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La Rivoluzio americana
Il trattato di Parigi assegnava all'Inghilterra il Canada francese e la Florida spagnola. Le tredici colonie del Nordamerica erano così divise: 4 al Nord, 4 al Centro e 5 al Sud.
Nelle colonie del nord il lavoro era organizzato prevalentemente con l'agricoltura e l'allevamento di bestiame. Grazie al porto di Boston era nata un'industria cantieristica di cospicue dimensioni.
Nelle colonie del centro vi erano forti concentrazioni latifondistiche e così nacquero i ricchi commercianti di legname.
Nelle colonie del nord, grazie al clima, vi erano coltivazioni di tabacco, cotone e riso.
I tratti comuni di queste colonie sono invece u grande incremento demografico dovuto anche alla forte migrazione. Così i coloni dovettero espandere i propri confini e incontrarono l'ostilità dei "nativi" pellerossa.
Nelle colonie non vi era un'aristocrazia di sangue, così vi era forte mobilità tra le classi.
Sulle colonie pesava un regime di monopolio da parte dell'Inghilterra. Infatti dovevano commerciare solo con la madrepatria e ai prezzi che stabiliva la stessa; molto spesso però questo regime non era rispettato infatti vi era molto contrabbando. Questa situazione finì con la pace di Parigi del 1763: la madrepatria allo scopo di non far espandere ulteriormente i confini delle colonie aveva stabilito un "line proclamation". Aumentarono le tasse allo scopo di risanare il bilancio statale; però questi provvedimenti interessavano solamente le colonie inglesi mentre le ex colonie francesi, allo scopo di una migliore integrazione nei domini britannici, venivano spesso esentati. Questo provocò un malcontento; oltretutto negli anni successivi vennero applicate lo SUGAR ACT, cioè il dazio sull'importazione dello zucchero e lo STAMP ACT cioè l'obbligo di apporre le marche da bollo sia su atti pubblici che su giornali o libri. Questo provocò la reazione dei coloni che convocarono il Congresso dei delegati coloniali con i quali volevano ottenere una rappresentanza parlamentare per sostenere i loro interessi. Però il Parlamento inglese attuò il Declatory Act con il quale i coloni erano sottomessi alle leggi fiscali imposte dalla madrepatria. Nonostante ciò i coloni continuarono la loro battaglia; Giorgio III non accettò tutto questo e assunse un atteggiamento intransigente e si oppose all'allargamento del suffragio universale. Di conseguenza nacquero tra i coloni delle associazioni segrete volte al boicottaggio delle imposte come I figli della libertà.
Nel 1773 il Parlamento inglese approvò il TEA ACT che affidava alle Indie il monopolio della vendita del te delle colonie. I coloni si opposero e gettarono in mare un carico di te inglese. Questa fu la causa scatenante della rivoluzione.
Nel 1774 si riunì il Congresso continentale al quale parteciparono 56 delegati dei coloni. Il congresso stabilì una Dichiarazione dei diritti da cui emergeva una disponibilità ad un accordo con la corona.
Successivamente si susseguirono una serie di battaglie e venne convocato altre volte il Congresso. Nella terza convocazione venne approvata la Dichiarazione di indipendenza redatta da Jefferson il quale attribuiva al re Giorgio III un elenco di crimini. E dichiarava la Costituzione delle colonie degli Stati Uniti d'America. I rapporti tra Inghilterra e colonie andranno incontro ad una svolta irreversibile.
I coloni americani nel giro di sei anni vinsero la Guerra d'Indipendenza; decisivo fu lo scontro a Yorktown. Così si svolsero a Versailles i concordati di pace. Gli inglesi e gli americani stabilirono pacifici rapporti commerciali.
L'aspetto innovativo della Rivoluzione Americana riguarda il sistema istituzionale. Esso contempla, infatti, il federalismo, il presidenzialismo, un parlamento bicamerale e un'organizzazione forgiata secondo le esigenze di una Repubblica federale.
Gli stati uniti d'america devono affrontare il contrasto sia con il nord che con il sud. Intanto però segue l'espansione verso ovest con una serie di guerre condotte per sottrarre terre ai pellerossa.
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