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L'ascesa del Fascismo (1919-1929)
Gli avvenimenti più importanti tra il 1919 e il 1929 sono i seguenti:
Anno 1919
Sindacati, operai e braccianti avanzano consi- stenti rivendicazioni salariali a causa dell'in- flazione.
A Milano Mussolini fonda i Fasci di combat- timento (marzo 1919) con un programma radi- cal democratico. Alle elezioni ottiene poche migliaia di voti.
Commento
Sindacati, operai e braccianti sono costretti ad avanzare richieste salariali.
Mussolini si presenta alle elezioni, ma il pro- gramma non attrae consensi. Allora lo cambia.
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Anno 1920
Mussolini abbandona il programma radical- democratico e organizza i fascisti in strutture paramilitari che, su mandato dei latifondisti, scatena contro le organizzazioni sindacali e bracciantili della Val Padana. I committenti sono soddisfatti.
Il governo liberale non interviene contro Mus- solini, poiché ha interesse che le organizza- zioni sindacali e bracciantili siano smantellate e i socialisti siano ridotti alla ragione (o al si- lenzio): i socialisti poteva aumentare il nume- ro di parlamentari ed emarginare il partito li- berale.
Nell'estate autunno 400.000 operai occupano le fabbriche. L occupazione però si sgonfia da sola. Gli industriali, irritati, passano al contrat- tacco e finanziano Mussolini che passa a man- ganellare sindacalisti e operai. I committenti sono ancora una volta soddisfatti.
Commento
Gli industriali si sono arricchiti con le commesse di guerra ricevute dallo Stato. Ora licenziano gli operai, perché possono fare pressioni sul governo e avere finanziamenti per la riconversione.
I sindacati e gli operai non hanno tante mosse tra cui scegliere: lo sciopero danneggia non soltanto la controparte ma anche chi sciopera. La decisione di occupare le fabbriche è rischiosa, soprattutto se l'occupazione si concluderà con un insuccesso. Ed è proprio cos .
Mussolini inizia la sua strategia: fonda una impresa a conduzione familiare che fornisce servizi di manganello & olio di ricino ai lati- fondisti romagnoli vicini di casa. A chi ha ini- ziativa il momento è favorevole, perché in una situazione caotica e in presenza di forze socia- li piene di velleità ma inconcludenti chi non parla ma agisce attira seguaci e consensi. Per di più manganellare i socialisti e i braccianti fa gli interessi dei latifondisti ma anche del go- verno liberale, che non vuole rischiare di per- dere il potere a favore dei socialisti o dei cattolici e che perciò è indulgente verso le azioni di violenza degli squadristi.
Il governo liberale si dimostra indulgente ver- so Mussolini e le squadre fasciste: è anche suo interesse che essi bastonino i socialisti. Tra due beni, la legalità che lo Stato deve garantire
e gli interessi personali, sceglie gli interessi personali, cioè il bene per se stessi maggiore.
L'occupazione delle fabbriche si rivela un in- successo, come era prevedibile: è facile occu- pare, ma è difficile mandare avanti la fabbrica, perché occorre personale competente e gli o- perai certamente non lo sono. Questa mossa prevedibilmente sbagliata si rivela poi ulte- riormente sbagliata, perché durante l'occupa- zione nessuno interviene con un colpo di ge- nio e di creativit . E gli errori si pagano: ci si deve aspettare la reazione degli industriali, che non si fa attendere.
Mussolini allarga la sua area di intervento: dal manganello sulla schiena dei braccianti passa al manganello sulla schiena degli operai. È un gradino più su nella gerarchia sociale.
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Anno 1921
Mussolini passa al servizio degli industriali contro sindacati e operai. Per i committenti i risultai sono ancora una volta positivi. In s - guito a questi successi egli non si accontenta più di essere prestatore d'opera e pensa di al- largare il suo raggio d azione. Così fonda il Partito Nazional Fascista (PNF), che nelle ele- zioni di maggio 1921 ottiene 35 seggi in par- lamento. In due anni, con la nuova strategia, ha aumentato considerevolmente i consensi.
