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Il difficile 'Processo di Pace', 1994-1998




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Il difficile 'Processo di Pace', 1994-1998

Il Governo di Major, allo scopo di rafforzare le proprie posizioni negoziali, cercò per settimane di dimostrare che 'completa' e 'permanente' non equivalevano a 'definitiva', ma il Governo Reynolds di Dublino e l'amministrazione USA riconobbero subito la validità del 'cessate il fuoco' repubblicano, ricevendo pertanto ufficialmente Gerry Adams e la dirigenza del Sinn Féin; di conseguenza anche il Governo di Londra fu costretto a incontrare ufficialmente per la prima volta il Sinn Féin, il 9 Dicembre 1994.

Ma subito fondati timori di un indebolimento delle prospettive del 'Processo di Pace' vennero espressi dal Sinn Féin riguardo al 'ribaltone' (come di certo sarebbe stato chiamato in Italia) del Governo di Dublino ad opera del Partito Laburista in Novembre, che vide l'estromissione dal potere del Fianna Fáil di Reynolds, e l'insediamento il 15 Dicembre 1994 del Governo di John Bruton sostenuto da una maggioranza diversa (Fine Gael/Labour Party/Democratic Left).

Il cambio di governo a Dublino permise al Primo ministro di Londra, John Major, di porre una nuova precondizione all'entrata nel vivo del processo di pace, chiedendo che I.R.A. e Lealisti effettuassero subito il 'decommissioning' (='porre fuori servizio') delle loro armi, cioè le consegnassero (senza dire a chi) o le distruggessero: ma senza offrire in cambio la stessa operazione da parte dell'esercito britannico e delle due polizie di parte dell'Irlanda del Nord, la Royal Ulster Constabulary e il Royal Irish Regiment (R.I.R , dal Luglio 1992 nuovo nome dell'U.D.R.). La richiesta di Londra di disarmo preventivo di solo alcune delle forze in lotta, inaccettabile da esse prima che si fosse fatto alcun passo verso una soluzione negoziata e definitiva del conflitto, era quindi solo un nuovo artificio propagandistico per procrastinare i tempi di una seria trattativa; un artificio che alla fine, come ci si poteva aspettare, condusse alla ripresa delle ostilità.

Il comportamento di Major, apparentemente incoerente, trovava una spiegazione superficiale nella sempre più ridotta maggioranza parlamentare del suo Governo, che di conseguenza sempre più dipendeva dall'appoggio dei nove parlamentari dell'Ulster Unionist Party. La ragione vera del comportamento di Major risiedeva probabilmente nel suo stesso Partito Conservatore: il partito che era stato della Thatcher, legato più dei Laburisti agli alti gradi delle Forze armate e agli apparati di sicurezza, non accettava di buon grado l'apertura di trattative di pace con i nemici, i Repubblicani irlandesi. Inoltre il tentativo della propaganda britannica, nei primi mesi dopo il cessate il fuoco, di fare apparire l'IRA come sconfitto e di fatto 'costretto alla resa', non aveva ottenuto grandi successi (se non, forse, presso la stampa italiana, la più sensibile a tale propaganda).

La riluttanza del Governo britannico ad avviare serie trattative si manifestò anche sul terreno: i quasi 750 prigionieri repubblicani (più circa 450 Lealisti) allora detenuti in Irlanda del Nord e in Gran Bretagna non videro alcun miglioramento delle loro condizioni; fu proseguita la costruzione di basi militari nelle Sei contee; approfittando del 'cessate il fuoco' l'esercito britannico occupò alcune zone (come il Sud della Contea di Armagh) che in precedenza non era in grado di controllare, intensificando i pattugliamenti in forza delle aree nazionaliste; la RUC e il RIR aumentarono il numero dei controlli e delle perquisizioni distruttive, continuando ad arrestare militanti repubblicani e aumentando il maltrattamento dei civili nazionalisti.

In una direzione più consona all'avvio di un negoziato serio sembrò invece andare il 'Framework for an Agreement', documento concordato dai due Governi, di Londra e di Dublino, il 22 Febbraio 1995, che nelle sue clausole sanciva la possibilità di non tenere conto del ricatto unionista, conducendo le trattative anche nel caso che i partiti unionisti rifiutassero di parteciparvi; e riconosceva il diritto all'autodeterminazione degli Irlandesi, e soprattutto la necessità di cambiamenti nella posizione costituzionale dell'Irlanda del Nord, e la costituzione di organi di governo comuni tra Sei contee e Ventisei contee, organi cioè dotati di poteri esecutivi.

