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Gran Bretagna contro Germania
Si riportano di seguito alcune delle più importanti operazioni navali che caratterizzarono la Prima Guerra Mondiale.
Battaglia di Coronel
Lo scoppio del conflitto aveva sorpreso poche navi da guerra tedesche fuori dalle acque territoriali. A parte l'incrociatore da battaglia Goeben e alcuni incrociatori leggeri e siluranti presso le colonie, la forza più consistente era senz'altro quella al comando del vice ammiraglio conte Maximilian von Spee. Questi, comandante esperto e di grandi qualità umane e professionali, aveva a disposizione una divisione di incrociatori corazzati, cui si accompagnavano tre incrociatori leggeri. Le sue navi più potenti, lo Scharnhorst e il Gneisenau, entrati in servizio nel , erano un'eccellente realizzazione nel panorama degli incrociatori corazzati, che però erano una classe di navi ormai superata e di difficile collocazione nei piani strategici delle principali marine da guerra. Le altre unità, gli incrociatori Nürnberg, Emden, Leipzig e Dresden , erano anch'esse ottime unità per la loro categoria. Il 26 giugno von Spee salpò dalla base cinese di Tsing-tao , capoluogo della colonia di Kiao-Ciao,(che la Germania acquisì nel ), e fece rotta a levante. Nello scalo tecnico a Ponapè gli equipaggi tedeschi appresero dello scoppio della guerra. La squadra di von Spee si divise a questo punto, con l'Emden diretto verso l'Oceano Indiano, nel quale avrebbe svolto attività di corsa, e il Nürnberg diretto verso Honolulu. Le forze rimanenti fecero rotta verso Samoa (dove il loro passaggio fu segnalato dalla guarnigione neozelandese) e poi verso il possedimento francese di Tahiti, dove le navi tedesche cannoneggiarono gli impianti portuali della capitale Papeete e le navi in porto. Verso metà ottobre la squadra si riunì presso l'isola di Pasqua, e il 30 dello stesso mese diede fondo alle ancore a Valparaiso.
Salpato con le sue navi (delle quali il Glasgow navigava in avanscoperta), il britannico Cradock doppiò il Capo Horn nel mezzo di una tempesta, consueta per quel tratto di mare, e cominciò a risalire le coste cilene. Del pari le navi di von Spee, partite nel frattempo da Valparaiso, procedevano in direzione convergente. Il primo novembre le squadre si avvistarono reciprocamente, poco a sud del parallelo della cittadina cilena di Coronel (baia di Arauco). Le navi manovrarono inizialmente per assumere la posizione di maggior favore, ma l'ammiraglio tedesco riuscì a porsi sopravvento contro costa, facendo stagliare nella luce del crepuscolo le sagome delle navi britanniche. Cradock tentò, invano, di tagliare la rotta tedesca. Poco prima che le navi venissero in contatto balistico il mare si ingrossò notevolmente, creando non poche difficoltà. Gli equipaggi tedeschi, ben addestrati, si mostrarono meglio preparati al mare grosso, meravigliando per la precisione del tiro. Alle 19 lo Scharnhorst aprì il fuoco; in pochi minuti il Good Hope rispose, anche se con meno efficacia; poco dopo il Gneisenau concentrò il suo tiro sul Monmouth, centrandolo pericolosamente. La terza salva dell'ammiraglia tedesca centrò il Good Hope, devastandone le strutture e quasi immobilizzandolo, in fiamme. Ciò nondimeno la nave di bandiera dell'ammiraglio britannico continuò a sparare, sorretta dal fuoco del Glasgow, mentre il vulnerabile Otranto si allontanava prudentemente. Anche il Monmouth era mortalmente colpito, ma seguitava a sparare con i pezzi ancora operativi. La furia del mare rendeva disperate le condizioni dei bastimenti inglesi, tanto che lo Scharnhorst poté serrare le distanze e finire da 4500 metri il suo avversario, che si capovolse e affondò poco dopo le 20. Con il contrammiraglio Cradock scomparvero 920 uomini, e il mare tempestoso non concesse nessun superstite. Alle 21 circa si compì anche il destino del Monmouth, che ricevette il colpo di grazia da un siluro del Nürnberg. Anche in questo caso nessuno dei 735 uomini di equipaggio sopravvisse. Il Glasgow, colpito più volte, riuscì a sfuggire alle navi tedesche, riguadagnò l'Atlantico e riparò a Rio de Janeiro. Il 3 novembre la squadra di von Spee al completo, indenne e con soli tre feriti a bordo, entrò a Valparaiso in maniera trionfale.
