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il Medio Oriente dal 1990
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31 gennaio 1990:
la guerra civile in Libano si aggrava con uno scontro interno alle armate
cristiane, che avrà termine solo nell'ottobre, quando le forze governative, con
l'aiuto dei Siriani, riprenderanno in mano la situazione.
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22 maggio 1990:
lo Yemen del Nord e lo Yemen del Sud, dopo lunghi negoziati, giungono
all'unificazione.
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2 agosto 1990:
l'Irak invade il Kuwait, che accusa di fare una politica di ribasso del prezzo
del petrolio e contro il quale rivendica il possesso di un'area ricca di
petrolio. L'ONU, pochi giorni dopo, stabilisce (con la sola astensione dello
Yemen e di Cuba) un embargo commerciale, finanziario e militare. Già il 7
agosto, con l'accordo del governo saudita, truppe e aerei americani sono
inviati in Arabia Saudita. Saddam Husayn, tuttavia, dichiara l'annessione del
Kuwait, e invita tutti gli Arabi e i musulmani a liberare La Mecca. I
Palestinesi vedono in Saddam un liberatore e ne appoggiano la causa; anche la
Giordania (in cui i Palestinesi sono la maggior parte della popolazione) si
rifiuta di condannare Saddam.
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10 agosto 1990:
la Lega araba si mostra divisa, ma in un summit al Cairo decide, a stretta
maggioranza, di condannare l'Irak e d'inviare un contingente militare in
Arabia. Della coalizione anti-irakena fanno parte, oltre ai paesi del Golfo,
anche Egitto, Siria, Marocco. Saddam vincola il proprio ritiro dal Kuwait al
ritiro israeliano dai Territori occupati e al ritiro siriano dal Libano.
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29 novembre 1990:
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU (con il voto contrario di Cuba e Yemen e con
l'astensione della Cina) autorizza l'uso della forza per ristabilire la
sovranità del Kuwait, a partire dal 15 gennaio 1991.
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17 gennaio 1991:
ha inizio l'operazione 'Tempesta nel Deserto'. Dalle portaerei nell'Oceano
Indiano e dalle basi nella penisola araba e in Turchia, gli aerei della
coalizione anti-irakena iniziano una serie di bombardamenti sull'Irak e sulle
postazioni irakene in Kuwait. Nei giorni successivi, Israele è colpito da
missili irakeni, ma non reagisce; non riesce così il tentativo irakeno di far
uscire dalla coalizione i Paesi arabi.
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24 febbraio 1991:
l'operazione 'Tempesta nel deserto' si conclude con una breve e
violentissima offensiva terrestre che libera il Kuwait e costringe l'Irak a una
resa senza condizioni. I danni alle città e alle strutture industriali
provocati dal breve conflitto sono ingentissimi. Il regime di Saddam, pur in
difficoltà, regge; insurrezioni degli sciiti nel sud e dei Curdi nel nord
dell'Irak sono represse nel sangue. Due milioni di Curdi cercano di fuggire
verso la Turchia e l'Iran. Nell'aprile successivo, l'ONU impone all'Irak
precise condizioni per un definitivo cessate il fuoco: riconoscimento delle
frontiere con il Kuwait ed eliminazione delle armi di distruzione di massa.
Saddam pone, negli anni seguenti, molti ostacoli a un effettivo controllo
internazionale. Ancora nel gennaio 1993 avrà luogo un attacco missilistico
americano di rappresaglia contro Baghdad. L'embargo dell'ONU, negli anni
successivi, porta l'Irak, tenuto ai margini dalla comunità internazionale, a
una gravissima crisi economica.
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6 marzo 1991:
per trovare una soluzione al problema palestinese, riportato in primo piano
durante la guerra del Golfo, il presidente americano George Bush inizia un'intensa
serie di contatti con le parti interessate. In Israele il governo conservatore
di Yitzak Shamir mostra nell'agosto seguente qualche cauta apertura a un
dialogo con la Siria e gli Arabi. Nel giugno, re Hussein di Giordania (uscito
indebolito dalla guerra del Golfo per l'appoggio dato a Saddam) cerca di
rilanciare un processo di pace proponendo contatti diretti fra la Giordania e
Israele.
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31 ottobre 1991:
iniziano a Madrid i negoziati fra israeliani e - separatamente - Siriani,
Libanesi, Giordani/Palestinesi. A varie riprese, gli incontri proseguono fino
all'estate 1992.
