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La guerra in epoca Medievale




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La guerra in epoca Medievale


Secondo la visione tradizionale e popolare delle guerre in Europa nel Medioevo, i cavalieri dominarono i campi di battaglia nel periodo compreso tra il IX e il XV secolo. Indossavano corazze di piastre metalliche e si lanciavano alla carica con solide lance, disperdendo, trafiggendo a morte e calpestando con i cavalli i soldati di fanteria che incontravano sul proprio cammino, schierandosi in modo compatto e decisivo per la battaglia. L'epoca dei grandi cavalieri giunse al termine quando la fanteria riacquistò un ruolo preponderante sul campo di battaglia grazie all'introduzione di nuove armi (armi da fuoco) e di nuove strategie belliche (formazioni compatte di picchieri). La visione tradizionale della cavalleria è dovuta all'arte e alle scarse cronache dell'epoca che, incentrate sulle leggendarie figure di nobili a cavallo, ignoravano i cittadini comuni e i contadini che combattevano a piedi. Tuttavia, la concezione che ruotava intorno alla figura del cavaliere e che limitava l'arte della guerra alle prodezze della cavalleria è falsa.

In realtà, in epoca medievale, le truppe di fanteria furono una componente molto importante in tutti gli eserciti. Combattevano a mani nude gettandosi nella mischia oppure utilizzavano archi di vario tipo; in seguito impiegarono anche armi da fuoco. Gli interventi della fanteria furono sempre critici e decisivi nell'ambito dell'assedio di castelli o di città fortificate.

Nel Medioevo, le guerre consistevano principalmente in assedi di vario genere, mentre le grandi battaglie a cielo aperto tra eserciti erano piuttosto rare. Gli eserciti si muovevano come su una scacchiera, compiendo manovre e aggiramenti per conquistare città e castelli di importanza strategica, evitando il più possibile di ingaggiare combattimenti, laddove avrebbero potuto subire ingenti perdite.

In occasione di battaglie campali e di scontri all'ultimo sangue, l'intervento dei cavalieri poteva essere decisivo: la carica di cavalieri protetti da solide armature possedeva una forza d'urto di grande potenza. Tuttavia, la vittoria andava spesso all'esercito che sapeva sfruttare al meglio le tre componenti a propria disposizione: fanteria, cavalleria e arcieri. Fattori altrettanto importanti e determinanti, che hanno influenzato le battaglie di tutti i tempi, erano ad esempio l'uso intelligente del campo di battaglia, l'attenzione per il morale delle truppe, l'abilità di comando, la disciplina e le tattiche strategiche.

L'avvento della Cavalleria

All'epoca di Carlo Magno le unità di guerrieri a cavallo erano diventate l'élite militare dei Franchi e l'uso della cavalleria si diffuse in tutta Europa. Combattere a cavallo era particolarmente glorioso, perché permetteva di penetrare nel folto della mischia, di muoversi velocemente e di schiacciare i nemici di rango inferiore, solitamente appiedati. Quando si scontravano due forze rivali di cavalieri, la rapidità della carica e la violenza dell'impatto erano incredibili. Altra fonte di prestigio era l'elevato costo dei cavalli, delle armi e della corazza, tanto che solo i più benestanti e la gente del loro seguito potevano permetterseli.
I re del tardo Medioevo, sempre privi del denaro necessario per mantenere i grandi e dispendiosi contingenti di cavalleria, nominavano vassalli i loro guerrieri e concedevano loro in feudo le terre, dalle quali dovevano ricavare i profitti per pagarsi cavalcatura ed equipaggiamento. Spesso i vassalli assumevano al soldo compagnie di soldati mercenari. In un'epoca in cui il potere centrale era debole e le comunicazioni scarse, il vassallo, insieme ai suoi uomini, era responsabile della legge e dell'ordine entro il feudo che aveva ricevuto, in cambio del quale s'impegnava a prestare servizio militare presso il feudatario. Così, in caso di bisogno, gli aristocratici e i sovrani riuscivano a formare degli eserciti che avevano come punto di forza i cavalieri loro vassalli.

Nel corso del Medioevo i guerrieri a cavallo, classe prestigiosa nell'Europa occidentale, adottarono un severo e minuzioso codice di comportamento. Il canone fondamentale riguardava il senso dell'onore in guerra e in pace, applicato esclusivamente ai rapporti fra pari, mai alle classi inferiori o ai contadini, che costituivano la gran parte della popolazione. I cavalieri divennero la classe dominante, in possesso delle terre che producevano tutte le ricchezze. In un mondo pieno di violenze è comprensibile che il titolo di nobiltà si acquisisse principalmente grazie allo status di valoroso guerriero. Solo in seguito prevalse il concetto di eredità, a discapito del valore.

Cavalleria

Il termine 'cavalleria' inizialmente indicava l'equitazione. Nel Medioevo la casta dei guerrieri si distingueva dai contadini, dal clero e dal resto per l'abilità dimostrata in combattimento e a cavallo. I simboli della loro importanza erano animali forti e veloci, armi belle ed efficaci e corazze ben lavorate.
Nel XII secolo, invece, il termine cavalleria si riferiva ad un intero sistema di vita. Le regole basilari del codice cavalleresco erano le seguenti:


* Proteggere le donne e i deboli.
* Battersi contro gli ingiusti e i malvagi.
* Amare la patria.
* Difendere la Chiesa, anche a rischio della vita.

Di fatto, però, i cavalieri e gli aristocratici si comportavano come meglio credevano e le faide e le contese territoriali avevano la precedenza su ogni cosa. Il costume tribale germanico, secondo il quale il patrimonio di un capo toccava ai vari figli anziché al primogenito, spesso scatenava guerre fratricide; il conflitto tra i nipoti di Carlo Magno ne offre un esempio. Il Medioevo fu un susseguirsi di guerre civili in cui i veri sconfitti erano di solito i contadini.

Nel tardo Medioevo i sovrani crearono gli ordini cavallereschi, associazioni esclusive di cavalieri d'alto rango che giuravano fedeltà reciproca e al monarca. L'ammissione all'ordine era molto ambita, in quanto indice d'importanza nel regno. Nel 1347, durante la Guerra dei Cent'anni, Edoardo III d'Inghilterra fondò l'Ordine della Giarrettiera, esistente ancora oggi, che era formato da 25 tra i più nobili cavalieri d'Inghilterra, legati da un giuramento di dedizione e di lealtà alla corona, fino alla vittoria in guerra.

L'Ordine del Toson d'Oro, istituito nel 1430 da Filippo il Buono, duca di Borgogna, divenne il più ricco e potente d'Europa. Luigi XI di Francia fondò l'Ordine di San Michele allo scopo di tenere sotto controllo i vertici dell'aristocrazia. Gli Ordini di Calatrava, Santiago e Alcantara sorsero per cacciare i Mori dalla penisola iberica e vennero fusi da Ferdinando d'Aragona, il cui matrimonio con Isabella di Castiglia segnò l'unificazione del regno di Spagna. Il re rimase il Gran Maestro dei tre ordini, sebbene questi rimasero separati.

Investitura a Cavaliere

A sette o otto anni i maschi di nobile stirpe andavano a vivere presso un grande feudatario come paggi. In tale condizione apprendevano il corretto contegno sociale dalle donne di casa e i rudimenti dell'uso delle armi e dell'arte del cavalcare. Verso i 14 anni diventavano scudieri, cioè apprendisti, e come tali erano assegnati a un cavaliere, che provvedeva al resto della loro istruzione. Lo scudiero fungeva sia da compagno che da servo, con mansioni quali lucidare la corazza e le armi (che tendevano ad arrugginire), provvedere alla vestizione e agli effetti personali del cavaliere e fargli da guardia, dormendo davanti alla sua porta.

Ai tornei e in combattimento lo scudiero forniva l'assistenza richiesta dalle circostanze: portare armi e cavalli di ricambio, medicare le ferite, difendere il padrone dal pericolo e all'occorrenza garantirgli una sepoltura decorosa. In molti casi partecipava di persona alla lotta a fianco del cavaliere, anche se di solito il nemico non prestava attenzione allo scudiero, che si trovava al di là del cavallo, e si occupava piuttosto dell'avversario, di rango pari o superiore al suo. Lo scudiero cercava invece d'ingaggiare battaglia per acquisire gloria o catturare un avversario di alto lignaggio.

Oltre a rafforzarsi con l'addestramento marziale, l'apprendista si esercitava nei giochi, imparava almeno a leggere, se non addirittura a scrivere, e studiava musica, danza e canto.

A 21 anni era pronto per l'investitura, che veniva eseguita da un signore o da un altro cavaliere di nobili origini. Il rituale, inizialmente semplice, consisteva nel toccare con una spada la spalla dell'aspirante, che poi si allacciava un cinturone. Nel corso del tempo la cerimonia divenne più complessa per gli elementi introdotti dalla Chiesa: la notte precedente i candidati facevano il bagno, si tagliavano i capelli e vegliavano in preghiera; il mattino dopo ricevevano la spada e gli speroni del nuovo titolo.

In genere tale carica era accessibile soltanto a coloro che possedevano le terre o le rendite necessarie per far fronte alle responsabilità connesse al titolo, ma siccome i grandi feudatari o i vescovi erano soliti mantenere ingenti corpi di cavalleria, era facile trovare impiego presso di loro. Poteva capitare che uno scudiero segnalatosi in combattimento per il suo coraggio venisse notato e insignito sul campo.

Tornei

I primi tornei, come scontri simulati tra cavalieri, risalgono al X secolo e furono immediatamente condannati da Innocenzo II nel corso del concilio di Letrán e dai sovrani europei, contrari ai ferimenti e ai massacri generati da attività considerate frivole. Malgrado ciò i tornei continuarono, assumendo crescente importanza, fino a divenire parte integrante della vita del cavaliere.


In origine si trattava di tenzoni fra singoli rivali ma con il passare dei secoli assunsero una struttura complessa, trasformandosi in eventi sociali che attiravano patrocinatori e contendenti da molto lontano. Le cosiddette lizze (campi di combattimento) erano dotate di tribune per gli spettatori e di padiglioni per coloro che gareggiavano. I cavalieri continuarono a duellare individualmente con armi diverse o anche in squadre che cozzavano nella mischia. L'evento principale era costituito dalle coppie che giostravano, caricandosi a vicenda con le lance, allo scopo di ottenere il premio, il prestigio e l'ammirazione del pubblico femminile seduto in tribuna, non molto diversamente da quanto accade nelle moderne gare atletiche.


