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Quadro introduttivo della nascita degli stati uniti d'america




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QUADRO INTRODUTTIVO DELLA NASCITA DEGLI STATI UNITI D'AMERICA


L'inghilterra vincitrice sui francesi

conquista del Canada e di estromissione dall'America del Nord

13 colonie dell'Atlantico

impoverita dalla guerra



ripensamento nell'organizzazione finanziaria


PRIMA

DOPO

Colonie legate al Re Inglese; Organi di autogoverno; Ampi autonomia

Inghilterra legifera anche per le colonie

Dichiarazione d'indipendenza

1776




Stesura della Costituzione

scritta e rigida, superiore

ad ogni legge ordinaria

approvata dal Parlamento

 
figlia dell'illuminismo

l'uomo può raggiungere la felicità



figlia di Locke

giustifica la Riv. Inglese secondo

i principi cui ogni uomo è portatore

di diritti naturali.

Lo Stato deve garantirli e non violarli





CULTURA E MENTALITA'

La rivoluzione americana è la causa che porto alla nascita degli Stati Uniti d'America, cioè quiei tredici stati, corrispondenti alle tredici colonie che si erano ribellate al dominio inglese, ottenendo infine l'indipendenza. Il primo insediamento, da parte di coloni che comprendenti  in maggior parte da dissidenti religiosi fuggiti dall'Inghilterra ai tempi degli Stuart, come i Puritani, nobili e ricchi mercanti, che avevano ottenuto dai sovrani inglesi colonie a titolo di donazione, avventurieri in cerca di fortuna, delinquienti comuni, detenuti e dissocupati in cerca di lavoro, stabilì la nascita di un territorio che in onore della vergine regina Elisabetta venne battezzato Viriginia. Lo scopo principale fu di tipo economico, ma con il tempo diventò anche di tipo religioso: infatti i sovrani inglesi stavano reprimendo ogni forma di dissidenza religiosa e stavano inponendo a tutti l'anglicanesimo provocando la reazione dei puritani che non volevano piegarsi alla Chiesa, considerata un ordine del Demonio. Una delle più celebri spedizioni vide i Padri pellegrini attraversare l'oceano decisi a separarsi dalla Chiesa inglese. Nacque così la cosiddetta Nuova Inghilterra.

I coloni inglesi da subito entrarono in contatto con la popolazione indigena, instaurando in un primo momento un rapporto che venne definito una precaria simbiosi, perché ognuno dei due gruppi aveva trovato nell'altro dei beni utilissimi e quindi aveva interesse nel mantenere vivo le loro relazioni di tipo commerciale. Nel giro di poco tempo però l'equilibrio si alterò a discapito degli indiani:

  1. gli indiani non avevano difense immunitarie di alcun tipo nei confronti delle malattie di origine europea, per cui vennero decimati dalle epidemie.
  2. gli inglesi non ebbero più bisogno degli alimenti provenienti dagli indiani, ma a contrario questi ultimi, abituatesi in fretta all'uso dei nuovi alimenti, non potevano più farne a meno.
  3. gli indiani dovettero trovare nuove merci d'interesse europeo, che fu trovato nelle pelicce. Lo sforzo di procurarsene sempre maggior quantitativo provocò conflittualità tra le tribù.
  4. le terre a disposiozione per gli inglesi non furono più sufficenti ad alimentare la popolazione, cosi che si procedè con la guerra di conquista ai territori indiani.

Nel corso di queste lotte i puritani della Nuova Inghilterra si distinsero per la loro violenza, a cui trovarono giustificazione morale, secondo cui la violenza condotta contro gli indiani poteva essere applicata perché accusati di essere adoratori del diavolo, e che quindi era giusto estirparli dalla terra che doveva passare nelle mani dei veri servi del Signore. Essi infatti (i puritani), erano convinti di essere il nuovo popolo di Dio, scelto per costruire una città sulla collina, come modello di perfetto adempimento dei comandi divini e come faro per tutto il mondo cristiano. Chiunque  percepisse i precetti divini come un peso o come un limite alla propria libertà era considerato dai puritani un dannato, uns ervo di Satana, imponendo cosi, di conseguenza, unos tile di vita severo e religioso: chi se ne discostava, veniva rimproverato, bandito dalla colonia e condannato a morte. Tutti cosi erano sottoposto ad un forte condizionamento, per cui nessuno poteva esprimersi liberamente. In campo economico significò un rigido controllo sull'iniziativa individuale, nella convinzione che l'egoismo e la ricchezza potessero portare al peccato. Si comincia quindi a parlare di una realtà organica per cui ogni singolo organo pur essendo distinto e svolgendo attività diverse, è in realtà coordinato e orientato ad unico fine e al bene comune.