Commento
Sindacati e operai sono messi alle corde. Invece Mussolini avanza. Da notare che i primi possono contare sul numero, ma non per questo hanno successo. Il secondo può contare soltanto sull'iniziativa, la violenza, il successo e finanziatori più ben forniti. Da notare anche che il successo attira consensi e spinge ad ulteriore successo (il caso di Mussolini), l'insuccesso provoca diserzioni tra le proprie file, produce sfiducia e dà origine ad ulteriore insuccesso è il caso di sindacati e operai). Sono il circolo virtuoso e il circolo vizioso di cui parla l'economia.
Mussolini pensa di allargare l'area della sua presenza, poiché l ambito economico è dive- nuto ormai troppo stretto: ha servito con buoni risultati economici latifondisti e industriali, che si sono detti soddisfatti dei servizi ottenu- ti. Ora egli può o deve dedicarsi ad un altro settore: quello politico. In ambito economico non c'è più nessuno che lo possa finanziare oltre gli industriali. Meglio mettersi in proprio.
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Anno 1922
Davanti alle violenze squadriste e alle compli- cità dello Stato i sindacati guidano uno sciope- ro generale legalitario che tuttavia non ha nessuna conseguenza (agosto 1922).
Forte dei suoi successi e degli insuccessi degli avversari, Mussolini alza il tiro: nell'ottobre
1922 fa fare a tremila squadristi la marcia su Roma. Si tratta di una scampagnata, che da Napoli raggiunge Roma in treno. Gli squadri- sti si accampano tranquillamente alla periferia della città in attesa degli eventi.
Il sovrano vuole evitare una guerra civile che poi difficilmente ci sarebbe stata: aveva tenuto sempre l esercito fuori della mischia; e aveva fatto sloggiare D Annunzio da Fiume con un paio di cannonate), non firma lo stato d'as- sedio che avrebbe fatto intervenire l'esercito contro gli squadristi, offre anzi a Mussolini l'incarico di formare il nuovo governo.
Nel Congresso dei socialisti tenuto a Livorno una fazione esce dal partito e fonda il PCd'I, Partito Comunista d Italia, ancora più estremi- sta, rivoluzionario e inconcludente.
Commento
Ormai sindacati e operai stanno giocando di rimessa, ma non occorre molta intelligenza per capire che sono già stati sconfitti e che le ulteriori mosse saranno scomposte e disperate. La mossa che giocano è forse l'unica mossa possibile, ma è troppo debole, perché chi è sicuro di sé o chi ha la forza nelle sue mani non si richiama al diritto e alla legalit , ma dà ordini e impone la sua volont . Il diritto non può difendere dalle aggressioni. Soltanto la forza difende il diritto. Oppure scavalca il diritto.
Mussolini continua con la sua iniziativa e dà la scalata al potere politico: vede gli avversari indeboliti, disorientati e sfiduciati, il governo incapace di imporre l'ordine e complice delle violenze squadriste. Può ampliare i suoi oriz- zonti e tentare una mossa azzardata. Che poi più di tanto non è azzardata: le vittorie creano consenso, comunque siano state conseguite (Machiavelli lo ha ripetuto fino alla noia). In- vece le sconfitte creano sfiducia, anche se si è schierati per una giusta causa o per la maggio- ranza o per la democrazia o per se stessi o per.
Il re - se non lo pensa Mussolini, lo possiamo immaginare noi - ha davanti a sé due semplici alternative tra cui scegliere: o lasciare il potere
ai liberali o offrire a Mussolini l'incarico di formare un nuovo governo.
Nel primo caso i disordini sociali sarebbero continuati, i liberali avrebbero cercato di man- tenere il potere per fare i loro interessi e a- vrebbero continuato ad appoggiare la violenza fascista (ammesso e non concesso che Musso- lini accettasse di fare un lavoro gregario anche per il futuro).