Nel XIII secolo le vittime dei tornei divennero talmente numerose da allarmare le autorità e la Santa Sede: nel 1240 in una competizione tenuta a Colonia perirono sessanta cavalieri. Il pontefice avrebbe preferito inviare quei valorosi a combattere nelle crociate in Terrasanta, anziché vederli cadere in quel modo. Malgrado il ricorso a nuove regole e ad armi spuntate per ridurre gli incidenti, le ferite erano ancora gravi e spesso mortali. Enrico II di Francia perse la vita in una giostra in occasione del matrimonio della figlia.

Di solito le sfide si svolgevano sotto forma di gare amichevoli, ma non era raro che antichi rancori fra i contendenti sfociassero nell'uccisione o che il perdente venisse catturato e ottenesse la libertà solo pagando al vincitore un riscatto in cavalli, armi e corazze. L'andamento della gara era aggiornato da araldi che registravano gli esiti degli scontri e li comunicavano al pubblico. Un cavaliere di basso rango poteva rimpinguare il magro patrimonio con i premi e conquistarsi una moglie ricca.

Ordini Militari

Per realizzare gli obiettivi cristiani delle crociate furono creati degli ordini cavallereschi militari che divennero i combattenti più accaniti e i nemici più odiati dagli arabi. La loro attività continuò anche dopo il fallimento della conquista della Palestina.

Il primo a sorgere fu l'ordine dei Templari, fondato nel 1108 a protezione del Santo Sepolcro di Gerusalemme. I suoi adepti indossavano una tunica bianca con croce rossa e, come i monaci benedettini, prendevano i voti di povertà, castità e obbedienza. Furono gli ultimi crociati a lasciare la Terrasanta, con la fama di possedere grande coraggio ma anche un'estrema durezza in combattimento. Negli anni successivi si arricchirono grazie alle donazioni e alla pratica dell'usura, suscitando così l'invidia e la diffidenza dei re. Nel 1307 Filippo IV di Francia li accusò di svariati crimini e di eresia, li arrestò e confiscò le loro terre. Altri sovrani europei seguirono l'esempio tanto che i Templari dovettero scomparire.



I Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, o Ospedalieri, che avevano in principio lo scopo di curare i malati e i pellegrini poveri in visita al Santo Sepolcro, in breve si trasformarono in un ordine militare. Indossavano una tunica rossa con croce bianca e prendevano i voti benedettini. Le loro regole erano severe e vietavano di arricchirsi o di abbandonarsi all'indolenza. Espulsi dalla Terrasanta dopo la resa del loro maggiore castello, il Krak des Chevaliers, si ritirarono sull'isola di Rodi, difendendola per molti anni. Cacciati dai Turchi, si trasferirono a Malta.

Il terzo grande ordine militare fu quello dei Cavalieri Teutonici, sorto nel 1190 per tutelare i pellegrini germanici diretti in Terrasanta. Prima della fine delle crociate si erano dedicati alla conversione dei pagani in Prussia e negli stati baltici.

Araldica

Per differenziare i cavalieri in campo si sviluppò un sistema di simboli, l'araldica. Ogni nobile esponeva sullo scudo, sulla tunica, sulle bandiere e sul sigillo il proprio stemma. La sopravveste adorna del distintivo si chiamò blasone, un termine che fu utilizzato per indicare anche l'insegna stessa. Una organizzazione indipendente, la Consulta Araldica, disegnava gli emblemi in modo che risultassero unici e li registrava in speciali libri, sottoposti alla sua supervisione.



Gli stemmi si tramandavano di generazione in generazione e si modificavano con i matrimoni. Certi motivi erano riservati alle famiglie reali dei diversi paesi, ma alla fine del Medioevo anche le città, le gilde e i notabili di origine plebea potevano ambire a un proprio emblema.

In battaglia i combattenti usavano gli stemmi per distinguere gli amici dai nemici e individuare nella mischia un degno avversario. I conservatori degli stemmari, che stilavano gli elenchi dei cavalieri in procinto di entrare in lizza, avevano anche una funzione neutrale e agivano come intermediari, facilitando lo scambio di messaggi fra i difensori di un castello o di una città e gli assedianti. Dopo la battaglia questi araldi identificavano i morti per mezzo dei loro stemmi.

Tipi di Cavalieri

Esploratore a cavallo

L'importanza di veloci unità a cavallo per l'esplorazione, compresa fin dall'antichità, venne tenuta ben presente durante tutto il Medioevo. Anche con il grande sviluppo della Cavalleria pesante, in tutti gli eserciti era presente una forza di esploratori a cavallo con corazza leggera che rappresentavano gli occhi dell'esercito in marcia. Montando cavalli purosangue per sfruttarne la velocità e il vigore procedevano e sorvegliavano dai lati dell'esercito in marcia per avvistare gli spostamenti del nemico. Gli esploratori a cavallo erano di scarsa utilità in battaglia per la corazza e le armi leggere di cui erano dotati, ma potevano essere decisivi una volta che il nemico sconfitto si ritirava, inseguendo i fuggiaschi e catturando armi, mezzi e prigionieri.


Cavalleria leggera

Con l'aumento delle dimensioni degli eserciti e con le campagne che si spingevano sempre più lontano, l'importanza dell'esplorazione fu sempre più evidente. Molte civiltà svilupparono una cavalleria leggera, come potenziamento degli esploratori a cavallo,espressamente per questo scopo. Meglio addestrata ed equipaggiata per il combattimento, poteva essere usata in battaglia per attacchi ripetuti, per caricare la fanteria nemica o per sostenere la carica della propria cavalleria. Le unità di cavalleria leggera indossavano solo una corazza parziale e uno scudo e di frequente erano armate di lancia. Le civiltà che non potevano utilizzare le costose armature della cavalleria pesante, come i gruppi barbari orientali, schieravano vasti contingenti di cavalleria leggera.


Cavaliere


Cavaliere scelto

Fra i cavalieri esisteva una gerarchia basata sul rango feudale e sulla prodezza in combattimento. Un cavaliere di umili origini poteva raggiungere una posizione sociale di grande rilievo grazie ai meriti acquisiti in battaglia, alla vittoria in un torneo o a un matrimonio. I cavalieri scelti, una ristretta élite potevano diventare membri di importanti ordini, come l'ordine della Giarrettiera o l'ordine del Toson d'oro. I primi fra di loro vennero scelti per l loro potere politico e per il valore militare. Con il passare dei secoli gli ordini divennero molto più che un'élite sociale.


Paladino

I paladini erano i più forti ed esperti della classe dei cavalieri scelti, i campioni dei loro signori e dei loro ordini di cavalleria.Erano uomini dalla più alta condizione sociale e dal grandissimo valore militare. Spesso costituivano il corpo di guardia di un potente Re, sotto giuramento di proteggere l avitadel loro signore con la propria


Cavaliere teutonico

Al tempo delle crociate in Terrasanta, i crociati germanici formarono un ordine di monaci guerrieri chiamati cavalieri teutonici che, abbandonate le spedizioni nel mediterraneo orientale, rivolsero la loro attenzione all'Europa dell'est. Con le loro conquiste, portarono il cristianesimo nelle regioni baltiche e tra le foreste di quella che sarebbe diventata la Prussia, costruendo castelli da cui circondare il territorio circostante, come del resto avevano già fatto durante le crociate. Forti e valorosi guerrieri, erano uno dei principali ordini cavallereschi sorti appositamente per le crociate


Templare

I templari erano l'ordine più ricco e importante di quelli nati esclusivamente per le crociate. Prendono il nome dal Tempio di Salomone, presso il quale risiedevano durante i loro soggiorni a Gerusalemme. Fortissimi e implacabili cavalieri, grazie alle loro abilità accumularono ricchezze immense che li resero potentissimo, a tal punto che i sovrani europei, finite le crociate, li considerarono come un pericolo e non più come alleati.

Guerra navale


Per i Romani l'esigenza di navi da guerra nel Mediterraneo era venuta meno dopo la conquista di tutti i territori limitrofi; ormai non c'era nessun altro impero concorrente dotato di marina e la pirateria era stata quasi interamente eliminata. Ma dalle rovine dell'Impero Romano d'Occidente sorsero nuove civiltà e la pirateria ebbe nuovo slancio. Ecco dunque ripresentarsi il bisogno di navi da guerra per respingere le invasioni, la necessità di darsi un assetto militare e di proteggere le rotte mercantili sul mare.

Navi bizantine


Agli inizi del Medioevo i Bizantini rappresentavano la maggiore potenza navale nel Mediterraneo. La supremazia marittima era determinante per la sopravvivenza del loro vasto impero: le difese terrestri di Costantinopoli erano eccellenti e rendevano l'attacco diretto molto improbabile ma si doveva tenere aperto l'approvvigionamento via mare in caso di assedio. Finché le navi erano in grado di scaricare rifornimenti, la capitale aveva la vita assicurata.

In quel periodo, la principale nave da guerra bizantina era il dromen, creata sulla base di esemplari antichi e simile alla trireme. Il tipico dromen aveva una forma allungata e stretta per guadagnare in velocità; la sua forza motrice era costituita dai rematori (da 50 a 200) e dalle vele latine. Al centro della metà anteriore e di quella posteriore s'innalzava un albero. L'uncino di prua serviva ad arpionare i vascelli nemici prima dell'abbordaggio; rari erano invece i rostri. Dalle piattaforme poste al centro, a prua e a poppa, gli arcieri e le catapulte tiravano sulle navi e sugli equipaggi nemici. Durante la battaglia l'obiettivo era di speronare o di mettere fuori combattimento la nave avversaria per poi agganciarla e mandare la ciurma all'arrembaggio.

I Bizantini usarono con successo un'arma segreta, detta fuoco greco (vedi la nave in figura,che utilizzava quest'arma ed era detta perciò incendiaria). Si trattava di un composto chimico che bruciava violentemente a contatto con l'aria; lo versavano tramite tubi o lo lanciavano come proiettili incendiari. Sulle navi di legno l'effetto era devastante e consentiva la vittoria dei Bizantini negli scontri con gli Arabi. Data la sua importanza, la formula del fuoco greco veniva custodita tanto gelosamente che andò perduta. Ancora oggi resta un mistero.

