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La fine dell'impero ottomano




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LA FINE DELL'IMPERO OTTOMANO   


I fasti e la gloria dell'impero ottomano erano già scomparsi da lungo tempo quando esso uscì sconfitto dalla prima guerra mondiale. La folle impresa in cui l'aveva condotto Enver Pasha e il suo partito militare si era rivelata per quel che era stata fin dall'inizio: un volo pindarico alla ricerca della grandezza ormai scomparsa. Quegli anni sanguinosi di lotta contro gli alleati erano solo l'epilogo di quasi un decennio di guerre intestine e con scomodi vicini che avevano fiaccato la resistenza del secolare impero.

In seguito alla guerra, l'impero si ritrovò fortemente ridimensionato, privato anche del suo nucleo storico,l'Anatolia, dall'occupazione greca di Smirne. Inoltre Francia e Inghilterra tentavano di spartirsi il territorio in zone di influenza. La rivoluzione russa aveva portato a ciò. Il fatto che lo zar fosse stato spodestato e che la Russia fosse in preda ad una guerra civile modificò infatti tutti gli accordi stipulati prima del cambio di regime.

La politica estera britannica fece un grave errore concedendo troppo spazio alle rivendicazioni dell'etnia armena. Duramente provato dalla persecuzione negli anni della guerra, il popolo armeno aveva trovato nella Gran Bretagna la protettrice che aveva cercato per secoli. Sebbene non fu approvato un progetto che prevedeva che tutta la Turchia orientale fosse concessa per l'istituzione di uno stato armeno, fu comunque consentita la costituzione di una nazione armena in territori già dell'impero ottomano che avevano un'alta





percentuale di popolazione turca. L'esercito britannico passò poi a occupare tutti i territori caucasici che erano appartenuti all'impero con la scusa di salvaguardare il nuovo protettorato dell'Iraq. Tuttavia alla Turchia fu concesso di tenere Istanbul.

La situazione della Turchia iniziò a cambiare già dal 1919, quando Mustafà Kemal cominciò a muoversi. Infatti, in quest'anno, il generale riuscì a farsi nominare ispettore della Terza Armata Nazionale nei pressi della città d8i Samsun (l'Armata tuttavia esisteva solo sulla carta a causa del numero esiguo di uomini). Senza prendere ordini dal Sultano, egli cominciò ad attraversare l'Anatolia con la sua piccola armata, in direzione delle terre occupate dai greci. Ovunque egli si fermasse raccoglieva nuovi volontari per quello che stava ormai diventando un esercito di liberazione nazionale. Giunto in prossimità della città di Sivas ebbe modo di accordarsi con il governatore della provincia per la scelta di alcuni delegati che nella Conferenza di Baliksheshir avrebbero gettato le basi per il successivo congresso di Erzerum (luglio 1919), dove attraverso la stipulazione di un vero e proprio "Patto Nazionale" si consacrò il principio che il suolo turco era inviolabile e non assoggettabile a nessun mandato amministrativo straniero. Nonostante l'autorevolezza di Kemal alla conferenza di Sivas, il movimento era ancora sprovvisto di un capo. Lo stesso movimento era ancora moderato e non si avevano delle tendenze rivoluzionarie, anche se queste idee erano già abbastanza estremiste per il Sultano, il quale diede ordine di arrestare Kemal. Il generale incaricato rispose al Sultano di non aver abbastanza mezzi per arrestare il generale ribelle, così il Sultano trasferì l'ordine a reparti curdi di stanza nell'Anatolia orientale. Kemal li sconfisse. Il Sultano intraprese allora una tattica diplomatica: invitò il Parlamento di Sivas a rientrare nella legalità trasferendosi a Istanbul. I membri accettarono di buon grado, ma una volta raggiunta la città, l'organo legislativo avrebbe voluto proseguire con l'opera di ammodernamento iniziata a Sivas. La differenza che c'è tra un sovrano assoluto e un monarca costituzionale non piacque al Sultano e ai Britannici. Il 16 marzo 1920 le truppe inglesi arrestarono tutti i membri del Parlamento che non riuscirono a fuggire in tempo e li esiliarono a Malta. Kemal rimaneva libero perché aveva rifiutato di trasferirsi a Istanbul. Prima di occuparsi della situazione militare, il generale decise di sistemare quella politica. Riunì i membri del Parlamento che erano riusciti a fuggire ad Ankara e diede vita a un'Assemblea Nazionale permanente che lo nominò capo del governo provvisorio e dell'esercito con il titolo di Maresciallo. Essa assunse tutti i poteri straordinari che necessitavano per affrontare l'imminente pericolo, divenendo rivoluzionario a tutti gli effetti. Ottenuta la legittimità costituzionale, Kemal si accinse a contrastare il nemico che stava avanzando verso la nuova capitale. Le prime armate disponibili erano un'accozzaglia di irregolari e volontari che spesso si erano raggruppati in bande difficilmente controllabili dal governo. La più consistente di esse fu definita "Armata Verde", il cui apporto fu fondamentale: rallentò infatti la marcia delle truppe del Sultano, consentendo al governo di ottenere i finanziamenti necessari per acquistare armamenti all'estero. A collaborare con Ankara furono l'Italia e la Francia, che preferivano uno stato turco indipendente e pacifico piuttosto che una