La notizia di una così bruciante sconfitta scosse dal torpore le stanze dei bottoni dell'Ammiragliato, dove il primo lord (ministro della marina) Winston Churchill aveva colpevolmente sottovalutato la pericolosità delle navi tedesche. Le contromisure prese dal nuovo primo lord del mare sir John Fisher (uomo di fiducia di Churchill) furono decisamente più incisive, e prelusero alla rivincita britannica dell'8 dicembre. Seguendo i suoi ordini, infatti, von Spee si mosse per doppiare Capo Horn e passare in Atlantico, e minacciare così le linee di rifornimento alimentare e di materie prime tra il sud America e il Regno Unito. Le forze che il comandante tedesco si troverà di fronte saranno questa volta in grado non solo di opporre una certa resistenza, ma di annientarlo, nel corso dello scontro noto come Battaglia delle Falkland.
La battaglia delle Falkland
L'ammiraglio Maximilian von Spee, il cui bersaglio primario erano navi mercantili e trasporto truppe nell'Atlantico meridionale, fece rotta verso Port Stanley nelle isole Falkland. L'obiettivo era di fare un'incursione nella stazione radio britannica e il deposito di carbone.
All'insaputa di Spee uno squadrone britannico comprendente due veloci e moderni incrociatori da battaglia, l'HMS Invincible e l'HMS Inflexible, si stavano in quel momento rifornendo di carbone a Port Stanley. Erano stati inviati dall'ammiraglio Lord Fisher, First Sea Lord, per vendicare la sconfitta di Coronel.
Spee iniziò il suo attacco l'8 dicembre , con l'obiettivo di rifornirsi successivamente di carburante più a nord nell'estuario del Rio de la Plata. Pur essendo consapevole della presenza di navi nella zona assunse, erroneamente, che appartenessero alla Marina Imperiale Giapponese.
Gli incrociatori di Spee, Gneisenau e Nürnberg, si avvicinarono per primi a Port Stanley, dove furono sorpresi dal fuoco del Canopus e dalla vista della distintiva triplice alberatura degli incrociatori da battaglia. Il Kent stava già uscendo dal porto e gli venne ordinato di inseguirli.
Superato in potenza di fuoco e con l'equipaggio già esausto per le precedenti battaglie, la sconfitta parve inevitabile. Realizzando troppo tardi il pericolo e mancando l'opportunità d'oro di bombardare la flotta di Sturdee mentre era ancorata in porto, Spee ed il suo squadrone fuggirono verso il mare aperto, ma alle 10:00 vennero intercettati dagli inglesi. Comprendendo che non poteva sfuggire ai veloci incrociatori da battaglia inglese, Spee decise, poco dopo le 13:20, di accettare il combattimento con i suoi incrociatori corazzati per permettere agli incrociatori leggeri di sfuggire.
Nonostante un successo iniziale del Scharnhorst e del Gneisenau che colpirono l'Invincible (comandato da Edward Bingham) e ripresero velocemente la manovra di allontanamento (sganciamento), gli incrociatori da battaglia si portarono alla distanza estrema di fuoco circa quaranta minuti più tardi.
L'Invincible e l'Inflexible ingaggiarono il Scharnhorst ed il Gneisenau, lasciando gli incrociatori Leipzig e Nürnberg.
Quattro incrociatori tedeschi furono affondati. La nave ammiraglia di Spee, lo Scharnhorst, fu il primo ad affondare dopo essere stato gravemente danneggiato dai colpi dell'Invincible e dell'Inflexible. Toccò quindi al Gneisenau, poi il Nürnberg dopo un lungo inseguimento da parte dell'incrociatore leggero Kent, mentre gli altri due incrociatori leggeri Glasgow e Cornwall, inseguirono ed affondarono il Leipzig più di 80 miglia a sud est delle Falklands.
L'unica nave tedesca a sfuggire fu l'incrociatore leggero Dresden, che vagò in mare aperto per altri tre mesi prima di arrendersi al largo delle Isole di Juan Fernández il 14 marzo . Dopo aver evacuato la nave l'affondò facendo detonare il deposito principale delle munizioni (Santa Barbara).
Come conseguenza della battaglia i raid commerciali tedeschi in alto mare da parte di navi da guerra regolari della Kaiserliche Marine terminarono. La Germania mise in servizio diverse navi mercantili armate come predoni fino alla fine della guerra.