Navi mediterranee

Fin oltre il Medioevo le navi da guerra a remi, note come galee, dominarono le rotte del Mediterraneo, le cui acque erano relativamente al riparo dalle turbolenze. A quel tempo i fiorenti commerci con il Levante davano il primato sui mari alle repubbliche di Genova e Venezia. Anche gli Arabi si erano però dotati di una flotta per avere buon gioco negli scambi e per tener testa ai Bizantini e agli altri cristiani nella lotta per il controllo del Mediterraneo. Durante le prime crociate (XI secolo) dall'Europa settentrionale giunsero delle navi con struttura totalmente diversa.

Navi europee

Le tribù germaniche che invasero il nord Europa intorno al 500 svilupparono diverse specie di nuove imbarcazioni. Quella mercantile classica aveva un ampio scafo e un profondo pescaggio. Inizialmente dotata di un unico albero, fu successivamente potenziata con l'aumento della stazza. Gli Scandinavi la chiamavano knarr. L'esemplare scoperto sul fondale di un porto danese negli anni Sessanta ha fornito molte informazioni utili. È noto che per i commerci e per le esplorazioni, gli Anglosassoni e i Vichinghi tendevano a utilizzare questo tipo d'imbarcazione, la cui evoluzione fu la nave da carico, la principale nave mercantile dell'alto Medioevo, che univa la facilità di manovra a una notevole capienza.

In Europa settentrionale le battaglie navali rappresentavano delle estensioni di quelle di terra. A prua e a poppa delle navi da carico si costruivano delle torri di protezione che servivano anche da base per gli arcieri che all'avvicinarsi del nemico, intensificavano il tiro incrociato di frecce con l'intento di colpire equipaggio e soldati. Quindi le navi si accostavano per cercare di catturarsi a vicenda, combattendo all'arma bianca. In quelle acque i velieri non erano in grado di speronarsi e fino alla comparsa del cannone, nel XIV secolo, non esistevano armi capaci di produrre gravi danni strutturali o di affondare le imbarcazioni. Nel 1340, a Sluys, circa 400 navi da guerra inglesi e francesi, sul modello delle navi da carico, con grandi contingenti di arcieri e fantaccini, ingaggiarono la battaglia navale più tipica del basso Medioevo: l'azione consisteva semplicemente nel radunarsi per il lancio di frecce e nel combattimento corpo a corpo.

I primi cannoni furono installati a prua o a poppa. Le piccole bocche posizionate sui bordi di murata dovevano colpire gli equipaggi avversari. La nave inglese Christopher of the Tower, del 1406, fu la prima costruita appositamente per montare cannoni. Solo alla fine del Medioevo comparvero i cannoni di fiancata adatti a perforare lo scafo.

L'imbarcazione usata dai Vichinghi era più idonea al trasporto che alla guerra, ma era comunque raro che si combattesse a bordo. Quando questo avveniva, sembra che le navi fossero legate insieme, formando una piattaforma per lo scontro corpo a corpo. La barcaccia funzionò a remi fino ai secoli VIII e IX, dopodiché venne arricchita con vele. Nonostante l'aspetto fragile e apparentemente inadeguato alla navigazione sugli oceani, le riproduzioni moderne degli antichi modelli si sono mostrate all'altezza della fama di un tempo. L'aggiunta delle vele spiega in parte perché nel IX secolo i Vichinghi cominciassero ad allungare il raggio delle loro scorrerie.

Il curragh irlandese era una piccola imbarcazione utilizzata soprattutto per i commerci e i viaggi costieri, ma in grado di affrontare anche gli oceani. Era formata da pelli di animali tese su un'armatura in legno e impermeabilizzate con la pece. Incredibilmente leggera, possedeva una piccola vela o era spinta da remi. In caso di mare mosso, si chiudeva la copertura di pelli per evitare d'imbarcare acqua e affondare. I monaci irlandesi esplorarono il Nord Atlantico sui curragh, raggiungendo l'Islanda molto prima dei Vichinghi. Addirittura si ritiene che possano essere arrivati fino al Nuovo Mondo, ma non esistono prove in proposito.

Durante le crociate, nel Mediterraneo fecero la loro comparsa le imbarcazioni nordiche e s'intensificarono i contatti fra i marinai e i costruttori navali delle aree settentrionali e quelli delle zone meridionali. I popoli meridionali cominciarono ad adottare alcuni elementi della nave da carico, tra cui l'ampio scafo e la vela quadra; a nord invece si diffuse l'uso della bussola, del timone di poppa e della vela latina.

Navi cinesi

I più grandi costruttori navali del Medioevo furono probabilmente i Cinesi. La ben nota giunca rimase per molti secoli un'imbarcazione migliore di qualsiasi altra usata in Occidente. Era una splendida combinazione di capienza di carico, maneggevolezza e affidabilità. Nel 1405 l'ammiraglio cinese Cheng Ho istituì una possente marina di 25.000 uomini che esplorò buona parte del Pacifico sudoccidentale e degli oceani indiani, ma poiché le autorità cinesi non diedero alcun valore all'impresa e alle conseguenti scoperte, le navi più celebri esistenti al mondo in quell'epoca furono tirate in secco e abbandonate.

Fanteria

Milizia

La milizia era formata dai contadini e dai lavoratori delle varie regioni richiamati per prestare servizio militare nei momenti di emergenza.Questi soldati temporanei erano di frequente equipaggiati con armi e corazze mediocri e tornavano alle loro occupazioni abituali non appena superata l'emergenza. Le unità di milizia erano spesso usate come truppe di seconda fila quando i signori radunavano i loro vassalli per una campagna e venivano impiegati per combattimenti meno impegnativi e per tutti i compiti di supporto dell'esercito principale. L'inglese Harold Godwinson scese in campo nel 1066 ad Hastings solo con i suoi vassalli. Secondo alcuni storici, se avesse ripiegato e richiamato la milizia anglosassone probabilmente non avrebbe dovuto cedere il suo regno a Guglielmo il Conquistatore. Per la maggior parte dell'alto medioevo, gli eseciti professionali in Occidente erano molto esigui. In quest'epoca la gran parte dei combattimenti era condotta da unità di milizia guidate da forti condottieri e dai loro pochi gregari


Fanteria Scelta

La fanteria scelta era costituita da uomini addestrati all'uso delle armi e protetti in battaglia da un'armatura di qualche genere. in questo senso, anche i cavalieri facevano parte della fanteria scelta. ma non necessariamente il contrario. La fanteria scelta includeva anche militari professionali di nascita non nobile, chiamati sergenti, e cavalieri ancora in addestramento, detti scudieri . Gli eserciti dei nobili feudali erano divisi in 2 gruppi distinti:l fanteria scelta, di origini diverse, e la milizia formata dai contadini. I combattenti addestrati fornivano al principale forza di attacco in un esercito. La fanteria scelta combatteva a piedi con la spada , un'arma efficace che li distingueva dai soldati di condizione inferiore, come lancieri e unità dotate di armi da lancio. Le unità di fanteria scelta erano di particolare efficacia contro i cavalieri, se riuscivano ad avvicinarsi in modo sufficiente, e combattevano a fianco dei cavalieri disarcionati in particolari circostanze come l'assalto ai castelli. Durante la Guerra dei Cent'anni spesso gli inglesi combatterono a piedi per contrastare i cavalieri francesi, in forte superiorità numerica. In campo di battaglia un'unità di fanteria scelta si trovava decisamente in svantaggio rispetto a un cavaliere. I cavalieri utilizzavano un ristretto numero di unità di fanteria scelta come gregari per mantenere l'ordine locale all'interno del feudo e per essere accompagnati quando venivano richiamati al servizio militare.


Guerriero con spada lunga

L'arma preferita dai soldati di origine nobile era la spada lunga. L'abilità con la spada era segno di distinzione sociale poiché le spade migliori erano costose e difficili da realizzare. Le unità di fanteria scelta si addestravano con spade più corte e armi economiche, mentre le spade lunghe erano riservate alla nobiltà. Durante la cerimonia di investitura, il nuovo cavaliere veniva nominato dal suo signore che brandiva una spada lunga


Con i miglioramenti della corazza, anche le armi subirono un'evoluzione. Lo spadone a due mani era un'innovazione che consentiva al guerriero di colpire il nemico con la forza di entrambe le braccia. Si trattava di una spada lunga e pesante che richiedeva molta forza e addestramento per essere maneggiata. Il guerriero con spadone a due mani era un avversario formidabile nel combattimento corpo a corpo: non utilizzava alcuno scudo e si affidava solo alla propria potenza di attacco per prevalere sullo scudo e sulla corazza del nemico. Anche se colpiva poche volte, ogni colpo inferto poteva risultare mortale, indipendentemente dalla corazza e dalle armi del difensore.


Alcuni tra i migliori guerrieri con spada, per la loro abilità e la fama acquistata durante i tornei o sul campo di battaglia, guadagnavano il titolo di campione, diventando condottieri nelle campagne militari ed elevando la propria condizione sociale. I signori facevano dei campioni i loro gregari e talvolta organizzavano combattimenti tra i loro migliori guerrieri per risolvere dispute. Avere al proprio servizio o come vassallo un grande campione rappresentava nel Medioevo un'ottima assicurazione per affrontare le controversie legali. I campioni erano soldati di professione e talvolta membri della nobiltà. Un campione di successo poteva ottenere un titolo nobiliare grazie alla vittoria in un torneo, ai meriti acquisiti in battaglia o a un matrimonio. In Inghilterra un cavaliere di rango inferiore di nome John Marshal ottenne tante vittorie nei tornei da diventare un nobile di primo piano e di grande ricchezza grazie ai premi ottenuti e ai successivi matrimoni con alcune sue possidenti ammiratrici.

