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L'AVVENTO DEL FASCISMO
La crisi del 1921 : si trasforma lo scenario economico e sociale:
Nel 1921 le due maggiori aziende
siderurgiche, l'Ilva e l'Ansaldo si trovarono in una situazione
di grande crisi, andando quasi in fallimento, tra l'altro trascinando
anche le banche che avevano finanziato i loro investimenti e le loro
speculazioni. Fu lo Stato ad operare una sorta di attività di salvataggio,
consentendo a tali aziende di sopravvivere però ridimensionandole; mentre nei
vari settori produttivi in cui si verificò un calo degli investimenti che
provocò una grande disoccupazione. La disperazione e soprattutto la ricerca di
un occupazione stabile indebolì sicuramente la forza rivendicativa del movimento
operaio (basti pensare che le ore di sciopero erano passate da
Giolitti nel 1921, abolì il prezzo politico del pane e successivamente aumentò le tariffe protezionistiche allo scopo di proteggere le industrie e l'economia Italia.
La fine del compromesso giolittiano e la nascita del Partito fascista:
Il cambiamento economico del 20-21 spinse il fascismo a diventare, da movimento minoritario violento a soggetto politico in grado di guidare la risoluzione di questa grave crisi.
La crisi del compromesso giolittiano e le difficoltà del movimento operaio agevolarono la riorganizzazione della parte conservatrice sotto la guida dei fasci.
Così, il movimento dei fasci si trasformò nel Partito nazionale fascista (11 novembre 1921)che costituiva un partito organizzato gerarchicamente che abbandonava le tendenze anticlericali e antimonarchiche tipiche del movimento dei fasci e delle corporazioni.
In parlamento, Mussolini si impegnò in favore della chiesa conquistando le simpatie di Pio XI (il nuovo papa)e abbandonò anche le idee repubblicane ottenendo ampi consensi anche negli ambienti monarchici.
Nonostante questi cambiamenti e progetti, alla base del progetto politico fascista rimaneva comunque l'uso della violenza , rivolto in particolare nei confronti del movimento operaio. A tale scopo Mussolini potenziò le squadra d'azione, e decise di intensificare le spedizioni punitive contro sedi di partiti e giornali a lui ostili (democratici) incendiando, distruggendo e causando numerose vittime. Le azioni fasciste sono rivolte soprattutto alle campagne.
Nella val Padana la proprietà si era spostata dai grandi proprietari a piccoli e medi agricoltori fortemente indebitati. Questi vedevano con timore le lotte contadine entrando in collisione con gli interessi dei braccianti aprendo quindi una frattura nella società rurale. In tale fratture fa il suo ingresso il partito fascista, garante della proprietà, il quale organizza squadre armate per distruggere le sedi dei sindacati, delle leghe, delle cooperative rosse (socialiste) e bianche (cattoliche). La violenza maggiore viene esercitata verso le leghe bracciantili
Gli errori di prospettiva di Giolitti e l'impasse del partito socialista:
Senza l'appoggio dei liberali il fascismo non avrebbe mai potuto salire al potere; le forze liberali pur non condividendo le azioni del fascismo, lo appoggiavano allo scopo di combattere il movimento bracciantile, per poi staccarsi da esso e frenarlo una volta ottenuto il loro scopo.
L'azione del fascio e dei liberali fu agevolata dal fatto che le forze di sinistra e il movimento sindacale sottovalutavano la gravità della situazione e quindi non puntarono sulla mobilitazione popolare. Della gravità della situazione se ne accorsero nettamente in ritardo e quindi anche lo sciopero legalitario (1 agosto 1922) indetto dall'Alleanza del lavoro, nonostante avesse ottenuto un grande sostegno soprattutto dalle masse popolari, non fu in grado di ostacolare l'azione delle squadre fasciste, che organizzarono numerose incursioni senza trovare opposizione e spesso furono aiutate da prefetti e autorità militari.
Giolitti e Nitti non riuscendo ad organizzare insieme le esigenze delle classi lavoratrici e delle classi medie decise di sostenere il partito fascista.
Le spaccature nel movimento socialista:
Come abbiamo detto
i riformisti decisero di appoggiare il partito fascista e questo portò a delle contraddizioni
interne nel Psi. La direzione espulse alcuni membri tra i quali spicca il nome
di Turati, uno dei fondatori del Partito socialista unitario avente Giacomo Matteotti come segretario. In
vista di questa scelta,
Questi erano i risultati di una lunga crisi politica originatasi al 27°congresso del Psi a Livorno. In quel giorno la minoranza comunista decise di abbandonare il partito socialista e, capeggiata da Gramsci, decise di formare il Partito comunista d'Italia; tale partito rimase in aperta rottura con il massimalismo e il riformismo socialista.
Così, isolato ed indebolito il partito socialista non fu in grado di sopportare l'urto delle azioni delle squadre fasciste che con le loro incursioni si diffusero in tutte le città di "sinistra" senza incontrare alcuna resistenza.
La debolezza dei governi liberali:
Come abbiamo detto in precedenza, Mussolini intuendo il momento della svolta, fondò nel 1921 il partito fascista, che agevolò sicuramente una maggiore azione politica, che si estendeva alle componenti borghese e cattolica. Infatti, inizialmente Mussolini si impegnò a favore della chiesa ottenendo le simpatie di Pio XI.
Quindi il gruppo dirigente fascista considerò questo come il momento giusto per elaborare un piano insurrezionale allo scopo di piegare le ultime resistenze antifasciste accelerando così la scalata verso il potere.
In quello stesso momento lo stato liberale si trovava in una situazione di grande crisi: non possedeva più il controllo dell'ordine pubblico (i fascisti dettano legge con la forza e le armi), e inoltre l'opposizione socialista diventava sempre più debole davanti alla forza fascista.
La debolezza dello stato liberale si concretizzò dunque in un Parlamento "paralizzato" da divisioni interne e quindi incapace di assumere un direzione politica valida. Con il '21, anno nel quale cadde il governo Giolitti, si susseguirono al governo ministeri incapaci di controllare la situazione, mentre la maggioranza moderata, pur criticandone la tendenza illiberale, decise di sostenere Mussolini. Così, l'instabilità politica si acuisce ulteriormente.
La marcia su Roma: l'Italia verso la dittatura
Il 16 ottobre 1922 i dirigenti fascisti stabilirono un piano allo scopo di organizzare l'insurrezione che gli avrebbe portati direttamente al potere.
Così, i fascisti al comando di un "quadrumvirato" composto da De Bono, Balbo, Cesare de Vecchi e Michele Bianchi , partirono alla volta di Roma (19 ottobre) occupando le città e i paesi dell'Italia centro-settentrionale; Vittorio Emanuele respinse la proposta del capo del governo Facta di decidere lo stato di assedio in modo da permettere l'intervento dell'esercito per bloccare le squadre fasciste e affidò a Mussolini l'importante compito di formare un nuovo governo (28 ottobre).
Così, il progetto dei liberali di allearsi con il partito fascista per poi controllarlo fallì.
L'appoggio della corona, della borghesia industriale e agraria e la neutralità della chiesa permisero ai fascisti e a Mussolini di imporre la voluta svolta autoritaria arrivando cosi al potere. Successivamente si passò dal "colpo di stato" di Mussolini ad una dittatura cupa ed aggressiva.
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