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23 giugno 1992:
il Partito laburista vince le elezioni in Israele. Il nuovo primo ministro,
Yitzak Rabin annuncia che obiettivo prioritario del nuovo governo sarà la
costituzione di un regime di autonomia nei Territori occupati. Cessa di
conseguenza l'insediamento di coloni nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.
Nei mesi seguenti, le trattative sono comunque sospese per lunghi periodi in
conseguenza di azioni di rappresaglia israeliane nel sud del Libano e
dell'espulsione (nel dicembre 1992) di 415 Palestinesi accusati di appartenere
all'organizzazione terroristica Hamas.
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24 marzo 1993:
Ezer Weizman è eletto presidente di Israele. Succede a Chaim Herzog.
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14 aprile 1993:
Israele accetta la risoluzione dell'Onu che impone il suo ritiro dalla
Cisgiordania e da Gaza.
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13 settembre 1993:
dopo una serie di incontri segreti, accordo fra Israele (con il suo primo
ministro Rabin) e l'OLP (con Arafat) sulla creazione di una regione autonoma
palestinese nella Striscia di Gaza e nella città di Gerico. L'Organizzazione
per la Liberazione della Palestina annuncia il riconoscimento di Israele.
L'accordo (che fra l'altro prevede il ritiro delle forze israeliane entro la
primavera 1994) trova contrasti sia nella destra israeliana e presso i coloni,
sia all'interno dell'OLP, e la rivolta dell'intifada (iniziata nel 1987) tende
a inasprirsi.
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dicembre 1993:
un 'accordo fondamentale' fra il Vaticano e Israele segna la
riconciliazione fra la Chiesa cattolica e il popolo ebraico. Le relazioni
diplomatiche saranno ufficialmente inaugurate il 15 giugno 1994.
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gennaio e febbraio 1994:
i contatti per il perfezionamento dell'accordo fra Israele e OLP proseguono
(Peres e Arafat si incontrano al Cairo il 10 febbraio per firmare gli
'accordi sulla sicurezza').
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25 febbraio 1994:
un estremista israeliano uccide decine di palestinesi in preghiera nella
moschea di Hebron. Dopo il massacro (e gli scontri che vi fanno seguito)
aumentano le pressioni internazionali per una più rapida conclusione delle
trattative. Durante l'anno si moltiplicano gli attentati, soprattutto ad opera
degli estremisti islamici di Hamas, che però non sembrano arrestare il processo
di pace.
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4 maggio 1994:
al Cairo vengono firmati gli accordi fra Israele e OLP per le modalità di
applicazione dell'autonomia palestinese. Maggio - luglio 1994: guerra civile in
Yemen, per il tentativo di secessione del Sud. Dopo aspri scontri, Aden viene
occupata dalle truppe del Nord e il 30 luglio, con la mediazione della Russia,
si giunge al cessate il fuoco.
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26 ottobre 1994:
firma del trattato di pace fra Israele e Giordania.
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marzo 1995:
massiccia offensiva dell'esercito turco contro le basi dei separatisti curdi
nell'Irak settentrionale.
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1 maggio 1995:
il presidente americano Clinton decreta l'embargo contro l'Iran, accusato di
favorire il terrorismo degli integralisti islamici e di preparare la bomba
atomica.
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25 maggio 1995:
le trattative fra Israele e la Siria portano a un accordo preliminare per dare
il via alla smilitarizzazione delle alture del Golan.
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28 settembre 1995:
a Washington Arafat e Rabin firmano l'accordo per l'estensione dell'autonomia
alla Cisgiordania. Entro marzo 1996 l'autonomia, già riconosciuta ai
Palestinesi di Gaza e di Gerico, sarà estesa ad altre sette città della
Cisgiordania (fra cui Betlemme, Nablus e parzialmente Hebron).
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15 ottobre 1995:
in Irak Saddam Husayn è rieletto presidente.
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4 novembre 1995:
Yitzak Rabin viene assassinato a Tel Aviv, durante una manifestazione per la
pace, da un estremista ebreo; il giorno dopo viene nominato primo ministro
Shimon Peres.
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24 dicembre 1995:
alle elezioni anticipate in Turchia, affermazione degli islamici (RP, Partito
della prosperità).
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20 gennaio 1996:
prime elezioni nelle Regioni autonome palestinesi: Arafat viene eletto
presidente con l'88,1% dei voti. Uno dei primi atti del nuovo Consiglio
dell'Autonomia dovrà essere, secondo gli accordi, la cancellazione degli
articoli della Costituzione che prevedono la distruzione dello stato d'Israele.
