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La scuola fascista
Un esempio diffuso di Stato totalitario nel nostro Paese è quello istituito dal regime fascista a partire dal 1926. Ciò avvenne per gradi: in un primo momento fu varata una legge che concedeva a Mussolini il potere di emanare decreti con forza di legge; in seguito furono introdotte le "leggi fascistissime" con cui furono sciolti i partiti e i sindacati, abolita la libertà di stampa, istituita l'OVRA, ovvero una squadra di polizia segreta con il compito di perseguire tutte le persone politicamente sospette.
Scopo del totalitarismo era l'identificazione tra Stato, partito e società; da qui parte l'esigenza del fascismo di avere controllo sulla società e soprattutto sui giovani.
Nel campo dell'educazione il fascismo esordì con la riforma della scuola promossa da Giovanni Gentile, che Mussolini definì come la più fascista delle riforme. Essa mirava a ridare dignità al ruolo di maestro e agli studi, assegnando alla scuola pubblica un'alta funzione di controllo su tutto l'insegnamento medio, che aveva l'importante e delicato compito di formare le menti delle nuove generazioni.
Nello stesso anno nacque l'Opera Nazionale Balilla, che raccoglieva i giovani dagli 8 ai 12 anni avviati a esercitazioni di tipo militare, e i GUF, Gruppi Universitari Fascisti istituiti con lo scopo di formare la gioventù italiana secondo la dottrina fascista.
Inoltre il fascismo s'impegnò nell'organizzazione del tempo libero sia dei giovani sia dei lavoratori. Per i primi istituì i "Littorali", competizione a carattere culturale e sportivo; per i secondi il "sabato fascista", che consisteva nella vacanza dal lavoro il sabato pomeriggio per consentire ai lavoratori di partecipare ai corsi di addestramento militare e a manifestazioni politiche, culturali e sportive.
Il 1939 è l'anno decisivo per una seconda importante svolta scolastica: il ministro Giuseppe Bottai fa approvare dal Gran Consiglio del Fascismo la 'Carta della Scuola', con la quale si stabiliscono principi, fini e metodi per la realizzazione integrale dello stato fascista che mira soprattutto alla formazione della 'coscienza umana e politica delle nuove generazioni'. Il problema che si pone Bottai è di creare una scuola organicamente connessa col sistema corporativo e ottenere un duplice risultato politico: garantirsi il consenso di massa necessario e dislocare gli alunni nelle direzioni consone alla loro situazione sociale e alle esigenze economiche e politiche dell'Italia fascista.
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