Fanteria

Milizia

La milizia era formata dai contadini e dai lavoratori delle varie regioni richiamati per prestare servizio militare nei momenti di emergenza.Questi soldati temporanei erano di frequente equipaggiati con armi e corazze mediocri e tornavano alle loro occupazioni abituali non appena superata l'emergenza. Le unità di milizia erano spesso usate come truppe di seconda fila quando i signori radunavano i loro vassalli per una campagna e venivano impiegati per combattimenti meno impegnativi e per tutti i compiti di supporto dell'esercito principale. L'inglese Harold Godwinson scese in campo nel 1066 ad Hastings solo con i suoi vassalli. Secondo alcuni storici, se avesse ripiegato e richiamato la milizia anglosassone probabilmente non avrebbe dovuto cedere il suo regno a Guglielmo il Conquistatore. Per la maggior parte dell'alto medioevo, gli eseciti professionali in Occidente erano molto esigui. In quest'epoca la gran parte dei combattimenti era condotta da unità di milizia guidate da forti condottieri e dai loro pochi gregari


Fanteria Scelta

La fanteria scelta era costituita da uomini addestrati all'uso delle armi e protetti in battaglia da un'armatura di qualche genere. in questo senso, anche i cavalieri facevano parte della fanteria scelta. ma non necessariamente il contrario. La fanteria scelta includeva anche militari professionali di nascita non nobile, chiamati sergenti, e cavalieri ancora in addestramento, detti scudieri . Gli eserciti dei nobili feudali erano divisi in 2 gruppi distinti:l fanteria scelta, di origini diverse, e la milizia formata dai contadini. I combattenti addestrati fornivano al principale forza di attacco in un esercito. La fanteria scelta combatteva a piedi con la spada , un'arma efficace che li distingueva dai soldati di condizione inferiore, come lancieri e unità dotate di armi da lancio. Le unità di fanteria scelta erano di particolare efficacia contro i cavalieri, se riuscivano ad avvicinarsi in modo sufficiente, e combattevano a fianco dei cavalieri disarcionati in particolari circostanze come l'assalto ai castelli. Durante la Guerra dei Cent'anni spesso gli inglesi combatterono a piedi per contrastare i cavalieri francesi, in forte superiorità numerica. In campo di battaglia un'unità di fanteria scelta si trovava decisamente in svantaggio rispetto a un cavaliere. I cavalieri utilizzavano un ristretto numero di unità di fanteria scelta come gregari per mantenere l'ordine locale all'interno del feudo e per essere accompagnati quando venivano richiamati al servizio militare.


Guerriero con spada lunga

L'arma preferita dai soldati di origine nobile era la spada lunga. L'abilità con la spada era segno di distinzione sociale poiché le spade migliori erano costose e difficili da realizzare. Le unità di fanteria scelta si addestravano con spade più corte e armi economiche, mentre le spade lunghe erano riservate alla nobiltà. Durante la cerimonia di investitura, il nuovo cavaliere veniva nominato dal suo signore che brandiva una spada lunga


Con i miglioramenti della corazza, anche le armi subirono un'evoluzione. Lo spadone a due mani era un'innovazione che consentiva al guerriero di colpire il nemico con la forza di entrambe le braccia. Si trattava di una spada lunga e pesante che richiedeva molta forza e addestramento per essere maneggiata. Il guerriero con spadone a due mani era un avversario formidabile nel combattimento corpo a corpo: non utilizzava alcuno scudo e si affidava solo alla propria potenza di attacco per prevalere sullo scudo e sulla corazza del nemico. Anche se colpiva poche volte, ogni colpo inferto poteva risultare mortale, indipendentemente dalla corazza e dalle armi del difensore.


Alcuni tra i migliori guerrieri con spada, per la loro abilità e la fama acquistata durante i tornei o sul campo di battaglia, guadagnavano il titolo di campione, diventando condottieri nelle campagne militari ed elevando la propria condizione sociale. I signori facevano dei campioni i loro gregari e talvolta organizzavano combattimenti tra i loro migliori guerrieri per risolvere dispute. Avere al proprio servizio o come vassallo un grande campione rappresentava nel Medioevo un'ottima assicurazione per affrontare le controversie legali. I campioni erano soldati di professione e talvolta membri della nobiltà. Un campione di successo poteva ottenere un titolo nobiliare grazie alla vittoria in un torneo, ai meriti acquisiti in battaglia o a un matrimonio. In Inghilterra un cavaliere di rango inferiore di nome John Marshal ottenne tante vittorie nei tornei da diventare un nobile di primo piano e di grande ricchezza grazie ai premi ottenuti e ai successivi matrimoni con alcune sue possidenti ammiratrici.

Armi ed equipaggiamento della cavalleria

Fin dal primo costituirsi della cavalleria, avvenuto intorno al X secolo a.C., le truppe a cavallo ricoprirono ruoli di primo piano in battaglia: esploratori, soldati di pattuglia, forza d'urto nel combattimento corpo a corpo, retroguardia e inseguimento dei nemici in fuga. La cavalleria era divisa in diverse categorie in base all'equipaggiamento utilizzato e all'addestramento ricevuto, e alcune categorie erano più adatte di altre ad essere impiegate per scopi o missioni particolari. La cavalleria leggera non disponeva di armatura o utilizzava solo armature ridotte ed era impiegata di preferenza per l'esplorazione, l'avanscoperta e la retroguardia. La cavalleria pesante invece prevedeva l'uso di armature complete e costituiva una vera e propria forza d'urto. In genere, ogni cavaliere, indipendentemente dall'ordine a cui apparteneva, eccelleva nell'inseguimento.

I cavalieri del Medioevo appartenevano alla cavalleria pesante e anche il codice cavalleresco enfatizzò il ruolo di questa unità d'attacco. Dal XIII secolo in avanti, il termine 'uomo d'arme' fu utilizzato per descrivere i guerrieri in armatura che combattevano a cavallo e i soldati di fanteria. Il nuovo termine fu applicato indistintamente a cavalieri, scudieri, piccola nobiltà e soldati mercenari.

I cavalieri in battaglia potevano contare su fattori quali la velocità, la forza fisica, l'altezza e il potere intimidatorio nei confronti dell'avversario. Nel corso dell'epoca medievale l'equipaggiamento dei cavalieri subì un'evoluzione costante per migliorare questi punti di forza.

Armi della cavalleria

La picca e in seguito la lancia, di dimensioni maggiori, erano le armi con cui la cavalleria dava inizio alla battaglia. Queste armi erano ideali per colpire i soldati di fanteria, in particolare quelli in fuga. L'uso della lancia o della picca durante uno scontro tra cavalieri, se unito alla potenza di un drappello lanciato alla carica, aveva spesso un potere intimidatorio per l'avversario. Buona parte della forza della cavalcatura veniva trasmessa con la punta della lancia al momento dell'impatto: in questo modo, il cavaliere diventava un tremendo pericolo per gli avversari.

Gli storici divergono sull'importanza della staffa nello sviluppo dell'arte della cavalleria. La staffa comparve per la prima volta in Asia e si diffuse in Europa nell'VIII secolo. Alcuni studiosi sostengono che l'introduzione di questo strumento fu fondamentale per la cavalleria, dal momento che permetteva al cavaliere di raccogliere le forze e di impugnare meglio la lancia, trasmettendo così una tremenda forza di impatto al cavallo lanciato alla carica. Non è mai stato messo in discussione il vantaggio insito in questa moltiplicazione delle forze, ma altri storici hanno suggerito che ciò fosse piuttosto dovuto all'uso della sella alta, in epoca romana, prima ancora che alla scoperta della staffa. Negli arazzi di Bayeaux, che illustrano la conquista dell'Inghilterra da parte di Guglielmo nel 1066, i prodi cavalieri normanni sono raffigurati nell'atto di usare picche e lance come armi da lancio piuttosto che armi in resta. A quell'epoca l'uso della staffa era già diffuso in Europa da almeno due secoli. Fino al termine dell'epoca medievale, i cavalieri si lanciavano alla carica con le lance in resta; questo gesto divenne una sorta di simbolo del combattimento cortese, anche se non sempre si rivelò essere la tattica migliore.

La carica iniziale dei cavalieri aveva come effetto la perdita di picche e lance, oppure la carica finiva in un corpo a corpo generale. In un caso o nell'altro, i cavalieri facevano comunque ricorso ad un'altra arma, solitamente la spada. La spada utilizzata dai cavalieri si trasformò nella sciabola, a lama larga e piatta, con la quale il cavaliere poteva menare fendenti tremendi sulla testa e contro il busto degli avversari. Le spade erano le armi preferite dai cavalieri poiché potevano essere portate alla cintura, venivano sfoderate con gesti misurati ed eleganti e potevano essere personalizzate con i simboli araldici. La spada fu infatti l'arma più usata nei combattimenti corpo a corpo tra cavalieri. Una buona spada era costosa, quindi possederla costituiva un segno di distinzione e nobiltà.

Tra le altre armi utilizzate per il corpo a corpo vi erano la mazza e il maglio, entrambi evoluzioni della clava, l'ascia e il flagello. Mazze e magli erano le armi utilizzate di preferenza da monaci e uomini religiosi, che volevano rispettare alla lettera il comandamento biblico che vietava lo spargimento di sangue.

In nessun caso i cavalieri facevano ricorso ad armi da lancio: uccidere un avversario a distanza colpendolo come bersaglio con una freccia, un dardo o un proiettile era infatti considerata un'azione disonorevole. Di preferenza, i cavalieri si battevano con avversari del loro stesso rango o degni del loro valore e piuttosto che colpire il nemico alle spalle, preferivano non uccidere affatto.

Armature della cavalleria

L'armatura in cotta di maglia era già in uso presso gli antichi romani, in alcune tribù germaniche, tra cui quella dei Goti, e continuò ad essere molto popolare tra i nobili in epoca medievale, fino all'avvento, nel XIII secolo, dell'armatura a piastre. Questo secondo tipo di armatura offriva maggiore protezione a chi la indossava; era invece era relativamente semplice che una freccia o la punta acuminata di una spada penetrassero nella trama della cotta di maglia. In particolare durante le crociate, sotto la cotta veniva di norma indossata una tunica di tessuto pesante, detta sopravveste, capace di riflettere la luce solare e di abbagliare il nemico.

Anche gli elmi subirono un'evoluzione, dal semplice disegno conico a forme più squadrate fino ad elaborati pezzi scolpiti, capaci di deflettere il colpo degli strali. In seguito gli elmi furono dotati di visiera e di un dispositivo di chiusura attaccato al resto dell'armatura.

Nel XIV secolo comparvero armature complete che potevano raggiungere il peso di quasi ventisei chilogrammi. L'armatura a piastre era assemblata in modo tale da consentire ai cavalieri un insospettato livello di agilità. Un cavaliere in armatura disarcionato non era affatto inerme e poteva facilmente rialzarsi da terra. Esistono resoconti e raffigurazioni di uomini in armatura intenti a svolgere esercizi ginnici e verticali sulle mani nelle pause ludiche tra una battaglia e l'altra. Altri tipi di armature, sviluppati in periodi successivi, erano stati potenziati per deflettere i colpi di armi da lancio o rafforzati nei punti più soggetti ai colpi del nemico. Sul finire dell'epoca medievale comparvero anche armature più complesse, con disegni elaborati e incisioni, utilizzate però a scopo cerimoniale o celebrativo piuttosto che pratico.