Ancora a fine febbraio, però, alcuni attentati di estremisti palestinesi in
Israele rendono incerto il futuro degli accordi.
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29 maggio 1996:
elezioni in Israele. Con l'avanzata elettorale dei partiti religiosi, vince di
strettissima misura il leader del Likud, Benjamin Netaniahu, che afferma di
voler continuare il processo di pacificazione, rivedendone però tempi e
priorità. Nel dicembre successivo, una risoluzione dell'ONU definisce illegale
la decisione di Israele di imporre la propria giurisdizione su Gerusalemme est.
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8 luglio 1996:
in Turchia si insedia per la prima volta un governo presieduto da un islamista,
N. Erbakan.
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2 settembre 1996:
in Irak l'esercito sferra un'offensiva contro le fazioni dei Curdi
filo-iraniani nel nord del paese, in zona interdetta dall'ONU. La pronta
rappresaglia degli USA (lancio di missili su obiettivi militari) provoca
reazioni negative nel mondo arabo.
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11 - 27 settembre 1996:
in Afghanistan i Talebani (studenti di religione), islamici fondamentalisti,
ben armati, con una rapida avanzata giungono a occupare gran parte del paese,
compresa la capitale Kabul, rovesciano il governo e instaurano un regime che
impone la legge islamica.
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9 dicembre 1996:
entra in vigore la risoluzione dell'ONU n. 986, che autorizza l'Irak a vendere
petrolio per acquistare viveri e medicinali.
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15 gennaio 1997:
nuovo accordo fra Israele e l'Autorità palestinese per il ritiro dell'esercito
israeliano da Hebron e dalla Cisgiordania fra il marzo 1997 e l'agosto 1998. Ma
già nel marzo 1997 l'accordo entra in crisi per la decisione del governo
israeliano di costruire un quartiere ebraico a Gerusalemme est. Le difficoltà
si acuiscono dopo alcuni attentati suicidi a Gerusalemme. Anche la liberazione
da parte di Israele del capo spirituale del movimento integralista di Hamas non
ha effetti significativi.
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23 maggio 1997:
in Iran viene eletto presidente della repubblica Mohamed Khatani, che esprime
le tendenze moderate e il desiderio di cambiamento di giovani, donne e
intellettuali.
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20 giugno 1997
dopo le dimissioni in Turchia (per le pressioni dei militari) di Erbakan,
diventa primo ministro Mesut Yilmaz (dell'ANAP, il Partito della Madre Patria,
di tendenze di destra); egli è fautore di una linea di governo laica, che
prevede un maggiore aggancio all'occidente e all'economia di mercato.
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ottobre - novembre 1997:
nuova tensione fra gli USA e l'Irak, dopo la cacciata, da parte di Saddam
Husayn, degli ispettori statunitensi della commissione ONU per la verifica del
disarmo irakeno. Nelle Nazioni Unite c'è comunque forte opposizione all'ipotesi
di un intervento militare, minacciata dal governo americano. Dopo un breve
periodo in cui la crisi sembra rientrata, la tensione sale di nuovo dopo che,
il 13 gennaio 1998, Saddam Husayn impedisce nuovamente le ispezioni agli
Americani. All'inizio del febbraio gli USA concentrano imponenti forze
aeronavali nel Golfo, sostenendo che non sono necessarie altre risoluzioni
dell'ONU per un eventuale attacco. Russia, Cina e Francia insistono nei tentativi
diplomatici, la Gran Bretagna appoggia la posizione degli Stati Uniti.
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16 gennaio 1998:
in Turchia viene dichiarato fuori legge il partito islamico Refah
(Partito del benessere), che è il maggior partito dell'opposizione e di
maggioranza relativa. L'accusa è di avere attentato alla laicità dello stato
dopo la vittoria alle elezioni del 1995.
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22 febbraio 1998:
la mediazione del segretario dell'ONU Kofi Annan in Irak spinge Saddam ad
accettare, senza condizioni, le ispezioni dell'ONU anche nei 'siti presidenziali'
(dove si sospetta vengano prodotte armi per la distruzione di massa).
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luglio 1998:
in Afghanistan i viene decisa la chiusura delle scuole per ragazze e dei centri
professionali femminili. Prosegue l'avanzata dei talebani nella riconquista della
parte settentrionale del paese.
