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Il rapporto Krusciov nell'analisi di Togliatti
Il rapporto presentato da Krusciov durante il XX Congresso nel quale il dirigente denunciava gli "errori" di Stalin fu descritto dalla stampa comunista italiana con molta cautela. La linea seguita era quella di criticare le deviazioni e la degenerazione che il sistema sovietico aveva subito sotto la guida di Stalin, senza però dimenticare i grandi meriti del leader defunto77.
Il 4 giugno il New York Times pubblicò il testo integrale del rapporto Krusciov; assemblee e dibattiti si susseguivano in ogni città italiana e la richiesta di chiarimenti era sempre più pressante da parte dei militanti.
Il 13 giugno apparve sull'Unità, in prima pagina, un comunicato dell'Ufficio Stampa del Pci:
Alla informazione che al nostro Partito già era stata data circa i gravi errori commessi dal compagno Stalin, si è aggiunta in questi giorni la pubblicazione, da parte della stampa, di particolari notizie, relative a delittuose violazioni della legalità da tali errori derivate. Ciò ha nuovamente turbato l'animo dei comunisti e dei lavoratori italiani, i quali non erano a conoscenza di quei fatti e si uniscono a tutti i militanti del movimento comunista internazionale nel condannarli decisamente come estranei ai principii, al metodo, all'azione del movimento socialista. I comunisti italiani ritengono di grande importanza che tali errori e violazioni della democrazia siano stati denunciati senza veli; e sono persuasi che ciò è una prova della forza del movimento comunista nel riconoscere gli errori compiuti, nel procedere alla loro correzione e preparare in questo modo le condizioni di nuove vittorie (.)78 Il comunicato terminava annunciando l'imminente pubblicazione su L'Unità dell'intervista che Palmiro Togliatti concesse alla rivista Nuovi Argomenti riguardo i temi del XX Congresso del Pcus e alle critiche degli errori di Stalin; veniva auspicata la lettura, la diffusione e il dibattito intorno ai problemi affrontati nell'intervista79
Il testo dell'intervista concessa a Nuovi Argomenti è di importanza cruciale per capire come Togliatti impostò il problema del culto della personalità e della denuncia dei crimini di Stalin e di come lo presentò ai comunisti italiani; l'intervista è anche l'unico documento in cui il leader del Pci affrontava direttamente la tematica.
Alla prima domanda ( Che cosa significa, secondo voi, la condanna del culto della personalità in URSS?Quali ne sono i motivi interni, esterni, politici, sociali, economici, psicologici, storici?) Togliatti rispondeva:
(.) I compagni sovietici stanno oggi liberando la loro storiografia da errori ed esagerazioni che vi si erano introdotti per esaltare oltre il merito la figura di Stalin e questo consentirà un giudizio storico sempre più esatto (.) Sarebbe però un grave errore ritenere che questa particolare revisione (.) comporti, da parte dei comunisti sovietici, una radicale ripulsa o una critica radicale, distruttiva, dell'azione loro (.). Quest'azione rimane, nella linea del suo sviluppo attraverso le successive tappe che tutti conoscono, il primo grande modello storico di conseguente attività rivoluzionaria per l'avvento della classe operaia alla direzione della società e per la costruzione di una società socialista(.)80 .
Secondo Togliatti, la correzione "di fatto" degli errori di Stalin da parte dei dirigenti cominciò subito dopo la morte del leader; tuttavia era impossibile denunciare subito apertamente i suoi sbagli e le sue deviazioni: Stalin era molto amato dalle masse popolari e la sua autorità non era mai stata messa in discussione; una condanna repentina di alcuni aspetti del suo operato avrebbe sicuramente provocato reazioni incontrollabili e pericolose nel popolo.
Togliatti continuava dando la sua definizione di culto della personalità di Stalin:
(.) La meno arbitraria delle generalizzazioni è quella che vede negli errori di Stalin il progressivo sovrapporsi di un potere personale alle istanze collettive di origine e di natura democratica e, come conseguenza di questo, l'accumularsi di fenomeni di burocratizzazione, di violazione della legalità, di stagnazione e anche, parzialmente, di degenerazione, in differenti punti dell'organismo sociale. (.) Non si può assolutamente dire che sia derivata la distruzione di quei fondamentali lineamenti della società sovietica, da cui deriva il suo carattere democratico e socialista e che rendono questa società superiore, per la sua qualità, alle moderne società capitalistiche (.)81.
Successivamente si chiese a Togliatti se riteneva che le critiche al culto della personalità in Urss dovessero portare a cambiamenti istituzionali e se, secondo lui, il potere in regime di partito unico con elezioni senza scelta fra governo e opposizione fosse legittimo. Il dirigente rispose che il sistema dei Soviet era più democratico e progredito di qualsiasi sistema democratico tradizionale; inoltre era impensabile introdurre una pluralità di partiti in Unione Sovietica: là, infatti, esisteva una omogeneità sociale dovuta alla scomparsa delle classi capitalistiche, una omogeneità politica che si esprimeva con l'alleanza di operai e contadini e, soprattutto, una forma di unità della vita civile e della direzione politica sconosciuta nel mondo occidentale.
