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LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Diverse circostanze contribuirono a scatenare una guerra di dimensioni inaspettate. Il XIX secolo aveva visto nascere una serie di rivalità tra le grandi potenze europee.
La Francia aveva con i tedeschi dei conti in sospeso che risalivano alla sconfitta del 1871, quando le regioni francesi dell'Alsazia e della Lorena erano state annesse da Berlino; la Germania aveva problemi di frontiera con la Russia a causa dei territori polacchi, divisi allora tra le due potenze; l'Austra-Ungheria si disputava con la Serbia e la Russia il predominio nei Balcani, mentre la Gran Bretagna vedeva minacciato il suo impero coloniale dall'espansionismo tedesco. In definitiva, le questioni europee si sostanziavano di un contrasto politico sul cui sfondo vi erano rivalità economiche.
Francia, Gran Bretagna e Germania erano i principali contendenti nella lotta per ottenere maggiore estensione territoriale nelle colonie, con l'obiettivo di allargare i mercati di approvvigionamento di materie prime e di vendita di manufatti.
Gran Bretagna e Francia avevano decenni di vantaggio nella colonizzazione e la Germania era intenta a cercare un proprio spazio o con la diplomazia o con la forza.
Quando la guerra scoppiò, la maggioranza delle società europee l'accolse con giubilo, convinta com'era dal furore nazionalista che fosse finalmente arrivata l'ora di vendicare i precedenti oltraggi.
Fu così che anche l'educazione e la propaganda contribuirono a fomentare il conflitto.
Queste società, accomunate dal forte orgoglio nazionale, presentavano però sistemi politici distinti: la Francia era una repubblica, Gran Bretagna, Germania, Austria-Ungheria erano rette da monarchie parlamentari, di carattere più o meno liberale; Turchia e Russia erano governate da regimi autocratici.
La causa ultima fu la tensione per il controllo dei Balcani, dove vi erano particolarmente forti pressioni nazionaliste e in cui erano coinvolte Austria-Ungheria, Turchia, Serbia, Russia e anche l'Italia.
Già scoppiarono nei Balcani due guerre e numerosi conflitti locali, che sul piano diplomatico coinvolsero tutte le grandi potenze europee.
Il 28 Giugno 1914, un giovane studente serbo, assassinò l'arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie. Così, il 28 Luglio l'Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia.
I calcoli tedeschi si rivelarono però sbagliati e la diplomazia germanica non poté impedire l'intervento non solo dei russi, ma anche di inglesi e francesi.
Così, il 1° agosto Germania e Russia entrarono in guerra; il 3 agosto fu la volta della Francia; l'Austria dichiarò guerra alla Russia il 6, mentre Gran Bretagna e Germania avevano aperto le ostilità il 4.
La prima guerra mondiale era cominciata. La situazione era dunque questa: da una parte la Triplice Alleanza, formata da Germania, Austria e impero Ottomano; dall'altra la Triplice Intesa, formata da Inghilterra, Francia, Russia, che difendevano la Serbia.
Rimanevano neutrali Italia e Romania.
La guerra si dimostrò subito diverso rispetto a tutte le altre, sia per la grande massa di uomini impiegati sia per i nuovi e terribili armamenti.
Il piano tedesco ideato da Schlieffen prevedeva la guerra - lampo, in modo da sconfiggere subito la Francia e concentrare le forze sul fronte orientale russo.
In un primo momento l'offensiva riuscì, portando i tedeschi a 40 chilometri da Parigi ma poi la controffensiva francese nella battaglia della Marna fece ritirare il generale Von Moltke.
Dopo questa sconfitta si provò la 'corsa al mare', ovvero il tentativo di aggirare da nord le truppe francesi e chiudere i rapporti marittimi con la Gran Bretagna: anche questa offensiva fallì e i due eserciti si prepararono ad affrontare la terribile guerra di trincea.
Sicuramente più successo ebbe il blocco navale Britannico, al quale si opponeva la guerra sottomarina tedesca. Un incidente però, ossia l'affondamento del piroscafo civile Lusitania, con 100 cittadini americani, attirerà sulla Germania le antipatie degli Stati Uniti.
