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LA NASCITA DELLA DITTATURA (1922 - 1929)
1 - Mondo Economico e Fascismo
Mussolini, ancor prima di prendere il potere, ricambia il favore agli industriali che lo hanno aiutato nella scalata istituzionale
Dopo la presa del potere instaura un regime di "epurazione politica" nel mondo industriale (nascita dei sindacati fascisti)
La "costituzionalizzazione" del fascismo e la "lotta anti-bolscevica" danno fiducia agli stati esteri che riducono il debito all'Italia e investono ingenti capitali ripresa economica
2 - Lo Squadrismo Non Disarma
La creazione della MILIZIA VOLONTARIA PER LA SICUREZZA NAZIONALE (MVSN) è solo "fumo negli occhi" volto a nascondere i vecchi squadristi fascisti
La violenza della MVSN rischia di ritorcersi contro Mussolini che, per evitare il peggio, critica apertamente i neo-squadristi
Dal 1923 i nuovi squadristi prendono di mira cattolici e comunisti, cosa questa che allontana sempre di più Don Sturzo dalle politiche fasciste; da qui la scissione del cattolico Partito Popolare Italiano (PPI) tra filo-fascisti e anti-fascisti
È lo stesso Vaticano che inizierà la distruzione del partito cattolico (avvenuta nel 1926) invitando i religiosi a non immischiarsi di politica
Sempre peggio per Don Sturzo: si dimette ed il PPI in pieno sbando non riesce ad opporsi all'approvazione della LEGGE ACERBO (per la maggioranza) e, oltretutto, subisce un'incredibile ondata di violenza da parte dei squadristi! il Vaticano però non si lamenta di ciò perché vede Mussolini come l'UOMO DELLA PROVVIDENZA
3 - La Legge ACERBO e Le Elezioni Politiche Del 1924
I liberali sono deboli e ciò favorisce i fascisti, tant'è che la destra liberale si fonde proprio coi fascisti (on. Salandra)
C'è comunque chi continua ad opporsi al fascismo (Amendola) nella speranza di far risvegliare le coscienze degli italiani, intorpidite da anni di violenze sia "rosse" che "nere" e di far rinascere i veri principi liberali
Amendola parte dal sud dicendo che l'impermeabilità del meridione al fascismo è la prova della possibile RIVOLUZIONE MERIDIONALE (democratica) ipotizzata da Dorso
La realtà è ben diversa (come dicono i più autorevoli meridionalisti - Fortunato, Nitti, ecc.) perché la causa di questa impermeabilità al fascismo è data:
per quanto riguarda il proletariato, dalla sua notevole ignoranza e scarsa cultura,
per quanto riguarda invece la classe borghese, dal suo cinico ed egoistico trasformismo (prima si oppone al fascismo perché credeva che questo la impoverisse, poi invece vi si allea perché pensa che sia l'unico modo possibile per mantenere il proprio potere)
Amendola se ne accorge: poca è la borghesia che lo segue, tanta è invece quella che si adagia sul fascismo, soprattutto perché vincente e con sempre più potere
Difatti alle elezioni stravince (il fascismo) grazie soprattutto ai voti del centro-sud; utilizzando poi i benefici della Legge Acerbo (emanata a tal proposito), i fascisti ottengono 375 deputati contro i 161 dell'opposizione (capitanata da Amendola e Matteotti: "4 gatti facilmente eliminabili")
4 - Il Delitto Matteotti e l'Aventino
Matteotti viene rapito/ucciso e molti (antifascisti e fascisti) puntano il dito contro Mussolini
Iniziano le indagini e pian piano si scopre che molte autorità fasciste sono coinvolte, cosa questa che comincia ad essere controproducente per Mussolini, che incontra non poche difficoltà nel farsi ridare la fiducia dal Senato (cosa che comunque gli riesce anche perché, conseguentemente la Legge Acerbo, il Senato era composto al 70% da filo-mussoliniani)
Ondata di censure verso i giornali che parlavano del caso Matteotti in termini anti-fascisti, che porta l'opposizione a non rendersi conto che neanche la nuova indignazione causata dal ritrovamento del cadavere di Matteotti, aiuta la "giustizia" da loro auspicata