minaccia continua nei confronti dei loro possedimenti in Siria e nel Dodecaneso. I successi militari furono notevoli, ma non sarebbero stati tali se non fossero stati accompagnati da un'intensa attività diplomatica. Kemal fece leva sul malcontento crescente in Francia e in Italia nei confronti dell'Inghilterra che stava facendo la parte del leone in Medio Oriente, Kemal propose alle due nazioni una pace separata con la Turchia nazionalista. Entrambe, in cambio di alcune rassicurazioni economiche sullo sfruttamento delle materie prime turche, acconsentirono a ritirare le proprie truppe e a concludere accordi di pace indipendenti dalla Gran Bretagna. Il 29 settembre 1922 Lloyd George fu costretto a chiedere un armistizio con i Turchi.

Nella conferenza di Losanna del '23 furono indicati i confini occidentali della Turchia, raggiungendo così i confini dello stato nazionale progettato da Kemal.

Kemal prese provvedimenti significativi. Importante fu la rivoluzione giudiziaria. Si proclamarono tre nuovi codici: il penale ispirato all'esperienza italiana, il civile improntato sul codice svizzero e il commerciale derivato dalla pandettistica tedesca. Solo le leggi proclamate dalla Repubblica avevano piena vigenza, arrivando all'effettiva separazione tra stato e Chiesa. Il passaggio tra la tradizione dell'Impero Ottomano al nazionalismo repubblicano non fu immediato e non si compì prima del 1930. in campo sociale si ottenne l'emancipazione della donna almeno nei confronti dello Stato) e l'abbandono di alcune tradizioni radicate quali quella del fez, dell'uso del solo nome proprio accanto al titolo o rango personale; si adottò il calendario occidentale al posto di quello islamico. Furono adottati dei soprannomi con valenza di cognomi; Kemal scelse per sé quello di Ataturk (padre dei Turchi).

Già dagli anni della guerra d'indipendenza si erano delineate le forze che avrebbero comandato dopo la vittoria finale: il partito liberale, che voleva una transizione meno traumatica dal passato e trovavano i loro sostenitori tra il clero e i commercianti, e il partito radicale (che si sarebbe trasformato nel partito populista durante il regno di Ataturk), teso a una rivoluzione completa e senza impedimenti. Il pretesto per eliminare gli oppositori politici arrivò con una rivolta della popolazione curda. La repressione fu durissima e Kemal fece deportare larga parte della popolazione in Anatolia centrale e mise coloni turchi nelle regioni curde. Proibì l'utilizzo della lingua curda negli atti ufficiali e negò ogni identità nazionale a questo popolo. Kemal fece poi approvare uno Statuto di leggi che gli conferiva tutti i poteri. Si circondò di una guardia nazionale di "Lazi", musulmani georgiani, che costituivano il suo braccio armato. Sciolse tutti i partiti di opposizione, ma fu permesso ai loro esponenti di entrare nel partito populista, che diventò un partito unico nazionale sullo stile del partito comunista russo, senza però i suoi eccessi.

Nonostante Kemal abbia trasformato la Turchia in uno Stato totalitario, il suo ideale era quello di arrivare a una democrazia di stampo occidentale, ma aveva riconosciuto l'impossibilità di raggiungere tale obiettivo già dagli anni venti. Kemal si adoperò affinché si creassero i presupposti per una transizione senza dolore verso la democrazia, ma i suoi tentativi (creazione di un'opposizione democratica al suo governo, effettuazione di elezioni





provinciali con metodo strettamente democratico), fallirono. Di grande importanza per la pacificazione della regione fu lo scambio di popolazioni con la Grecia.

La morte di Mustafà Kemal giunse nel 1938 a stroncare una vita che aveva ancora molto da fare per il suo Paese. Il decennio dal 1928 al 1938 aveva trasformato la nazione turca così profondamente da modificarne la vita fino ai giorni nostri. I suoi successori ebbero il vantaggio di avere il cammino già tracciato da Kemal.

Mai si ebbe identificazione maggiore tra un singolo individuo e una nazione nel suo insieme:

Ci sono due Mustafà Kemal. Uno è il Mustafà di carne e sangue che ora è qui davanti a voi e che scomparirà, l'altro siete tutti voi, tutti voi che siete qui e che andrete ai lontani angoli della nostra terra per diffondere gli ideali che devono essere difesi con la vostra vita se necessario. Io esisto per i sogni della nazione e il lavoro della mia vita è farli divenire realtà.


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