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Le crudeli leggi di Sparta costringono il nobile Aristarchos ad abbandonare il minore dei due figli, a causa di una malformazione ad una gamba. Il bimbo però si salva.
Raccolto e allevato da Kritolaos, un pastore ilota che gli da il nome di Talos, condivide le ingiuste e dure sorti dei sottomessi.
Ma il destino riporta Talos sulle tracce della sua famiglia d'origine, i Kleomenidi. Riconosciuto come figlio di Sparta quando ha drammaticamente vissuto la perdita del fratello; del padre e in seguito anche della madre, Talos paga il suo debito prima alla città, poi al suo popolo adottivo, gli Iloti di Messenia, e infine scompare tra i boschi come un lupo solitario.
Lo stesso Valerio Massimo Manfredi definisce la sua opera come "Un romanzo avvincente, ambientato sullo sfondo delle guerre persiane, nel quale la sagacia narrativa si unisce al rigore della documentazione storica.
I personaggi storici ( Leonidas, Pausanias, Themistokles, Ephialtes, il Gran Re persiano.) e i personaggi nati dalla fantasia dell'autore, che sono di certo i personaggi principali e quindi più importanti.
Naturalmente Talos è il protagonista, è quasi sempre presente nel romanzo e praticamente lo si vede crescere, da quando è ancora i fasce, fino a quando tocca i quarant'anni.
Pochi tratti individuano l'eroe protagonista: occhi e capelli neri, corporatura snella, scattante a dispetto della sua malformazione.
Alcune caratteristiche gli vengono attribuite anche da altri personaggi: " mente pronta e cuore generoso" dice Kritolaos, mentre il fratello Brithos e Antinea ne ammirano il coraggio e la generosità, e il re Pausanias ne evidenzia la poca malleabilità del carattere e la predisposizione al comando.
Il personaggio che si trova più frequentemente nei primi capitoli oltre a Talos, è Kritolaos, il nonno adottivo del protagonista che gli infonde la saggezza e gli insegna l'arte del combattimento.
Tra le righe si legge in lui la grande sapienza e l'infinita saggezza.
Degli aspetti fisici si sa solo che è ormai vecchio, si contraddistingue solo dalle canizie e dalle "mani nodose".
L' "amata" di Talos, Antinea, è una giovane contadina che vive e lavora con il padre Pelias nei campi dello stesso padrone del protagonista.
Antinea è una bella ragazza dal corpo snello, ha gli occhi verdi e porta un corto chitone. Simboleggia la giovinezza e l'amore.
Brithos è una persona con un carattere un po' arrogante e, come il fratello Talos-Kleidemos, ha una chiara predisposizione al comando.
Egli è fiero di sé, del suo popolo, e delle sue origini, e fisicamente assomiglia al fratello minore.
Karas è la fida guardia del corpo di Talos-Kleidemos, è un uomo imponente (.il gigante barbuto.; .il gigante cadde sulle ginocchia.), sicuro di sé e molto determinato, e affianca sempre il suo compagno.
Aristarchos, il padre del protagonista, è un uomo nobile e possente,e coniuga la spartanità con l'umanità; di Ismene, la fiera moglie di Aristarchos, si dice che ha occhi grandi e scuri, e che ha capelli bellissimi e neri. Ismene è una donna purtroppo debole: non fa nulla per impedire la perdita del secondogenito e alla sua vista, quando ormai è un uomo, muore di crepacuore. Si identifica perciò nella dignità, nella sofferenza e nel rispetto delle regole.
Nel romanzo ci sono naturalmente molti altri personaggi ( Perialla, Pausanias, Philippides.) , ma di minore rilevanza, dei quali non ho ritenuto importante farne una descrizione.
I luoghi principali in cui si svolge la vicenda sono la Grecia continentale, il Peloponneso, Cipro e l'Asia.
Come in tutti i romanzi di azione/avventura, prevalgono ne "Lo scudo di Talos" gli spazi aperti. Lo spazio aperto in particolare e quello nel quale si svolgono le gesta del protagonista: il bosco, il pascolo, la landa, la piana, il passo montano, la valle.
Gli spazi chiusi sono invece luoghi dove accadono tradimenti, sacrilegi (tempio, palazzo); luoghi di dolore e tragedia (casa dei Kleomenidi); ma anche luoghi degli affetti privati e della devozione alle leggi degli Dei (capanne di Kritolaos, Pelias e Basias).
Le descrizioni degli spazi e dei luoghi occupano poco spazio nella narrazione, ma sono espresse con rigore ed efficacia.
Le ambientazioni del Peloponneso, della Grecia continentale, di Cipro e dell'Asia sono veri e propri paesaggi geografici e non sfondi casuali o generici: infatti non ci sono alberi ma "carrubi", "lecci" e "cornioli", e non ci sono solo erbe ma "avena selvatica" e "santoreggia".
Talos è un ragazzo quando incontra Philippides (490 a.C.); reduce della battaglia di Platea (479 a.C.) torna alla casa dei Kleomenidi ventidue anni dopo l'esposizione sul Taigeto; guida la rivolta dei Messeni (464-460 a.C.) ad Ithome contro gli Spartiati che è ormai un uomo maturo.
In questo brano il narratore è esterno, e quindi parla in terza persona. C'è spesso il dialogo tra i personaggi e il linguaggio presente nel romanzo è quello della Grecia antica.
I personaggi parlano un linguaggio piano; le metafore e le similitudini sono quelle di vita dei pastori e contadini del Peloponneso antico.
I personaggi e la voce narrante parlano a volte con un linguaggio e un'aggettivazione omerici. Sono infatti di Omero alcune formule ( "i traci indomabili". "Colui che ha tremato". "Le mosche, compagne di Thanatos") e certe descrizioni. Perfino alcune situazioni sono omeriche: Karas accecato è un "ciclope" e il ricongiungimento tra Talos e Antinea è simile all'incontro tra Penelope e Ulisse.
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