Amendola preferisce la protesta politica nelle Camere piuttosto che portare il popolo in piazza (con il timore soprattutto di una nuova ondata di iper-violenza) e questo gli impedisce di raggruppare sotto un'unica bandiera le forze politiche non espressamente fasciste, che lo bollano come "troppo sicuro di sé, troppo lento e troppo macchinoso"
Mussolini fa un'AUTOCONFESSIONE e subito dopo impone il regime dittatoriale crolla definitivamente lo "stato liberale" (3/1/1925)
Sempre più strette e totalitarie le misure "epurative" prese dal governo Mussolini: espulsioni dal partito, destituzioni dalle alte cariche (capi esercito, capi marina, ministri, ecc.) e a nulla vale il tentativo delle opposizioni di far intervenire il Re Vittorio Emanuele III che difatti non si pronuncia e lascia via libera a Mussolini (anche perché aveva paura delle modifiche costituzionali fatte dalla Commissione dei 18 istituita precedentemente a tale scopo dal Mussolini)
L'opposizione si divide tra "Partito Della Piazza" e "Partito Delle Istituzioni"
5 - La Sconfitta degli Antifascisti
I giovani figli dell'opposizione si allineano dietro al Partito Della Piazza non comprendendo le ragioni dell'eccessiva passività dei padri (aderenti al Partito Delle Istituzioni)
Inizia una serie di attentati a Mussolini che portano come unica conseguenza un'ondata repressiva da parte degli squadristi ancor più violenta; questa cosa spinge all'esilio i più importanti personaggi dell'opposizione (successivamente anche all'abolizione dell'immunità parlamentare) per evitare il carcere (dove ad es. finirono Gramsci ed altri)
6 - Il Regime Fascista Si Consolida
Mussolini e gli industriali: Confindustria accetta i corteggiamenti e si definisce fascista questo cedimento degli industriali spiana la strada alla conquista della stampa nazionale in quanto possedimento degli industriali stessi
Altro traguardo che Mussolini vuole raggiungere con la conquista della stampa è eliminare il binomio FASCISMO/IGNORANZA, ma non gli riesce perché gli uomini di cultura che scrivevano sui quotidiani si allontanano quasi in blocco alibi dell'ignoranza fascista
Istituzione di vari organi ed istituti per avvalorare la cultura del fascio (enciclopedia Treccani, Istituto Nazionale di Cultura Fascista, ecc.)
7 - Fascismo, Cultura e Società
La conquista della cultura del fascismo si fa più consistente con le adesioni di letterati (ometti, Pirandello, ecc.) musicisti (Toscanini, ecc.) pittori (Carrà, ecc.) ma una "sacca" di oppositori (anche se filo-fascisti) rimasero sempre (Maccari, Malaparte, ecc.) che con scritti e vignette satiriche "frenano delicatamente" l'ascesa della cultura fascista
Tutte queste attenzioni alla cultura portano sempre meno interesse alle vicende politiche (cioè alle sofferenze degli antifascisti rinchiusi in carcere e/o in esilio)
Nasce l'ISTITUTO LUCE per la cinematografia (di propaganda fascista) anche se Mussolini ha molto più interesse per la radio, in quanto mezzo utile per raggiungere le masse contadine analfabete e le genti più lontane
La radio però costa molto, allora si organizzano ascolti collettivi, anche in scuole e circoli ricreativi (Opera Nazionale Dopolavoro)
Dopo l'OND nasce l'OPERA NAZIONALE BALILLA (per ragazzi dagli 8 ai 12 anni) alla quale segue una decisa fascistizzazione delle scuole (maestri che giurano fedeltà al regime) ed il conseguimento della tessera del partito fascista come unica via per una "decente" vita futura
Nasce l'ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia) per arginare il fenomeno della mortalità infantile (soprattutto al sud) ed il PAS (Patronato per l'Assistenza Sociale) tutte queste istituzioni sono essenzialmente volte ad aumentare e facilitare gli ingranaggi della "macchina del consenso"; manca solo la Chiesa.