Il costo di un'armatura completa e dell'equipaggiamento per un cavaliere e il suo scudiero era elevato e, solitamente, il signore feudale doveva provvedere all'equipaggiamento di molti uomini. La produzione di armature costituì un'attività importante e remunerativa e nel corso del Medioevo si sviluppò un fiorente mercato di compravendita di armature usate. A seguito della vittoria di una battaglia, i soldati comuni potevano guadagnare somme notevoli saccheggiando i caduti di armi e armature, per rivenderle in un secondo tempo.

Cavalcature

I cavalieri medievali andavano particolarmente fieri dei loro cavalli, addestrati per essere veloci e resistenti, oltre che per essere pronti a giostrare se incitati al combattimento corpo a corpo o alla carica. In particolare, l'addestramento era finalizzato a lanciare il destriero alla carica con una guida minima, consentendo così al cavaliere di reggere scudo e lancia. Gli storici medievali non concordano pienamente sul tipo di cavalcature utilizzate in battaglia: non è certo se si trattasse di cavalli possenti capaci di sostenere il peso considerevole di un uomo in armatura oppure di cavalli più piccoli ma incredibilmente agili e veloci.

L'equitazione era un'altra delle abilità che distinguevano i cavalieri di alto rango da quelli comuni. Veniva praticata durante la caccia ed era un'attività di intrattenimento molto popolare tra i nobili, sopravvissuta al giorno d'oggi nella tradizionale caccia alla volpe.

Armi a mano


I soldati di fanteria con armi a mano costituivano il terzo principale componente degli eserciti medievali, insieme alla cavalleria e alle truppe con armi da lancio. La fanteria era impiegata nel corpo a corpo ed era fondamentale nel corso di battaglie campali o di assedi. Era costituita da contadini, soldati comuni e cavalieri privi di cavalcatura.

Armi a mano

I Franchi del Medioevo combattevano con un'ascia da lancio chiamata 'francisca', che diede anche il nome alla tribù. I Sassoni combattevano invece con un grande coltello a un solo taglio, chiamato 'scramasax', dal quale presero il loro nome.

Con lo sviluppo della cavalleria pesante venne adottato l'uso dello spadone, utilizzato anche nel combattimento corpo a corpo. Le varianti della spada includevano lo spadone a due mani, che richiedeva molto spazio per essere maneggiato. I soldati di fanteria e i guerrieri senza cavallo impiegavano una serie di armi, tra cui asce (a impugnatura singola o doppia), mazze, magli e flagelli. Una variante della mazza era il maglio, costituito da una palla di ferro dotata di spuntoni e assicurata a un'asta da una catena. Con il potenziamento delle armature come mezzo di protezione contro i colpi di spada, si svilupparono armi più acuminate e con una migliore capacità di penetrazione.

Armi ad asta

Nel corso di tutto il Medioevo, la lancia fu un'arma assai utile poiché era semplice da costruire e da utilizzare. Era solitamente utilizzata anche da soldati e contadini inesperti, reclutati forzatamente per la battaglia. Nella maggior parte dei casi, questo espediente non sortiva comunque un effetto positivo, ma con l'esperienza e un discreto tirocinio era possibile addestrare grandi unità di lancieri.

L'evoluzione della lancia proseguì per tutto il periodo medievale e le formazioni di fanteria esperte nell'uso di quest'arma si rivelarono via via assai efficienti. Le lance più sofisticate erano costituite da una punta composta da più lame, ad esempio lame lunghe, lame d'ascia e così via.

Le armi ad asta si diversificarono per adattarsi all'uso a cavallo e il risultato fu la formazione di nuove truppe specializzate, simili all'antico modello greco della 'falange'. I cavalli non avrebbero caricato una formazione compatta di uomini con lunghe lance acuminate. Una formazione compatta e fitta di armi ad asta serviva anche come scudo protettivo contro le temibili frecce degli arcieri.

Dapprima i soldati di fanteria impararono a ripararsi dietro uno scudo di lance conficcate nel terreno per respingere gli attacchi della cavalleria, e in seguito utilizzarono lance e picche per attaccare i cavalieri, consentendo all'intera formazione di avanzare. Nel corpo a corpo, i vari accessori all'estremità della lancia o della picca servivano per disarcionare i cavalieri, respingerli o infliggere ferite sia al cavallo che al cavaliere. Sebbene i cavalieri disarcionati non fossero comunque indifesi e potessero contare sulla protezione di armature e corazze, erano, prima di riuscire a rialzarsi da terra, temporaneamente in condizioni di svantaggio ed esposti ai colpi dei soldati di fanteria.

Con lo sviluppo delle città nella seconda parte dell'epoca medievale, i soldati di fanteria costituirono milizie autonome di difesa e a servizio dei feudatari. Anche in questo caso, le armi ad asta si dimostrarono utili e molto diffuse, grazie al costo limitato e all'efficacia comprovata. Le milizie cittadine si addestravano utilizzando questo tipo di arma, sviluppando le tattiche da usare in battaglia. Nel corso del tempo, le formazioni di lancieri impararono ad attaccare e non solo ad essere una forza difensiva. Formazioni massicce di lancieri erano in grado di attaccare fisicamente altri soldati di fanteria e persino cavalieri. Gli Svizzeri avevano a disposizione poche terre da pascolo per poter disporre di un esercito di cavalleria numericamente sufficiente, ma divennero famosi come picchieri e spesso si offrirono come soldati mercenari per i contingenti di altri eserciti terrestri. Anche i territori delle Fiandre e gli altopiani scozzesi vantavano unità di picchieri di grande fama.

Armi da lancio

Nel corso di tutta l'epoca medievale, archi e balestre di vario genere e foggia ebbero un ruolo importante in combattimento. Venivano usati come armi dirette contro bersagli individuali nei campi di battaglia e nel corso di assedi. In alcuni casi, venivano utilizzati come armi ad ampia gittata.

Le armi da lancio consentivano di colpire bersagli a distanza. Gli arcieri venivano impiegati come truppe leggere per provocare perdite nelle fila nemiche e indebolire il morale dello schieramento avversario prima del combattimento corpo a corpo. Se le forze nemiche potevano essere in qualche modo indebolite o scosse profondamente, maggiori erano le possibilità di successo nello scontro finale.

Archi

Gli archi utilizzati nel Medioevo erano di vario tipo: l'arco corto, l'arco composito e l'arco lungo. L'arco corto misurava circa un metro ed era piuttosto semplice da costruire e da utilizzare. Veniva impiegato ampiamente ed è l'arco più noto di epoca medievale. Disponeva di una gittata media, costituiva un'arma potente e precisa e richiedeva molta esperienza e addestramento per essere usato in modo da sfruttarne al meglio le potenzialità.

L'arco composito era di origini asiatiche ed era formato da parti in legno e osso legate insieme. La placcatura serviva a rendere l'arco più potente, ma richiedeva maggiore forza e addestramento rispetto a un arco normale. Questo arco era l'arma preferita degli arcieri a cavallo, in particolare presso i Mongoli e altre popolazioni nomadi dell'Asia. Una variante dell'arco composito veniva incurvata alle estremità nel corso della lavorazione riscaldando a vapore e piegando la placca di rivestimento. Quest'arco ricurvo era notevolmente più potente e richiedeva maggiore forza e abilità per poter essere utilizzato in modo efficace.

L'arco lungo nacque nel Galles e si diffuse in Inghilterra. Si trattava di un arco di quasi due metri di altezza, ricavato da un singolo pezzo di legno, solitamente legno di tasso. Con quest'arco venivano utilizzate contro la fanteria frecce lunghe circa un metro dotate di punta larga (per forare le armature di cuoio e provocare ferite) o contro gli uomini protetti da armatura frecce con punte strette e acuminate (per penetrare le cotte di maglia o le piastre dell'armatura). L'arco lungo richiedeva molto esercizio e pratica: gli uomini meglio addestrati potevano colpire fino a sei bersagli al minuto. Gli archi lunghi avevano un'ampia gittata ed erano molto potenti. In epoca medievale, squadre di arcieri bene addestrati furono la forza decisiva in molti campi di battaglia: potevano colpire bersagli individuali o far cadere una pioggia di frecce nel luogo richiesto.

Gli Inglesi favorirono l'uso dell'arco lungo organizzando tornei di tiro con l'arco in tutto il territorio. La pratica di qualsiasi altro sport era vietata la domenica. Lo scopo di questi tornei era anche di individuare i migliori arcieri per poterli reclutare nell'esercito. Ogni anno, per legge, tutte le contee inglesi erano obbligate a mettere a disposizione un certo numero di arcieri. Solitamente non era difficile reclutarli, dal momento che la retribuzione dei soldati era di gran lunga superiore a quella di altre occupazioni.

Balestre

La balestra era già conosciuta nell'antica Cina ma sembra essere stata reinventata in Europa intorno al 900. Possedeva una buona gittata ed era più potente della maggior parte degli archi, ma richiedeva più tempo per essere caricata. Un balestriere di media abilità era in grado di effettuare due tiri al minuto.

L'arco che costituiva la balestra veniva tenuto in posizione orizzontale e la freccia veniva scagliata azionando una levetta di sgancio che liberava la corda tesa. Per essere caricato, veniva puntato a terra e tenuto nella giusta posizione tra i piedi. La corda della balestra veniva tesa e rilasciata con l'ausilio di entrambe le mani oppure con un'apposita manovella. La balestra lanciava un 'quadrello' o 'dardo' più corto rispetto alla freccia degli archi tradizionali. Il quadrello era dotato di piume all'estremità inferiore per dare maggiore stabilità alla traiettoria e di una punta acuminata di metallo.

In battaglia i balestrieri, mentre erano impegnati a caricare l'arma, spesso si proteggevano con uno speciale scudo di grandi dimensioni e dotato di sostegni in legno o creavano un fronte di scudi dietro il quale si inginocchiavano. Nel momento in cui scoccavano, dietro la barriera di scudi erano visibili solo gli elmi e le balestre. Se obbligati a combattere all'aperto contro un nutrito numero di arcieri, i balestrieri erano di norma costretti a ritirarsi.

La balestra era un'arma letale molto popolare per il fatto che il suo utilizzo era semplice e richiedeva un apprendimento minimo. Soldati relativamente poco abili potevano diventare esperti nell'uso della balestra in breve tempo e un colpo ben mirato era in grado di abbattere un cavaliere in armatura estremamente addestrato. L'uso della balestra non era sempre considerato leale, in particolare dai cavalieri, dal momento che non richiedeva abilità o attitudini particolari. Riccardo I d'Inghilterra fu ferito due volte da una balestra, la seconda delle quali si rivelò fatale. L'idea che uomini nobili e valorosi potessero essere uccisi con tale facilità da soldati comuni era inconcepibile per l'élite cortese. Nel XII secolo un papa cercò di ottenere la messa al bando della balestra in quanto strumento 'disumano'.

