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IL FASCISMO
LE ORIGINI
Le origini del fascismo risalgono alla fine della prima guerra mondiale, la quale nonostante la vittoria italiana, mette in crisi la classe dirigente liberale, che non era in grado ne di favorire una ripresa economica, ma soprattutto di soddisfare e dominare la nuova società di massa.
Tutto ciò, permette l'emergere di nuove forze, quali Cattoliche e socialiste, che si consideravano estranee alle tradizioni dello stato liberale, e non compromesse nelle responsabilità della guerra e dunque inquadrando larghe masse, potevano meglio interpretare le nuove dimensioni assunte dalla lotta politica.
Furono i cattolici a portare il primo e più importante fattore di novità, abbandonando la tradizionale linea astensionistica, e dando vita al PPI.
Seguì la nascita di partito socialista a cui si iscrissero numerose persone; in questo partito c'era una grossa maggioranza della corrente di sinistra, chiamata massimalista, che si impose su l'altra parte, quella riformista.
All'interno del PSI furono molti i gruppi che si schierarono, infatti ai massimalisti si oppose l'estrema sinistra, composta per lo più da giovani che combattevano per un coerente impegno rivoluzionario, e prendevano come riferimento i comunisti russi.
Quest'ideale rivoluzionario del partito socialista, finì con l'isolare il movimento operaio e ridurne i margini di azione politica, perché prospettando una soluzione alla russa, si preclusero ogni possibilità di collaborazione con le forze democratico- borghesi, spaventate dalla minaccia della dittatura proletaria. Insistendo nella condanna indiscriminata di tutto ciò che avesse a che fare col passato conflitto, e in genere nel rifiuto di ogni logica nazionale, ferirono il patriottismo della piccola borghesia, e fornirono argomenti all'oltranzismo nazionalista dei numerosi gruppi che si formarono nell' immediato dopoguerra con lo scopo di difendere "i valori della vittoria". Tra i tanti quello che riscosse maggior successo, fu quello fondato da Benito Mussolini con il nome di Fasci di combattimento. Politicamente il nuovo movimento si schierava a sinistra, chiedeva audaci riforme sociali, e si dichiarava favorevole alla repubblica, ostentando allo stesso tempo, un acceso nazionalismo e una feroce avversione nei confronti dei socialisti. Ai suoi esordi, il Fascismo raccolse solo scarse adesioni, tra cui ex repubblicani, ex sindacalisti rivoluzionari ed ex arditi di guerra, ma si fece subito notare per il suo stile politico aggressivo, insofferente di vincoli ideologici, e tutto teso verso l'azione diretta.
LO SVILUPPO DEL MOVIMENTO FASCISTA
Il movimento inizia ad avere sempre maggiore tra il popolo, ma non in maniera eccessiva. Il suo leader Mussolini stava programmando tutto per l'ascesa al potere, era solo questione di tempo, e di sfruttare gli eventi favorevoli. Infatti in un primo momento l'interesse era marginale. Nel frattempo l'Italia era in balia di una grande crisi che si manifestò con l'inflazione, dovuta soprattutto alla questione del caro- viveri. A questo punto le classi operaie erano in una situazione disperata, organizzando perciò delle forme di protesta, come gli scioperi, che sconvolse del tutto la situazione nel paese, e provocando la reazione dell'Opinione Pubblica, che diede il nome di "Scioperomania" a questo fenomeno. Allo stesso modo degli operai, si ribellarono anche i contadini, sottoposte al bracciantato delle leghe rosse e bianche, che diedero vita a movimenti, sviluppatisi spontaneamente che occuparono le terre incolte.
Queste rivoluzioni però, non avendo un nesso logico tra di loro, rivelandosi spesso una contro l'altra, deteriorarono la questione politica, esasperando le tradizionali linee di divisione della società italiana, portando di conseguenza ad un cambiamento della classe dirigente. Nelle elezioni del '19, le prime del dopoguerra, e con il metodo della Rappresentanza proporzionale con scrutinio di lista. La frammentazione della classe liberale non poté che portarla ad un'insuccesso, proclamando così la nuova dirigenza nelle mani dei socialisti. Al governo salì Giolitti che cercò di ripetere la stessa politica che aveva adottato ad inizio secolo, ma che nonostante ciò introdusse alcune riforme importanti, cercando di ristabilire la situazione economica, ma senza alcun esito rilevante.