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settembre 1998:
tensione fra Iran e Afghanistan per l'uccisione di un gruppo di diplomatici
iraniani ad opera di una fazione dei talebani. Manovre militari dell'esercito
iraniano presso il confine.
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24 ottobre 1998:
accordo, firmato negli Stati Uniti grazie alla pressione di Clinton e alla
mediazione di re Hussein di Giordania, fra Israele e Autorità palestinese, per
il ritiro israeliano dal 13% del territorio della Cisgiordania.
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Novembre 1998:
ennesima crisi fra Stati Uniti e Irak; l'intervento armato viene evitato in
extremis per la resa di Saddam, che accetta incondizionatamente le ispezioni
dell'ONU.
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25 novembre 1998:
si dimette in Turchia il governo di Mesut Yilmaz, per accuse di corruzione.
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14 dicembre 1998:
nel corso di una visita del presidente americano Clinton nei territori
dell'Autorità palestinese, il Consiglio dell'OLP vota la cancellazione dal
proprio statuto della clausola che impone la distruzione di Israele.
L'applicazione degli accordi di ottobre sembra riprendere vigore.
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16 dicembre 1998:
in seguito a un rapporto degli ispettori dell'ONU, in cui si afferma che Saddam
ha violato gli accordi, viene effettuato un massiccio bombardamento
anglo-americano sull'Iraq. Reazioni contrastanti nel mondo.
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21 dicembre 1998:
crisi di governo in Israele. Le elezioni si dovrebbero tenere il 17 maggio
1999.
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7 febbraio 1999:
muore re Hussein di Giordania. Alcune settimane prima della morte, il sovrano
aveva designato, come successore, il figlio Abdallah.
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16 febbraio 1999:
Abdullah Ocalan, il leader del Pkk (Partito dei lavoratori curdi, d'ispirazione
marxista, in lotta armata contro la Turchia dal 1984) viene catturato in Kenia
e condotto in Turchia. Le circostanze dell'arresto non sono del tutto chiare.
Nelle settimane precedenti, dopo la partenza dall'Italia, Ocalan era stato
segnalato in vari luoghi d'Europa e si trovava forse da una decina di giorni
nell'ambasciata greca di Nairobi. Manifestazioni dei Curdi in vari stati
europei, dirette soprattutto contro le ambasciate e i consolati di Grecia.
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Marzo - aprile 1999:
in Afghanistan, con la mediazione dell'ONU i talebani accettano un accordo di
pace con l'opposizione del comandante Massud, che prevede la creazione di un
governo di unità nazionale. I negoziati, che si prolungheranno ad aprile,
dovrebbero concludere venti anni di guerra civile. A metà aprile, però, le
trattative sembrano interrotte e i combattimenti riprendono.
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18 aprile 1999:
elezioni anticipate in Turchia. Drastico calo del partito islamista, mentre
cresce di molto il Movimento nazionalista, un partito di estrema destra. Al
primo posto il partito del premier uscente Ecevit.
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17 maggio 1999:
elezioni in Israele: vince di larga misura il candidato laburista Ehud Barak. I
primi punti del suo programma sono: trattare il ritiro di Israele dal Libano
meridionale e dare attuazione agli accordi di Way Plantation. Al suo trionfo
non corrisponde però un'uguale affermazione del suo partito; Barak dovrà dunque
dare vita a un governo di larga coalizione. Le trattative si protraggono fino
al 30 giugno, quando è varato un governo che esclude il Likud e comprende il
partito Shas degli ortodossi.
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29 giugno 1999:
il processo a Ocalan in Turchia si conclude con la condanna a morte. È previsto
un processo di appello e poi la decisione finale dovrà essere presa dal
parlamento. Forti pressioni dell'UE per la sospensione della sentenza, mentre
il PKK dichiara di abbandonare la lotta armata.
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8-14 luglio 1999:
manifestazioni di protesta degli studenti in Iran, contro l'ala conservatrice
del regime islamico. La protesta, originata dalla decisione di un tribunale
religioso di chiudere un giornale riformista, sfocia in violenti scontri a
Teheran e a Tabriz, dopo l'intervento, contro gli studenti, della polizia segreta
e dei 'guardiani della rivoluzione'. Gli scontri provocano cinque
morti e qualche centinaio di arresti. Il presidente Khatami, a cui gli studenti
fanno riferimento e che sembrava in un primo momento appoggiarli, prende le
distanze dal movimento e invita le università a mantenersi nella legalità e
nell'ordine. La fase degli scontri violenti si chiude con un'imponente
manifestazione di appoggio al regime.