Non venne però fissata alcuna data per l'inizio del negoziato, e il Governo Major continuò per più di un anno a porre la questione del 'decommissioning' come precondizione alla partecipazione del Sinn Féin alle trattative, finché, su iniziativa americana e irlandese, una commissione internazionale di tre membri (la 'Commissione Mitchell', dal nome del suo presidente) venne incaricata di decidere la questione. Alla fine di Gennaio del 1996 la Commissione presentò il suo verdetto, che dava torto a Major e agli Unionisti irlandesi: il disarmo di Repubblicani e Lealisti non doveva necessariamente precedere la trattativa. Major si rifiutò di accettare le conseguenze del verdetto: invece di avviare subito i veri negoziati, pose una nuova precondizione, l'elezione in Maggio di una assemblea di 110 negoziatori che rappresentassero i dieci partiti più votati nelle Sei contee.

Di fronte a questa ulteriore presa in giro l'Esercito Repubblicano Irlandese si vide costretto a riprendere le ostilità, e il 9 Febbraio, annunziata la fine del cessate il fuoco, fece esplodere un potente ordigno a Londra; la campagna dell'IRA fu nei primi mesi limitata alla sola Inghilterra, senza operazioni nelle Sei contee. Il Sinn Féin, subito ostracizzato ed escluso dalle 'trattative informali' per decidere delle future trattative ufficiali, guadagnò consensi in Irlanda; e alle elezioni per l'assemblea dei negoziatori, tenutesi il 30 Maggio 1996, vide aumentare considerevolmente i propri voti, ottenendo 17 delegati; ma a dispetto del loro mandato popolare essi furono esclusi daIle trattative, che iniziarono inutilmente in Giugno.

Come nell'estate del 1995, la 'stagione delle Parate' tra Luglio e Agosto fu segnata da grande tensione e disordini: l'Ordine d'Orange insisteva per marciare attraverso le zone nazionaliste. Il punto di maggior tensione era, di nuovo, Drumcree, frazione di Portadown. Il Governo britannico proibì la offensiva parata orangista nella nazionalista Garvaghy Road, ma dopo tre giorni di scontri con militanti unionisti e lealisti, e dopo che il leader del Partito Unionista 'moderato', David Trimble, sulla questione delle Parate aveva fatto lega pubblicamente con i paramilitari lealisti (tra i quali Billy Wright, noto come 'Re Ratto', membro della U.V.F., ma contrario al cessate il fuoco lealista), il Governo si rimangiò la decisione, adducendo come motivo il pericolo di 'perdita di vite umane' (per le minacce unioniste di sparare sulle forze statali britanniche, e soprattutto per il rifiuto di molti agenti della R.U.C. di intervenire contro gli Orangisti). La parata orangista venne fatta passare con la forza (R.U.C. ed esercito britannico assalirono gli abitanti del quartiere, che intendevano opporsi) nella Garvaghy Road. Nei disordini che seguirono in tutta l'Irlanda del Nord un civile nazionalista venne ucciso da un blindato della polizia, e molte centinaia rimasero feriti; le forze armate dello Stato britannico (esercito britannico, R.U.C. e R.I.R.) spararono in tre giorni contro i dimostranti nazionalisti seimila proiettili di plastica, potenzialmente letali (hanno causato dagli anni Settanta una quindicina di morti nelle Sei contee), mentre ne avevano sparati solo cinquecento contro i dimostranti unionisti, nei tre giorni precedenti.

Contemporaneamente un taxista cattolico veniva assassinato da orangisti nella stessa Portadown, e Billy Wright promuoveva la scissione del suo gruppo dalla U.V.F., fondando la Loyalist Volunteer Force (L.V.F., Forza Volontaria Lealista) che subito proclamò di non voler sottostare al cessate il fuoco del C.L.M.C., raccogliendo anche dissidenti della U.D.A..