8 - La Conciliazione tra Stato fascista e Chiesa Cattolica
Pio XI inizia ad assecondare il fascismo ribadendo l'incompatibilità tra cattolici e socialisti (riferendosi all'alleanza tra PPI e PSI / PCDI a base dell'antifascismo) questo discorso a come conseguenza il rientro alla Camera dei popolari con annesso atto di sottomissione al regime
Nell'agosto 1926 iniziano i colloqui tra Stato e Chiesa: Mussolini è intenzionato a concedere molti privilegi alla Chiesa, tra cui quello del libero associazionismo (Giovani cattolici) la Chiesa approfitta subito di questa concessione aumentando il numero degli iscritti a GIOVENTU' CATTOLICA ed ESPLORATORI CATTOLICI (inaspettato nascondiglio di popolari intenzionati a proseguire le attività antifasciste)
L'espansione smodata di queste associazioni clericali non piacque molto al duce che, se in un primo momento chiude un occhio, dopo un po' se ne libera la Chiesa si oppone e nasce un contenzioso sull'educazione dei giovani (che sapevano entrambi essere il "futuro")
Questo contenzioso non dura molto perché nel febbraio 1929 si firmano i PATTI LATERANENSI e il CONCORDATO la ratifica alla Camera vede contro i voti di alcuni volti illustri della vecchia guardia liberale che però non crea troppi problemi (Croce viene insultato da Mussolini e tutto finisce li.!)
È l'avallo ufficiale che il fascismo riceve dai Patti che fa insorgere l'antifascismo esiliato, che, dall'estero, promuove raduni e manifestazioni di dissenso, che non hanno però un grande eco in Italia (anzi, neanche si sentono.)
La Chiesa non rimane impassibile di fronte alla richiesta d'aiuto dei suoi fedeli e materializza tale segnale con la protezione "entro le mura della Santa Sede" dei più noti antifascisti (vedi De Gasperi) che, anche se con molte restrizioni per non creare imbarazzo con Mussolini, possono continuare un'azione politica a differenza degli altri esiliati e/o carcerati
È anche per far crescere al suo interno le elitès cattoliche del futuro che la Chiesa firma i Patti: essa fa distinzione tra "tempi lunghi" (preparazione delle elités del futuro) e "tempi brevi" (il fascismo è meglio del comunismo e delle modernità libertine che portano i liberali)
Due sono le azioni che vengono effettuate dopo la firma dei Patti per rinforzare tale accordo:
frustata demografica (tanti figli da far crescere come fascisti)
condanna da parte della Chiesa delle mode licenziose e delle donne emancipate
l'ennesimo schiaffo alla libertà viene dato quando nel 1929 si svolgono le elezioni per il rinnovo della Camera: c'è una sola lista di candidati (tutti fascisti) e minore è il numero degli aventi diritto al voto. La Chiesa vota si.
LO STATO TOTALITARIO
1 - Stato Fascista Ed Economia: Dalla Politica Della "Quota 90" Alla Grande Crisi
Prima crisi economica del 1929 l'Europa barcolla, la Germania passa ai nazisti ma in Italia Mussolini riesce a mantenere il potere e ad accrescere il prestigio dell'Italia;
Iniziano le prime manovre per risollevare le sorti dell'economia: QUOTA 90 ed imposizioni di particolari "forme di risparmio" in diversi settori (riduzione salari, aumento benzina, alcool, affitti, ecc.) così facendo Mussolini riesce a mantenere lo Status della piccola/media borghesia impaurita da una possibile "proletarizzazione"
Altre misure correzionali vengono applicate al mondo industriale: agevolazioni fuscali per le fusioni delle società e parte la bonifica delle aree paludose in Italia
Seconda crisi economica: 1930, Wall Street ricade e stavolta gli industriali italiani devono necessariamente chiedere aiuto allo Stato questo lo concede a piene mani, prima con aiuti economici mirati, poi con l'istituzione di vari organi come:
IMI (Istituto Mobiliare Italiano), ove confluiscono i capitali di diverse banche per risollevare le sorti di alcune aziende (es. Italgas)
IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), diviso poi in Settore Finanziario (poi ceduto all'IMI) e Settore Smobilizzi (che, un pezzo alla volta, acquista il 21% delle SpA italiane)
È proprio questa politica d'aiuti all'industria che evitano l'esclusione dell'Italia dall'occidente capitalista
L'obiettivo del fascismo però - d'accordo con la Chiesa - non era l'industrializzazione bensì il riportare in vita un mondo rurale (facilmente influenzabile e plagiabile) allora perché questi aiuti all'industria? due possibili risposte:
Mussolini non voleva né poteva ricominciare da capo quindi mantiene e prosegue gli indirizzi economici lasciati dai liberali
quello di Mussolini era un "fascismo dinamico e progressista", questo anche per far terminare le richieste degli industriali
2 - Operai e Contadini Nella Grande Crisi
all'estero (Francia, Inghilterra, ecc.) aumentano di volume i conflitti sociali, ma in Italia c'è una calma che fa invidia a molti e che aumenta il lustro di Mussolini La calma però è solo apparente perché la reale situazione è molto grave (licenziamenti, riduzioni salariali, ecc.) e le masse operaie nelle fabbriche iniziano ad agitarsi
Le prime a scendere in piazza sono le donne (le filande di Montevarchi) che arrivano addirittura a scontrarsi con le forze dell'ordine che, come al solito, aumentando la violenza delle azioni, riescono a placare il fermento
Ma non finisce qui, perché l'OVRA (sempre più massicciamente infiltrata in fabbriche, bar, dopolavoro, ecc.) rileva il crescente malcontento tra gli operai (soprattutto nel "triangolo industriale" Milano, Genova, Torino) che comincia a preoccupare seriamente il regime
È un malcontento quello di quei mesi che però non si tramuta in "rivolta", rimane piuttosto in attesa di una scintilla per scoppiare (attesa causata dalla paura delle repressioni)
Neanche i "sindacalisti in camicia nera" possono fare - né faranno - niente (anche se alcuni di loro si dimostrano sensibili al problema): sono troppo sottomessi al regime
Il malcontento continua comunque a crescere e iniziano ad arrivare alle "orecchie" dell'OVRA voci riferenti possibili contatti degli operai con gli antifascisti in clandestinità ma neanche queste voci riescono a spingere gli operai all'azione: serviranno 3 anni di conflitto (e di fame pesante) a far esplodere la rabbia dei lavoratori (nel 1943)
3 - "Andare Verso Il Popolo": Assistenza e Lavori Pubblici
La crisi economica è sempre più dura ed impegna a pieno regime tutte le organizzazioni di assistenza sociale istituite dai fascisti stessi anni prima
Dove si soffre di più la fame è nelle campagne (già gravate dalla crisi agricola) infatti sono proprio i contadini del sud (Calabria, Puglia, Sicilia, ecc.) che si rivoltano contro le sedi dei fasci locali (l'ordine sarà poi riportato con le solite manganellate.)
Questa "facciata da benefattore" che si sta creando il regime riscuote sempre più successi (e fa anche dimenticare chi è il responsabile della crisi.), tant'è che si va creando "il mito del duce", grazie anche all'immagine che questi si costruisce ad hoc tramite l'Istituto Luce
Proseguendo su questa strada si avviano imponenti LAVORI PUBBLICI e la famosa BONIFICA DEL CENTR'ITALIA particolare a riguardo delle bonifiche: visto che il lavoro nelle paludi non lo voleva fare nessuno - per paura della malaria ed altre malattie - furbescamente, il regime "incolla" la nomea di criminale a tutti i disoccupati costringendoli poi, per "espiare le proprie colpe di disoccupati", ad andare a lavorare nelle paludi, assieme alle disperate famiglie del nord che, pur di avere una briciola di speranza, si recavano spontaneamente in tali luoghi (primo grande flusso migratorio da nord a centro)
Placatosi momentaneamente il momento di crisi, i "disoccupati/criminali" tornano nelle città (di qui il fallimento della ruralizzazione fascista su detta) che, di riflesso, incrementa il processo di urbanizzazione incentivando l'EDILIZIA FASCISTA (città di Latina ed il quartiere EUR di Roma)