La scoperta della polvere da sparo

Già nell'XI secolo i Cinesi si servivano della polvere da sparo a scopi militari, come combustibile per i proiettili, ma più che di vere e proprie armi da lancio si trattava di deterrenti per intimorire il nemico. Benché ne sfruttassero gli usi pirotecnici, non capirono le sue potenzialità di esplosivo e propellente.

La polvere da sparo penetrò gradualmente in occidente, dove s'individuarono numerosi impieghi distruttivi. La più antica opera artistica europea che raffigura un'arma funzionante con la polvere da sparo è databile al 1326. Si trattava di un pezzo d'artiglieria primitivo, caricato con una specie di lancia anziché con una palla da cannone. Gli Europei stavano sperimentando la polvere da sparo già da mezzo secolo, tanto che la prima descrizione della sua formula, attribuita a un frate inglese, Roger Bacon, risale al 1260. Nel 1340 esistevano palle da cannone di piombo, ferro e pietra. Durante la battaglia di Crécy, nel 1346, gli inglesi misero in campo dei cannoni, sulla cui efficacia non ci sono però pervenute notizie.

Altre unità di fanteria


Lanciere

La tipica fanteria degli eserciti medievali era spesso costituita da lancieri protetti da un'armatura formata da un elmo e da una corazza che copriva il torso. Negli anni più tardi del medioevo il ruolo dei lancieri divenne sempre più importante. Gli eserciti appresero infatti a schierare vaste formazioni di lancieri per contrastare gli attacchi della cavalleria pesante, dal momento che i cavalli si rifiutavano di caricare gli uomini protetti da fitte barriere di punta di lancia. I lancieri raggiungevano la massima efficienza quando emulavano l'antica falange greca, una formazione chiusa in cui numerose lance potevano essere orientate contemporaneamente in una determinata direzione. Con l'aumento dell'importanza delle città nel Basso Medioevo, vennero sempre più spesso schierati vasti contingenti di lancieri molto ben addestrati, molto efficaci in battaglia rispetto al costo del loro equipaggiamento. I lancieri, inizialmente sviluppati come corpo difensivo,, divennero nei casi migliori, come fra gli Svizzeri, i Goti e i fiamminghi, in grado di manovrare con precisione e di passare all'attacco.


Picchiere

Il successo dei lancieri contro la cavalleria implicò l'innovazione del loro equipaggiamento e della loro tattica di combattimento. I picchieri furono introdotti dalle città e dalle comunità che non disponevano il denaro sufficiente per schierare numerose unità di cavalleria pesante:le picche erano infatti poco costose e potevano diventare molto efficaci con l'addestramento. Uno dei cambiamenti più importanti riguardò il cambiamento della lunghezza dell'arma: se la lancia poteva essere lunga da 1,8 metri a 2,4 metri, l'asta di una picca poteva arrivare a 5,4 metri di altezza. Ciò significava che più punte di picca potevano essere opposte al nemico per proteggere gli uomini schierati nella fila anteriore. I picchieri potevano, insieme ai balestrieri e ai cannonieri, formare unità militari combinate: i picchieri proteggevano il gruppo dagli assalti della cavalleria,mentre le unità dotate di armi da lancio infliggevano perdite al nemico a distanza. L'utilizzo di unità combinate divenne pratica comune sui campi di battaglia nel Basso Medioevo. Con l'utilizzo sempre più frequente delle armi da fuoco, i dalla finie del medioevo i picchieri persero progressivamente importanza. La baionetta, che consentiva al moschettiere di difendersi dalla cavalleria, rese la picca un'arma obsoleta

Unità con armi da lancio

Arciere

L'arco rimase un'importante arma militare dopo la caduta di Roma, anche se meno diffusa nelle aree europee coperte da foreste dense. Gli arcieri potevano combattere a distanza, protetti da mura o altri ripari e tendere imboscate. Non erano decisivi in battaglie offensive perché non erano in grado di strappare fisicamente il suolo al nemico come invece poteva fare la fanteria. Costituivano principalmente truppe difensive e unità leggere che potevano decimare le fila nemiche prima del decisivo combattimento corpo a corpo. Se raffiche di frecce avessero inflitto perdite e fiaccato il morale del nemico prima dell'effettivo scontro, le truppe avrebbero potuto più agevolmente spezzare la resistenza avversaria e vincere definitivamente. Anche in caso di o di difesa di castelli gli arcieri rappresentavano una forza molto utile


Balestriere

La balestra era un'arma da lancio formata da un arco disteso su un supporto di legno che veniva appoggiato alla spalla come un moderno fucile e con cui il colpo veniva scagliato premendo n grilletto. Inventata nell'antica Cina, non divenne comune in Europa fino al Medioevo e veniva utilizzata per lanciare piccoli dardi, pietre o sfere di metallo piuttosto che frecce. Era un'arma potente, ma di gittata inferiore rispetto all'arco, semplice da usare, relativamente economica e letale. Un contadino con solo poche ore di addestramento poteva uccidere facilmente un cavaliere scelto protetto da una corazza che valeva una fortuna e che aveva praticato per tutta la vita l'arte della guerra. I cavalieri europei fecero addirittura pressione sulla Chiesa perchè vietasse l'uso di tale arma, ritenuta inumana. Il Re inglese Riccardo Cuor di Leone morì per una ferita subita da un colpo di balestra durante un assedio.Più aventi nel corso del medioevo si sviluppò anche il Balestriere Scelto, che utilizzava una balestra d'acciaio, la cui elasticità e tensione attribuiva all'arma una potenza decisamnte superiore.


Cannoniere

In seguito all'introduzione del cannone iniziarono ad apparire in Europa durante il XIV secolo piccole armi a mano fnzionanti con polvere da sparo. Queste prime armi da fuoco, formate da un piccolo tubo di ferro montato su un supporto di legno, erano poco precise e lente da caricare. Agli inizi del XV secolo il cannone leggero fu ridotto di dimensioni, il supporto fu ridisegnato in modo da consentire di essere appoggiato al torace e venne introdotto un meccanismo per l'inserimento di una miccia a lenta combustione nella camera di scoppio. L'arma era efficace solo per raffiche a breve distanza.

Altre unità con armi da lancio


Fanteria Leggera

Molti eserciti medievali utilizzavano truppe protette da una corazza leggera per per sostenere il combattimento delle forze armate più pesantemente. Potevano essere difficili da controllare e di valore limitato in battaglia, ma venivano talvolta usate con successo. Schierata di fronte alla linea principale delle truppe, la fanteria leggera colpiva il nemico con archi, fionde e giavellotti, in modo da fiaccare le fila degli avversari e causare perdite prima che avvenisse lo scontro principale. La fanteria leggera poteva poi ripiegare ai lati dell'esercito principale e continuare ad attaccare ripetutamente il nemico. Era inoltre utile per inseguire il nemico in fuga per la velocità di movimento superiore a quella delle unità corazzate. In caso di scontro con truppe di fanteria scelta, comunque, le unità di fanteria leggera non potevano reggere e capitolavano rapidamente.


Fanteria leggera d'élite

In una minoranza di eserciti venne addestrata una fanteria leggera d'élite che assaliva le formazioni nemiche, ripiegava e sosteneva il combattimento delle forze principali dai fianchi. Gli Svizzeri impiegarono spesso fino a 1/4 delle loro forze come fanteria leggera. La fanteria leggera d'élite svizzera sosteneva l'attacco delle fitte falangi di picchieri colpendo le truppe nemiche prima che i picchieri le assalissero. In caso di emergenza la fanteria leggera poteva ripararsi dietro le file di picche schierate per ritornare allo scoperto e colpire gli avversari in ritirata.


Arciere a cavallo

Gli arcieri a cavallo erano originari delle vaste pianure dell'Asia e continuarono a costituire la la principale forza degli eserciti di queste regioni per tutto il Medioevo. Gli eserciti mongoli che conquistarono gran parte dell'Asia, il Medio Oriente e una vasta porzione d'Europa erano costituiti per la maggioranza da arcieri a cavallo. Per quel tempo rappresentavano una combinazione unica di potenza di fuoco e velocità. Potevano attraversare rapidamente quasi ogni tipo di terreno,colpire di sorpresa e ritirarsi se necessario prima che la cavalleria pesante o la fanteria nemica potessero reagire. I Mongoli erano particolarmente esperti nella tattica di colpire, fuggire e tendere imboscate, evitando il combattimento corpo a corpo, fino a quando il nemico non era completamente demoralizzato. Gli arcieri a cavallo erano efficaci soprattutto in campo aperto, dove potevano avere ampia libertà di movimento, mentre erano inefficaci contro postazioni fortificate che non potevano essere espugnate e richiedevano un assalto corpo a corpo.


Arciere corazzato a cavallo

Gli arcieri a cavallo potevano rappresentare una forza devastante se ben addestrati e utilizzati nel modo appropriato, ma erano esposti tanto quanto i loro nemici alle frecce degli arcieri.. Una innovazione per renderli meno vulnerabili fu l'introduzione di elmi e corazze per il torace. Vennero così creati gli arcieri a cavallo corazzati, meno agili dei loro compagni senza corazza ma capaci di combattere subendo minori perdite. I Bizantini fecero ampio uso degli arcieri corazzati a cavallo negli scontri con la cavalleria proveniente dalla Persia e dalla grandi pianure settentrionali.

Rifornimenti

La disponibilità di cibo e medicinali era limitata. Gli eserciti medievali vivevano a spese del paese occupato, senza troppe preoccupazioni per chi risiedeva nella zona occupata. Per gli abitanti di un determinato luogo, il passaggio di un esercito, per quanto amico, non era certo migliore del passaggio dei nemici. Gli eserciti medievali non sostavano a lungo nello stesso luogo a causa del rapido esaurirsi delle scorte di viveri e foraggio, un particolare rilevante nel corso degli assedi. Un esercito che durante un assedio non provvedeva al costante rifornimento di provviste e di viveri, con buone probabilità era costretto a ritirarsi molto prima della resa degli assediati per evitare la morte per fame.

