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Negli anni '60, in seguito alla sconfitta della guerra di Crimea, lo zar Alessandro II si avvicinò all' "intelligentija" (gruppo di intellettuali che volevano la trasformazione della Russia in senso liberale e democratico).
Fu abolita la servitù della gleba e attuata una riforma sociale agraria il cui obiettivo era formare una proprietà privata; questo avrebbe portato a 1) uno sviluppo della produzione nel settore primario; 2) l'investimento dei capitali accumulati nel settore secondario. Venne concessa ai servi della gleba la possibilità di riscattare dai signori, mediante prestiti concessi dallo Stato, piccoli appezzamenti delle terre che coltivavano. Ma il progetto fallì per la forza dell'aristocrazia terriera e per la povertà dei contadini che non avevano i capitali necessari a riscattare le terre.
La Russia era caratterizzata da una forte arretratezza economica.
Le fabbriche russe erano poche ma concentrate; questo favorì la maturazione di un'ideologia marxista.
Il partito operaio socialdemocratico individuava la classe rivoluzionaria nella classe operaia. Era diviso nelle correnti menscevica e bolscevica.
Per alcuni versi vicino alla corrente menscevica fu il partito dei cadetti (costituzional-democratici), che intendevano favorire il passaggio al capitalismo e che trovavano la loro base sociale nella borghesia.
Per il partito socialista rivoluzionario, la classe rivoluzionaria era invece il ceto dei contadini, i quali avevano una lunga tradizione comunitaria (mir: comunità di villaggio). Sulla base di tale tradizione si sarebbe potuto affermare in Russia un socialismo agrario che avrebbe permesso una modernizzazione del settore primario, e che avrebbe poi portato allo sviluppo degli altri settori.
In Russia era presente una forte tradizione anarchica e populista, che mirava all'abbattimento dell'impero zarista attraverso il coinvolgimento delle masse contadine.
L'esito disastroso della guerra col Giappone e una gravissima crisi economica fecero esplodere le tensioni interne al paese e provocarono la rivoluzione del 1905. In seguito a tale rivoluzione fu messa in atto dalla classe dirigente russa una riforma agraria che mirava alla formazione di una "borghesia" nelle campagne, e che fallì a causa del potere dei grandi proprietari terrieri. La rivoluzione dimostrò che non era possibile modernizzare o trasformare in senso liberale lo Stato russo finché non fosse cambiata la classe dirigente. Poiché la borghesia era scarsamente presente a livello sociale e i contadini era dispersi nel territorio, la classe destinata a cambiare la Russia era la classe operaia.
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