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4 settembre 1999:
con la mediazione del presidente egiziano Mubarak, viene firmato l'accordo fra
Israele e Autorità palestinese per il ritiro israeliano da una parte dei
territori occupati in Cisgiordania, già deciso a Way Plantation. Pochi giorni
dopo, l'Alta Corte israeliana vieta l'uso della tortura da parte dei servizi
segreti negli interrogatori dei prigionieri sospettati di attività
terroristiche.
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5 dicembre 1999:
iniziano negoziati di pace fra Israele e la Siria. I primi colloqui, negli
Stati Uniti, si bloccano sulla questione del ritiro israeliano dal Golan, ma le
trattative non vengono interrotte e riprendono nel gennaio 2000. All'inizio di
marzo 2000, Barak afferma la possibilità che l'esercito israeliano abbandoni il
Libano meridionale.
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18 gennaio 2000:
nelle elezioni politiche in Iran trionfa lo schieramento dei progressisti
vicini al presidente Khatami, che nel primo turno ottiene circa i due terzi dei
seggi in Parlamento. La vittoria è particolarmente evidente a Teheran e nelle
grandi città e viene interpretata come un desiderio di democratizzazione
interna e di aperture internazionali.
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26 marzo 2000:
si conclude un lungo viaggio di Giovanni Paolo II in Giordania, Israele e
Territori dell'Autorità palestinese. Alcuni gesti di riconciliazione verso il
popolo ebraico, di dialogo religioso e di riconoscimento delle aspirazioni dei
Palestinesi danno a questo viaggio un valore storico, di alta testimonianza e
tensione verso la pace.
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23 maggio 2000:
dopo 22 anni di occupazione, Israele ritira le sue truppe dal Libano
meridionale. Le milizie filo-israeliane libanesi si erano dissolte nei giorni
precedenti, anche a seguito di una violenta offensiva dei guerriglieri
filo-iraniani hezbollah.
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10 giugno 2000:
muore in Siria il presidente Hafez el-Assad, che era al potere dal 1970. Gli
succede alla presidenza il figlio Bashir el-Assad.
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25 luglio 2000:
si conclude senza risultati un summit, durato due settimane, fra Israele e
l'Autorità Palestinese. Barak e Arafat si sono incontrati a Camp David, negli
Stati Uniti, con la mediazione del presidente americano Clinton. Obiettivo era
di trovare un accordo globale prima del 13 settembre, data nella quale Arafat
ha dichiarato di voler proclamare lo Stato palestinese (la scadenza comunque
viene poi differita, per decisione dello stesso Arafat). Le trattative si sono
arenate sulla questione di Gerusalemme: sulla parte orientale della città
Arafat rivendica la piena sovranità, mentre ritiene inaccettabili proposte di
sovranità congiunta.
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31 agosto 2000:
in Israele viene eletto presidente della repubblica Moshe Katzav, candidato
conservatore, che batte il laburista Shimon Peres.
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settembre - 15 ottobre 2000:
una visita del leader della destra israeliana, Ariel Sharon, alla
'spianata delle moschee' a Gerusalemme, viene sentita come
provocatoria dai palestinesi. Ne segue una rivolta sanguinosa, una nuova
intifada, che spinge sia Barak sia Arafat - politicamente indeboliti - su
posizioni sempre più radicali, mentre acquistano peso, da una parte e
dall'altra, le forze estremiste. Il conflitto si allarga anche al confine fra
Israele e il Libano. Episodi odiosi, come l'uccisione di alcuni bambini
palestinesi nel corso dei combattimenti fra manifestanti e forze di sicurezza
israeliane, il linciaggio di alcuni soldati israeliani da parte della folla
inferocita e i successivi bombardamenti delle forze israeliane, sono soltanto
la punta estrema di una situazione che, in assenza di progressi concreti nelle
trattative fra Israele e Palestinesi, si è radicalizzata e rischia di sfociare
in guerra aperta. Vi sono anche segnali di una ripresa del terrorismo internazionale
fomentato dagli islamici integralisti. L'intervento diplomatico dei paesi
dell'area, dell'ONU, degli USA e dell'UE porta a un vertice fra Arafat e Barak
il 16 ottobre, che si conclude con un faticoso accordo per far cessare le
violenze, ma senza passi concreti sulla ripresa del processo di pace.
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