Nel corso del '600 la città di Salem era divenuta un fiorente centro di scambi marittimi e un prospero emporio commericale, ed era vista dagli agricoltori puritani del New England come una città di ipocriti, che pensavano solo ad arricchirsi. Proprio li, alcuni comportamenti bizzarri di ragazzine del luogo, cominciarono ad accusare altre persone dei loro sintomi, cioè affermarono di essere vittime di malefici diabolici. Un pastore dichiarò che era impossibile dimostrare il crimine di stregoneria con prove certe e poiché nessun giudice aveva messo in dubbio le loro dichiarazioni, la città di Salem divenne teatro di una vasta caccia alle streghe che portò sulla forca diciannove persone e l'imputazione di almeno centocinquanta individui. La decisione parti da chi vedeva con perplessità i ricchi mercati di Salem. Guidati dai loro pastori, gli agricoltori della regione si convinsero di essere le vittime di una grande congiura, ordinata da forze che dovevano essere eliminate. Queste forze che noi ora chiamiamo capitalismo mercantile emergente veniva indentificato in quel tempo in Satana.


ECONOMIA E SOCIETA'

Le regioni più fortunate nel '700 erano quelle in cui era stato possibile impiantare la redditizia coltivazione del tabacco. In quel periodo la maggior parte della popolazione viveva d'agricoltura, perché era possibilie acquistare a prezzi molto bassi terre sufficenti a divenire piccoli proprietari. A nord venivano coltivati cereali in piccole aziende agricole mentre a sud si diffuse la grande piantaggione, il cui problema però era la manodopera. Le colonie del Nord mostrarono un'ampia capacità nel attrarre emigranti e di conseguenza aumentare vertiginosamente la propria popolazione. Alcuni di essi arrivavano con risorse sufficenti per vivere, mentre altri non avevano nulla, e una volta giunti in America li attendeva una vita di servitù e di duro lavoro. I capitani vendevano questi emigranti ai grandi proprietari presso i quali, per riscattarsi, dovevano lavorare per quattro anni. Tuttavia pochi di essi riuscivano ad uscire dalla miseria. Gli altri o morivano durante il pediodo di lavoro o diventavano medicanti. Oltre ai servi bianchi riapparse la schiavitù dei neri, che gli europei compravano dai grandi sovrani neri dell'Africa costiera. Molti di essi rimanevano scioccati di fronte al mare e tentavano il suicidio, altri morivano a causa delle epidemie che sfociavano a causa delle cattive condizioni in cui erano costretti a viaggiare. L'importazione dei neri, comunque, parve molto più redditizia della schiavitù bianca: poteva essere sfruttato  con maggior profitto per tempi più lunghi e con minor difficoltà di un bianco. Anche i coloni del Nord contrari alla manodopera servile, riuscirono a trarne enormi benefici, partecipando attivamente al grande meccanismo commerciale che ruotava intorno alla tratta.


I coloni si sentivano ancora sudditi del re d'Inghilterra, però una serie di provvedimenti emanati dal Parlamento inasprì progressivamente i rapporti fra gli americani e gli inglesi, rendendo inevitabile la ribellione.

Il governo inglese avava ordinato che le colonie potevano vendere solo all'inghilterra le merci pregiate e prezione e più avanti l'elenco delle merci si allungò ancora di più. Si trattava quindi di una misura finalizzata a proteggere l'economia inglese, garantendo a prezzi contenuti l'importazione delle merci. Le colonie quindi erano viste come una fonte di materie prime ed un mercato capace di sostenere la produzione manifatturiera britannica. Le esportazioni però non erano in grado di equilibrare da sole le importazioni, quest'ultime venivano pagate con la moneta, che per procurasela, le colonie avevano intrapreso un fiorente commercio con le isole caraibiche. Il parlamento inglese, per favorire i suoi grandi proprietari inglesi, approvò alloro dei dazi elevatissimi sui prodotti provenienti dall'estero rendendo consapevole i coloni americani del grande conflitto d'interessi esistente.

















