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Il culto della personalità nell'analisi di Stalin67
Stalin non scoraggiò mai il culto il culto della sua persona che il partito stava promuovendo; nonostante questo, raramente affrontò ufficialmente questa tematica e, quando lo fece, criticò la diffusione del culto. In discorsi pronunciati negli anni Trenta, accentuò l'importanza storica delle forze sociali ( quindi della massa dei lavoratori ) e ridimensionò il ruolo del leader. Egli non negava il contributo che grandi individui come Lenin avevano dato nel modificare gli eventi storici, ma la loro grandezza era strettamente connessa con la comprensione del contesto storico in cui avevano operato68. Secondo l'analisi di Stalin il suo trionfo sull'opposizione interna era dovuto al fatto che solo lui aveva interpretato correttamente e rappresentato gli interessi dei gruppi sociali; in linea con il pensiero bolscevico, egli non rifiutava la logica del grande leader che emerge a capo del movimento, ma criticava la nozione di "culto della personalità": le masse non dovevano giurare fedeltà al capo per il suo carisma e per le sue qualità individuali, ma alla causa che il vozhd' rappresentava. Il culto della personalità del capo era una pratica antibolscevica, che però faceva parte del retroterra culturale del popolo russo: era impossibile eliminarla totalmente69.
Stalin sapeva perfettamente che l'adulazione ostentata dall'entourage del suo partito era spesso dettata da mera convenienza politica; inoltre la diffusione del suo culto era potenzialmente dannosa per l'educazione della nuova intellighenzia.
In molte occasioni Stalin arginò le espressioni del culto più eccentriche e irrealistiche; nel febbraio
1938, per esempio, si oppose alla pubblicazione del libro Racconti dell'infanzia di Stalin da parte della casa editrice del Komsomol, dichiarando che l'opera tentava di inculcare il culto della sua personalità70 .
Uno dei problemi più sentiti riguardava l'educazione dei quadri del partito. Secondo Stalin l'insegnamento doveva essere focalizzato sullo studio teorico delle leggi dello sviluppo storico e non sulle gesta dei grandi individui; Stalin eliminò un'intera sezione agiografica a lui dedicata dagli storici Yaroslavskij e Pospelov nel Kratkij kurs71 .
La lettura delle biografie dei grandi capi era invece raccomandata per le masse, che certamente avrebbero avuto difficoltà nell'accostarsi agli studi teorici sul marxismo-leninismo. Negli anni Quaranta Stalin incoraggiò la pubblicazione di una nuova biografia di Lenin; la preparazione della biografia del vozhd' vivente, invece, fu molto travagliata. L'opera vide finalmente la luce nel 1939 e divenne, con il Breve Corso, una lettura fondamentale per la popolazione sovietica72.
Una delle preoccupazioni maggiori del leader era quella di tenere distinta la sfera pubblica della sua vita- che doveva essere esibita e additata alle masse come esempio- da quella privata. Stalin ebbe sempre cura di proteggere la sua famiglia dalla curiosità popolare e furono divulgati relativamente pochi aspetti e aneddoti della sua infanzia e giovinezza73.
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