Visto che la questione rimase invariata e perciò la classe borghese rimaneva sempre salda nella sua posizione rispetto a quella operaia, si iniziarono a muovere i sindacati, di cui primo tra tutti la CGL, ma anche un'altra categoria compatta e combattiva: i consigli di fabbrica, eletti direttamente dai lavoratori . Questi diedero inizio a delle vere e proprie proteste che si finalizzarono con l'occupazione delle fabbriche proprio per opporsi ai ricchi industriali, che rifiutarono ogni proposta di collaborazione con il movimento operaio. Dopo mesi di occupazione, il tutto si risolse con l'accordo sindacale che però non ebbe nessun risvolto nella questione. Alla delusione della classe operaia, si oppose il proposito di rivincita borghese, pronti a sfruttare ogni situazione.
Inizia così un'altra fase di accentuata crisi, in seguito al biennio rosso in Italia, ma da cui emerse un nuovo fenomeno, che ebbe origine nelle campagne, identificato come Fascismo agrario. Fino ad allora il Fascismo aveva svolto un ruolo marginale nella vita politica, ma che tra la fine del '20 e l'inizio del '21, subì un rapido processo di mutazione che lo portò ad accantonare l'originario programma radical-democratico, e a fondarsi su strutture para- militari(le squadre d'azione) e a puntare le carte su una lotta spietata contro il movimento socialista ed in particolare contro organizzazioni contadine della Valle Padana.
Da una giusta e decisiva scelta di Mussolini, ossia quella di cavalcare l'ondata di riflusso antisocialista, si sviluppò il Fascismo che attraverso lo squadrismo dilagò, prima in tutte le province padane, poi in alcune parti dlla Toscana e dell'Umbria, e qualche comparsa anche nel cento- nord, del tutto assente invece al Sud dove prevaleva il socialismo.
Erano appunto delle squadre tutte con le stesse caratteristiche che furono generosamente sovvenzionate dai proprietari terrieri, i quali scoprirono nei fasci, lo strumento capace di abbattere il potere delle leghe. L'obbiettivo delle spedizioni erano i municipi, le camere del lavoro, le sedi delle leghe, le case del popolo, che vennero sistematicamente tutti incendiati e devastati, costringendo le leghe a sciogliersi e molti dei loro rappresentanti, con atti di violenza anche, furono costretti ad aderire alle nuove organizzazioni che venivano instaurate dagli stessi fascisti.
Il successo travolgente dell' offensiva fascista non può spiegarsi solo con fattori di ordine militare, ne può essere interamente imputato agli errori dei socialisti, ma attraverso un analisi della situazione del periodo, che vedeva alla classe operaia, opposta una forza che godeva dell'appoggio di buona parte della classe dirigente e degli apparati statali, e di una voglia di rivincita della borghesia nei confronti degli operai. La forza pubblica sembrava essere estranea agli avvenimenti, che spesso si risolvevano in scontri violenti con le forze socialiste.
IL FASCISMO E IL POTERE
Al potere c'era ancora Giolitti che non si dimostrò indifferente allo sviluppò del Fascismo, ma anzi lo vide con compiacenza, pensando di servirsene per ridurre a più miti pretese i socialisti e di poterlo in seguito costituzionalizzare, assorbendolo nella maggioranza liberale.
Strategicamente furono convocate delle nuove elezioni nel '21, al fine di favorire l'ingresso di candidati fascisti nei cosiddetti blocchi nazionali, cioè nelle liste di coalizione in cui i gruppi costituzionali(conservatori, liberali, democratici) si unirono per impedire una nuova affermazione dei partiti di massa. I fascisti ottenevano così una legittimazione della classe dirigente, senza dover perciò rinunciare ai metodi illegali. Anzi la campagna elettorale, fornì loro lo spunto per intensificare intimidazioni e violenze contro gli avversari. Ciò nonostante, l'elezioni non ebbero i risultati desiderati da chi le aveva volute, ma tuttavia, la maggiore novità fu costituita dall'ingresso alla camera di 35 deputati fascisti, capeggiati da Mussolini. Al governo salì Bonomi, che tentò di far uscire il paese dalla guerra civile, concludendo nel '21 un "patto di pacificazione" tra i socialisti ed i fascisti. Questo provocò la reazione dei RAS (fascisti intransigenti: Grandi, Farinacci, Balbo, che sabotarono in ogni modo il patto giungendo a mettere in discussione la leadership di Mussolini, che si rese conto di non poter fare a meno della massa d'urto dello squadrismo agrario, sconfessando il patto. A questo punto, i ras lo riconobbero come leader ed accettarono la trasformazione in un partito, pur sapendo di dover limitare la loro azione.
