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GIOVANNI CALVINO
Il famoso riformatore Jean Cauvin (Giovanni Calvino) nacque a Noyon in Piccardia (Francia) il 10 luglio 1509 da Gerard Cauvin e Jeanne Le Francia. Dapprima Calvino studiò a Noyon sviluppando una solida formazione umanistica, poi si trasferì con la famiglia nel 1523 a Parigi per studiare arti liberali e teologia.
Ma, nel 1528, abbandonò gli studi di teologia per iscriversi alla facoltà di legge dell'università di Orléans, e in seguito si trasferì in un'università di Bourges.
Nel 1531, dopo la morte del padre, Calvino ritornò a Parigi frequentando i corsi dell'Accademia (il Collège Royal de France) e pubblicando nel 1532 la sua prima opera, un commento a De Clementia di Seneca, e si unì apertamente ai gruppi "evangelici" condividendo e condizionando le scelte di Nicholas Cop, rettore dell'università di Parigi, che nel discorso inaugurale del 1533 sostenne pubblicamente le posizioni luterane. Il clamore suscitato dal contenuto del discorso, letto il giorno di Ognissanti 1533, ed una taglia sulle loro teste, obbligò ad una fuga precipitosa da Parigi il rettore, che si riparò dal padre a Basilea, e l'autore, che si allontanò in direzione Orleans, travestito da vignaiolo con una zappa in spalla.
Dopo varie peripezie, Calvino arrivò nel 1534 a Nerac, nel Bearn, da Margherita di Angoulême, dove incontrò il noto umanista.
In seguito Calvino ritornò a Parigi, ma proprio nel momento sbagliato, in piena campagna anti-protestante, scatenata dall'affissione di manifesti contro la Messa. La reazione cattolica portò al rogo diversi protestanti, tra cui il noto uomo d'affari Étienne de la Forge, e Calvino riuscì, un po' avventurosamente, a scappare nuovamente dalla Francia per recarsi nel gennaio 1535 a Basilea. Lì Calvino lavorò alacremente al suo primo lavoro di notevole spessore: la Christianae religionis institutio, un compendio di dottrina cristiana scritto nel 1535 e pubblicato nel 1536 e con una prefazione indirizzata direttamente a Francesco I di Francia.
Le edizioni successive (1539, 1545, 1550 e 1559) avrebbero ampliato le sei brevi sezioni della prima edizione, arrivando ai definitivi 79 capitoli, che costituiscono l'esposizione organica della sua dottrina. Calvino ripensò in modo originale i grandi temi della teologia luterana, accentuando il riconoscimento della sovranità assoluta di Dio e deducendone, con rigore logico, la dottrina della predestinazione, dove Dio avrebbe stabilito sin dall'inizio quali uomini sono destinati alla salvezza e quali alla dannazione eterna. L'uomo predestinato alla dannazione sarà quindi un peccatore, anche se questo non elimina la sua responsabilità personale nelle azioni compiute.
La pacifica vita di studio di Calvino era destinata a durare poco. Nel 1536, mentre era in viaggio per Strasburgo, a causa di guerre locali, fu costretto a cambiare strada e a fare tappa a Ginevra. La città svizzera aveva da poco aderito alla Riforma grazie all'impegno dell'irruente predicatore Guillaume Farel, che lo scongiurò di rimanere per aiutarlo nell'insegnamento della Scrittura e nella predicazione. I due tentarono di installare un governo teocratico regolato dalle leggi stabilite nelle Ordinanze ecclesiastiche, scritte da Calvino con l'aiuto di Farel: il controllo e la disciplina ecclesiastica erano demandati dai pastori, i bambini dovevano essere catechizzati, gli "indegni" espulsi dal territorio ginevrino. La reazione della città fu molto negativa e questo sistema poco tollerante, basato sulla censura morale e la scomunica, spinse il consiglio cittadino ad esiliare Farel e Calvino il 23 aprile 1538. Calvino, emigrato a Strasburgo, vi diresse una comunità di esuli francesi, vi tenne dei corsi biblici alla scuola di J. Sturm, pubblicò un Commentario all'Epistola ai Romani, il primo di una lunga serie di commenti biblici, e nel 1540 sposò Idelette de Buea, la quale gli diede nel 1542 un figlio, purtroppo morto quasi subito, e lei stessa morì nel 1549.