Nel secondo caso Mussolini avrebbe imposto l'ordine con la forza. Poi però, se restava al potere, sarebbe stato costretto ad abbandonare la violenza e ad usare la forza della legge. Comunque fosse, in qualche modo avrebbe e- liminato i disordini e il caos sociale. Era suo interesse, e il suo interesse coincideva con l'interesse di tutti (o quasi: esclusi i liberali).
Come corollario a queste due alternative si po- tevano fare altre riflessioni:
a) Dei sindacati e degli operai non ci si poteva fidare: l'occupazione delle fabbriche si era ri- velata un fallimento. Essi si erano dimostrati incapaci anche di difendere i loro interessi, non ostante che potessero far valere una forza di massa, radicata nella societ . Sindacati e operai erano in ogni caso una forza social- mente marginale, una forza antiregime e antii- stituzionale, che sarebbe rimasta tale.
b) I cattolici avevano ancora un piede fuori e uno dentro lo Stato: finché la questione roma- na rimaneva aperta, essi non potevano diven- tare protagonisti sulla scena politica. E quindi non si poteva contare su di loro.
Il sovrano può quindi decidere senza difficol- t : tra due beni si sceglie il maggiore (ma qui non ci sono beni); tra due mali (governo libe- rale, disordini sociali e complicità del governo nella protezione delle violenze squadriste; of- ferta di formare il nuovo governo a Mussolini che si era dimostrato deciso e capace di risol- vere i problemi, anche se con il ricorso alla violenza) si sceglie il minore. La scelta è faci- le perché c'è troppa divergenza tra un grande male (i liberali che in quattro anni di potere non avevano risolto i conflitti sociali che dan- neggiavano la maggioranza della popolazione) e un piccolo male (Mussolini e qualche vio- lenza che danneggia soltanto qualche singolo individuo). Per di più Mussolini poteva godere delle simpatie di latifondisti e di industriali, soddisfatti del suo servizio di manganello. Insomma non si deve dimenticare che la mag- gioranza ha sempre ragione!
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Anno 1923
Nel luglio 1923 il parlamento vara una legge maggioritaria Legge Acerbo) che premia con il 66% dei seggi la lista che avesse ottenuto almeno il 25% dei voti. La legge passa con il voto determinante dei liberali e dei cattolici di destra.
Commento
La legge maggioritaria non è particolarmente democratica, ma neanche il parlamento è particolarmente democratico e rispettoso delle tendenze degli elettori: in parlamento il partito liberale è sovradimensionato, gli altri partiti (socialista e cattolico) sottodimensionati.
Mussolini continua la sua strategia basata sulla violenza. Ora egli la abbina alla legalit : la forza della legge e la forza della violenza uni- te. Una soluzione straordinariamente efficace. Il suo successo risulta ancora più significativo, se si guarda agli avversari: essi continuano con mosse scialbe e inconcludenti. Dopo cin- que anni non hanno ancora capito Mussolini né le cause del suo successo; né hanno saputo escogitare una strategia capace di sconfiggerlo o, almeno, di bloccarlo. I socialisti parlavano di rivoluzione, di violenza rivoluzionaria, di dittatura del proletariato. Ma tutto quel che sapevano fare era soltanto parlare, parlare.
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Anno 1924
Nelle elezioni dell'aprile 1924 grazie a qual- che violenza e a qualche broglio elettorale il PNF ottiene oltre il 65% dei voti e più dei tre quarti dei seggi in parlamento.
Il 10 giugno 1924 il parlamentare socialista Giacomo Matteotti denuncia i brogli. Poco dopo è trovato ucciso. Nel paese ci sono gran- di proteste. I parlamentari dell'opposizione si ritirano sull'Aventino.
Il re non interviene: le forze politiche tradi- zionali si erano dimostrate incapaci di portare l Italia fuori del caos e dei conflitti sociali. Avevano avuto 6 anni a disposizione, senza risultati. Si può ragionevolmente mantenere la fiducia a Mussolini.