Anche le condizioni igieniche rappresentavano un problema legato allo spostamento degli eserciti da un luogo all'altro. Un esercito medievale portava con sé molti animali, oltre ai cavalli dei cavalieri, e i liquami diffondevano spesso malattie e dissenteria. Frequentemente accadeva che un esercito si indebolisse a causa di pestilenze e diserzione. Nella campagna militare in Francia, Enrico V d'Inghilterra perse circa il 15% del proprio esercito a causa di malattie durante l'assedio di Harfleur, e molti altri uomini perirono durante la marcia verso Agincourt, mentre le perdite registrate in battaglia corrispondevano solo al 5%. Nel corso di un altro assedio, lo stesso Enrico V morì di malattia per le cattive condizioni igieniche del luogo.

Dispiegamento in battaglia

Nella maggior parte delle battaglie decisivo era lo schieramento tattico degli eserciti avversari prima dell'inizio del combattimento vero e proprio. Le campagne di manovra e gli scontri in duello erano rari.

Prima della battaglia, i comandanti dividevano le rispettive forze in contingenti, attribuendo ad ognuno un compito particolare. La prima divisione poteva essere tra soldati di fanteria, arcieri e cavalieri. Questi gruppi potevano essere successivamente ripartiti in altri gruppi per l'assegnazione di missioni individuali o come gruppi di riserva. Il comandante poteva ad esempio organizzare numerosi 'battaglioni' o 'divisioni' di cavalieri, che, a seconda dei casi, potevano essere mandati all'attacco o tenuti di riserva. Gli arcieri potevano essere disposti alla testa dell'esercito con un supporto di soldati di fanteria affiancato. Una volta stabilito l'assetto di battaglia, le decisioni principali vertevano sul momento in cui fare avanzare le unità predisposte. A battaglia iniziata, le possibilità di fare dietro front o riorganizzare la formazione erano scarse. Raramente, ad esempio, un drappello di cavalieri poteva essere utilizzato due volte, poiché dopo aver partecipato all'azione venivano solitamente affiancati da un rinforzo o fatti ritirare. La carica della cavalleria pesante comportava una tale confusione e un tale dispendio di equipaggiamento e cavalli che era pressoché impossibile ricostituire l'integrità originaria dell'unità da combattimento. I drappelli di cavalieri normanni ad Hastings furono riorganizzati per sferrare gli attacchi successivi, ma non furono in grado di organizzare una carica vera e propria poiché non riuscirono a penetrare la difesa sassone.

I comandanti in capo cercavano di utilizzare il terreno a proprio vantaggio e organizzavano perlustrazioni per valutare la potenza e i punti deboli del nemico.

Riscatto

Le ricompense più ambite per una battaglia conclusasi con successo includevano onori, riconoscimenti e l'assegnazione di feudi. Altri tipi di ricompensa erano il bottino ricavato dallo sciacallaggio, la richiesta di riscatto per le città e i castelli conquistati, la vendita delle armi e delle armature dei soldati morti e il riscatto di singoli prigionieri di alto rango. Per potersi salvare la vita, i cavalieri catturati dovevano pagare un riscatto. Uno dei più alti riscatti pagati registrati nel corso della storia fu l'equivalente di 20 milioni di dollari corrisposti a un principe tedesco per il rilascio di Riccardo I d'Inghilterra, catturato mentre era di ritorno dalle crociate.

Ad Agincourt gli Inglesi tennero in ostaggio un gruppo di cavalieri francesi nelle retrovie dell'esercito. Nel corso della battaglia, un contingente francese effettuò un'incursione proprio nelle retrovie inglesi, mettendo temporaneamente Enrico V in una posizione assai critica. Egli ordinò l'esecuzione immediata dei cavalieri francesi custoditi come ostaggi per impedirne il rilascio, rinunciando così a una fortuna.

La cattura dei cavalieri veniva annotata dagli araldi che tenevano il conto di quali soldati erano da considerarsi responsabili e dovevano conseguentemente accollarsi il peso del pagamento del riscatto. Gli araldi davano notizia dell'accaduto alla famiglia del prigioniero, predisponevano il pagamento del riscatto e ottenevano il rilascio del prigioniero.

La diffusione del pagamento di riscatti potrebbe apparire un segno di grande civiltà, ma in realtà molto spesso nascondeva infamie e crimini, come accadeva con i prigionieri di basso rango, uccisi all'istante in modo da evitare di doverli sorvegliare e nutrire.

Le tattiche Militari

Le battaglie medievali hanno subito una lenta trasformazione, passando da scontri di bande scarsamente organizzate a combattimenti in cui venivano impiegate sofisticate operazioni e manovre tattiche. Parte di questa evoluzione fu dovuta allo sviluppo di tipi diversi di soldati e di armi e alle accresciute conoscenze relative al loro utilizzo. Dai primi eserciti dell'alto Medioevo, formati semplicemente da folle di soldati a piedi, si passò con la nascita della cavalleria pesante a formazioni più evolute costituite da gruppi di cavalieri. I soldati a piedi, che servivano a devastare i terreni da coltivare e a occuparsi dei lavori più pesanti durante gli assedi, in battaglia erano particolarmente esposti al rischio di essere travolti quando i cavalieri cercavano di affrontare i nemici in duello individuale, soprattutto nel caso di leve feudali e contadini incolti. Anche gli arcieri erano utili durante gli assedi, ma anch'essi correvano il rischio di essere travolti sul campo di battaglia.

Negli ultimi anni del XV secolo, i comandanti fecero ottimi progressi nell'insegnare la disciplina ai loro cavalieri e nell'ottenere dagli eserciti un lavoro di squadra. Nell'esercito inglese, i cavalieri rifiutarono inizialmente di accettare su un piano di parità gli arcieri, nonostante questi ultimi avessero dimostrato il loro valore in moltissime occasioni. Anche la disciplina migliorò dato che sempre più cavalieri combattevano per denaro invece che per ottenere onore e gloria. I soldati mercenari divennero molto noti in Italia grazie alle lunghe campagne condotte con il minimo spargimento di sangue: a quell'epoca i soldati di tutti i ranghi erano elementi preziosi da non sacrificare con leggerezza. I cavalieri feudali pronti a morire in cerca di gloria si trasformarono progressivamente in eserciti professionali i cui componenti erano più interessati a vivere e a guadagnare denaro.

Le tattiche della cavalleria

La cavalleria era in genere divisa in tre gruppi, o divisioni, da inviare in battaglia una dopo l'altra. La prima ondata apriva la strada e disturbava il nemico in modo che la seconda o la terza ondata potessero aprirsi una breccia. Una volta costretto il nemico alla fuga, iniziavano le reali operazioni di uccisione e cattura.

In pratica i cavalieri prendevano decisioni personali a scapito di qualsiasi piano del comandante. Essendo interessati principalmente all'onore e alla gloria, miravano a ottenere posizioni di vantaggio nei primi ranghi della divisione più avanzata: la vittoria totale sul campo veniva in secondo piano rispetto alla gloria personale. Battaglia dopo battaglia, i cavalieri caricavano non appena vedevano il nemico a dispetto di qualunque piano.

I comandanti all'occasione disarcionavano i loro cavalieri in modo da controllarli meglio. Si trattava di una scelta comune per gli eserciti di piccole dimensioni che avevano poca speranza in fatto di cariche. I cavalieri disarcionati proseguivano il combattimento e sostenevano le comuni truppe a piedi, lottando protetti da palizzate o altre costruzioni da battaglia progettate per minimizzare l'impatto delle cariche di cavalleria.

Un esempio di comportamento indisciplinato da parte dei cavalieri fu la battaglia di Crécy del 1346. L'esercito francese, con 40.000 uomini contro 10.000, superava di molto quello inglese, contando molti più cavalieri tra le sue fila. Gli inglesi furono divisi in tre gruppi di arcieri con arco lungo protetti da palizzate piantate nel terreno. Dei tre gruppi, due erano costituiti da cavalieri disarcionati, mentre un terzo gruppo di cavalieri disarcionati era tenuto di riserva. Balestrieri mercenari genovesi vennero inviati dal re francese a colpire l'esercito inglese disarcionato, mentre egli tentava di organizzare i suoi cavalieri in tre divisioni. Le balestre tuttavia si bagnarono perdendo la loro efficacia e i cavalieri francesi, ignorando gli sforzi organizzativi del re, desiderarono freneticamente caricare non appena videro il nemico. Impaziente con i genovesi, il re francese lanciò i suoi cavalieri all'attacco e questi travolsero i balestrieri durante la carica. Sebbene il combattimento proseguì tutto il giorno, gli arcieri con l'arco lungo, che avevano mantenuto asciutte le loro corde, e i cavalieri inglesi disarcionati riuscirono a sconfiggere i Francesi a cavallo che avevano combattuto come una orda indisciplinata.

Entro la fine del Medioevo, il valore bellico della cavalleria pesante era diminuito rispetto alla potenza di combattimento delle armi da lancio e della fanteria. In questo periodo era ormai nota l'inutilità di caricare truppe a piedi ben piazzate e disciplinate. Le regole erano cambiate. Pali, trappole per cavalli e trincee venivano normalmente impiegati dagli eserciti per proteggersi dalle cariche della cavalleria. Gli attacchi contro ranghi di picchieri, arcieri o artiglieri lasciavano sul campo solo un mucchio di cavalli e uomini fatti a pezzi. I cavalieri erano obbligati a combattere a piedi o ad attendere l'occasione propizia per caricare. Cariche devastanti erano ancora possibili, ma solo quando il nemico era in fuga, disorganizzato o non riparato dietro le difese temporanee presenti sul campo di battaglia.

Le tattiche delle truppe con armi da lancio

Per quasi tutta l'epoca medievale, le truppe da lancio non erano altro che arcieri che utilizzavano uno dei diversi tipi di arco: inizialmente si trattava di un arco corto, successivamente di una balestra e infine di un arco lungo. Gli arcieri avevano il vantaggio di trovarsi nelle condizioni di uccidere e ferire i nemici senza intervenire in combattimenti corpo a corpo. Il valore di queste truppe era ben noto nei tempi antichi, ma l'idea era stata temporaneamente dimenticata durante l'alto Medioevo. I cavalieri guerrieri che controllavano il territorio erano figure di totale superiorità nei primi anni del Medioevo e il loro codice esigeva che si impegnassero in un combattimento corpo a corpo con un nemico valoroso. Uccidere con le frecce a distanza era considerato disonorevole per i cavalieri, quindi la classe regnante trascurò l'utilizzo e lo sviluppo di quest'arma.