CONFLITTI POLITICI

La guerra dei sette anni, che vide coinvolti i coloni, schierati per il re, e le tribù indiane, schierate in parte per i francesi mentre altri per l'impero britannico, fini con il trionfo dell'Inghilterra che, paradossalmente, gli innescò lo scontro politico che avrebbe provocato la perdita della parte più ricca e prospera del proprio immenso Impero americano. L'inghilerra sebbene vittoriosa era uscita dalla guerra in gravi difficoltà finanziarie, il che l'aveva portata a pensare al ridimensionamento dell'organizzazione finanziaria. Per primo impose il sugar act, dazi sui prodotti che le colonie dovevano importare dall'estero, e in secondo luogo impose lo stamp act, che imponeva dazi sui giornali e sui documenti legali. Questi due provvedimeti furono visti dai coloni come ingiusti e insopportabili soprusi. L'opposizione verso lo stamp act era mossa da motivazioni costituzionali: infatti fino ad allora le colonie inglesi in America avevano goduto di un autonomia amministrativa totale, erano nate per iniziativa privata e non pubblica, e quindi si sentivano legate al re, ma non al parlamento, tant'è vero che ogni colonia possedeva una sua asseblea legislativa, dotata di pieni poteri. Per la prima volta, quindi, l'Inghilterra decide di legiferare anche per le colonie. La posizione più netta contro lo stamp act venne presa dall'assemblea che la considerò contraria alla tradizione e dalla prassi giuridica vigente fin dalla fondazione delle colonie inglesi in America. Per frenare la protesa il parlamento inglese abolì lo stamp act, ma fu accompagnato da una Dichiarazione di principio in cui affermava il diritto di legiferare per le colonie in qualunque caso, su qualunque cosa. Il parlamento dopo aver perso l'originario carattere di consiglio del re, riuscì a togliergli definitavamente il potere legislativo e pretendeva per se quella fedeltà che in passato le colonie prestevano al sovrano. Il problema era che quando il parlamento rivendicò il controllo delle colonie, rivendicò anche il diritto di legiferare su di esse. A questo i coloni reagirono con una prima esposizione organica e coerente in un documento, che esordiva il più tipico dei diritti validi in Inghilterra, secondo cui ai cittadini inglesi non è lecito imporre tasse se non con il loro consenso, dato personalmente o dai loro rappresentanti. Con lo stamp act il parlamento lo aveva violato, e per i coloni la parola d'ordine divenne: no alla tassa senza rappresentazione politica. Pertanto i coloni proponevano una concezione dell'Impero completamente diversa rispetto a quella del Parlamento, che di fatto finiva per rafforzare la corona e riduceva alla sola Inghilterra il campo d'azione dell'assemblea londinese. Ma l'ostinato rifiuto da parte del Parlamento a prenderla in considerazione, vide i coloni muoversi verso la scelta dell'indipendenza. Il parlamento cosi cerco di imporre la propria sovranità per via diversa, cioè con la tassazione esterna. I coloni di conseguenza cominciarono a fabbricare in America i manufatti proibiti e a boicottare i beni provenienti dalla madrepatria. Boston, divenne l'epicentro della protesta coloniale, e fu proprio li, che in segno di protesta, venne gettato a mare l'intero carico di tè di una nave della Compagnia delle Indie, che aveva ottenuto dal parlamento inglese il monopolio di vendita del tè sul mercato americano.

Nell 1774 si tenne a Filadelfia il primo congresso continentale che elaborò la dichiarazione dei diritti delle colonie. Il governo inglese decise di ricorrere alla forza e inviò in America l'esercito e la flotta britannica. Re Giorgio III dichiarò ufficialmente la ribellione delle colonie, che di conseguenza organizzarono la loro resistenza. A tal fine si diede vita ad un Congresso a Filadelfia che riunì i delegati di tutte le colonie e a cui fu affidato il ruolo di governo provvisorio centrale per le colone stesse. Al generale George Washington fu affidato il comando dell'esercito mentre i porti vennero aperti alle navi di tutti i paesi. La formale dichiarazione d'indipendenza fu redatta il 4 luglio 1776, quando il Congresso di Filadelfia approvò all'unanimità un documento redatto da Jefferson: giustifica la ribellione delle colonie utilizzando come argomento di base la teoria contrattualistica di Locke circa l'origine dello stato. La dichiarazione d'indipendenza si apre con l'affermazione secondo cui esistono alcune verità di per se evidenti, fra queste spicca il fatto che tutti gli uomini, creati uguali da Dio, sono stai da Lui dotati di diritti inalienabili. Il compito di un governo è garantire a tutti l'esercizio pieno di questi diritti, e che viceversa la rivolta è pienamente legittima nei confronti di quei governi che si comportino in modo tirannico. In America coloro che si impegnarono per l'indipendenza delle colonie preserono il nome di whings, riprendendo il termine dei sostenitori del parlamento, per significare la rivoluzione d'america, presentarsi come i veri difensori della libertà contro la tirannia e il dispotismo.

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