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Il sistema giolittiano
Tra il 1901 e il 1909 Giolitti fu il grande arbitro della vita politica italiana: egli assunse la carica di presidente del Consiglio nel novembre 1903 e la conservò fino a 1914 con un'interruzione tra il marzo 1905 e il maggio 1906. Infatti il periodo tra il 1903 e il 1914 fu definito l'età giolittiana,durante la quale si realizzo l'inserimento delle masse nella vita politica italiana.
Giolitti improntò la propria condotta politica al realismo e affermò che il governo non doveva intervenire nelle vertenze fra sindacati e imprenditori. Inoltri Giolitti cercò di ridurre l'altissimo tasso di analfabetismo ,riconoscendo nella scuola un strumento fondamentale per la "nazionalizzazione" dei cittadini e la fusione delle culture regionale.
Giolitti si dedicò all'esperimento di politica liberale e di rinnovamento che il paese da lui si attendeva. Anch'egli era idealmente ancora attaccato alla prospettiva risorgimentale di un rinnovamento dal basso della società italiana, che investisse in primo luogo il mondo delle campagne, ma era troppo poco dottrinario per non avvedersi che lo sviluppo industriale, a prescindere dalle forme in cui si era realizzato, e la nascita del movimento operaio erano fenomeni irreversibili e che l'industria e i sindacati erano ormai i gruppi di pressione più organizzati e le forze più dinamiche dell'intera società italiana.
Giolitti favorì la crescita dell'industria,arretrata a rispetto ad altri paesi. Lo sviluppo industriale però, incontrava numerosi ostacoli nel clima culturale ;inoltre ,era un fenomeno che riguardava soprattutto il nord. Consapevole della gravità della "questione meridionale" Giolitti attuò una serie di provvedimenti economici in favore del Mezzogiorno,con leggi speciale per favorire l'industrializzazione. Proprio nel Mezzogiorno la politica giolittiana mostrò i suoi punti deboli alimentando il sistema delle clientele, e fu duramente criticato da Gaetano Salvemini. Durante l'età giolittiana i deputati erano eletti nel Mezzogiorno grazie alla forza delle loro clientele,cioè del numero di elettori di cui riuscivano a procurarsi i voti concedendo favori.
Le difficili condizioni economiche costringevano ogni anno 600 000 italiani a emigrare in America.
Grazie alla prudente linea politica, Giolitti riuscì a superare senza danni anche i momenti di grave tensione sociale,come il sciopero generale del 1904. Inoltri, tentò di stabilire rapporti di collaborazione con i socialisti riformisti,guidati da Filippo Turati. Nelle elezione tenute nel 1913,Giolitti riuscì a ottenere ,grazie al patto Gentiloni, che i cattolici votassero per il suo partito ,così Giolitti ottenne la maggioranza,ma la base parlamentare del suo sistema si erose:condizionato dal sostegno dei cattolici, attaccato dalla sinistra,Giolitti si dimise nel 1914.
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