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Il movimento per i diritti civili nelle 6 contee, la reazione orangista e l'intervento dell'esercito britannico (1968-1969)
Il nuovo clima internazionale degli anni '60, con la distensione tra Est e Ovest, il Concilio Vaticano II, la lotta per l'uguaglianza degli afro-americani, un maggiore benessere economico anche nelle due parti dell'Irlanda, sembrarono rendere del tutto anacronistica la situazione della provincia britannica dell'Irlanda del Nord. In questo quadro tra gli abitanti cattolici delle 6 contee si affacciò la volontà di reclamare pacificamente i loro diritti di cittadini britannici, facendo cessare la discriminazione etnico-religiosa che li colpiva, al di fuori di qualsiasi legame con la tradizione del nazionalismo e del repubblicanesimo irlandese. Prese I'iniziativa di formare un movimento per i diritti civili (1967: Northern Ireland Civil Rights Association) la prima generazione di studenti universitari cattolici dell'Irlanda del Nord.
Ma dall'Ottobre 1968 le prime dimostrazioni pacifiche vennero assalite da gruppi di membri dell'Ordine di Orange, spalleggiati dalle due polizie unioniste. Un centinaio di dimostranti furono feriti. Le immagini dei disordini, trasmesse per televisione, scandalizzarono l'opinione pubblica britannica e internazionale, richiamando l'attenzione sulla anomala situazione delle 6 contee. La reazione viscerale di gran parte dei Protestanti, aizzati dal pastore fondamentalista presbiteriano Ian Paisley, fu di considerare il movimento democratico dei diritti civili come una nuova 'sollevazione' dei 'selvaggi cattolici irlandesi'. Il Governo unionista delle 6 contee proibì le manifestazioni del movimento, mandando le due polizie a reprimerle con la massima durezza. Parallelamente all'azione repressiva ufficiale, membri dell'Ordine d'Orange iniziarono ad attaccare con bombe molotov i quartieri cattolici di Belfast e di Derry (la seconda città delle 6 contee, chiamata Londonderry dall'amministrazione britannica e dagli Unionisti): la popolazione, guidata dagli studenti, dovette organizzarsi per la difesa.
Questo diede al Governo unionista il pretesto per scagliare RUC e B-Specials contro i quartieri cattolici: nell'invasione del ghetto di Bogside, a Derry, nell'Aprile 1969 si ebbe la prima vittima, un uomo ucciso dalle percosse dei B-Specials. Con la 'stagione delle parate' (da Luglio ad Agosto, quando per tradizione l'Ordine d'Orange sfila nelle città dell'lrlanda del Nord), la tensione raggiunse il parossismo: le parate si trasformarono in assalti armati di Orangisti e polizia unionista contro i quartieri cattolici, e nella 'pulizia etnica' contro i cattolici che vivevano in zone miste, con un bilancio di una decina di vittime, di un migliaio di feriti e di più di trentamila profughi, parte dei quali (circa 10.000) rifugiatisi nella Repubblica del Sud.
Sull'onda dell'indignazione dell'opinione pubblica il Governo laburista britannico di Harold Wilson decise di sottrarre la tutela dell'ordine pubblico al Governo unionista della Provincia, inviando l'esercito britannico per tutelare la vita e i beni dei cittadini cattolici (14 Agosto 1969). All'inizio ci furono scontri armati, con vittime, tra truppe britanniche e unionisti radicali (che divennero noti come 'Lealisti' ). E' da notarsi che in quella fase la questione della riunificazione nazionale dell'Irlanda non era stata risollevata ancora da nessuno: i cattolici volevano fare finire un sistema che li ledeva nei loro diritti democratici di cittadini britannici; il Movimento Repubblicano in seguito alla sconfitta della sua campagna militare del 1956-1962 era ridotto ai minimi termini, senza avere influenza alcuna sugli avvenimenti, in mano ad una dirigenza marxista-leninista (ma riformista) che non era più interessata al nazionalismo irlandese e che aveva disarmato l'I.R.A., la quale venne meno in quell'occasione alla sua tradizione di difesa della popolazione nazionalista. Solo gli Unionisti più fanatici parlavano di un 'complotto papista e sovietico' appoggiato dal Governo di Dublino per conquistare la Provincia protestante.
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