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Il frazionamento dell'Unionismo, la rinascita del Movimento Repubblicano e l'inizio della guerra contro l'Inghilterra (1971), la fine dello Stato dell'Irlanda del Nord (1972)
La situazione venne mutata da alcuni fattori:
· 1) L'indecisione strategica e i tentennamenti dei Governi britannici, laburisti o conservatori. A quasi cinquanta anni dalla Partizione artificiale dell'Irlanda, strappata allora da Lloyd George a ragion veduta, il Governo laburista di Wilson non aveva una chiara opinione sul futuro delle 6 contee. Tendenzialmente lo scoppio dei disordini mostrava l'esigenza di parificare la Provincia alle altre regioni del Regno Unito, abolendovi tutte le forme di discriminazione antidemocratica e le leggi speciali: per fare questo, però, si sarebbero dovuti abolire tempestivamente Governo e Parlamento orangisti delle 6 contee, imponendo il dominio diretto del Parlamento e del Governo britannico, rovesciando così la Legge costitutiva dell'Irlanda del Nord del 1920, riconfermata nel 1949. I Governi britannici (dapprima laburista, guidato da Wilson, poi, dal Giugno 1970, conservatore, guidato da Edward Heath) non furono in grado di prendere decisioni con rapidità.
· 2) Il comportamento dell'esercito britannico, non preparato allora a compiti di ordine pubblico e di gestione anche politica del territorio in Europa. Era inevitabile che le perquisizioni e i pattugliamenti dei quartieri cattolici, condotti spesso con brutalità dalle truppe britanniche (che all'inizio vi erano state accolte come liberatrici), unita al ritardo nelle riforme, alla lunga mutassero i sentimenti della popolazione cattolica, rendendola ostile e dando nuova vitalità al nazionalismo irlandese. Infatti diveniva nuovamente evidente alla popolazione cattolica che il problema non risiedeva nel fanatismo religioso dei lealisti protestanti, ma nel perdurare del dominio britannico sull'Irlanda.
· 3) L'opposizione di principio a qualunque riforma democratica da parte dei settori soprattutto popolari protestanti, che vedevano nella discriminazione dei cattolici la garanzia di una pretesa 'supremazia' ereditaria, e che erano pronti, come nel 1912, a ribellarsi anche contro il Governo britannico.
· 4) La ripresa delle attività del Movimento Repubblicano Irlandese. Scossi dall'incapacità dell'I.R.A. di contribuire alla difesa della popolazione cattolica delle 6 contee, molti vecchi Repubblicani di tutta l'Irlanda, appoggiati da nuovi militanti cresciuti politicamente nel movimento per i diritti civili e nella difesa dei quartieri delle 6 contee, nell'inverno 1969-1970 misero sotto accusa la dirigenza marxista-riformista del Movimento, e costituirono un Sinn Féin e un I.R.A. 'Provisional' ('Provvisori', per differenziarsi dal Movimento allora ufficiale, 'Official'), per ottenere, secondo la bicentenaria tradizione repubblicana, 'il distacco dall'Inghilterra per mezzo della violenza'. Il riarmo dell'I.R.A. venne favorito, a fini di piccola politica interna, da alcuni ministri del Governo di Dublino.
La situazione continuò a degenerare: il Partito Unionista si divise tra moderati ed estremisti, portando alla formazione di nuovi partiti, mentre si formavano gruppi illegali lealisti armati, come la Ulster Volunteer Force, per attaccare le zone cattoliche; si aggravarono i conflitti tra le truppe britanniche e la popolazione cattolica, che autogovernava i propri quartieri-ghetto con organismi spontanei di difesa, fino a portare alle prime vittime cattoliche del fuoco dell'esercito di Londra (Giugno 1970); e nel Febbraio 1971 l'I.R.A. 'Provisional', ormai radicatosi tra la popolazione, iniziò la sua campagna militare per cacciare gli Inglesi dall'Irlanda.
La reazione del Governo conservatore britannico di Heath fu controproducente: avvalendosi dello Special Powers Act il 9 Agosto 1971 fu reintrodotto l'internamento preventivo, e millecinquecento abitanti cattolici furono messi in campo di concentramento. Questo provocò l'insurrezione dei quartieri cattolici, che riuscirono per un anno a cacciare le truppe britanniche fuori dai loro confini ('no-go areas'), e strinse la popolazione al fianco dell'I.R.A. 'Provisional'.
Anche l'I.R.A. 'Official' fu costretta a iniziare una propria offensiva contro gli Inglesi durata meno d'un paio d'anni; ma l'abbandono definitivo della lotta armata contro l'Inghilterra provocò la scissione dei suoi settori rivoluzionari, che nel 1974 costituirono l'Irish National Liberation Army (I.N.L.A , Esercito di Liberazione Nazionale Irlandese), che riprese le operazioni contro lo Stato britannico, e il partito politico Irish Republican Socialist Party (I.R.S.P.). Da quel momento l'I.R.A. 'Official', abbandonata ogni azione anti-britannica, si impegnò per alcuni anni in una faida sanguinosa contro gli scissionisti, cercando di spazzarli via; prima di scomparire, almeno in apparenza, alla fine degli anni Settanta, per assecondare la trasformazione del Sinn Féin 'Official' nel legalitario Workers Party.
L'esercito britannico si ritrovò così nel ruolo di combattimento più confacente alla sua natura, talvolta esagerando, come quando nel Gennaio 1972 i parà britannici uccisero 14 dimostranti nazionalisti disarmati a Derry ('Bloody Sunday', Domenica di Sangue: in quell'occasione una folla di decine di migliaia di persone distrusse l'ambasciata britannica a Dublino).
Nel Marzo 1972 il Governo britannico si decise a sospendere il Governo e il Parlamento unionisti della Provincia, assumendone il controllo diretto. La campagna militare dell'I.R.A. si diresse da un lato contro l'esercito britannico, la R.U.C. e l'Ulster Defence Regiment (U.D.R., i B-Specials, ripuliti e ricostituiti nel 1970 come reggimento 'part-time' dell'esercito britannico), dall'altro contro obbiettivi economici, il che costrinse dal 1972 lo Stato britannico a pagare tutti i danni al posto delle assicurazioni, che non potevano più fare fronte ai costi. Nel 1971, primo anno di guerra dichiarata, si erano avuti 173 morti (mentre nel 1969 solo 16 persone avevano perso la vita nei disordini, e 24 nel 1970); nel 1972, l'anno più sanguinoso del conflitto, i caduti furono 472.
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