Le folle sono sempre più ammaliate da Mussolini e a migliaia assistono ai suoi discorsi a Piazza Venezia uno tra i più importanti è quello che il duce fa alla FIAT nel 1932 durante il quale dichiara che sono riaperte le iscrizioni al PNF
Essendo la tessera del PNF l'unico modo possibile per sperare di sopravvivere, vi è un boom di iscrizioni che fanno stravincere il fascismo al 2° plebiscito del 1934 con il 99% delle preferenze (cosa questa che fa disperare gli antifascisti)
4 - Gli antifascisti in Esilio e Nella Clandestinità
Il PCDI attraversa una fase buia, soprattutto quando, nel 1924, Stalin decide di unificare tutto il mondo comunista (COMUNINTER) escludendo e isolando il Movimento dell'Aventino
La fase buia prosegue quando praticamente tutti gli esponenti del PCDI vengono arrestati (tranne Togliatti in visita a Mosca) ed quando, subito dopo, il regime ingaggia una spietata "caccia all'uomo" per stanare gli ultimi clandestini
Conseguentemente parte una battaglia tra comunisti rivoluzionari e comunisti democratici (accusati di aver tradito la rivoluzione) che, sulla scia delle "purghe staliniane", porta ad espulsioni eccellenti dal partito mentre, per di più, continuano ad abbattersi i fulminifascisti
Si raduna a Parigi nel 1927 la CONCENTRAZIONE D'AZIONE ANTIFASCISTA alla quale aderiscono socialisti (PSI, PSU), repubblicani, CGL e la Lega dei Diritti dell'Uomo (LIDU) anche se eredita molti dei difetti dell'Aventino (fascismo come fenomeno passeggero ecc.) porta di buono l'imponente campagna propagandistica (tramite il quotidiano La Libertà) ma soprattutto l'intervento dello "stato maggiore" dell'antifascismo in esilio (Nitti, Salvemini, Turati, ecc.) in difesa del socialista Fernando De Rosa - attentatore di Umberto I a Bruxelles che viene comunque condannato a 5 anni - che riceve il plauso di tutti i giovani antifascisti italiani (partito della piazza)
Il PSI di Nenni si riunisce con il PSU di Turati ma ciò non risolve il problema dell'azione: bisogna creare una rete clandestina come quella antifascista per operare ci prova Sandro Pertini, ma viene arrestato e condannato a 11 anni
Questo primo tentativo andato male non ferma i giovani socialisti - come i comunisti del PCDI - che, per mano di Carlo Rosselli ed Emilio Lussu, fondano il movimento GIUSTIZIA E LIBERTA', proprio con l'intento di far scattare la tanto auspicata "scintilla rivoluzionaria" in Italia
i giellisti Bassanesi e Dolci, come prima azione, lanciano centinaia di volantini antifascisti da un aereo sui tetti di Milano, gesto che viene ripetuto più volte anche da altri attivisti il duce inizia ad arrabbiarsi (prima DeRosa ora questo) quindi stringe la morsa censoria attorno a stampa, radio e, addirittura, ai discorsi tra fascisti! (la parola antifascismo non va neanche nominata)
5 - Gli Anni Del Consenso All'Interno e All'Esterno
Nel 1934/1935 il consenso nei confronti del regime non accenna a diminuire anzi, aumenta (ovviamente perché era impossibile vivere contro) e lo testimonia la grande impennata di conversioni al fascismo Mussolini d'altro canto si è sempre mostrato benevolo (macchina del consenso.) nei confronti di chi si converte al suo regime (amnistia del 1932)
Tutto questo porta una grande crisi dell'antifascismo (liberali, popolari, democratici) "Andare Verso Il Popolo" commuove i socialisti ma non piace troppo ai ceti medio-alti (quelli cioè che hanno il potere) che sono soddisfatti dell'ordine e della calma delle masse; Mussolini ha molto successo all'estero (ammirazione di Churchill)
Mussolini nei primi anni di potere non poteva distogliere lo sguardo dall'Italia perché la situazione non era sicura quindi non presto molto interesse ai fatti internazionali, si limitò a quelle azioni che, da un lato erano di sicuro successo e dall'altro riscuotevano larghi consensi nel popolo (annessione di Fiume all'Italia Mussolini "difensore di tutti quei paesi che avevano subito torti dalla pace della prima guerra mondiale e dal Trattato di Versailles")