Commento
Matteotti ha ragione nel denunciare le violenze e i brogli degli avversari. Non si accorgeperò che la mossa è debole: un socialista che usa gli strumenti dello Stato borghese, che vuole cambiare o distruggere, è un socialista che non ha altre armi e non ha altre idee. E che si è completamente dimenticato della lotta di classe, della violenza rivoluzionaria e della dittatura del proletariato. Parla al vento. La sua uccisione mette effettivamente in difficol- tà Mussolini (gli avversari usano abilmente e con grande risonanza l'omicidio per screditare il Fascismo). Ma ancora una volta con la se- cessione dell'Aventino gli avversari di Musso- lini non riescono ad approfittare dell'occa- sione favorevole che si era presentata: non rie- scono ad uscire dai loro schemi di comporta- mento per attuare una strategia capace di fer- mare Mussolini.
Mussolini ottiene la vittoria ricorrendo a vio- lenze e a brogli elettorali. Ma questi soltanto in parte contribuiscono alla sua vittoria. Egli aveva capito l elettorato e ciò che l'elettorato voleva; ed era stato capace di soddisfare, con l'olio di ricino e il manganello, le richieste dei suoi committenti precedenti, che gli garanti- scono i loro consensi: gli elettori erano stan- chi, stanchissimi dei disordini sociali che dan- neggiavano tutti e dei governi deboli e punta- no su di lui; e sono disposti a rivolgersi a lui e ad appoggiarlo, se grazie a qualche violenza impone l'ordine. Tra due mali, si sceglie sem- pre il minore. Questo p un comportamento ra- zionale. E in questo caso l'unico.
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Anno 1925
Il 3 gennaio 1925 Mussolini con un discorso in parlamento passa al contrattacco: egli si prende tutta la responsabilità di quanto è av- venuto. E inizia a smantellare i partiti avversa- ri: tutti i partiti sono messi fuori legge, tranne il PNF; e negli anni successivi i loro esponenti sono costretti ad andare in esilio o sono pro- cessati e mandati al confino.
Commento
Gli avversari di Mussolini sono pochi (meno del 25% dei parlamentari), fanno la secessione legalitaria dell'Aventino (una mossa debole e legalitaria, che ripete l'insuccesso dello sciopero generale legalitario dell'agosto 192 ), che per di più non provoca consensi nell'opinione pubblica (a loro favore non ci sono manifestazioni di piazza; né ci possono essere, perché a vario titolo sono responsabili di 7 anni di disordini sociali e di caos istituzionale). Così la secessione diventa un'imparabile sconfitta: gli avversari continuano a non capire che sono necessarie altre idee, altre strategie e altre armi per fermare Mussolini. Anzi ormai è troppo tardi: egli è diventato troppo forte. Ben inteso, se si parte dal presupposto che si debba fermare Mussolini. Ma do deve prudentemente considerare anche l'altra ipotesi: saltare sul carro di Mussolini. Bisogna considerare per prudenza tutte le possibilit , e poi scegliere. L'idea di Stato che il Fascismo elabora può essere ampiamente e senza difficoltà fatta propria da socialisti e da cattolici, per i quali lo Stato deve occuparsi interamente della vita dell'individuo..
L'ostilità al Fascismo non è ideologica, ma di altro tipo: Mussolini li aveva cacciati dalle stanze del potere ed essi non glielo perdonano.
È curioso che gli avversari di Mussolini, in primo luogo i liberali, invochino la legalità e il rispetto della legalit , violata dai fascisti, quando essi stessi l'hanno ampiamente violata ed hanno usato i meccanismi elettorali - oltre che le violenze fasciste - per restare al potere. Non si può invocare la legalità quando fa co- modo e, ugualmente, violarla quando essa non fa comodo. Si perde di credibilit ! Ma questa idea non passa nemmeno per il capo agli av- versari del Fascismo, né ora né dopo il 1945.
I liberali poi confondono se stessi con lo Stato (a tal punto si erano abituati a governare, da considerare il potere come loro proprietà pri- vata). E chiamano l'opinione pubblica a di- fendere lo Stato e la legalit , quando essi se n'erano ampiamente infischiati per 7 anni. L'opinione pubblica capisce che essi con que- sta giustificazione vogliono soltanto difendere se stessi e restare al potere.
