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IL 1848 IN ITALIA
IL BIENNIO RIFORMATORE. Il1848 in Italia fu preceduto da una fase di riforme che destarono molte speranze nei patrioti.
Pio IX rinnovò lo Stato Pontificio con alcuni provedimenti liberali come l'attenuazione della censura sulla stampa e l'amnistia per i reati politici, diventando così il simbolo di un comune sentimento antiaustriaco
Riforme si ebbero anche in Toscana, a opera di Leopolodo II e in Piemonte dove era salito al trono Carlo Alberto
Nel Regno delle due Sicilie Ferdinando II, dopo essersi opposto a lungo ai cambiamenti, si convinse dopo la rivolta di Palermo (12 gennaio 1848) e concesse nel Regno napoletano una Costituzione; malgrado ciò la Sicilia proclamò in marzo l'indipendenza dal Regno di Ferdinando.
IL MESE DELLA RIVOLUZIONE. Sula scia della rivolta di Palermo, scoppiarono altre rivolte in Italia, che portarono a concedere una Costituzione:
Leopoldo II in Toscana
Carlo Alberto in Piemonte (LO STATUTO ALBERTINO)
Pio IX nello Stato della Chiesa
Ben presto però dalla liberalizzazione della vita sociale e politica si passò alla lotta aperta contro lo straniero, al Risorgimento della nazione italiana. Così la rivoluzione scoppiò:
A Venezia, dove, cacciati gli austriaci, fu proclamata la Repubblica di San Marco, retta da un governo provvisorio guidata da Daniele Manin (repubblicano molto lontano da Carlo Alberto).
Alla notizia della fuga di Metternich da Vienna, insorse Milano (borghesi, operai ma anche contadini pressati agli inasprimenti fiscali asburgici), che dopo 5 giornate di duri combattimenti, le 'cinque giornate di Milano', sconfisse le truppe austriache del generale Radetzsky, che si rifugiarono nel cosiddetto 'quadrilatero': Mantova, Peschiera, Verona, Legnago.
LA PRIMA GUERRA DI INDIPENDENZA La liberazione di Milano, la momentanea debolezza dell'Austria, le altre rivoluzioni scoppiate e l'appoggio dei moderati convinsero Carlo Alberto, che dichiarò guerra all'Austria.
L'entusiasmo fu generale e lo appoggiarono con l'invio di truppe:
Leopoldo II di Toscana
Ferdinando II da Napoli
Migliaia di volontari accorsi da tutta Italia
Le truppe pontificie che, inviate per salvaguardare i confini, disubbidirono agli ordini per partecipare alle operazioni contro gli austriaci
Questo conflitto prese il nome di prima guerra di indipendenza
Il 26 marzo Carlo Alberto entrò trionfalmente a Milano e a giugno un plebiscito decise l'unione della Lombardia al Piemonte.
Nel frattempo gli altri sovrani italiani (Pio IX in testa) erano
Impauriti dalle conseguenze di uno scontro con l'Austria
Irritati dall'espansionismo di Carlo Alberto
Così ritirarono il proprio appoggio. Ferdinando II attuò anche una svolta reazionaria.
Radetzky, ricevuti gli attesi rinforzi:
Riconquistò una per una le città del Veneto
Sconfisseduramente i piemontesi a Custoza
Costrinse Carlo Alberto a uscire da Milano
Pochi giorni dopo Carlo Alberto firmò l'Armistizio di Salasco
L'INIZIATIVA PASSA AI DEMOCRATICI. Il fallimento della 'guerra regia' non scoraggiò i democratici, che reagirono energicamente
Nello Stato della Chiesa Pio IX, investito dal dissenso popolare fu costretto a fuggire; venne eletta a suffragio universale un'assemblea costituente che proclamò la Repubblica romana, dichiarando la fine del potere temporale del papa. La nuova Repubblica si diede una avanzata Costituzione democratica e un governo retto da un triumvirato (Mazzini-Saffi-Armellini); il comando delle truppe venne affidato a Giuseppe Garibaldi
In Toscana, fuggito il granduca Leopoldo II, si costituì un governo provvisorio.
I democratici, che sognavano un Repubblica con capitale Roma, potevano sperare:
La sconfitta di Carlo Alberto dimostrava la validità delle tesi mazziniane di una rivoluzione popolare
La fine di Metternich poteva forse cancellare il ruolo severo dell'Austria di custode della Restaurazione
LA SCONFITTA DELLE REPUBBLICHE DEMOCRATICHE. Carlo Alberto cercò la rivincita decise di riprendere la guerra contro l'Austria, ma:
Il suo esercito, demoralizzato e disorganizzato, fu sconfitto definitivamente a Novara
Egli dovette abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II
Il nuovo re firmò con Radetzky l'armistizio di Vignale
Come conseguenza di ciò:
Ferdinando II riconquistò la Sicilia
Luigi Bonaparte (per ottenere in consenso dei cattolici e del clero francese) inviò truppe in aiuto di Pio IX, che aveva invocato l'aiuto delle potenze cattoliche. Nonostante la strenua rsistenza dei volontari repubblicani, Roma fu conquistata dai reazionari.
Dopo un lungo assedio, cadde anche la Repubblica di Venezia.
QUALI PROSPETTIVE PER IL FUTURO? I moti del '48 erano falliti per:
Le divisioni interne ai movimenti liberali
Le diffidenze reciproche fra i sovrani
Il prevalere di interessi autonomistici
L'improvvisazione politica e l'impreparazione militare
Tuttavia i progetti unitari e nazionali avevano avuto l'appoggio sia del ceto borghese sia delle masse popolari. Decisiva fu inoltre la volontà del nuovo sovrano Vittorio Emanuele II di non abrogare lo Statuo Albertino. Il Regno di Sardegna si era rivelato l'unico Stato in grado di contrastare l'Austria, ma la Prima guerra di indipendenza aveva dimostrato la necessità di cercarsi un alleato l'unica scelta possibile era il nuovo regime francese.
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