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LA RIFORMA
Martin Lutero nacque a Eisleben in Sassonia nel 1483 da un famiglia contadina: l'ambiente religioso dove trascorse la sua infanzia fu rozzo e superstizioso(credeva a folletti, streghe e demoni tentatori), devoto e semplice al tempo stesso. Crebbe con una religiosità cupa angora legata alla paganità, nella paura di Dio; infatti dopo aver terminato gli studi di legge nel 1501, al ritorno in Sassonia, fu colto da un temporale fortissimo e, preso dalla paura di morire, giurò di farsi monaco.
Entrò così nella congregazione degli agostiniani riformati e fu dichiarato sacerdote nel 1507. Ma il Dio di Lutero non era misericordioso, somigliava di più al Dio giudice del Vecchio Testamento. Il viaggio a Roma nel 1510 peggiorò ancora di più la situazione: l'ignoranza e il malcostume, gli scandali del clero Romano delusero molto Lutero, che però non perse totalmente fiducia nella Chiesa. Nel 1511 Lutero incontrò il vicario generale dell'ordine degli agostiniani, un mistico che ebbe una grande influenza su Lutero. Ma la paura della "giustizia di Dio" l'assillava continuamente: per Lutero Dio aveva stabilito già da tempo chi fossero i dannati e i salvati e nessuna opera avrebbe potuto mutare il suo giudizio.
Lutero dopo una lunga riflessioni sull'epistola di san Paolo ai Romani intese che la giustizia divina era quella con cui Dio ci giustifica con la sua eterna grazia. Concetto rivoluzionario per il tempo che minacciava il sistema delle indulgenze. Lutero considerava testi ispirarti solo le Sacre Scritture e la Bibbia e sosteneva che il peccatore raggiungeva la grazia di Dio solo attraverso la Croce di Cristo, e non attraverso le proprie opere.
Nel 1517 il papa concesse ad un giovane principe, Alberto di Brandeburgo, il titolo di arcivescovo e primate di Germania grazie a pesanti diritti che il giovane si impegnò a versare alla Chiesa. I Fugger anticiparono la somma e Leone X concesse ad Alberto una vendita di indulgenze per raccogliere il denaro. Secondo la leggenda il giorno di Ognissanti, giorno in cui i fedeli avrebbero dovuto acquistare le indulgenze, Lutero affisse alla porta della chiesa di Wittemberg uno scritto in latino con 95 tesi (è certo però che Lutero fece circolare il suo documento in una stretta cerchia di amici): le tesi polemizzavano duramente le vendite delle indulgenze. Le idee di Lutero andavano incontro al popolo tedesco che non aveva mai preso in simpatia la Chiesa Romana. Inoltre Lutero negava categoricamente l'esistenza del purgatorio e la validità delle indulgenze. Nonostante le 95 tesi fossero indirizzati a dotti (erano scritte in latino) tre il 1517 e 1525 furono tradotte e dilagarono tra il popolo. Come risposta alla opposizione della chiesa romana, Lutero affermò che anche il papa poteva sbagliare, che solo le Sacre scritture erano ispirate e che ogni individuo poteva interpretarle, senza l'aiuto della chiesa (libero esame). Nel giugno del 1520 il papa condannò Lutero al ritiro delle idee entro sessanta giorni, la risposta di quest'ultimo fu la negazione della validità di tutti i sacramenti, tranne il battesimo e la comunione (Adempiute da Cristo in vita). La chiesa per Lutero era una chiesa senza dogmi, clero ordinato, ma costituita solo da fede pura. Il 1° gennaio 1521 venne pubblicata la bolla di scomunica per Lutero, che si presentò davanti alla dieta di Worms. Fu accolto dal popolo e dai principi trionfatamene, infatti molti signori della Germania erano dalla sua parte. Gli fu chiesto di ritrattare le sue tesi, ma la risposta fu molto astuta: "Se mi convincerete che le mie tesi sono errate attraverso le Sacre Scritture con argomentazioni razionali io ritratterò, altrimenti mi atterrò esclusivamente al vangelo e alla mia coscienza". Venne considerato come "eretico convinto" e perse l'appoggio di Carlo V. Venne però tratto in salvo dal duca di Sassonia e rimase chiuse nel suo castello per un anno dove tradusse la bibbia in tedesco (inoltre istituì varie scuole aiutando così l'alfabetizzazione). Nel 1524 scoppiò una rivolta dei contadini, che vivevano come schiavi nei feudi tedeschi. Videro in Lutero il simbolo delle loro aspirazioni. Formularono le loro richieste in 12 capitoli (ex: togliere autorità ai parroci e diritto di poter cacciare nei boschi). Dapprima Lutero appoggiò i contadini, ma la rivolta divenne talmente violenta da preoccupare Lutero della vita dei principi, suoi sostenitori. Scrisse così una lettera in cui diceva che i principi avevano diritto di piegare i contadini e di ucciderli, poiché gli uomini devono sottostare ad un'autorità altrimenti scoppia il caos (anarchia) e il caos è il male. I cavalieri alla dieta di Spira del 1529 appoggiano Lutero (non fanno valere la sua condanna nei propri territori e vengono così chiamati "protestanti"). Prima di morire scrisse un documento dove affermava che per gli ebrei non ci dovessero essere diritti e se non si sottomettevano dovevano essere uccisi, poiché avevano ucciso il Salvatore.
MUNTZER: era dapprima un luterano, ma poi si distaccò e accusò Lutero di conservare ancora molte pratiche cattoliche e di appoggiarsi all'autorità dei principi. Venne torturato e poi ucciso come avversario politico.