L'ILTALIA IN GUERRA
All'interno del paese erano infatti schierati i neutralisti e gli interventisti. Ai primi appartenevano:
i socialisti: essi infatti ritenevano la guerra voluta dalle grandi potenze imperialiste e capitaliste europee ma d'altra parte erano isolati e il loro neutralismo era stato indebolito dalle posizioni interventiste dei socialisti europei;
i cattolici: ovviamente il pontefice non poteva che schierarsi contro la guerra, anche se esisteva ancora il contrasto tra l'obbligato neutralismo della Chiesa e la dovuta lealtà dei cattolici allo Stato di cui facevano parte;
I giolittiani: Giolitti sosteneva che la guerra sarebbe durata molto tempo e l'Italia era impreparata sia economicamente che militarmente ad affrontarla
Ma Giolitti non si limitò a manifestare la sua posizione sulla situazione italiana, anzi formulò un'analisi della situazione internazionale: egli riteneva che si sarebbe potuto ottenere 'parecchio' senza la guerra, ove parecchio indicava l'opportunità di contrattare la neutralità come se fosse una vittoria.
Agli interventisti appartenevano:
gli 'interventisti democratici' e i 'socialisti riformisti': i primi erano fautori di una pronta cessione delle terre irredente; i secondi ritenevano che solo sconfiggendo gli imperi centrali si potevano attuare le aspirazioni di indipendenza nazionale e di democrazia dell'Europa intera; gli esponenti del sindacalismo rivoluzionario: guidati da Mussolini, essi credevano nella prospettiva rivoluzionaria che potrebbe nascere dalla sconfitta degli imperi centrali e criticavano apertamente la passività dei socialisti italiani;
i nazionalisti: essi vedevano nella guerra esclusivamente anti - democraticismo e ambizioni espansionistiche;
i liberali conservatori: essi ritenevano che da un lato, entrando in guerra, al parlamento venivano dati poteri straordinari tali da far finire per sempre le riforme giolittiane, e dall'altro puntavano a riottenere i territori del Trentino e Trieste e di far acquistare all'Italia lo status di grande potenza.
Il
via alle ostilità ebbe luogo il 24 maggio 1915, dichiarando guerra all'Austria.
Le prime battaglie, ebbero esito
disastroso: nei territori del Carso i soldati italiani subirono quattro
disfatte (Battaglie dell'Isonzo). Nel frattempo la Bulgaria si schierava dalla
parte degli imperi centrali, aggravando la posizione russa nei Balcani ma
soprattutto quella serba.
La scelta di entrare in guerra o meno fu dunque lacerante in un paese ideologicamente diviso come l' Italia.
LA GUERRA DI TRINCEA
Le trincee erano lunghissime linee di scavo che la fanteria, formata prevalentemente da contadini, praticava nel terreno per proteggersi dagli incessanti bombardamenti dell'artiglieria nemica. Esse erano difese in modo piuttosto rozzo da parapetti costruiti con la terra scavata e rinforzati da sacchi di sabbia.
Esso si trasformò in una terrificante macchina di massacri mai visti prima.
Quando l'attacco veniva ordinato dagli ufficiali, ondate di uomini scavalcavano il parapetto della trincea ed entravano nella «terra di nessuno», che si stendeva fino ai reticolati nemici sotto l'occhio vigile delle loro mitragliatrici. Su questa «terra di nessuno», piena di fango, di crateri creati dalle bombe, di morti abbandonati da entrambe le parti, si tentava di avanzare sotto il fuoco delle mitragliatrici per conquistare qualche metro di terra. Il più delle volte questi soldati andavano del tutto inutilmente al massacro, e lo sapevano.
In questi cunicoli, milioni di uomini vivevano tra topi e pidocchi, immersi nella sporcizia.
Qui mangiavano, dormivano, morivano.
Il maltempo trasformava le trincee in un mare di fango dove era impossibile rimanere sdraiati a causa degli attacchi di reumatismi; ma dove non era possibile nemmeno mettersi in piedi perché si rischiava di essere colpiti dalle pallottole nemiche.
Dopo pochi mesi di vita in trincea, anche chi era partito per il Fronte carico di entusiasmo e di sentimenti patriottici si scopriva disgustato dalla guerra, nonostante continuasse a combattere per senso del dovere o per solidarietà verso i propri compagni.