Intorno agli anni '40 Ginevra, la città senza guida spirituale, stava andando allo sbando: ne cercò di approfittare il cardinale Jacopo Sadoleto, che scrisse una lettera alla città, addossando tutta la colpa ai riformatori, e offrendo ai ginevrini il ritorno alla Chiesa Cattolica e alla sua tradizione secolare. I riformatori locali non seppero rispondere a tono, cosa che invece fece Calvino con la sua Responsio ad Sadoleti epistolam, in cui Calvino fondava la vera Chiesa di Cristo sulla parola di Dio e non sulle tradizioni della Chiesa Cattolica. La risposta conquistò i ginevrini, che nel settembre 1541, pregarono Calvino di recarsi per la seconda volta a Ginevra.
Il ritorno di Calvino, fu un ottimo pretesto per il riformatore per imporre al consiglio dei Duecento quelle Ordonnances ecclésiastiques fallite durante il suo primo soggiorno. Se da una parte Calvino meritoriamente diede molto impulso alle attività commerciali e agli investimenti, purtroppo, dall'altra, il suo sistema teocratico di rigido controllo della moralità aveva sicuramente poco del democratico:
I pastori, scelti da altri pastori, dovevano incontrarsi obbligatoriamente una volta la settimana per lo studio delle Sacre Scritture.
Gli insegnanti, o dottori, scelti dai pastori, erano responsabili per l'educazione generale e l'insegnamento delle Scritture.
I diaconi erano preposti all'assistenza dei poveri e dei malati.
Erano soprattutto gli anziani, in numero di dodici, la spina dorsale del sistema di Calvino; responsabili per la disciplina, dovevano sorvegliare sulla moralità della popolazione, sull'abbigliamento, sulla partecipazione obbligatoria alle funzioni religiose. Essi inoltre dovevano fare rapporto al concistoro dei pastori e impedire che i peccatori, riconosciuti tali, potessero accostarsi alla Comunione.
Il concistoro, o "Venerabile Compagnia", formato dai dodici anziani e dai pastori, decideva su argomenti ecclesiastici ma spesso anche civili, pronunciava sentenze che comprendevano punizioni corporali.
Tuttavia, dall'altra parte, il concistoro si contrapponeva spesso al consiglio dei Duecento, l'autorità civile di Ginevra, che non accettava pedissequamente tutte le sue sentenze. La teocrazia ginevrina si dimostrò intollerante anche nei confronti di dissidenti ed eretici: così il medico spagnolo Michele Servito fu condannato al rogo nel 1553 per le sue idee antitrinitarie.
Nell'anno successivo, il 1554, il partito favorevole a Calvino vinse le elezioni ma, benché lui stesso avesse sostenuto il diritto di uccidere gli eretici in un suo trattato il riformatore fu lungamente criticato ed attaccato per questa decisione ed anche la sua difesa scritta da Theodore de Béze non servì a risollevare la sua immagine.
La morte di Serveto infatti, fece levare moltissime voci di protesta, tra cui quelle degli antitrinitariani italiani Giovanni Valentino Gentile, Matteo Gribaldi Mofa e Celio Secondo Curione, che dovettero emigrare successivamente da quella che a loro era sembrata la città della tolleranza religiosa. La reazione fu coordinata, ancora una volta, da colui che sarebbe diventato l'erede spirituale di Calvino, Theodore de Bèze, che nel suo scritto polemico De haereticis a civili magistratu puniendis denunciò la "carità diabolica, e non cristiana" di Castellion.
Un ultimo tentativo di colpo di mano degli oppositori interni fallì nel 1555 e ai rifugiati francesi, partigiani di Calvino fu concesso con generosità la cittadinanza: lo stesso Calvino la ottiene nel 1559. Si calcola che ad un certo punto la quasi totalità dei pastori fosse d'origine francese.
Nel 1557 Ginevra e Berna strinsero un patto di alleanza e nel 1559 fu fondata l'Accademia di Ginevra (con rettore Theodore de Béze), che formò studenti in arti liberali, lingue bibliche e teologia, diventati, in alcuni casi, famosi riformatori nei loro paesi d'origine come John Knox in Scozia.
