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LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA
La scienza e le concezioni politiche moderne trovano origine nei vasti mutamenti che coinvolsero tutti i campi del sapere: si ridefinirono alcuni concetti essenziali come quello di natura e di scienza e si produsse quel complesso fenomeno che va sotto il nome di «rivoluzione scientifica». La natura era stata prevalentemente considerata come un insieme di eventi ordinati finalisticamente. Quel che muta nel '600 è innanzitutto la maniera in cui ci si pone il problema dei fenomeni naturali. Non ci si chiede più a qual fine si determini un dato evento, ma per qual causa, in qual modo. Come si vede è proprio il concetto di natura che si è modificato. Per gli uomini di scienza del '600 la natura è come una enorme macchina i cui movimenti sono dettati da norme di funzionamento così come avviene in un orologio.
Secondo Aristotele l'universo è finito e geocentrico, la terra cioè occupa il centro del sistema ed è immobile, mentre gli astri ruotano intorno ad essa.
Nel 1543 un astronomo polacco, Niccolò Copernico, propose la spiegazione eliocentrica per la quale il Sole occupa il centro dell'universo mentre i pianeti, compresa la Terra, sono in moto intorno ad esso.
Già nel Rinascimento le scienze matematiche avevano acquistato una dignità mai conosciuta prima, alimentando gli studi di trigonometria, prospettiva e meccanica, e stimolando la ricerca di un rigore e di una precisione maggiori nelle diverse discipline. L'esigenza di precisione divenne uno dei caratteri specifici della nuova scienza che aspirava a liberarsi dai dati inaffidabili dell'approssimazione e a realizzare quel passaggio fondamentale dal «mondo del pressappoco all'universo della precisione».
Tra coloro che si resero artefici e protagonisti della rivoluzione scientifica, va ricordato il tedesco Giovanni Keplero che enunciò le tre leggi sul moto dei pianeti e dimostrò che le loro orbite sono ellittiche. Venne così a cadere la tradizionale distinzione tra il mondo terrestre o sublunare e l'empireo.
Ma il contributo decisivo alla costruzione della nuova scienza fisica e della nuova cosmologia venne dal pisano Galileo Galilei, che possiamo considerare il primo scienziato nell'accezione moderna del termine. Egli costruì il primo telescopio, il cannocchiale e lo puntò verso il cielo: questo gesto fu la sua prima vera «scoperta». L'uso del cannocchiale consentì a Galilei, tra il 1609 e il 1610, quella verifica sperimentale della tesi copernicana che segnò la definitiva distruzione del cosmo aristotelico. I satelliti di Giove da lui scoperti, dimostravano l'esistenza di un sistema analogo a quello Terra-Luna; le fasi di Venere indussero Galilei a concludere che tutti i pianeti, privi di luce propria, dovevano derivarla dal Sole, girando intorno ad esso. La conferma del sistema copernicano costò a Galilei la persecuzione da parte del Sant'Uffizio e la prigionia: dalle vicende legate allo scontro con il tribunale dell'Inquisizione, emerse in tutta la sua drammaticità il problema dei rapporti tra scienza e fede. Galilei mise a punto i momenti essenziali del metodo sperimentale. La portata rivoluzionaria della scienza secentesca sta proprio nell'importanza assunta dall'esperimento come metodo di prova e dall'osservazione sistematica come momento privilegiato di conoscenza dei fenomeni naturali.
Comune divenne l'esigenza di trovare, e fondare, un nuovo metodo in grado di unificare tutte le scienze verificandone i presupposti teorici. L'inglese Francesco Bacone, introdusse un nuovo metodo di indagine della natura in contrapposizione alla vecchia logica aristotelica. A questa ricerca di una disciplina universale in grado di cogliere le radici comuni della varie scienze, il filosofo e scienziato francese Cartesio offrì il contributo più significativo individuando nella matematica il fondamento metodologico dell'indagine della natura.