Appena il regime si consolida però il duce cerca - e trova - accordi con alcuni paesi dell'est (Ungheria, Albania) per arrivare alla Russia, con la quale instaura dei rapporti commerciali e, nel 1933, un vero e proprio accordo di reciproca non belligeranza; la stessa politica il duce la riserva alla Germania
Questo clima cordiale dura fino agli anni '30, quando, con la crisi economica, l'ascesa al potere di Hitler in Germania e l'aggressione del Giappone alla Cina, l'assetto mondiale viene messo in crisi e l'Italia assume un ruolo determinante nel 1933 si firma a Roma del PATTO A QUATTRO tra Italia, Gran Bretagna, Francia e Germania
Anche se Hitler lusinga Mussolini questi, in un primo momento, è restio dal collaborare e, anzi, quando i nazisti minacciano l'Austria, il duce mobilita le forze al Brennero in una chiara manifestazione anti-tedesca
La presa di distanze però non dura molto perché dopo due anni dalla firma del Patto a Quattro (1935) l'Italia inverte rotta ed instaura una stretta alleanza con la Germania e, da ultimo, dichiara guerra a Francia e Gran Bretagna
6 - La Guerra In Etiopia
I motivi di questa totalitaria svolta dell'Italia sono due:
Mussolini sa che il fascismo ha ormai messo profonde radici nel paese (quindi può "volgere altrove lo sguardo")
il quadro internazionale è stato destabilizzato dall'ascesa di Hitler (quindi è più facile espandersi senza rimetterci troppo)
Le mire espansionistiche del duce sull'Etiopia c'erano già da tempo (da quando vi strinse accordi commerciali) ma nel 1935 diventano cruda realtà: l'Italia dichiara guerra all'Etiopia per annetterla al regime; la Francia non si oppone (in cambio il duce le lascia la Tunisia) ma la Gran Bretagna si e duramente applicazione di sanzioni economiche che hanno però come unico risultato (dal momento che l'Italia si riforniva tranquillamente dalla Germania) la possibilità per il duce di costruire ad hoc una commovente immagine dell'Italia soffocata dai paesi plutocratici
Possibilità - realtà: tranne gli antifascisti che sperano nel fallimento dell'impresa, tutti gli italiani appoggiano le gesta etiopiche del duce, che si concludono il 9/5/1936 con la nomina di Vittorio Emanuele III a "Imperatore d'Etiopia" (NEGUS)
Un mese dopo la gran Bretagna toglie le sanzioni all'Italia, nel 1937 firma con Mussolini il "gentlemen's agreement" (rispettare lo status quo nel Mediterraneo) e nel 1938 riconosce ufficialmente la conquista etiope
Sebbene Mussolini creda che "il ciclo vitale" di Francia e Gran Gretagna si stia esaurendo, continua ad intrattenere rapporti con questi paesi
7 - La Guerra in Spagna
Luglio 1936, inizia la guerra civile in Spagna conseguentemente ad una congiura di militari - guidati da Francisco Franco - che cercano di rovesciare il governo socialista eletto dal popolo viste le notevoli difficoltà, Franco chiede aiuto ai nazi-fascisti che glielo danno
Nel 1934/1935 comunisti e socialisti firmano un "patto d'unità d'azione" che rinvigorisce l'antifascismo internazionale compreso quello italiano
Come prima dimostrazione di questo rinvigorimento, giovani antifascisti (partito della piazza), vecchia guardia (partito delle istituzioni), liberali, socialisti, comunisti, anarchici e democratici inviano aiuti alla Repubblica Spagnola aggredita dai fascisti ma incontrano molte difficoltà (ogni uomo e/o aereo perso da Franco viene immediatamente rimpiazzato da Mussolini e Hitler)
Ma per quanto difficile sia opporsi ai franchisti, gli antifascisti danno del filo da torcere: la guerra spagnola si prolunga fino al 1938 e, dal momento che non era accompagnata dagli stessi entusiasmi dell'impresa etiope, Mussolini perde credibilità (anche perché Hitler sembra volerlo trascinare in una guerra terribile)
