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IL CRISTIANESIMO FRA II E III SECOLO
La minaccia dei cristiani
La sempre più ampia diffusione del cristianesimo provocò forti tensioni nel mondo romano,già profondamente segnato da una crisi politica ed economica.
Il cristianesimo era una religione di salvezza,che predicava la bontà, la solidarietà fra gli uomini ,tutte cose che andavo in pieno contrasto con la società romana di quel tempo,la quale esaltava la forza, la potenza ,la ricchezza eccIl cristianesimo in realtà esaltava gli umili,e tendeva ad eliminare la differenza tra classi sociali,ecco perché era avvertita come una pericolosa minaccia per lo stato.(regnum Dei "nuova società").
La funzione sociale del cristianesimo
I cristiani non si limitavo solo a predicare l'amore per il prossimo,ma lo mettevano in pratica con elemosine e con altre iniziative caritatevoli per i poveri e per gli ammalati.
La separazione tra politica e pratica religiosa
Il fatto che i cristiani usavo di tribunali,scuole,templi propri si andava a confermare sempre più la accusa loro mossa di voler costituire uno Stato nello Stato:a sostegno di tale tesi si ricordava che il cristianesimo propugnava una completa distinzione fra attività civile e vita spirituale,fra potere politico e pratica religiosa. Proprio per questo aspetto urtava in maniera evidente contro uno dei capisaldi della società romana:quello di una religione instrumentum regni,strumento per legare il cittadino alla vita dello stato ,il cui capo,era chiamato a svolgere un'attività politica e religiosa insieme. Appariva incomprensibile anche la nuova dottrina sociale,che tendeva ad eliminare la distinzione fra liberi e servi e le differenze di classe.I cristiani non accettavo il culto imperiale,considerato dai romani come una garanzia di unità e di legalismo ,e si rifiutavano di venerare i dei romani ed di offrigli incenso,per cui furono accusati responsabili della disgregazione dell'impero.
Le leggi contro i cristiani
Nel II secolo non esisteva una legge che permetteva di punire il cristianesimo come reato in se:si avevano solo dei precedenti che permettevano di presentarlo come una setta pericolosa quindi perseguibile come tale. Nel III secolo ,invece,la sempre più diffusione della nuova religione cominciò a destare forti preoccupazioni,quindi gli fu accusata di essere la causa delle crisi presenti a Roma. Alla metà del III secolo venne messa in atto una procedura per perseguitare i cristiani:furono create delle commissioni di controllo ,di fronte alle quali tutti i sospettati di cristianesimo erano obbligati di fare professione di fede nei culti ufficiali,a sacrificare vittime,bruciare incenso agli dei romani ,dopo aver pronunciato una formula blasfema contro Cristo;chi abiurava riceveva un attestato(libello);chi si rifiutava veniva torturato e poi ucciso.Molti furono i Martiri che furono uccisi per la fede;ma molti furono i lapsi("caduti"),coloro che accettavo di convertirsi o chi ottenne il libello con la corruzione.
Le persecuzioni di Decio e Valeriano
La prima persecuzione l'abbiamo con Decio(249-251),che impose a tutti i cittadini una pubblica professione di fede nei culti ufficiali. La morte di costui in battaglia e l'epidemia di peste furono interpretate come una punizione da parte di Dio,ma questo non dissuase l'imperatore Valeriano(253-260)che introdusse la confisca dei beni,un provvedimento che dimostra come il cristianesimo fosse gia ben diffuso.
Gallieno sospende il provvedimento
Poiché il cristianesimo continuava a diffondersi anche in molte altri parti dell'impero,l'imperatore successivo,Gallieno(260-268),ritenne più opportuno sospendere il provvedimento e restituire i beni confiscati.L'ultima persecuzione dei cristiani (la decima)fu quella del 303 ad opera di Diocleziano;fu anche la più terribile ,perché provocò molti morti e distruzioni.
I martiri "seme"della chiesa
Il coraggio e la serenità , con i quali migliaia di cristiano sopportarono i tormenti e la morte,contribuirono ad accrescere il numero dei fedeli,per cui il teologo Tertulliano definì il sangue dei martiri il "seme" della Chiesa. Nonostante le persecuzioni il cristianesimo si propagò rapidamente al che nel V secolo i cristiani poterono già definirsi cattolici in quanto membri di una società universale.
Il primato del vescovo di Roma
Nello stesso tempo venne affermandosi l'idea che il vescovo di Roma,essendo successore diretto di San Pietro,dovesse considerarsi il primo fra i vescovi.,nel 451 il concilio di Calcedonia proclamò tale primato,che venne poi sottolineato con l'attribuzione del titolo di papa;così quest'ultimo veniva riconosciuto come capo guida della società cristiana e il simbolo vivente delle Chiesa.
Presbiteri "anziani" predicavano una nuova dottrina e impartivano i sacramenti
Diaconi "ministri" aiutanti dei presbiteri addetti alla amministrazione dei beni della comunità ,alla distribuzione dell'elemosina ,quindi si prendevano cura dei poveri e degli ammalati.
Vescovo "ispettore"
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