Per i dieci mesi successivi alla 'stagione delle parate', mentre senza il Sinn Féin i negoziati, privi di senso, si impantanavano su questioni procedurali, il Governo Major, senza maggioranza, dipendeva completamente dai nove deputati dello Unionist Party. La L.V.F. intraprese una campagna di omicidi contro i civili nazionalisti, e l'I.R.A. tornò a colpire nelle Sei contee, attaccando le forze britanniche (uno di questi attacchi colpì il quartier generale dell'esercito britannico in Irlanda del Nord, che ha sede a Lisburn).

La situazione si rimise in movimento con le elezioni politiche britanniche del 1 Maggio 1997, che videro la schiacciante vittoria dei Laburisti di Tony Blair. In Irlanda del Nord il Sinn Féin conseguì una grossa vittoria, ottenendo più del 16% dei voti: Gerry Adams e Martin McGuinness furono eletti al Parlamento di Westminster, anche se si astennero dall'occupare i loro seggi, seguendo la tradizione repubblicana. I nazionalisti 'moderati' del S.D.L.P. ottennero il 24% e tre seggi. Sul fronte unionista il D.U.P. di Paisley crollò al 13% e a due seggi; il Partito Unionista 'ufficiale' di Trimble crebbe fino a quasi il 33% dei voti, ottenendo 10 seggi, e un seggio fu ottenuto dal piccolo United Kingdom Unionist Party (U.K.U.P., Partito Unionista per il Regno Unito).

Tre settimane dopo, le elezioni per i 26 Consigli locali delle Sei contee registrarono un ulteriore aumento dei voti del Sinn Féin, che superarono il 17%, con 74 consiglieri eletti; per la prima volta i partiti unionisti persero la maggioranza a Belfast, che vide il suo primo sindaco nazionalista. Nel campo unionista, i due piccoli partiti Progressive Unionist Party (P.U.P., Partito Unionista Progressista) e Ulster Democratic Party (U.D.P., Partito Democratico dell'Ulster), legati rispettivamente alla U.V.F. e alla U.D.A., minacciarono per la prima volta seriamente i partiti unionisti maggiori (quelli ufficialmente 'moderati'), conquistando alcune decine di consiglieri.

Il 5 Giugno le elezioni politiche nella Repubblica del Sud videro la sconfitta della coalizione anti-repubblicana composta da Fine Gael, Labour Party e Democratic Left, e l'insediarsi del nuovo Governo di Bertie Ahern, composto da Fianna Fáil e Progressive Democrats, più attento agli interessi nazionali dell'Irlanda. Il Sinn Féin, presentatosi in un terzo delle circoscrizioni, registrò un nuovo successo, eleggendo al Dáil (il Parlamento di Dublino) un deputato che per la prima volta accettò di occupare il seggio.

Questi sviluppi elettorali ridiedero vigore al 'Processo di Pace', che sembrava destinato al fallimento. Il Governo britannico di Tony Blair, abolite le precondizioni imposte da Major, e dopo consultazioni non ufficiali col Sinn Féin, fissò un nuovo programma di negoziati di pace, con una scadenza determinata, il Maggio 1998. L'I.R.A. rispose col ristabilimento del cessate il fuoco, il 20 Luglio 1997. In Settembre iniziarono le prime trattative reali, con la partecipazione del Sinn Féin: il D.U.P. di Paisley e l'U.K.U.P. decisero di boicottarle, promuovendo un'agitazione contro di esse, mentre l'U.U.P. accettò a malincuore di sedersi al tavolo del negoziato. La campagna politica di D.U.P. e U.K.U.P. contro il 'Processo di Pace' fu affiancata da quella 'militare' della L.V.F., con un bilancio di una trentina di vittime dal 1996 ad oggi. Anche le due organizzazioni armate repubblicane minori sono tornate in attività: la 'Continuity' I.R.A. con gli esplosivi, l'I.N.L.A. colpendo esponenti dei gruppi armati lealisti (come lo stesso Billy Wright, ucciso negli H-Blocks il 27 Dicembre 1997), e fornendo così il destro al moltiplicarsi delle uccisioni di civili nazionalisti da parte della L.V.F. (e, in tre casi confermati, degli U.F.F. della U.D.A.).

Per gli sviluppi più recenti, si vedano le nostre Ultime Notizie.


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