Per tutta risposta nel 1937 Mussolini fa altri 2 passi sulla fatale via dell'alleanza con la Germania:
aderisce al PATTO ANTI-COMINTERN tra tedeschi e giapponesi
esce dalla Società delle Nazioni (che racchiudeva in un accordo di non belligeranza quasi tutti i paesi del continente europeo)
Avendo posto la guerra in Spagna come una sorta di "crociata contro i comunisti peccatori", il duce riceve anche l'appoggio del Vaticano (varie encicliche del Papa)
Parallelamente cresceva, come avevamo detto, l'antifascismo, che ora (1937) inizia a diffondere messaggi propagandistici per radio (Radio Milano)
8 - La Svolta Totalitaria e Le Leggi Razziali
L'unica lezione del dictator minor (Mussolini) al dictator maior (Hitler) è solo l'utilizzo di vie semi-legali per prendere il potere, per il resto, mentre il nazismo si fa stato e diventa subito una dittatura totalitaria, il fascismo è lento nel progredire e non raggiunge né raggiungerà la fascistizzazione completa della società italiana
I tentativi comunque ci sono, soprattutto in ambito scolastico:
riforma di Giuseppe Bottai con la "CARTA DELLA SCUOLA"
scuola media unica (scuola del popolo fascista)
obbligo di giuramento al regime per professori scolastici (solo 6 rifiutano)
obbligo di giuramento al regime per professori universitari (solo 18 rifiutano)
e in ambito culturale:
nel 1937 si istituisce il Minculpop (Ministero della Cultura Popolare)
censura più stretta su libri (bonifica libraria), film (specie americani) e fumetti (Topolino!)
anni '30 noti come "il decennio delle traduzioni"
bonifica linguistica (NO chiave inglese, SI chiave morsa!)
Anche se il duce vuole "togliere di mezzo quel mezzo milione di vigliacchi borghesi che ostacolano la rivoluzione fascista" la collaborazione con la borghesia industriale continua (gratitudine di Alberto Pirelli per le commesse di guerra)
Nel 1936 c'è il riordino del sistema bancario e l'estromissione degli azionisti privati dalla Banca d'Italia, nel 1938 il regime vincola alle decisioni dello Stato (pur senza alterarne la forma di istituti privati) Banca Commerciale, Banco di Roma e Credito Italiano
Spaccatura nel mondo industriale da una parte finanzieri, banchieri, gruppi veneti e lombardi a favore del duce e dall'altra FIAT e settore delle fibre artificiali a favore degli USA
Rafforzamento del legame duce/re (Mussolini regala la corona d'Imperatore d'Etiopia a Vittorio EmanueleIII e questi contraccambia insignendolo della Gran Croce dell'ordine militare dei Savoia)
Quando nel 1938 Hitler viene in visita in Italia, il duce si rende conto della sua posizione d'inferiorità (durante il cerimoniale è costretto a fare un passo indietro rispetto al sovrano) e da quel momento in poi la svolta totalitaria è definitiva:
Dal 1 gennaio 1939 è abolita la Camera dei Deputati e sostituita con la Camera dei fasci e delle Corporazioni
scompare ogni distinzione tra potere esecutivo e potere legislativo
vengono promulgate le LEGGI RAZZIALI (con il silenzio di Vittorio EmanueleIII intimorito dal disappunto che il duce provò alla visita di Hitler nel 1938)
Conseguentemente le leggi razziali vengono emanati dei decreti legge per regolamentare i rapporti tra coloni in Etiopia e locali e - peggio ancora - licenziati tutti gli insegnanti ebrei dalla scuole, vietata l'iscrizione alle scuole secondarie agli studenti ebrei, speciali sezioni per i bambini ebrei il popolo italiano non capisce il perché delle leggi razziali ma, tuttavia, le tollera perché "discriminano solamente e non perseguitano come quelle tedesche"; inoltre tutti sanno che queste leggi sono conseguenza dell'alleanza con Hitler e la cosa, a lungo andare, diventa un alibi per le azioni ignobili del duce