Per Mussolini diventa facile approfittarne: di- chiara fuori legge tutti i partiti avversari. La sua mossa trova i consensi nel vasto elettorato che a vario titolo lo ha votato, che è stanco del caos sociale e che non può più avere fiducia in una classe dirigente incapace di risolvere i problemi sociali.
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Anni 1926-1929
Nel 1926 grazie ad altre leggi Mussolini ha il completo controllo della situazione e norma- lizza la vita politica e sociale. Le violenze fa- sciste terminano: non servono più, serve anzi - e per tutti - la pace sociale. Gli avversari van- no in volontario esilio o sono condannati al confino in Italia. In questo modo finisce il re- gime liberale, che rappresentava soltanto se stesso e che interessatamente voleva farsi pas- sare per regime al di sopra delle parti, mentre faceva soltanto i propri interessi; e inizia il re- gime fascista, che sarà precisato negli anni successivi. È curioso che nei decenni succes- sivi la sinistra socialista e comunista pianga la fine del governo e del regime liberale, poiché il Fascismo ha posto fine alle libertà demo- cratiche . Tutto ciò mostra quanto essa è in- capace, inconcludente, e quanta confusione abbia in testa. Non vuole riconoscere che Mussolini ha portato a termine quella rivoluzione e quella conquista del potere fatti con la violenza, che essa auspicava e che non era mai stata capace di attuare. L'occupazione delle fabbriche era stata un fallimento totale.
Nel 1924-26 viene fatta la riforma della scuola elementare e superiore italiana. Vi contribui- scono tutte le correnti pedagogiche e filoso- fiche che si erano impegnate nella riforma da- gli inizi del secolo in poi. Mussolini se ne ap- propria - ben inteso indebitamente - definen- dola fascistissima (dal programma del manga- nello era passato al programma di conquistare il potere politico e non aveva certamente avuto tempo a pensare alla riforma dell'istruzione). Le opposizioni ingenuamente credono alle sue parole e non vanno a controllare, e ripetono ancora oggi che la riforma della scuola è fasci- stissima.
Mussolini giunge al potere in modo indubbia- mente anomalo. Ma i brogli elettorali, che in ogni caso sono di modesto conto, non possono nascondere la marea di consensi che ha avuto presso gli elettori, i quali con il loro voto han- no ritenuto di dover mettere in secondo piano la violenza usata per anni dai fascisti. Su que- sto particolare" i partiti divenuti ostili al Fascismo tacciono; come tacciono sul fatto che lo Stato ha ignorato le violenze fasciste perché facevano comodo ai liberali. E non deve sfuggire il fatto che il Fascismo prima è sorto e poi si è affermato perché i liberali con la loro incapacità di eliminare il caos sociale hanno creato prima le premesse al sorgere del Fascismo, poi gli hanno lasciato mano libera di bastonare bracciante e operai.
Da parte sua Mussolini si dimostra molto abi- le: raggiunto il potere, si preoccupa di creare consensi, per avere una legittimazione più so- lida di quella dettata dall'emergenza del mo- mento. E riesce a stabilire vastissimi consensi in tutte le classi sociali. Usa la propaganda (discorsi in pubblico, discorsi radiofonici, pre- senza tra la gente, il mito di Roma imperiale), e inventa slogan efficaci (è un ex giornalista e la popolazione è semianalfabeta). Presta atten- zione alle classi meno abbienti (il sabato fasci- sta), che per la prima volta dall'unità d Italia (1861) diventano protagoniste" (si ricono- scono in lui e gli diventano fedeli, sono sot- tratte all'influsso socialista e sono usate in funzione antiliberale). Il suo potere è basato sul suo carisma di capo, che sa vincere e sa comandare. In realtà la sua posizione non è così idilliaca: egli ha due grandi concorrenti e antagonisti: il sovrano, a cui è fedele l'eser- cito; e la Chiesa, che controlla la formazione dei giovani e che è radicata da sempre nel tes- suto sociale.