L'efficacia e l'utilità degli arcieri, sia durante gli assedi che in battaglia, divenne però gradualmente sempre più evidente e aumentò il numero di eserciti in cui vennero inseriti, anche se con qualche resistenza. Pare ad esempio che la vittoria decisiva di Guglielmo I ad Hastings nel 1066 sia stata conseguita grazie agli arcieri, anche se i cavalieri per tradizione ne vantarono il merito. Gli Anglosassoni, asserragliati sul fianco di una collina e protetti dai loro scudi, non consentirono ai cavalieri normanni di raggiungerli. Il combattimento continuò tutto il giorno. Quando gli Anglosassoni uscirono allo scoperto, in parte per attaccare gli arcieri normanni, furono facilmente colpiti. I Normanni sembravano destinati a perdere, ma molti ritengono che il fattore decisivo per la loro vittoria furono gli arcieri. Un colpo fortunato ferì mortalmente Harold, il re anglosassone, e la battaglia si concluse subito dopo.

Gli arcieri a piedi combattevano in formazioni di centinaia e persino migliaia di uomini. Quando si trovavano in un raggio di azione di novanta metri, in cui potevano mirare a bersagli singoli, una freccia scagliata da una balestra o da un arco lungo poteva perforare un'armatura. Era esasperante per il nemico correre un rischio di questo genere, soprattutto se non era in grado di affrontarlo. Quando si presentava la situazione ideale, gli arcieri disturbavano gli avversari colpendoli ripetutamente. Il nemico poteva essere protetto dagli assalti della cavalleria grazie alle palizzate, ma non evitare tutte le frecce o i dardi che cadevano. Se il nemico lasciava il rifugio per colpire gli arcieri, la cavalleria pesante sarebbe intervenuta per salvarli. Se la formazione nemica avesse tenuto la posizione, sarebbe stata fiaccata fino all'effettiva carica della cavalleria.

In Inghilterra gli arcieri furono attivamente incoraggiati e sovvenzionati, in quanto gli Inglesi si trovavano in condizioni numeriche sfavorevoli quando combattevano sul continente. Quando appresero l'utilizzo di grandi contingenti di arcieri con arco semplice, iniziarono a riportare le prime vittorie in battaglia nonostante l'inferiorità numerica. Gli Inglesi svilupparono inoltre il lancio a raffica delle frecce, traendo beneficio dalla gittata dell'arco lungo: anziché colpire singoli obiettivi, gli arcieri con arco lungo colpivano l'area occupata dal nemico. Lanciando fino a sei colpi al minuto, 3.000 arcieri con arco lungo potevano colpire una formazione nemica con 18.000 frecce. L'effetto di queste raffiche sui cavalli e sugli uomini era devastante: i cavalieri francesi che parteciparono alla Guerra dei Cent'anni raccontarono di un cielo nero per le frecce e del rumore di questi dardi in volo.

I balestrieri acquisirono importanza negli eserciti del continente, soprattutto nella milizia e nelle forze professioniste raccolte dalle città. Con un minimo di addestramento, un balestriere era in grado di diventare un soldato a tutti gli effetti.

Entro il XIV secolo fecero la loro comparsa sui campi di battaglia i primi archibugi, che quando funzionavano, erano persino più potenti degli archi.

L'utilizzo degli arcieri era difficoltoso, in quanto era necessario che fossero protetti durante i lanci e che fossero piuttosto vicini al nemico per colpirlo con precisione. Gli arcieri con arco lungo, per proteggersi dalla cavalleria nemica, portavano sul campo di battaglia dei pali che venivano fissati al terreno con magli di fronte al punto da cui intendevano tirare. Contro gli arcieri nemici potevano contare sulla loro superiore potenza di fuoco, ma si trovavano in condizioni di svantaggio se attaccati da soldati a piedi. I balestrieri portavano in battaglia grandi scudi forniti di supporti che potevano essere assemblati per formare delle protezioni da dietro le quali gli uomini tiravano.

Verso la fine di questo periodo, balestrieri e picchieri combattevano insieme in formazioni combinate. Le picche tenevano lontana la fanteria nemica, mentre le truppe da lancio composte da balestrieri o artiglieri colpivano le formazioni avversarie. Queste formazioni miste impararono a muoversi e ad attaccare congiuntamente. La cavalleria nemica doveva ritirarsi di fronte a una forza mista e coordinata di picchieri e di balestrieri o artiglieri. Se il nemico non era dotato di dardi e picche, la battaglia era probabilmente persa.

Le tattiche della fanteria

Nell'alto Medioevo la tattica dei soldati a piedi era semplicemente quella di ingaggiare un combattimento corpo a corpo con il nemico. I Franchi avvicinandosi agli avversari, lanciavano le loro asce per disturbarli. I guerrieri si affidavano esclusivamente alla loro forza e alla loro ferocia per vincere.

L'ascesa della cavalleria pose momentaneamente in secondo piano il ruolo della fanteria sul campo di battaglia, principalmente perché non esisteva una fanteria disciplinata e adeguatamente addestrata. I soldati a piedi dei primi eserciti medievali erano prevalentemente contadini male addestrati e male armati.

I Sassoni e i Vichinghi svilupparono una formazione difensiva in cui gli uomini avanzavano compatti protetti dai loro ampi scudi, formando una barriera. Questa formazione contribuiva a proteggerli dagli arcieri e dalla cavalleria, corpi di cui i loro eserciti non erano dotati.

La fanteria visse una nuova fioritura in quelle aree che non disponevano di risorse sufficienti per far scendere in campo eserciti con cavalleria pesante, quali la Scozia e la Svizzera, e nelle città che stavano sorgendo. Spinti dalla necessità, questi due settori trovarono il modo di organizzare eserciti che contenevano un'esigua formazione di cavalleria o che non ne disponevano affatto. Entrambi scoprirono che i cavalli non avrebbero caricato una barriera di pali irti o di punte di lancia: una forza disciplinata di lancieri avrebbe potuto bloccare la cavalleria pesante di élite delle nazioni e dei signori più ricchi, per una frazione del costo della cavalleria pesante.

Un altro tipo di formazione, composta da un gruppo di lancieri disposti in cerchio, venne utilizzata dagli Scozzesi durante le guerre per l'indipendenza che condussero intorno alla fine del XII secolo e si rivelò una valida formazione difensiva. Robert Bruce attaccava i cavalieri inglesi solo su terreni paludosi che impedivano le cariche della cavalleria pesante.

Gli Svizzeri erano famosi per la loro abilità nei combattimenti con le picche ed essenzialmente ripresero l'idea della falange greca. Formavano un quadrato di picchieri, in cui le quattro fila esterne tenevano le picche quasi orizzontali, con la punta rivolta leggermente verso il basso, per costituire una valida barriera contro la cavalleria, mentre le fila posteriori utilizzavano alabarde per attaccare i nemici che ingaggiavano un corpo a corpo con la formazione. Gli Svizzeri erano talmente addestrati da essere in grado di spostarsi in gruppo in modo relativamente veloce, trasformando così una formazione difensiva anche in una formazione d'attacco.

La risposta ai picchieri che si spostavano in massa erano gli artiglieri che avanzavano attraverso le fila compatte delle formazioni avversarie. Pare che gli Spagnoli siano stati i primi a muoversi in questo modo, combattendo i picchieri con spade e piccoli scudi rotondi. I soldati erano armati in modo leggero per muoversi tra le picche e combattere agilmente con spade corte. Alla fine del Medioevo gli Spagnoli, ancora per primi, sperimentarono una formazione composta da picchieri, soldati con spada e archibugieri, una forza di combattimento efficace in grado di utilizzare tutte le armi su terreni diversi, in posizioni sia difensive che di attacco. Al termine di questo periodo gli Spagnoli si rivelarono la forza combattente più valida in Europa.

Le strategie militari

La strategia militare medievale era basata sul controllo della base economica e quindi sulla ricchezza connessa alla capacità di far scendere in campo gli eserciti. All'inizio dell'epoca medievale ciò significava principalmente saccheggiare e devastare o, al contrario, difendere un territorio, dal momento che la ricchezza derivava proprio dalla lavorazione dei campi e dallo sfruttamento dei pascoli. Nel corso di quest'epoca le città, grazie al commercio e alle attività manifatturiere, divennero gradualmente centri sempre più importanti di controllo della ricchezza di uno stato o di una nazione.

Attaccare, conquistare o difendere castelli costituiva un elemento chiave della strategia bellica perché un castello era l'avamposto di difesa delle terre agricole e i soldati preposti alla sua difesa controllavano anche tutta l'area circostante. L'espansione delle città ne rese necessaria la fortificazione e la conquista o la difesa delle città assunse gradualmente maggiore importanza nella lotta per il possesso del territorio.

La strategia degli eserciti in campo era incentrata sulla conquista dei punti chiave fortificati e sul saccheggio delle campagne, oppure sul ricorso a tutti i mezzi che avrebbero impedito al nemico di riuscire nel proprio intento. Lo scopo delle battaglie campali era l'annientamento a ogni costo del nemico. La battaglia di Hastings nel 1066, ad esempio, venne combattuta dagli Anglosassoni per arrestare l'invasione dei Normanni. Gli Anglosassoni furono sconfitti e i Normanni, sotto la guida di Guglielmo, trascorsero gli anni successivi cercando di stabilire il loro dominio sull'Inghilterra attraverso una campagna militare di conquista. La battaglia di Lechfield del 955 venne combattuta tra le popolazioni germaniche e i predoni magiari provenienti da est. La vittoria decisiva dei Tedeschi guidati Ottone I mise fine per sempre alle invasioni magiare. La sconfitta dei Mori nel 732 ad opera di Carlo Martello ebbe come conseguenze la fine dei saccheggi moreschi e dell'espansione di questo popolo al di fuori dei confini spagnoli.

Le battaglie di Crécy, Poitiers e Agincourt, tutte combattute nel corso della Guerra dei Cent'anni tra gli Inglesi e i Francesi, furono un tentativo da parte dei Francesi di fermare le incursioni inglesi. I Francesi persero tutte e tre le battaglie e le razzie inglesi proseguirono. In questo caso, tuttavia, le scorrerie inglesi non furono decisive per stabilire il controllo sul territorio e i Francesi, alla fine, risultarono essere i veri vincitori della guerra.

L'obiettivo delle crociate era quello di conquistare e mantenere il controllo delle roccaforti in Terrasanta in modo da poter dominare un territorio molto esteso. Le numerose battaglie che segnarono il periodo delle crociate furono combattute per spezzare questo controllo da una parte o dall'altra. La vittoria di Hattin nel 1187 da parte dei Saraceni guidati da Saladino rese possibile la riconquista araba di Gerusalemme.


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