LA GUERRA SUL MARE E NEI CIELI
Il più importante scontro navale della guerra fu la battaglia dello Jutland, combattuta fra il 31 maggio e il 1° giugno 1916 dalle flotte inglese e tedesca. Seppure le perdite inglesi, sia in navi sia in vite umane, superassero quelle della Germania, la flotta del Reich rientrò nei porti nazionali per non tornare più in azione.
Nel 1917 i responsabili militari tedeschi fecero nuovamente ricorso alla guerra sottomarina indiscriminata, convinti che questo fosse l'unico modo per contrastare la Gran Bretagna.
Il calcolo non solo non portò il risultato cercato, ma provocò l'entrata in guerra degli Stati Uniti.
La prima guerra mondiale incoraggiò la produzione e l'uso militare di aeroplani, aeronavi e dirigibili, utilizzati per azioni di perlustrazione, osservazione e bombardamento.
La prima incursione aerea tedesca su Parigi ebbe luogo il 30 agosto 1914; la prima ai danni dell'Inghilterra fu invece a Dover, il 21 dicembre dello stesso anno.
A partire dalla metà del 1915 i duelli aerei tra singoli aeroplani o tra squadroni nemici diventarono comuni.
L'INTERVENTO DEGLI USA E IL CROLLO DEGLI IMPERI CENTRALI
La Germania avviò una guerra sottomarina contro l'Inghilterra pensando che questa entro sei mesi non sarebbe stata in grado di provvedere al suo approvvigionamento a causa dei danni inferti al suo sistemi di trasponi dai potentissimi sottomarini e gli Usa non sarebbero entrati in guerra prima di un anno. Tutto ciò non fu vero infatti l'Inghilterra in breve tempo si riprese dalla crisi e gli Usa dopo l'affondamento del loro mercantile Vigilantia il 2 aprile 1917 decisero di entrare in guerra. Contemporaneamente usciva di scena a causa delle rivolte sociali la Russia.
A metà del 1917 si ebbe una ripresa del conflitto sul fronte orientale e su quello italiano. Gli imperi centrali grazie alla ritirata degli eserciti Russi potettero occupare la Polonia e parte delle regioni Baltiche. Contemporaneamente fu predisposta una controffensiva in Italia. Le truppe italiane erano ancora predisposte in assetto da attacco e a causa di errori tattici ed organizzativi a Caporetto, dopo che l'esercito austriaco era stato rinforzato da alcune divisioni tedesche, si ebbe una grave sconfitta.
Nel 1918 il Presidente degli Stati Uniti pubblicò i 14 punti nei quali fissava le condizioni che avrebbero dovuto regolare i rapporti tra le nazioni alla fine del conflitto, In base al principio di nazionalità e autodeterminazione dei popoli si doveva ridisegnare l'Europa.
Doveva essere una pace nuova; non doveva mirare all'espansionismo delle potenze vincitrici ma doveva garantire il rispetto del principio di nazionalità.
La disgregazione dell'impero austriaco e le rinunce territoriali imposta alla Russia con la pace di Best-Litovsk diedero origine a nuovi stati (Jugoslavia, Austria, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia e Finlandia) e a rettifiche di confine per Bulgaria, Romania, Grecia.
I possedimenti tedeschi nel Pacifico centrale andarono al Giappone che rinsaldò la sua egemonia in Estremo Oriente.
Trattato di Versailles
Imponeva alla Germania:
-132 miliardi di marchi oro
-Smilitarizzazione
-Divisione del territorio tedesco grazie al corridoio di Danzica, dato che la Polonia pretese uno sbocco sul mare
-Rinunciare ai territori coloniali, poi spartiti tra i vincitori
-Cedere alla Francia l'Alsazia e la Lorena
Nel frattempo nel 1919 venne creata la Società delle Nazioni, preposta a regolare pacificamente le controversie fra gli Stati, eliminando l'ingiustizia e la violenza; essa però non riuscì a funzionare efficacemente in quanto divenne uno strumento nelle mani d Francia e Inghilterra, favoriti dal ritiro degli Stati Uniti
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