Nasce così il PNF, (Partito NazionaleFascista)che potè contare su molti iscritti. L'affermazione della forza fascista mette del tutto in crisi il governo Bonomi che viene poi sostituito da Facta, un giolittiano dalla personalità al quanto sbiadita, che apre le porte all'affermazione del Fascismo, che allo stesso tempo, vede l'immobilismo socialista, sia sul fronte politico, che su quello armato.
Viste queste indecisioni, i sindacati cercarono di muoversi organizzando uno sciopero legalitario, ma che videro la pronta e fulminante reazione delle camicie nere (forze Fasciste, squadristi) che si scatenarono per reprimere lo sciopero e manifestando il loro atteggiamento come custodi dell'ordine, lanciando una nuova e violenta offensiva contro il movimento operaio.
Assicuratosi il controllo della piazza e sbaragliato il movimento operaio, Mussolini si pose il problema della conquista del potere. Iniziò a lavorare su due fronti: da un lato intrecciò le trattative con tutti i più autorevoli esponenti liberali; dall'altro lasciò che l'apparato militare si preparasse al colpo di stato. Organizzò così la marcia su Roma, fissata per il 27 ottobre, che però militarmente non era ben preparata, in quanto gli squadristi non erano organizzati in truppe, ma che però fu favorita dalla decisione del Re, che in un certo senso appoggiò l idea, senza ostacolare l'ingresso a Roma dei fascisti. Mussolini si proclama così capo del governo con l'approvazione del Re. Ad una indifferenza generale da parte del popolo e delle forze di opposizione, si instaurò la politica autoritaria la quale iniziò una repressione legale per tutti i movimenti antifascisti.
Iniziarono così le riforme ed i progetti, basando il tutto su una politica liberista. Per mantenersi fedele alle promesse della vigilia, fu restituita la libertà d'azione e i margini di profitto all'iniziativa privata. Furono alleggerite le tasse gravanti sulle imprese, e abolito il monopolio statale delle assicurazioni sulla vita. Si cercò infine di contenere la spesa pubblica con un energico sfoltimento nei ruoli del pubblico impiego, con 20 mila licenziamenti. Sul piano economico, la politica liberista, parve ottenere discreti successi, con un aumento della produzione sia industriale, sia agricola. In buona parte questa ripresa era dovuta all'opera degli ultimi ministri liberali, ma valse ugualmente a rafforzare il governo e rinsaldare i legami fra potere economico e fascismo.
Iniziò così, una scalata verso la supremazia fascista, dovuta prima dal sostegno della chiesa, conseguentemente dalla dissociazione delle altre forze degli alleati, ma soprattutto dall'annullamento delle forze antifasciste, nelle elezioni del '23, grazie alla nuova legge elettorale maggioritaria. La vittoria schiacciante del Fascismo dimostrò la sua supremazia che fu però poi criticata nei suoi metodi da Giacomo Matteotti, che fu poi ucciso da un gruppo di squadristi, membri illegali del PNF. Questo provocò un isolamento del Fascismo ed un maggiore interesse per le forze antifasciste, che però nella loro debolezza politica non furono in grado di ripristinare la legalità democratica.
Di qui in poi si iniziò a parlare di fascismo o antifascismo, tra dittatura e libertà e a cui presero parte anche gli intellettuali fino ad allora neutrali. Nacquero così manifesti come "Manifesto degli intellettuali fascisti" per iniziativa di Giovanni Gentile, e dall'altra parte fu Benedetto Croce a organizzare manifesti che rivendicavano i diritti di libertà ereditati dalla tradizione risorgimentale.
Seguirono delle persecuzioni degli antifascisti, fu fascistizzata anche la stampa, tutti i grandi quotidiani d'informazione, ma soprattutto la Confindustria, riconobbe la rappresentanza dei lavoratori, ai soli sindacati fascisti. Furono pian piano sciolti tutti i partiti d opposizione, segnando così la fine del potere liberale. Per eliminare del tutto il vecchio potere introdusse delle leggi fascistissime, prima tra le quali, fu quella che rafforzava i poteri del capo del governo sia rispetto al parlamento, che agli altri ministri.