La svolta totalitaria e l'alleanza (similitudine?) col nazismo, raffredda i rapporti con il Vaticano (il Papa emana encicliche in tedesco denunciando il razzismo pagano di Hitler) ma Mussolini se ne frega e "tira dritto" (anche quando tra Stato e Vaticano ci si mettono alti prelati e laici cattolici per far da paceri e moderare le tensioni)
Ed in effetti tira dritto eccome: imponente censura sulla stampa cattolica e minaccia di rappresaglie contro Azione Cattolica (la "pupilla del Papa")
La Chiesa comunque non si preoccupa più di tanto perché è convinta che alla fine vincerà questo confronto con il regime (tale affermazione in base all'aumento di persone alla messa domenicale)
1 - La Guerra in Europa
30 ottobre 1938 - Mussolini, sollecitato dagli inglesi, riesce a convincere Hitler a sospendere le ostilità in Cecoslovacchia e quindi rientra da Monaco come "salvatore della pace" (comunque gli accordi ivi presi non faranno altro che ritardare la guerra)
Un mese dopo Hitler invade comunque la Cecoslovacchia ed avanza per il Corridoio di Danzica; Mussolini lo segue e invade - con successo e a costo zero - l'Albania (1939)
22 maggio 1939 - Ciano (per Mussolini) e Von Ribbentrop (per Hitler) firmano il PATTO D'ACCIAIO tra Germania e Italia (che però deve aspettare il completamento della macchina bellica - 3 anni - prima di onorare il patto)
Mussolini vuole ritardare la guerra il più possibile se non evitarla del tutto è tentato nel 1939 di cambiare schieramento rialleandosi con Francia ed Inghilterra (ma non lo farà)
Comunque sia è certo che l'Italia non è pronta per la guerra (Etiopia e Spagna hanno consumato molto materiale bellico) ed il duce lo confida ad Hitler, il quale, impaziente invece di iniziare, non gli da ascolto trasformando Mussolini in una pedina di secondo piano
I nazisti avanzano in Polonia e il duce conferma che non è pronto (a meno che Hitler non gli dia armi e materie prime, cosa che non avviene perché la Germania ha le armi e i mezzi più potenti del mondo e Hitler non vuole sguarnirli)
3 settembre 1939 - Gran Bretagna e Francia dichiarano guerra alla Germania: inizia la Seconda Guerra Mondiale (l'Italia è costretta a rimanere non belligerante la cosa fa disperare Mussolini perché non è per niente "virile")
Il regime da i primi segni di cedimento perché da una parte c'è il duce che vuole entrare in guerra e dall'altra ci sono i seguaci del duce - molti dei quali iscritti al PNF non per fede ma per convenienza - che poco li alletta l'idea di un altro conflitto mondiale specie dopo anni di fame e ristrettezze e proprio tra i gerarchi fascisti che c'è una divisione tra filo-nazisti (Farinacci) e anti-tedeschi (Ciano)
All'opposto sono invece le sensazioni di Re e Papa: molto contenti della non belligeranza (meglio comunque chiamarla "neutralità") raffreddano sempre più i rapporti col duce soprattutto la Chiesa perché vede cresce ogni giorno il proprio successo
Cominciano anche ad arrivare all'OVRA voci di un probabile colpo di stato da parte del Re che vorrebbe abdicare in favore del figlio con conseguente destituzione di Mussolini, ma rimangono solo voci (fino al 25 luglio 1943 quando poi succede) che si ripetono come un ritornello ad ogni sconfitta del regime
Tutte queste voci non fanno certo cambiare idea a Mussolini che rimane fermo nella sua volontà di entrare in guerra (anche perché una probabile vendetta tedesca fa più paura del conflitto stesso) e lo fa il 10 giugno 1940 dopo che l'incontro al Brennero con Hitler (che gli ha promesso carbone a volontà) ha dissipato ogni suo dubbio (non sono comunque solo gli aiuti promessi da Hitler a convincere il duce, ma anche la crescente ammirazione che gli italiani riservano alle conquiste naziste)
Mentre Mussolini dice ad Hitler che è pronto ad entrare in guerra, i nazisti marciano su Parigi dove entreranno da vincitori il 14 giugno 1940 (porta data 22/6/1940 la resa della Francia) senza che i (pochi) fucili italiani abbiano sparato un solo colpo
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