Anche l'attività internazionale di Calvino fu elevata: scrisse al giovane re inglese Edoardo VI (1547-1553) e al suo tutore, il conte di Somerset, per aiutarli nella revisione del Book of Common Prayer (il libro delle preghiere utilizzato dalla Chiesa Anglicana), tentò un'intermediazione tra le fazioni durante il sanguinoso regno cattolico della regina Maria d'Inghilterra (1553-1558), intervenne diverse volte durante l'introduzione della Riforma in Polonia. In sintesi il calvinismo ebbe, grazie questi interventi di Calvino oltre ad alcuni predicatori usciti dall'Accademia, un'internazionalità, che, per esempio, il luteranesimo non riuscì mai a raggiungere.
Calvino lavorò freneticamente fino al giorno della sua morte, predicando quotidianamente, tenendo lezioni di teologia, partecipando alle sedute del concistoro, scrivendo trattati, commentari e la stesura definitiva della sua Institutio, stampata in latino nel 1559 e in francese nel 1560.
Consumato dall'attività vivace e non ben supportato da un fisico spesso malaticcio, Calvino morì, a Ginevra, il 27 maggio 1564. Per sua espressa volontà, fu sepolto con la massima semplicità in un luogo sconosciuto, per impedire un possibile culto della sua tomba.
Calvinismo è il termine con il quale si indica il complesso delle dottrine teologiche, liturgiche ed eretiche formulate da Giovanni Calvino; le confessioni e i movimenti protestanti che in qualche misura s'ispirano a queste dottrine e, in generale, la concezione della vita che vi si propone.
In linea di principio, Calvino accolse molti punti della dottrina luterana, come la sola scriptura e la sola fide, ma sostituì la sola gratia (per Sua grazia Dio magnanimo salva l'uomo peccatore attraverso Cristo) con la soli Deo gloria: l'ubbidienza alla volontà di Dio deve essere assoluta, perché Egli è sovrano di tutto il creato e determina il corso degli avvenimenti.
Da questo convincimento derivò la dottrina della predestinazione: Dio, grande ed eterna saggezza, misterioso quindi incomprensibile, ha stabilito che ad alcuni uomini è stata predestinata la vita eterna ed ad altri la dannazione eterna.
Ed in particolare alla vita eterna era predestinata, secondo Calvino, la comunità dei santi, di quei fedeli cioè che credevano come un atto di fiducia, che si comportavano correttamente, partecipavano alla vita pubblica, obbedivano alle autorità e desideravano di partecipare alla Santa Cena.
Calvino inoltre considerò, come Lutero, validi solo i sacramenti del Battesimo e dell'Eucaristia, che erano testimonianza della grazia di Dio, e non solamente cerimonie commemorative, come preteso da Zwingli.
Per il Battesimo, con una certa difficoltà, Calvino riuscì a giustificare il battesimo dei fanciulli, in contrapposizione agli anabattisti e senza dover citare la tradizione storica ed il concetto del peccato originale, base della dottrina cattolica sul battesimo.
Per quanto riguardò, invece, il dibattito sull'effettiva presenza di Cristo nell'Eucaristia, Calvino considerò il Sacramento della Comunione come una reale partecipazione alla carne e al sangue di Gesù Cristo, anche se ciò non significava una presenza locale di Cristo nell'Eucaristia, poiché Egli poteva essere solo in cielo. Questa fu un'abile posizione intermedia tra la consustanziazione di Lutero (vi era la reale e sostanziale presenza del corpo e sangue di Cristo nel pane e vino, che tutti i comunicandi ricevevano, che fossero degni o indegni, credenti o miscredenti) e il simbolismo di Zwingli (la Cena del Signore era solo una solenne commemorazione della morte di Cristo, la sua presenza spirituale).
Il calvinismo si diffuse rapidamente in tutta Europa, in Inghilterra, nei Paesi Bassi, in Germania e in Francia, sostituendosi spesso a luteranesimo e finendo per provocare la dura reazione dei sovrani. Le ragioni di questo successo vanno ricercate almeno in parte nell'attività di propaganda dei calvinisti; Calvino curò la pubblicazione di testi che, con toni semplici e facilmente comprensibili, illustravano e propagandavano le sue idee. Inoltre a Ginevra, con l'aiuto dell'accademia dove venivano formati i pastori incaricati di diffondere in tutta Europa i principi del calvinismo, esso si diffuse rapidamente soprattutto in quei paesi, Inghilterra e Paesi Bassi prima, America settentrionale in un secondo tempo, caratterizzati dalla presenza di ceti mercantili assai attivi.
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