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La crisi suprema dell'Italia romana




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La crisi suprema dell'Italia romana


Con l'avvento di Teodosio I si ha il principio delle grandi invasioni dei popoli germanici, le quali si svolsero specialmente secondo due grandi itinerari: nel 378 dal confine del Danubio dilagarono i Visigoti; nel 406 dal confine del medio Reno avanzarono i Vandali con altre tribù, sospinti tutti dagli Unni.

L'Impero d'Occidente si trovò ridotto a poco più che l'Italia, dove si succedettero dal 455 al 476 una decina di imperatori alla mercé dei capi barbari, che prendevano il titolo di patrizi, concesso dagli imperatori a persone che accumulavano una molteplicità di funzioni. In Oriente, morto Arcadio (408) gli succedette Teodosio II, che legò il suo nome a un opera legislativa di grandissima importanza, il Codex Theodosianus: fu la prima raccolta ufficiale delle leggi e costituzioni imperiali dal 312 alla pubblicazione (438), ed ebbe valore tanto in Oriente quanto in Occidente. Al tempo di Onorio difese l'Italia il valente generale Flavio Stilicone di origine vandala, che nel 402 sconfisse a Pollenzo presso Bra e a Verona i Visigoti di Alarico, che avevano depredato la valle del Po, costringendoli a rientrare nell'Illirico. Poco dopo, orde in prevalenza Ostrogote, valicate le Alpi scendendo dalla Rezia, si spinsero fin nell'Italia Centrale, ma furono sconfitte dallo stesso Stilicone presso Fiesole. Nel 408 fu trasferita la capitale da Milano a Ravenna e Stilicone cadde in disgrazia: l'ingratitudine di Onorio premiò con l'uccisione il grande generale. Fu un imperdonabile errore: subito ricomparve in Italia Alarico che assediò Roma e nel 410 l'abbandonò al saccheggio.

Per l'inetto Valentiniano III (425-455) tenne il potere la madre Galla Placidia, riconosciuta da Teodosio come reggente in Occidente. Nel 451 il comandante delle milizie Ezio ottenne una strepitosa vittoria sugli Unni di Attila ai Campi Catalaunici (Chàlons sur Marne), ma l'anno seguente Attila entrò in Italia e distrusse Aquileia. Una parte della popolazione della regione trovò scampo nel gruppo di isolette tra la foce del Po e il golfo di Trieste: da questi profughi trasse la prima origine Venezia. Attila devastò parte della Valle Padana e s'avviò verso Roma; ma gli andò incontro il pontefice Leone I, ed egli, sia mosso da reverenza verso il papa, sia preoccupato dei promessi aiuti dell'Oriente, sia temendo il sopraggiungere di Ezio, si ritirò nella Pannonia, ove morì (453). Subito dopo, Ezio fu ucciso per mano di Valentiniano III, che fu a sua volta ucciso per vendetta di due soldati di Ezio; i Vandali mossero su Roma, che subì nel 456 un secondo e più grave saccheggio.

Otto imperatori senza importanza succedettero a Petronio Massimo, ucciso dal popolo per la sua viltà durante il sacco vandalico, alcuni elevati al trono e abbattuti dal patrizio Ricimero, che fu allora l'uomo più potente dell'Occidente romano. In Oriente sali all'impero Leone (457), il primo imperatore che si sia fatto incoronare dal vescovo. Dal 465, Leone tenne il potere imperiale anche in Occidente e Ricimero il governo. Morto anche Ricimero e nominato imperatore d'Occidente Giulio Nepote (474), gli si ribellò il nuovo ' patrizio ' Oreste, che osò elevare alla porpora il proprio figlio Romolo proclamato Augusto, che ebbe poi per dileggio il soprannome di Augustolo.

Frattanto un capo di genti germaniche, in prevalenza Eruli, Odoacre, richiese secondo l'usanza la distribuzione di un terzo delle terre per l'aiuto dato a Oreste, e poiché questi rifiutò, i barbari acclamarono loro re Odoacre che concesse le terre richieste. Oreste cadde in combattimento e Romolo Augustolo venne deposto. Odoacre non assunse il titolo di imperatore e preferì governare l'Italia come ' patrizio ' in nome dell'Impero d'Oriente, allora retto dall'Imperatore Zenone (476 d. C.).


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