Nuovi orizzonti di ricerca e più ampie possibilità di applicazione nel campo delle scienze matematiche furono aperti dalla scoperta del calcolo infinitesimale o integrale a cui giunsero separatamente, alla fine del secolo, il filosofo tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz e lo scienziato inglese Isaac Newton. Newton formulò la legge di gravitazione universale per cui i corpi tendono verso il Sole e i rispettivi pianeti.
LE SCIENZE E GLI STRUMENTI
Una intensa vivacità animò gli studi delle scienze applicate per tutto il '600 e, in particolare, la medicina. Un notevole impulso a questa disciplina era venuto dalla pratica detta dissezione dei cadaveri praticata già nel XVI secolo da parte di anatomisti e pittori interessati agli studi di anatomia. All'inglese William Harvey si attribuisce la scoperta della circolazione del sangue in termini meccanicistici. L'invenzione del microscopio rese possibili quelle scoperte che solo l'osservazione dell'infinitamente piccolo poteva permettere di realizzare. Francesco Redi analizzò la formazione dei parassiti dalle uova, dimostrando errata la tradizionale tesi della generazione spontanea; Marcello Malpighi, che può essere considerato il fondatore dell'anatomia microscopica, completò anche l'opera di Harvey, dimostrando l'esistenza dei vasi capillari tra le arterie e le vene. Vennero individuate le leggi del moto mentre la botanica e la zoologia cominciarono a trovare la loro classificazione moderna. L'irlandese Robert Boyle diede un impulso decisivo al superamento dell'alchimia rinascimentale e alla nascita della scienza chimica.
Parallelamente alla formulazione di nuove teorie scientifiche si registrò un rapidissimo sviluppo degli strumenti tecnici e se ne definì il campo di applicazione. Essi venivano incontro all'esigenza di disporre di apparecchi di misurazione spazio-temporale che rispondessero a criteri di precisione, attendibilità e controllabilità.
Il progressivo incremento dei traffici con il Nuovo Mondo e la costante ricerca di nuove rotte e basi commerciali dettero un notevole impulso alle moderne invenzioni. Comparvero così il cronometro e il sestante, e nacque la cartografia su basi scientifiche.
Un discorso a parte merita l'introduzione dell'orologio che, solo grazie a Huygens, che inventò il pendolo e la molla spirale, raggiunse un livello di precisione tale da costituire un vero evento nella storia della tecnica.
SCIENZA E SOCIETÀ
Nel 1616 il sistema copernicano fu ufficialmente condannato; nel 1633 Galilei fu processato e costretto all'abiura
Il tradizionale dibattito sulla superiorità della teologia nei confronti della filosofia, agli inizi del '600 cominciava a trovare nuove strade nella definizione dei limiti precisi dei due campi d'indagine e, all'interno dell'ambito religioso, si spostava sulla questione della tolleranza. Lo scontro con i teologi e con le gerarchie ecclesiastiche divenne un aspetto significativo del dibattito sulla tolleranza religiosa e sulla possibilità di coesistenza tra culture, nazioni, Stati diversi. Nazione rappresentativa del nuovo clima culturale del XVII secolo e l'Olanda che diventò il «crocevia» dell'Europa. La Repubblica delle Province Unite accolse e difese gli esiliati di ogni paese, lingua e religione, offrì ospitalità alle minoranze politiche e religiose. Qui nacque e visse il filosofo di origine ebraica Benedetto Spinoza, autore tra l'altro del Trattato teologico-politico in cui rivendicò la libertà di pensiero e le libertà civili. Qui fu attivo il giurista Ugo Grozio, che nel suo De jure belli ac pacis gettò le basi per il diritto dei popoli.
DIFFUSIONE DELLA CULTURA E ALFABETIZZAZIONE
Secondo Martin Lutero, tutti i credenti erano sacerdoti perché tutti avevano ricevuto il battesimo. Nei paesi in cui la Riforma protestante aveva vinto, la lettura della Bibbia stimolò la diffusione dell'alfabetizzazione. Gli effetti della spaccatura tra cultura protestante e cultura cattolica furono maggiormente visibili nelle Università: i riformati crearono generalmente Università più moderne di quelle gestite dai cattolici e, in particolare, dai gesuiti cui era affidata in gran parte l'organizzazione scolastica superiore controriformistica.
