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Il '68 nel mondo
Nel campo occidentale (Europa e Stati Uniti) un vasto schieramento di studenti e operai prese posizione a partire dal '68 contro l'ideologia dell'allora nuova società dei consumi, che proponeva il valore del denaro e del mercato nel mondo capitalista come punto centrale della vita sociale.
Diffusa in buona parte del mondo, dall'occidente all'est comunista, la 'contestazione generale' ebbe come nemico comune il principio dell'autorità. Nelle scuole gli studenti contestavano i pregiudizi dei professori, della cultura ufficiale e del sistema scolastico classista e obsoleto. Nelle fabbriche gli operai rifiutavano l'organizzazione del lavoro e i principi dello sviluppo capitalistico che mettevano in primo piano il profitto a scapito dell'elemento umano. Anche la famiglia tradizionale veniva scossa dal rifiuto dell'autorità dei genitori e del conformismo dei ruoli. Facevano il loro esordio nuovi movimenti che mettevano in discussione le discriminazioni in base al sesso (con la nascita del femminismo e del movimento di liberazione omosessuale) e alla razza. Gli obiettivi comuni ai diversi movimenti erano la riorganizzazione della società sulla base del principio di uguaglianza, il rinnovamento della politica in nome della partecipazione di tutti alle decisioni, l'eliminazione di ogni forma di oppressione sociale e di discriminazione razziale e l'estirpazione della guerra come forma di relazione tra gli stati.
Negli Stati Uniti, le lotte si concentrarono contro la guerra del Vietnam, assumendo la forma di un conflitto antimperialista. Proprio la guerra del Vietnam cambiò il modo di guardare all'America dei giovani. In questo contesto negli USA nacque il movimento dei cosiddetti hippy, parola di gergo che voleva dire 'uno che ha mangiato la foglia', in seguito ribattezzati 'figli dei fiori', poiché la loro unica arma erano appunto i fiori. Si distinsero per costumi molto liberali ed ampio uso di droghe. Il più grande raduno hippy della storie di tenne nel '69 a Woodstock.
In America questo movimento si unì alle battaglie dei neri per la conquista dei più elementari diritti civili. Le battaglie per il riconoscimento dei diritti civili ai neri si dividevano sostanzialmente in due filoni. Il primo era quello pacifista che auspicava la progressiva integrazione delle masse di colore nella società bianca; era guidato da Martin Luther King, un pastore battista apostolo della 'non violenza', che fin da giovane si era dedicato alla lotta contro la discriminazione razziale. Il secondo filone, più intransigente, fu quello delle Pantere Nere, che chiedeva la formazione di un potere nero (Black Power), contrapposto a quello dei bianchi. Il movimento era di orientamento marxista e chiedeva inoltre libertà e occupazione, case e istruzione per tutti, la fine delle oppressioni anche verso le minoranze etniche.
Situazione diversa si trovava nei paesi del patto di Varsavia, dove le manifestazioni chiedevano più libertà di espressione e una maggiore considerazione delle opinioni e della volontà della popolazione delle scelte politiche. La più alta delle manifestazioni di protesta fu la rivolta studentesca in Cecoslovacchia, che condusse alla svolta politica chiamata Primavera di Praga. L'avvento al potere di Breznev significò per la società russa la fine di ogni spinta riformatrice. Questa politica di conservazione riguardò anche tutti i paesi del patto di Varsavia, ma in Cecoslovacchia si era realizzato un originale tentativo di rendere democratico il sistema stalinista. Il progetto riformatore prevedeva l'allargamento della partecipazione politica dei cittadini e la ristrutturazione dell'economia, con la rinuncia del potere assoluto da parte dello stato. A sostenere questo tentativo ci fu proprio il movimento politico e culturale della Primavera di Praga. Tuttavia, nel timore che questo processo di democratizzazione contagiasse anche gli altri paesi del blocco russo, l'Unione Sovietica decise di soffocare con la forza il movimento di riforma. Con questa scelta così violentemente autoritaria molti partiti nazional-comunisti sparsi nel resto del mondo si dichiararono in totale disaccordo.
In Francia la protesta assunse toni molto violenti nel maggio del 1968 e parve trasformarsi in rivolta contro lo stato. Essa ebbe origine da un progetto governativo di razionalizzazione delle strutture scolastiche mirante a renderle più rispondenti alle esigenze dell'industria: cosa che significava favorire i settori tecnologicamente più avanzati, facendo pesare l'incremento della produttività sulla classe operaia. Il piano di riforma scolastica prevedeva, al termine degli studi secondari, una severa selezione da effettuarsi attraverso un esame supplementare che avrebbe ridotto considerevolmente il numero degli studenti universitari e consentito l'accesso agli studenti più dotati. L'approvazione di questo piano, chiamato Piano Fouchet, provocò un'immediata risposta da parte delle masse studentesche. Contro lo spirito tecnocratico del Piano Fouchet, gli studenti e i professori progressisti dell'università di Nanterre decisero di scioperare. La protesta si allargò rapidamente e il 22 marzo prese il via il movimento più noto tra quelli sorti nella primavera del 1968. Questo movimento era capeggiato da un giovane anarchico, Daniel Cohn-Bendit, e denunciava l'esistenza di un'unica condizione di oppressione che accomunava studenti e operai. L'occupazione alla Sorbona da parte degli studenti (2 maggio) rappresentò il momento di rottura, contrassegnato da scontri con la polizia. Il 13 le organizzazioni studentesche proclamarono lo sciopero generale: fu il momento culminante della rivolta ed anche il più pericoloso per lo stato, perché alla protesta aderirono anche milioni di lavoratori in tutto il paese. La Francia era paralizzata. A questo punto prese in mano la situazione Charles de Gaulle e, forte dell'appoggio dell'esercito e raggiunto un accordo con la Confederazione generale del lavoro (CGT), dichiarò la rivolta 'una follia estremistica', sciolse il Parlamento e indisse nuove elezioni dalle quali uscirono vincitori i gollisti.
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