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Verso la metà del '300 le strutture demografiche ed economiche del mondo comunale italiano vennero investite da una grave crisi che ne rivelò tutta la debolezza: l'espansione produttiva e commerciale del secolo precedente si arrestò, molte banche fallirono (Bardi e Peruzzi), la popolazione malnutrita e mal curata venne falcidiata dalla peste (nel 1348 - Boccaccio) città e campagne si spopolarono. La tendenza espansiva del periodo precedente subì una brusca inversione: la produzione di beni di consumo diminuì, il commercio internazionale interessò nuovamente beni di lusso, i capitali, anziché nel commercio, vennero reinvestiti nell'acquisto di terre (RIFEUDALIZZAZIONE). Si registrò un cambiamento profondo nella mentalità del borghese e del ricco cittadino: allo spirito imprenditoriale che aveva accompagnato le attività mercantili e finanziarie, si andava sostituendo la ricerca di investimenti poco rischiosi che assicuravano una rendita più che un profitto.
Parlando di rifeudalizzazione si intende la rivalutazione di una serie di fenomeni tipicamente feudali: la terra era gestita senza spirito imprenditoriale. I vincoli giuridici che legavano i contadini alla terra erano stati in linea di massima spezzati; però, seppure non servo della gleba, il contadino, spesso indebitato, dipende pesantemente dal nuovo signore agrario.
La crisi ebbe ripercussioni sociali e politiche: da un lato il malcontento urbano e contadino esplose in tutta l'Europa in una serie di rivolte e tumulti; dall'altra l'oligarchia urbana si strinse intorno al suo potere ed al suo privilegio. La società urbana divenne fortemente gerarchica ed il potere urbano subì una concentrazione nella mani di pochi: si ha la trasformazione delle strutture repubblicane del Comune in quelle monarchiche della Signoria e del Principato. Il Signore dapprima esercita il potere rispettando sul piano formale le costituzioni repubblicane; poi afferma con decisione il principio monarchico e dinastico, sollecitando l'investitura imperiale.
L'Italia tornò a riempirsi di duchi e di conti e la ragione di questo va cercata nelle condizioni reali delle città italiane, nella stanchezza per le lotte politiche e sociali, nel bisogno di ordine interno e di capacità espansiva verso l'esterno per avere mercati più vasti e sicuri. La successiva trasformazione fu la costituzione di un sistema di stati regionali: Milano, Venezia, Firenze, Napoli e Roma.
A Milano con i VISCONTI abbiamo la Signoria più forte ed intraprendente. Con GianGaleazzo, i VISCONTI sfiorarono un successo strepitoso: la formazione di uno stato vasto e potente, esteso a gran parte dell'Italia centro-settentrionale, capace, forse, di aggregare a sé territori ancor più vasti e di porsi come nucleo di uno stato nazionale. Il progetto fallì a causa della morte di GianGaleazzo, con conseguenze per la storia futura della penisola.
Altre aree non furono mai interessate al fenomeno signorile; Venezia, per esempio, rimase per secoli attaccata alla propria costituzione oligarchica, mentre la Toscana e soprattutto Firenze resistette più a lungo. Le strutture repubblicane a Firenze sopravvissero per molto tempo fino ad identificarsi idealmente con la città (tra il '300 ed il '400 il conflitto Firenze-Milano aveva anche il valore ideale di scontro fra repubblica e principato).
Questo periodo storico, per le sue caratteristiche peculiari, si identifica con la corrente dell'UMANESIMO.
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