ZWINGLI: Riforma il protestantesimo con l'influenza dell'umanesimo e lo porta a Zurigo. Ma la città venne conquistata e venne ucciso.
CALVINO: francese 1509-1564. Per lui Dio già da molto tempo aveva scelto chi si sarebbe salvato e chi sarebbe stato condannato; gli uomini non possono sapere chi è destinato al bene o al male, ma la vita è contraddistinta da segni che possono indicare la salvezza: il successo lavorativo/professionale è un segno poiché Dio ha concesso ad ogni uomo delle doti e metterle in atto significa fare il volere di Dio. Bisogna dunque portare la fede nel lavoro, poiché il lavoro è il luogo dove si manifesta la propria fede. Secondo Max Weeber il capitalismo nacque dall'etica protestante (in particolare dal calvinismo, dove il guadagno non andava sperperato ma risparmiato), poiché la rivoluzione industriale dilagò soprattutto nel nord Europa e non in Spagna e in Italia (Paesi cattolici) dove lo sviluppo avvenne più tardi.
LA CONTRORIFORMA
Dopo la Riforma di Lutero si sente un forte bisogno di una riforma morale e religiosa della Chiesa; anche all'interno della chiesa cattolica stessa si sentiva il bisogno di un rinnovamento interno, un richiamo all'esempio dei Santi Padri e un'esigenza di maggiore istruzione del clero. Papa Leone X e Clemente VII non ebbero nessuna intenzione di convocare un Concilio, un po' per i soliti antichi timori anticonciliaristi (il Concilio poteva essere considerato un'autorità al disopra del papa stesso) sia perché non ritenevano che ci fosse bisogno di un Concilio per ridurre l'espansione delle tesi di Lutero (La scomunica di costui non implicava ancora uno scisma). L'imperatore Carlo V, invece, insistette per la convocazione: egli si sentiva impegnato davanti a Dio a conservare un'unita religiosa nell'Impero. Francesco I, nonostante fosse un re cattolico, considerò il movimento luterano un'insidia al potere degli Asburgo, dunque non esitò ad allearsi con gli eretici, sia protestanti sia turchi, reputando un probabile Concilio il rafforzamento dell'unità imperiale. Il pontefice rinascimentale Paolo III finalmente si decise a convocare un Concilio, che ebbe sede a Mantova nel 1537, ma i protestanti si rifiutarono di parteciparvi poiché sarebbe stato il papa stesso a presiederlo e per Lutero invece l'unica norma a cui attenersi era la Sacra Scrittura. Nonostante Carlo V considerasse il Concilio come luogo di incontro e riappacificazione, i crescenti sospetti di Francesco I, che accusava Paolo III di voler un Concilio Imperiale, legati alle manovre di Enrico VIII di Inghilterra per evitare una intesa tra l'imperatore e il re di Francia (intesa che avrebbe potuto risolversi a suo sfavore) portarono al rinvio dell'apertura del Concilio a tempo indeterminato (1539). Anche la Dieta di Ratisbona, che aveva come intento il confronto tra le due parti per la ricerca di un accordo, si risolse in un fallimento. Inutile anche di un ricorso alla forza, poiché la lega di Smalcalda (che riuniva i principi protestanti) aveva già mostrato la propria forza e Carlo V era impegnato in guerra con la Francia e i Turchi.
Un Concilio divenne così un'esigenza vitale per la stessa Chiesa Cattolica, numerosi infatti erano i vescovi convinti che il corpo della Chiesa avesse bisogno di un ritorno alle origini,si accentuò il desiderio di un Dio più neoplatonico e filologicamente accertato, un legame più profondo tra clero e laici e l'aspirazione a esorcizzare l'incubo della predestinazione che rendeva inutile le opere umane. Non ci sarebbe più stata una riconciliazione, ma una Controriforma. Fu scelta la città imperiale di Trento nel 1545, per favorire la presenza dei rappresentanti tedeschi, ma una pestilenza fece trasferire la sede a Bologna, nonostante la ferma opposizione di Carlo V e alcuni vescovi che vedevano compromessa la possibilità di ritorno dei Tedeschi titubanti. Intanto morì Paolo III, che si era rivelato un grande uomo politico e sostenitore del Concilio, e lo successe Giulio III nel 1550, che riportò il Concilio a Trento. I protestanti si presentarono, ma ben presto se ne andarono non sentendosi di accettare decreti stabiliti dai vescovi nelle precedenti sedute(tra cui il giuramento di fedeltà al papa). Dopo una chiusura di dieci anni(1552-1562), Pio IV lo riaprì nel 1563 e ne approvò i decreti nel 1564.
Il Concilio deliberò(in netto contrasto con i protestanti) che la tradizione apostolica della Santa Chiesa doveva essere accolta con la stessa santa reverenza della Sacra Scrittura, che l'unica traduzione ufficiale in volgare della Bibbia Latina doveva essere soltanto quella di San Girolamo(contraria inoltre all'interpretazione personale). All'accentuazione del peccato originale fatta dai protestanti il Concilio rispose esaltando il valore del battesimo, la volontà dell'uomo coopera con la grazia divina (in contrasto con la "giustificazione" protestante); infine si esaltò l'efficacia dei sacramenti e le opere terrene dell'uomo, fu definita inoltre la dottrina dell'eucaristia (fu dunque ribadita la reale presenza di Cristo per mezzo della transustanziazione.
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