GUERRA DEL
PELOPONNESO E CRISI DEL MONDO GRECO
La guerra del Peloponneso:
Pericle nel 431 a.C.
scatena la seconda guerra del Peloponneso ritenendo che Atene potrà difendersi
dalla crescente ostilità delle poleis subalterne solo sconfiggendo Sparta. La
guerra dura ininterrottamente (escludendo la Pace di Nicia del 421 a.C.) dal 431 al 404 a.C.
e investe gran parte del mondo greco, facendo esplodere tutte le contraddizioni
del mondo ellenico. Atene ne esce sconfitta, ma il conflitto risulta rovinoso
per tutte le città greche: una volta saliti al potere, infatti, gli Spartani si
dimostrano incapaci si soddisfare le esigenze del mondo greco. Sparta, dopo la
vittoria, riprende la guerra con i Persiani, ma poi è costretta a ritirarsi
perché il Gran Re Artaserse stipula un'alleanza con Atene.
Egli, però, riprende i rapporti di amicizia con
Sparta e nel 386 a.C. impone ai Greci le proprie
decisioni, rendendone esecutrice Sparta. Contro questa dominazione le città
greche insorsero e Tebe, grazie alla falange organizzata da Epandimonda, nel 371 a.C. estende la propria egemonia su tutta la
Grecia grazia alla vittoria riportata a Leuttra. Quando cade anche l'egemonia
tebana la Grecia diventa molto debole.
Il discorso di Pericle:
In questo discorso sono però presenti delle
imprecisioni: infatti, Atene si è imposta nella lega di Delo come città
tiranna; riassumendo Atene vuole dire progresso e democrazia, ma anche guerra
permanente, Sparta significa pace e rispetto dei trattati, ma anche una rigida
conservazione.