Ai nobili era riservata un'educazione privata, affidata a un precettore e legata ai valori di una cultura aristocratica ed elitaria. I nuovi orientamenti educativi puntarono alla formazione personale e all'acquisizione di una scienza che permettesse di conoscere la natura e di condursi nella vita e nella società.
Il nuovo indirizzo culturale si manifestò nell'ideale di un sapere enciclopedico in grado di abbracciare tutte le scienze e legato sia all'immagine dell'uomo dominatore dell'universo, sia all'interpretazione della natura in termini matematici. Comparvero le prime enciclopedie e l'apprendimento delle lingue fu considerato la chiave di accesso a tutte le scienze e a tutte le arti. Particolarmente significativa fu l'opera del francese Pierre Bayle. Egli pubblicò in francese il Dizionario storico-critico, capolavoro enciclopedico e insieme veicolo di diffusione del pensiero moderno. Mentre da più parti si manifestava la necessità di un'istruzione scolastica estesa anche alle donne, un'attenzione sempre maggiore venne rivolta alla didattica e ai metodi di insegnamento, con il pedagogista Comenio, il principio dell'educazione per tutti divenne prioritario insieme con l'esigenza di rendere più concreto e funzionale l'insegnamento di tutte le discipline.
Le accademie, associazioni di studiosi che si occupano di ricerca nel campo scientifico e letterario, costituirono un circuito indispensabile per lo scambio intellettuale internazionale e una sede privilegiata per la realizzazione di quella tanto auspicata fratellanza universale che solo le scienze ormai sembravano poter assicurare.
Un forte incremento si registrò nel campo dell'editoria e del mercato librario.
LE NUOVE CONCEZIONI POLITICHE
L'età moderna è caratterizzata dall'emergere e dal consolidarsi dell'istituzione-Stato come forma suprema della vita associata in cui tendenzialmente «non si riconosce più altro ordinamento giuridico che quello statale, e altra forma giuridica dell'ordinamento statale che la legge». Nel corso del '600 si manifestò il tentativo di porre dei limiti all'assolutismo monarchico in nome di un diritto di natura preesistente alla costituzione della società e quindi inalienabile.
Fu il giusnaturalismo che scardinò definitivamente le tradizionali teorie del potere per diritto divino derivate da una concezione gerarchica e immutabile del mondo. Il giusnaturalismo ricerca il fondamento della convivenza civile in ciò che è naturale all'uomo e che è identificato con la ragione, le cui norme sono universalmente valide e superiori a qualsiasi ordinamento e anche al più alto «legislatore».
Sulla condizione dell'uomo nello stato di natura, il pensiero dei giusnaturalisti diverge da quello del filosofo inglese Thomas Hobbes che concepì lo Stato assoluto come unica garanzia di pace e antidoto alla paura della morte e alla miseria. Hobbes muove dalla convinzione che solo la legge positiva stabilisca che cosa sia giusto e ingiusto.
La teoria dello Stato esposta dal filosofo inglese John Locke è invece fondata sulla critica dell'assolutismo e sull'inviolabilità dei diritti innati dell'uomo. Per Locke, il potere politico ha la funzione di garantire e assicurare la fruizione dei diritti personali, fra cui Locke inserisce quello alla proprietà privata. Con la teoria della limitazione e della distinzione dei poteri, col diritto di resistenza e di ribellione, nonché con l'attenzione al tema della tolleranza, Locke pose le basi del futuro liberalismo.
Il deismo contrapponeva la religione naturale o razionale alle religioni positive o storiche, ritenendo che si potesse parlare di Dio solo nei termini indicati dalla ragione. La considerazione della ragione come arbitra anche delle questioni religiose costituì una premessa per l'affermarsi delle tendenze razionalistiche e delle teorie liberali che si manifesteranno più chiaramente nell'Illuminismo.
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