Alla domanda sulla diversità di linguaggio politico tra Oriente e Occidente Togliatti rispose:
(.) Non è assolutamente vero che "in Oriente" la opposizione si chiami tradimento, la discussione deviazione, ecc. (.) Quanto all'opposizione, ne ho già parlato, e non coincide né può coincidere col tradimento. Senza dubbio, vi sono stati casi e momenti in cui la opposizione assunse forme tali che erano tradimento o portavano al tradimento. Vi sono stati lunghi periodi di tempo in cui la classe operaia, che aveva preso il potere con la rivoluzione, e il partito che la dirigeva, si trovarono di fronte a situazioni così gravi (.) che la unità della direzione politica e della azione dovette essere mantenuta e fu mantenuta con mezzi eccezionali. Guai se non si fosse fatto così! Il grave errore commesso da Stalin fu di avere illecitamente esteso questo sistema, (.), alle situazioni successive, quando non era più necessario e diventava quindi soltanto la base di un potere personale. E l'errore dei suoi collaboratori fu di non essersene accorti a tempo, di averlo lasciato fare sino al punto in cui la correzione non era più possibile senza danno per tutti82
La domanda successiva verteva sulle origini storiche dello stalinismo e sul perché fu così difficile contrastarlo:
(.) Non ostante gli errori che commetteva, Stalin aveva il consenso di una grandissima parte del paese () Stalin non commise solo degli errori, ma fece anche molte cose buone (.)Un'altra spiegazione del perché non si potè giungere prima alle necessarie correzioni è stata data, se non erro, dallo stesso Khrustciòv (sic), affermando che se queste correzioni non poterono farsi è perché la posizione dei dirigenti del partito e dello Stato verso gli errori di Stalin non fu eguale in tutti i periodi. Vi furono dunque dei momenti in cui attorno a Stalin vi fu una ampia solidarietà degli altri (.)83
Secondo Togliatti il XX Congresso diede un notevole contributo all'impostazione e soluzione di molti problemi del movimento democratico e socialista; tuttavia egli non considerava soddisfacente la posizione assunta riguardo gli errori di Stalin e le cause e condizioni che li resero possibili:
(.) La causa di tutto starebbe nel "culto della personalità", e nel culto di una persona che aveva determinati e gravi difetti (.) I dirigenti sovietici hanno conosciuto Stalin assai più di noi (.), e noi quindi dobbiamo loro credere quando a questo modo oggi ce lo descrivono (.) Avrebbero per lo meno dovuto essere più prudenti in quella esaltazione pubblica e solenne di quelle qualità di quest'uomo, cui ci avevano abituato (.) Ci sembra fuori di dubbio che gli errori di Stalin furono legati a un eccessivo aumento del peso degli apparati burocratici nella vita economica e politica sovietica, e forse prima di tutto nella vita del partito84.
Togliatti non escludeva che il peso eccessivo della burocrazia fosse un retaggio dell'organizzazione politica della vecchia Russia, tuttavia poneva l'accento sulle difficoltà che si presentarono per l'edificazione del socialismo, in particolare durante i primi anni dopo la rivoluzione e nel periodo della seconda guerra mondiale.
Nella settima domanda si chiedeva a Togliatti di spiegare perché i comunisti credettero alla versione staliniana dei processi contro i presunti cospiratori. Egli rispose che i comunisti di tutto il mondo riponevano una fiducia illimitata nel partito sovietico e nei suoi dirigenti che avevano creato l'Unione Sovietica, il più grande fatto della storia contemporanea; sulle questioni decisive del movimento operaio e della politica internazionale, la posizione dei comunisti sovietici fu quella giusta. Inoltre:
(.)I dirigenti comunisti non avevano nessun elemento che consentisse loro di dubitare della legalità dei giudizi, soprattutto perché sapevano che, sconfitti politicamente e tra le masse, i dirigenti dei vecchi gruppi di opposizione (trotzkisti e di destra) non erano alieni dal proseguire la lotta con mezzi terroristici e questo avveniva anche fuori dell'Unione Sovietica (.). Il fatto che tutti gli accusati confessassero suscitò senza dubbio sorpresa e discussioni anche tra di noi, ma non altro (.) La mia opinione , oggi, è che esistessero assieme entrambi gli elementi, i tentativi degli oppositori di cospirare contro il regime e compiere atti terroristici e la applicazione di metodi istruttori illegali, moralmente condannabili (.)85
Inoltre Togliatti approvò la scelta dei dirigenti sovietici di criticare il culto della personalità dall'alto: una critica dal basso si sarebbe verificata molto lentamente e si sarebbe sviluppata in modo confuso, non privo di rotture pericolose.
La nona e ultima domanda riguardava i rapporti tra l'Unione Sovietica e il movimento operaio internazionale. Togliatti rispose con fermezza che i partiti comunisti non ricevevano direttive e ordini da Mosca. Tutte le iniziative compiute dai comunisti italiani dopo la guerra, ad esempio, furono decise esclusivamente in seguito a dibattiti interni al Pci, perché dettate dalle condizioni particolari italiane. In conclusione:
(.) In ogni paese governato dai comunisti possono e debbono influire in modo diverso le condizioni oggettive e soggettive, le tradizioni, le forme di organizzazione del movimento (.) Il complesso del sistema diventa policentrico e nello stesso movimento comunista non si può parlare di una guida unica, bensì di un progresso che si compie seguendo strade spesso diverse. Dalle critiche a Stalin risulta un problema generale, comune a tutto il movimento, il problema dei pericoli di degenerazione burocratica, di soffocamento della vita democratica (.) Noi saluteremo il fatto che tra i partiti comunisti che sono al potere si stabilisca una emulazione circa il modo migliore di evitare per sempre questo pericolo (.)86.
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