IL
PAESAGGIO
Il Giappone, con il suo raggruppamento
di oltre 3000
isole, appare
sulla carta geografica come un complesso frammentario
che si allunga
dalla regione sub-artica
a quella sub-tropicale , quasi interamente occupato da sistemi
montuosi. Poiché
la storia geografica
dell'arcipelago è relativamente recente i rilievi
non hanno subito
l'azione levigatrice
del tempo e
presentano spesso contorni poco smussati innalzandosi d'improvviso dalla
pianura ad altezze anche ragguardevoli come nel caso delle
catene alpine e dei monti dell'Hokkaido. La vetta
più alta è
però quella del monte Fuji, famoso in
tutto il mondo
non tanto per
i suoi 3.700 metri, ma piuttosto
per netto profilo
della incantevole forma a cono allargato
che tradisce la sua origine e lo ha fatto diventare il simbolo
della nazione. A rendere
movimentata la conformazione dell'arcipelago provvedono appunto i numerosi gruppi vulcanici, di cui
parecchi ancora attivi, la
varietà dei litorali che alternano baie profonde a lunghe spiagge
rettilinee e a rientranze penetranti
punteggiate di isole, le
strette pianure che si aprono
sul mare,
le vallate a picco e
i brevi di fiumi a regime torrentizio. L'estensione
del paese tra
paralleli molto distanti provoca grande varietà climatica caratterizzata, nelle isole
centrali e meridionali, dalla
presenza dei monsoni e di una umidità
e calore elevati che affliggono gli abitanti nei
mesi estivi ma favoriscono, in compenso, il rigoglio della vegetazione. La copertura
del verde è
compatta nei luoghi troppo impervi per praticarvi
la risicoltura e alle foreste di conifere
del nord si
vanno mescolando le latifoglie della zona temperata
e le fustaie imponenti di criptomerie
per arrivare fino alle specie tropicali di Okinawa.
Il bambù è
onnipresente comparendo a grossi ciuffi
spettinati e spiccando con il suo verde
tenero che rischiara e addolcisce
le tonalità delle specie a
foglia persistente.
Il paesaggio giapponese
appare nell'insieme come il
risultato dei sensibili ma armoniosi contrasti di altitudini, profili,
colori e clima. Quest'ultimo con i suoi sbalzi stagionali e i suoi fenomeni
spesso disastrosi di piogge torrenziali
e nevicate abbondanti, infierisce
sulla fisionomia dell'ambiente naturale e sulle
costruzioni dell'uomo. A ciò va
aggiunta l'opera erosiva dei maremoti, le scosse
rovinose di terremoti ed eruzioni vulcaniche, la sferza
impietosa dei tifoni. L'azione
antropica provvede, nei limiti del possibile, a
proteggere e sostituire i
lembi stracciati del mantello vegetale e sfrutta con grande parsimonia il terreno per la
coltivazione del riso che compare
più spesso in piccole terrazze
irregolari accomodate nelle strettoie delle valli o sui
pendii. C'è
chi ritiene che proprio la
coltivazione acquatica del
riso, importato dalla Cina attorno
al 300 a.C., abbia influenzato
il delicato senso spaziale e temporale dei
giapponesi nonché il loro profondo
legame con la terra. In
questo territorio, apparentemente ristretto perché è invaso
da montagne e spezzettato,
mancano le grandi vastità sceniche dell'occidente, gli spazi a perdita
d'occhio,
il tranquillo respiro di antichi
paesaggi appena ondulati, ma
abbonda la varietà nei tratti che riproducono in scala ridotta
la drammaticità controllata di una terra costretta
tra la scoscesità delle rocce e
una frastagliata linea di costa. Le sinuosità
accentuate, l'espressività dettagli, la dolcezza
degli spettacoli stagionali, i
rigonfiamenti ordinati dalle piantagioni di tè, il
cesello lucente delle risaie, fanno delle
fragili isole nipponiche, spesso
avvolte da brume opaline, un paesaggio
di accattivante bellezza per chi
sappia cogliere la delicatezza e l'unicità.