Nel 1929 Mussolini pensa di ottenere anche l'appoggio dei cattolici: Stato e Chiesa firma- no i Patti lateranensi e risolvono tutte le que- stioni in sospeso facendosi concessioni reci- proche. In tal modo dopo 59 anni giunge la pacificazione tra Stato italiano e Chiesa e si pone fine alla questione romana, iniziata nel
1870 con la presa di Roma da parte dell'eser- cito italiano, mandato stupidamente dalla De- stra storica ad aggredire lo Stato Pontificio. Con livore i suoi avversari, soprattutto anticle- ricali e di sinistra, lo accusano di aver fatto troppe concessioni alla Chiesa. Nessuno gli attribuisce il merito di aver dato la pace reli- giosa al paese, di aver rispettato i valori della stragrande maggioranza del paese, che era cat- tolica. Nessuno gli attribuisce il merito di aver dato la pace religiosa senza essere scavalcato da un sorgente partito cattolico. I cattolici erano la stragrande maggioranza della popola- zione, ma i partiti laici non avevano nessuna voglia (né alcun interesse) a rispettare la vo- lont , le idee e i valori della maggioranza. Né ieri né oggi.
I rapporti con gli altri paesi europei diventano subito buoni e restano buoni almeno fino al
1935. Nel 1924 URSS e Italia stabiliscono normali relazioni diplomatiche. D'altra parte anche l'URSS negli stessi anni è riconosciuta e riconosce Francia e Gran Bretagna.
Commento
Dopo le violenze squadriste dal 1919 al 1924 Mussolini dà pace e ordine sociale all Italia e costruisce il consenso. Può contare sull'appoggio del suo partito, dei latifondisti, degli industriali. Poi del sovrano, delle classi medie, infine della Chiesa. È difficile dire che al di là di qualche sbavatura (i modesti brogli elettorali) egli non vada al potere con ampi consensi e che quindi esprima la volontà degli elettori e del paese. E questo dovrebbe essere la democrazia. Nella realtà il governo come i partiti di sinistra si richiamano alla democrazia, alla volontà del popolo, ai valori democratici quando faceva comodo e soltanto quando faceva loro comodo. E basta. Si tratta di una visione molto limitata e molto interessata della democrazia.
Gli scontenti sono pochi:
a) I liberali che perdono il giocatolino del potere (a cui si erano abituati e che consideravano di loro propriet ), che rappresentano soltanto se stessi e che, pur di restare al potere, non avevano lesinato l'appoggio alle squadre fasciste.
b) I socialisti e il movimento operaio che si erano dimostrati incapaci di fare la rivoluzione, di entrare nel governo, di autogestire le fabbriche occupate, di trovare soluzioni crea- tive (ad esempio l'alleanza con i cattolici in funzione antiliberale prima e antifascista poi) per conquistare il potere o di ricorrere ad armi adeguate, compresa la violenza, per fermare i fascisti.
Con i Patti lateranensi Mussolini pone fine alla questione romana, ristabilisce buoni rap- porti con la Chiesa e ottiene consensi anche dall'elettorato cattolico. Una buona mossa che indica la volontà di togliere le cause di dissen- so e di cercare ulteriori consensi. Per altro i Patti non impediscono che nel 1931 ci sia un duro scontro tra Fascismo e Chiesa per quanto riguarda il controllo dell educazione della gio- ventù. Non ci sono né vincitori né vinti. Ma la Chiesa mantiene le sue posizioni e si dimostra più organizzata dello Stato.
I costi della conquista del potere politico da parte di Mussolini e del Fascismo sono molto contenuti: un po' di violenze e pochissimi morti; i biglietti del treno e i panini della scampagnata alla periferia di Roma. La fine del regime liberale non deve far piangere nes- suno, se non i diretti interessati, i liberali, e- stromessi dal potere che avevano usato per i loro interessi e con scarso vantaggio per il pa- ese.
Nel 1926 la partita con gli avversari politici è finita. Mussolini ha vinto.
