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COMPITO B
Il fenomeno del trasformismo ha inizio nel 1876 quando arriva al governo la sinistra storica di Depretis. La politica di Depretis, inizialmente progressista, passò in breve tempo ad assumere carattere conservatore. Questa nuova tendenza fu accentuata con la crescita dell'opposizione radical-socialista, in seguito alla quale ci fu un esplicito invito, da parte di Depretis, dei componenti della destre nello schieramento politico. Proprio da questo ha origine il trasformismo, cioè destra e sinistra hanno aspetti in comune e si uniscono per combattere il socialismo e il movimento operaio. Grazie al trasformismo il governo riuscì ad assorbire tutte le forze politiche di destra, restando quindi privo di opposizione; l'unica forza che restava fuori dal sistema politico era quella dei radicl-socialisti, mentre i cattolici, che avrebbero potuto rappresentare una valida opposizione, rispettando il non expedit, si astenevano dal voto.
Si può parlare di un primo governo Giolitti tra il 1892 e il 1893. In questo periodo Giolitti portò avanti una politica democratica, il cui scopo principale era migliorare la qualità di vita dei cittadini. Il primo governo Giolitti cadde su due questioni: il movimento dei Fasci siciliani e lo scandalo della banca di Roma. I Fasci siciliani rappresentano delle associazioni di lavoratori che organizzavano scioperi unendo il senso organizzativo delle componenti urbane con la forza di quelle contadine. Lo scandalo della banca di Roma è, invece, una speculazione edilizia, cioè veniva prodotta più carta moneta rispetto all'oro contenuto nei forzieri. Giolitti, accusato di non aver represso il movimento dei Fasci Siciliani e di essere coinvolto nello scandalo della banca di Roma, è costretto a dare le dimissioni.
Giolitti tornerà al governo nel 1901, dopo la crisi di fine secolo. Ormai era finito il pericolo dei Fasci Siciliani quindi Giolitti si dedicò a rafforzare e rendere più stabile lo stato. Inizialmente si occupò di tutelare il lavoro femminile e infantile e di migliorare le condizioni dei lavoratori in genere, concedendogli di organizzare scioperi e aumentando i salari. Però, dopo un paio d'anni si ebbe una crisi economica e il governo di Giolitti subì una svolta a destra. Giolitti aumentò il potere della forza pubblica e lavorò contro li scioperi. A questo cambiamento seguì una scolta nelle alleanze, il partito socialista continuò a organizzare scioperi e dovette quindi rompere ogni legame con lo stato, mentre grazie al patto Gentiloni, Pio X permise ai cattolici di votare. Nonostante avesse cambiato la sua posizione, Giolitti vinse le elezioni del 1904 ma, l'anno successivo, fu costretto a dimettersi perché non aveva più l'appoggio del parlamento.
Giolitti tornò al governo nel 1906 e, essendo ormai esaurita la spinta riformatrice, si occupò del consolidamento dello stato liberale. In questo periodo si ebbe un aumento delle tensioni sociali, in seguito alle quali si accentuò la tendenza conservatrice del governo Giolitti che voleva esaltare lo stato rendendo la burocrazia uno strumento privilegiato di rapporto tra stato e civili. Qualche anno dopo però, in seguito al rafforzamento del partito socialista, si ebbe una crisi del sistema politico e Giolitti si vide costretto a convertirsi al colonialismo. Giolitti andò allora a combattere in Libia e, con la pace di Duchy del 1912, riuscì a stabile la sovranità italiana, ma, in breve tempo, questa guerra assunse carattere antigovernativo, portanto alla fine dell'età giolittiana.
