavoratori Italiana (PSLI), che nel 1951 prese la denominazione di Partito Socialdemocratico Italiano (PSDI), dall'altro lato si venne a creare il Partito Socialista Italiano( PSI).
Alcide De Gasperi: trentino, già membro autorevole con Sturzo del Partito Popolare; leader della DC assunse il suo primo governo nel dicembre del '45. Sarebbe rimasto alla presidenza del consiglio, ininterrottamente fino all'Agosto del '53.
Luigi Einaudi: economista piemontese, gia ministro del tesoro nel IV mistero De Gasperi, fu presidente della Repubblica fino al 1955.
Riforma Fondiaria: consisteva
nell'esproprio di quasi
Cassa per il Mezzogiorno: ente destinato a progettare l'intervento statale nello sviluppo economico del Sud.
IRI: acronimo di Istituto
per
ENI: Ente Nazionale Idrocarburi, un'azienda attiva nel settore dell' energia creata dallo Stato Italiano come ente pubblico nel sotto la presidenza di Enrico Mattei.
CEE: Comunità Economica Europea, aveva nei suoi obiettivi l'unione economica dei suoi membri (Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Olanda, e Germania Ovest), fino a portare ad un'eventuale unione politica.
Papa Giovanni XXIII: Angelo Giuseppe Roncalli, è stato eletto papa il 28 ottobre e lo è stato fino alla sua morte avvenuta il 3 Giugno 1963. È ricordato con l'affettuoso appellativo di «Papa buono».
Amintore Fanfani: politico toscano, fece parte dell'assemblea costituente. Sua è la formula"l'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.". Già ministro in diversi governi De Gasperi, fu segretario della DC e poi lui stesso titolare di quattro governi. Diverrà poi, diversi anni più tardi, anche presidente del senato.
Aldo Moro: politico pugliese, cinque volte Presidente del Consiglio e presidente del partito della Democrazia Cristiana, oltre che suo segretario. Venne rapito il 16 marzo ed ucciso il 9 maggio successivo, dal gruppo terrorista delle Brigate Rosse, che lo accusavano di compromettere attraverso il potere il ruolo della sinistra in Italia.
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