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La sacralizzazione della politica
Il comunismo, come il fascismo, appartiene al fenomeno moderno delle religioni laiche. Il declino della supremazia delle religioni tradizionali e la laicizzazione della società e dello Stato spesso hanno portato a una trasfusione del sacro dalle religioni tradizionali ai movimenti politici di massa, da cui hanno preso vita nuove religioni secolari. Nel XX secolo, in particolare, c'è stata una tendenza della politica a costruire universi simbolici propri a carattere religioso, spesso assimilando linguaggi, liturgie e organizzazione dalle religioni tradizionali , adattandoli ai propri valori secolari, per conferire a questi ultimi un'aura sacrale. Nel 1920 Bertrand Russel, che da poco aveva compiuto un viaggio nella Russia bolscevica, scrisse che il bolscevismo era una religione per molti aspetti simile all'Islam29. John Maynard Keynes condivideva questa definizione che riprese e sviluppò:
Come altre religioni nuove, il leninismo non deriva il suo potere dalla moltitudine, ma da una piccola minoranza di convertiti entusiasti, a ciascuno dei quali zelo e intolleranza danno forza di un centinaio di apatici . Come altre religioni nuove, il leninismo è guidato da coloro che sanno associare, forse sinceramente, il nuovo spirito con la capacità di vedere molto più in là dei loro seguaci: uomini politici con una dose per lo meno normale di cinismo politico, capaci di sorridere e di irritarsi, agili sperimentalisti che la religione ha liberato dall' obbligo verso la verità e la pietà, ma non ciechi di fronte alla realtà dei fatti e alla convenienza, e passibili quindi dell'accusa di ipocrisia (.) Come altre religioni nuove è pervaso da ardore missionario e da ambizioni ecumeniche. Ma, dopotutto, dire che il leninismo è la fede di una minoranza di fanatici che perseguitano e fanno proseliti, significa dire, né più né meno, che è una religione, e non soltanto un partito e che Lenin è un Maometto e non un Bismarck.30
Tutte le rivoluzioni moderne hanno implicato la creazione o l'innovazione di simboli, miti e riti che hanno conferito al potere politico una potenza luminosa; classe, Stato, partito, capo ( ma anche i concetti di nazione e razza per i fascismi) hanno suscitato atti di devozione tipici della devozione religiosa tradizionale. La situazione che si è creata viene definita dagli studiosi "sacralizzazione della politica".31
Il fenomeno delle religioni laiche può essere interpretato come espressione sociale di una esigenza collettiva. In momenti di tensione o di crisi la collettività tende infatti ad aspirare alla stabilità, aderendo ai movimenti politici che promettono di superare il caos in una dimensione più alta di ordine comunitario. I capi di queste nuove religioni fanno proseliti non solo grazie alla demagogia, ma soprattutto perché rispondono alle richieste di una società in cerca di sicurezze, o perché esprimono correnti durature e profonde di particolari culture.32
Possiamo datare la nascita delle religioni secolari dalla rivoluzione americana, ma soprattutto con la rivoluzione francese e la nascita della politica di massa, la politica ha assunto una propria autonoma dimensione religiosa. Senza dubbio i movimenti democratici hanno contribuito notevolmente alla nascita di nuovi culti secolari.33 Nel XX secolo, con il comunismo, fascismo e nazismo, c'è stato un impulso decisivo alla sacralizzazione della politica, con una grande orchestrazione di riti e di simboli ( le feste, la bandiera, i giuramenti di fedeltà alla causa ecc.), dei quali uno dei fenomeni più evidenti è il culto del capo.
Di solito, tuttavia, i nuovi movimenti si appropriavano e rielaboravano a proprio vantaggio tradizioni e stili consolidati. George Mosse, nel libro La nazionalizzazione delle masse, scrisse che il nazionalsocialismo attecchì con successo in Germania poiché Hitler agì all'interno di una realtà caratterizzata da un culto nazionale ( con valore di autocoscienza nazionale ) e di uno stile politico (che faceva appello ad aspirazioni radicate e cercava di ipostatizzarle mediante il mito, il simbolo, l'estetica della politica ) già giunti a piena maturazione e che avevano ormai una vita autonoma. Mosse mise in rilievo che il nazionalsocialismo fece suoi la nuova politica e gran parte del patrimonio culturale su cui essa si fondava. Inoltre, l'accusa che mediante la propaganda i nazisti abbiano tentato di costruire un mondo illusorio fondato sul terrore è accettabile solo in parte: la documentazione attesta la genuina popolarità della letteratura e dell'arte naziste e, quindi, l'inutilità di doverle imporre con metodi terroristici; lo stile politico nazista era popolare perché si fondava su una tradizione diventata ormai familiare e congeniale34.
Il movimento operaio, nel corso del XIX secolo, condivise con i movimenti politici coevi la tendenza a rielaborare le tradizioni, a creare nuovi miti e a celebrare nuovi riti; le immagini dei capi, dei "padri fondatori" del socialismo, come Marx, Engels, Lassalle, erano conosciute dagli adepti grazie alla diffusione di ritratti e medaglie, e gli stessi erano celebrati nella stampa del
movimento35. Nonostante l'ammirazione e la venerazione che questi personaggi godevano, tuttavia, Parentela, santità e onore alle origini dell'Italia unita Torino, Einaudi, 2000.
34 V. George L. Mosse The Nationalization of the Masses. Political Symbolism and Mass Movements in Germany from the Napoleonic Wars through the Third Reich New York, Howard Fertig, 1974. Il libro è stato tradotto in italiano da Livia De Felice: George L. Mosse ( con introduzione di Renzo De Felice ) La nazionalizzazione delle masse Bologna, il Mulino, 1975.
35 Cfr. F. Andreucci Falce e Martello. Identità e linguaggi dei comunisti italiani fra stalinismo e guerra fredda Bologna, Bononia University Press, 2005, p. 228. Secondo George Mosse Lassalle, che fondò nel 1863 l'Associazione generale dei lavoratori tedeschi, promosse l'introduzione del culto del capo all'interno dell'organizzazione. Le riunioni organizzate da Lassalle, in particolare, avevano assunto il carattere di veri e propri atti istitutivi di una nuova fede, e il capo era considerato un profeta: (.) Le riunioni da lui indette si svolgevano secondo una propria e ben definita prassi, non ancora però assurta a vera liturgia politica. L'arrivo del capo in una città e la sua entrata nella sala della mi sembra prematuro parlare di un vero e proprio culto del capo; questo si sviluppò dopo la rivoluzione del 1917, quando il movimento comunista, con un enorme dispiegamento di forze, promosse il culto dei "padri fondatori" e soprattutto dei nuovi profeti del comunismo che la rivoluzione aveva portato al potere.
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