La prima reazione della chiesa al nuovo stato italiano, presentato come laico, si ha nel 1870 con il Sillabo e la Bolla non expedit. Nel sillabo vengono esposti tutti gli "errori del tempo", che, in generale, corrispondono alla libertà di pensiero, mentre la bolla non expedit proibisce ai cattolici di partecipare alla vita politica. All'interno del cattolicesimo c'erano però anche altre posizioni, infatti, in occasione di una crisi economica, Romolo Murri fonderà la democrazia cristiana, convinto di poter coniugare il messaggio cristiano con quello comunista, andando contro gli ideali socialisti. Inizialmente la chiesa rispose a questo con l'Opera dei Congressi, cioè un movimento favorevole ad un irrigidimento del dogma cristiano e alla condanna del modernismo. A questa posizione di Pio IX, che presumeva che il cristianesimo fosse un dogma perfetto e in se' compiuto, segue l'enciclica "Rerum Novarum" di Leone XIII. Con quest'enciclica la chiesa permette ai credenti di impegnarsi socialmente e quindi avere una partecipazione attiva alla vita dello stato. Però si sviluppa subito uno scontro all'interno delle gerarchie ecclesiastiche in seguito al quale sarà vietato attribuire carattere politico alla democrazia cristiana. Da parte della chiesa si avrà una vera e propria chiusura verso ogni forma di rinnovamento culturale e politico, infatti si arriverà ad imporre ai sacerdoti un giuramento antimodernista.
La crisi di fine secolo va dal 1896 al 1900, cioè dalla fine dell'età Crispina all'inizio dell'età Giolittiana. L'essenza della crisi di fine secolo stà nell'incapacità della classe dirigente di accettare il nascente movimento operaio e di costruire un parlamento conservatore. Dopo la caduta del governo Crispi si sviluppano dei governi di transizione. Il primo fu quello di Rudinì che propose un modello di democrazia conservatrice, basata un freno della politica coloniale a favore di una politica di bilancio. Al programma di Rudinì si contrappone il progetto autoritario di riforma del sistema costituzionale di Sonnino. Questo però non ha grande seguito e il governo di Rudinì si deve preoccupare solo dei moti che si sviluppano contro il carovita. Rudinì reagisce cercando di stroncare le organizzazioni socialiste e operaie, arrivando a proporre al re lo scioglimento della camera. Però il re non accetta e lo depone dal suo incarico. Il suo posto è stato preso da Pelloux che proseguì nell'azione repressiva, dovendo far fronte all'opposizione della sinistra parlamentare. Pelloux cerca di porre rimedio a questo limitando i diritti di associazione, stampa e manifestazione. In breve tempo fu costretto a ritirare il decreto, dimettersi e indire nuove elezioni. Questa volta salì al governo la sinistra e si concluse la crisi de fine secolo con qualche mese di travagliatissimo governo di Saracco al quale seguì l'età Giolittiana.
Il colonialismo italiano è diverso da quello degli altri stati europei. Quello europeo era aggressivo, nasceva dallo sviluppo del capitalismo, mentre quello italiano è definito "colonialismo straccione", infatti nasce dalla necessità di nuove terre. Gli italiani mostrano un grande interesse per l'Africa a causa delle varie leggende che la raffigurano come una grande risorsa che potrebbe risolvere alcuni problemi economici dell'Italia. Il primo a muoversi verso l'Africa è stato Depretis, però i suoi tentativi di invasione sono stati bloccati dalla Francia e l'Italia ha guadagnato solo un'alleanza con la Germania e l'impero Austro-Ungarico. Dopo Depretis si occupò delle azioni in Africa orientale Crispi. In breve tempo riuscì ad ottenere possedimenti in Eritrea e un protettorato in Etiopia. Però, a causa della disorganizzazione degli eserciti italiani, Crispi fu costretto ad una disfatta militare che si ripercosse sulla politica nazionale costringendolo a dimettersi. Infine, anche Giolitti accetto di attuare una politica coloniale, ma, pur riuscendo a portare la sovranità italiana in Libia, non ebbe una fine migliore di quella di Crispi. Infatti la guerra in Libia assunse carattere antigovernativo e, anche Giolitti, fu costretto a dimettersi.
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