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LA RESISTENZA ITALIANA
E' difficile precisare in quale periodo esatto sia cominciata la crisi decisiva del regime fascista. Questa crisi viene alla luce in modo drammatico nel corso della seconda guerra mondiale, ma trova le sue radici negli anni precedenti l'entrata in guerra, a partire dal 1935; coincide di fatto con il rovesciamento dei rapporti tra l'Italia fascista e la Germania nazista, con la seconda che prende il sopravvento sulla prima. L'imposizione delle leggi corporative e autarchiche ad un paese già economicamente depresso, il vantaggio di pochi gruppi monopolistici (industriali), l'onerosa guerra d'Etiopia, la costituzione dell'Asse Roma-Berlino, che condusse all'allineamento dell'Italia fascista alla Germania nazista,la rassegnata accettazione dell'Anschluss,l'emanazione delle leggi razziali; sono alcuni dei fattori che determinarono un radicale stato di disagio e di malcontento nelle classi operaia e contadina e fra quegli strati della piccola e media borghesia urbana e rurale dove il fascismo aveva raccolto inizialmente gran parte dei suoi consensi. Il 1943 è l'anno decisivo per le sorti della guerra e per quelle del regime fascista, e vede il formarsi di un movimento di opposizione organizzato (politico e militare) che prende il nome di Resistenza. Nel marzo del 1943, nelle città industriali del nord, si verifica un'ondata di scioperi di massa - i primi dopo vent'anni di dittatura - che assumono un evidente carattere politico: le richieste economiche di aumenti salariali e di migliori razioni alimentari sono accompagnate dalla richiesta di porre fine alla dittatura e alla guerra. La sfiducia della classe operaia nel regime e quasi totale; anche nelle campagne, tra i contadini, che pure sono stati favoriti dal fascismo, serpeggiano lo sconforto e i sentimenti di opposizione alla dittatura. Saranno queste due categorie sociali a dare il sostegno morale e materiale alla Resistenza armata contro gli invasori tedeschi. Intanto all'interno del Partito Fascista matura un movimento d'opposizione al Duce che vede in Dino Grandi, Giuseppe Bottai, Galeazzo Ciano (genero del duce, marito della figlia Edda) e altri i promotori di una mozione di sfiducia che la notte del 25 luglio 1943 trova favorevole la maggioranza del Gran Consiglio e obbligare Mussolini alle dimissioni. Il giorno successivo Mussolini viene fatto arrestare da Vittorio Emanuele III°. E' la fine della dittatura fascista; manifestazioni di giubilo esplodono un po' in tutto il paese, mentre al maresciallo Badoglio viene affidata la presidenza del consiglio. Il governo Badoglio avvia trattative segrete con gli anglo-americani per una uscita unilaterale dell'Italia dal conflitto che viene sancita con la firma dell'armistizio di Cassabile - in Sicilia - il 3 settembre (reso noto l'8 settembre). Una volta stipulato l'armistizio il re, la corte, Badoglio, il governo e i comandi militari abbandonano Roma in tutta fretta e si rifugiano a Brindisi. L'esercito, praticamente senza ordini, finì allo sbando; molti soldati si unirono alle bande partigiane e continuarono a lottare contro i nazisti, che intanto stavano occupando l'Italia settentrionale. Il 27 settembre la popolazione di Napoli insorse contro i tedeschi e dopo 4 giorni di combattimenti riuscì ad avere la meglio e a liberare la città. Il 1° ottobre le truppe alleate fecero il loro ingresso nella città liberata di Napoli. Roma fu occupata dai tedeschi dopo durissimi scontri. L'Italia era praticamente divisa in due: Roma e il centro-nord sotto l'occupazione tedesca e il governo fantoccio della Repubblica sociale di Salò; il meridione a sud di Cassino presieduto dalle forze alleate con il governo del maresciallo Badoglio. Le quattro giornate di Napoli furono il primo grande episodio della Resistenza Italiana. Grandi maestre di questo movimento furono la Francia, dove la Resistenza si organizzò e operò in clandestinità fin dall'indomani dell'occupazione tedesca nell'estate del 1940, sotto la guida del generale De Gaulle e la Jugoslavia dove si formarono bande partigiane alla guida Tito. In Italia, dopo la caduta del fascismo, si formarono spontaneamente bande armate partigiane che ebbero dapprima un carattere prevalentemente locale, ma ben presto si svilupparono collegamenti e si formò un grande movimento di massa con l'appoggio della popolazione urbana e rurale. Ne facevano parte ex soldati, ex ufficiali, operai, contadini, studenti, intellettuali di diverse tendenze politiche ma uniti nello scopo comune di liberare l'Italia dalla dittatura e dall'oppressione nazista. Anche buona parte del clero urbano e rurale dette il proprio contributo alla lotta di liberazione. Intanto i partiti politici sciolti dal fascismo, ma che avevano continuato ad operare in clandestinità, si ricostituirono dopo il 25 luglio, e il 9 settembre, a Roma formarono il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che si proponeva di promuovere la lotta degli Italiani contro l'occupazione tedesca e contro il fascismo.
La Resistenza armata fu un fenomeno tipico del nord d'Italia, su tutto l'arco alpino, dove le bande erano solitamente ben organizzate, ben equipaggiate, collegate tra di loro e operavano spesso con una strategia comune; ma anche nella pianura padana e nell'Appennino tosco-emiliano la lotta di liberazione popolare ebbe un buon livello di organizzazione.
Le più forti formazioni partigiane erano le "Garibaldi", controllate dai comunisti, che agivano in collegamento con i reparti di "Giustizia e Libertà" (Partito d'Azione) e "Matteotti" (socialisti). Le forti differenze ideologiche che caratterizzavano le formazioni partigiane non impedirono tuttavia che prevalesse una sostanziale unità nella lotta contro il nazi-fascismo. Alle azioni dei partigiani, i nazisti e i fascisti risposero con crudeli rappresaglie sulla popolazione civile: i nomi delle Fosse Ardeatine, vicino a Roma, dove furono massacrati 335 ostaggi, o di Marzabotto, vicino a Bologna, dove i nazisti in fuga massacrarono quasi 2.000 persone inermi, ricordano solo due tra i tanti episodi della violenza nazi-fascista. La Resistenza italiana diede un contributo determinante alla liberazione del Nord Italia nella primavera del 1945. I Tedeschi fuggirono, la Repubblica sociale si sfasciò. Mussolini fu catturato dai partigiani mentre, travestito da soldato tedesco, cercava rifugio in Svizzera. Venne fucilato il 28 aprile, insieme ad altri gerarchi fascisti, e il suo corpo esposto pubblicamente a piazza Loreto a Milano.
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