In conseguenza di tutto ciò furono molti gli attentati a scapito di Mussolini, che non ebbero però alcun effetto, e che lo portarono al ripristino della pena di morte per i colpevoli di reati contro "la sicurezza dello stato". Infine la costruzione del regime, sarebbe stata completata successivamente, con la legge elettorale, che introduceva il sistema della lista unica.
E' segnata così la fine dello stato liberale e la definitiva affermazione del regime fascista, dando vita ad una diarchia Re- Duce al vertice dello stato.
PROPAGANDA DEL REGIME ATTRAVERSO LE IMMAGINI
L'intera ideologia fascista non presenta particolare originalità nei contenuti, ma fa derivare le proprie basi teoriche da interpretazioni più o meno faziose delle dottrine filosofiche del recente passato, prima fra tutti l'esaltazione del Superuomo di Nietzsche, al solo scopo di rendere accattivante e convincente la rivoluzione fascista attraverso immagini e mezzi pubblici di comunicazione. Centrale diventa la figura del capo carismatico, il duce del fascismo Benito Mussolini, che fonda il suo potere sulle sue presunte doti eccezionali che ne fanno una figura infallibile.
Gli ideali principali che permisero al fascismo di presentarsi come interprete dell'interesse generale, furono la pretesa eticità dello stato, cioè un'immagine dello stato quale interprete del diritto e della moralità, e l'espansione fra il popolo del mito dell'autarchia. L'ideologia fascista si identificava infatti nella fede cieca nella nazione, sintetizzata dal motto "Credere, Obbedire, Combattere".
Mussolini sottolineava l'importanza, sul piano della suggestione collettiva, di sfruttare l'idea che il nuovo ordine nascesse dalla rivoluzione fascista: "A noi occorre questa parola, perché fa un'impressione mistica sulle masse, dà all'uomo comune l'impressione di prendere parte ad un movimento eccezionale".
Le tecniche di condizionamento con le quali si raggiungeva il consenso furono: la pubblicità, i giornalini a fumetti, la radio e il cinema, le celebrazioni, le manifestazioni di massa e i dialoghi dal balcone del duce con il popolo italiano radunato in piazza.
Fin dal 1931 il regime impartì alla stampa direttive molto precise, ordinando di improntare ogni giornale a ottimismo, fiducia e sicurezza nell'avvenire, eliminando le notizie allarmistiche, pessimistiche, catastrofiche e deprimenti.
Nel 1933 l'Istituto Luce (L'Unione Cinematografica Educatrice) venne posto alle dipendenze del Ministero della Cultura Popolare, con il compito di documentare le opere del regime e diffondere le immagini ufficiali attraverso servizi fotografici, film, documentari propagandistici e cinegiornali distribuiti nelle sale cinematografiche di ogni parte d'Italia. Tutti gli argomenti trattati svolgevano una funzione politica, tutte le immagini e le parole che Mussolini e i suoi gerarchi decidevano di trasmettere avevano lo scopo di plagiare le masse all'ideale radioso della dittatura.
L'immagine diffusa di Mussolini era quella dell'uomo di governo, brillante, sportivo, elegante, super - attivo; il suo volto isolato era ingigantito o moltiplicato ossessivamente all'infinito dai fotomontaggi.
La sua immagine, quella del DUCE era ormai onnipresente e onnipotente allo scopo di comprovare il rapporto di forte legame e di identificazione con il popolo. La sua gestualità teatrale, lo sguardo duro e truce, l'impennarsi del mento, le pose atteggiate e le mani sui fianchi venivano magnificate per far conoscere i molteplici aspetti del suo carattere impulsivo, esuberante, passionale.
La propaganda, insomma, aveva permesso ad un uomo partito dal nulla di conquistare la fiducia di quasi tutto il popolo italiano e di modificare totalmente l'assetto governativo del paese, che si era trasformato in una dittatura. Per poter procedere alla trasformazione in senso autoritario dello stato e per raggiungere la massima potenza, il duce aveva operato gradualmente l'eliminazione sistematica di tutte le forze liberali.
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