Mussolini è stato abile nel costruirsi lenta- mente la vittoria, nel portare i suoi seguaci al successo e nel costruire poi un ampio con- senso sociale non ostante l'uso continuo della violenza. Dopo sei anni di disordini sociali gli elettori tra due mali (l'incapacità dei governi liberali di ristabilire l'ordine sociale; e le vio- lenze delle squadre fasciste) scelgono il male che considerano minore: le violenze fasciste. Che prima o poi sarebbero finite, sostituite dall'uso della legge.
Gli avversari - liberali, cattolici, socialisti, sin- dacati e operai - sono stati incapaci di elabo- rare una strategia che portasse alla vittoria o almeno a una patta, non ostante le forze (lo Stato, gli iscritti) che potevano far scendere in campo a loro favore. La loro miseria morale e intellettuale risulta anche dal fatto che accusa- no il Fascismo di aver tolto (loro) la libertà e non riconoscono che esso ha dato quell'ordine e quella pace sociale che essi si erano dimo- strati incapaci di dare. Dimenticano anche di collegare il loro svantaggio (la perdita della libertà di pensiero di pochi individui) con il vantaggio altrui (l'ordine e la pace sociale a cui tutta la società è interessata: le classi me- die, gli industriali, i latifondisti e in sostanza anche gli operai). In altre parole anche la per- dita della loro libertà non è senza contropartita né inutile né arbitraria: il controvalore è la fine del caos e dei conflitti sociali. Qualcuno po- trebbe anche dire: a mali estremi (il caos so- ciale), estremi rimedi (il ricorso alla violenza per riportare l'ordine). O anche: tra due mali, è inevitabile e razionale scegliere il minore.
Non potendo contare sull'appoggio dell'eser- cito né sulla Chiesa, Mussolini è "costretto" a cercare altrove il consenso e a costruirsi altro- ve una vasta schiera di seguaci. In questo sa far valere le sue capacità di giornalista. E, co- munque sia, è estremamente abile nel cercare e nell'ottenere l'appoggio di quelle masse po- polari (e cattoliche) che erano sempre state di- sprezzate, messe in galera e tartassate di tasse dai governi di Destra, di Sinistra e liberali. L Inchiesta Jacini sulle - tremende - con- dizioni della popolazione italiana è del 1887, a 26 anni dall'unit ; e nel 1898 a Milano l'eser- cito per ordine del governo spara sulla folla che chiedeva pane, facendo 180 morti.
Negli anni successivi Mussolini passa a im- maginare e a creare lo Stato totalitario fasci- sta. Ma ha due ostacoli insuperabili: la monar- chia, a cui l esercito è fedele; e la Chiesa, che ha una diffusione capillare tra la popolazione. Gli storici riconoscono che il Fascismo è un totalitarismo imperfetto, ma non sono capaci di trarre le conclusione da queste loro analisi, abbagliati dall'enormità del crimine, commes- so da Mussolini, di aver posto fine allo Stato liberale. Così Mussolini continua ad essere di- pinto come il fascista" - una specie di demo- nio laico -, colpevole di aver posto fine al re- gime liberale e di aver dato inizio alla sua per- sonale dittatura. E si dimentica che egli ha po- sto fine - con la violenza - a sei anni di caos sociale ed istituzionale, provocato da quelle forze che lo accusano. Il giudizio di condanna è quindi dato da parti interessate, che cercano di contrabbandare come oggettivo un giudizio
- il loro giudizio - che è soltanto di parte. Il livore contro Mussolini è accentuato anche dal fatto che egli conquista il potere e fa la (sua) rivoluzione, mentre socialisti e comunisti parlavano di rivoluzione e non riescono neanche a occupare con successo le fabbriche. Essi non si accorgono nemmeno che lo Stato totalitario fascista coincide con la loro idea di Stato. L'unica differenza è che essi puntano sulla classe operaia, Mussolini più avveduto) punta sulla piccola borghesia, in sostanza sui dipendenti statali, che egli controlla direttamente.
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