La Gran Bretagna e il sistema dei convogli
Il primo anno di guerra poteva dirsi favorevole alle forze degli Imperi centrali. La Serbia era stata sconfitta; l'azione della Russia e dell'Iitalia, che nel frattempo era entrata in guerra accanto all'Intesa, bloccate; la Germania controllava aree significative dal punto di vista strategico e produttivo, sul fronte occidentale.
Fin dal 1915 la Gran Bretagna aveva imposto un blocco navale contro la Germania, per impedire ai tedeschi i rifornimenti da parte dei paesi neutrali. La Germania reagì iniziando a praticare un'intensa guerra sottomarina: i moderni mezzi dei tedeschi avrebbero affondato le navi dei Paesi neutrali che avessero avuto contatti con le potenze dell'Intesa. Sarà proprio la guerra sottomarina che farà intervenire gli Stati Uniti.
La Gran Bretagna, non appena si venne a sapere dei sottomarini, organizzò diverse riunioni dei comandanti della Marina cui parteciparono il Comandante in Capo della Grand Fleet, il Primo, il Secondo, il Terzo ed il Quarto Lord del Mare, il Capo di Stato Maggiore, il Direttore delle Operazioni, l'ammiraglio Comandate dei Dragamine, il Presidente del Comitato dei Sommergibili, Sir Arthur Wilson, il Comandante Burney ed il Comandante Churchill. Si ricordi che il Primo Lord del Mare era l'ammiraglio Jellicoe, che precedentemente era Comandante in Capo della Grand Fleet.
All'ordine del giorno di questi incontri c'era la ricerca di una soluzione al problema degli attacchi sottomarini alle navi inglesi: si pensò di introdurre il sistema dei convogli, che consisteva nel far navigare diverse navi mercantili in formazione, scortate da alcune navi da guerra. I problemi di questo progetto erano molteplici: la velocità sarebbe stata comunque bassa, perché sarebbe stata dettata dalla nave più lenta, e un eventuale sommergibile avrebbe potuto silurare nel mucchio, con la quasi certezza di colpire uno dei bersagli. Inoltre la maggior parte dei cacciatorpediniere erano impiegati nella difesa di punti strategici quali lo stretto di Dover o della Grand Fleet, e non ce n'erano a sufficienza per garantire una scorta adeguata ai convogli. Per di più un porto neutrale poteva rifiutare di accogliere il convoglio per timore che ciò attirasse i belligeranti nelle acque nazionali.
D'altro canto il sistema dei convogli offriva il vantaggio della totale segretezza degli spostamenti, che venivano effettuati seguendo rotte meno individuabili. Le navi che fossero state colpite potevano essere prontamente soccorse dalle altre e la difesa sarebbe stata garantita dal pesante armamento delle navi da guerra, piuttosto che dai modesti cannoni e dalle piccole mitragliere di cui erano dotate le navi mercantili.
Furono queste le argomentazioni che il Sig. Lloyd George sottopose ai rappresentati dell'Ammiragliato.
Poco dopo però si venne a sapere che alcuni piroscafi francesi erano stati organizzati in convogli rudimentali che garantivano una navigazione controllata.
Sui dati forniti dai francesi, il Sig. Lloyd Gorge cambiò le sue posizioni e vennero organizzati dei convogli per le navi mercantili britanniche dirette in scandinavia.
La battaglia di Dogger Bank
Il 23 gennaio una squadra di quattro incrociatori tedeschi da battaglia della Prima Divisione Scouting diretti dall'ammiraglio Franz von Hipper, appoggiati da un cacciatorpediniere, da un incrociatore leggero e da un dirigibile, partirono dalla baia di Jadebusen per attaccare i porti e la flotta da pesca britannica. Non da meno i britannici avevano già preparato delle navi da guerra sotto il comando dell'ammiraglio Sir David Beatty nella baia di Scapa Flow, Isole Orcadi, a nord della Scozia dov'era più facile pervenire le incursioni tedesche nel Mare del Nord.
Grazie infatti all'intercettazione di una comunicazione radio i britannici furono informati del raid di Hipper. L'ammiraglio Beatty decise così di affrontare il nemico al largo della baia di Dogger nel mare del Nord.
Il 24 gennaio in una fredda mattinata d'inverno, con mare calmo e buona visibilità, Beatty e Hipper si scontrarono. Hipper, sorpreso dai britannici e realizzando di essere sopraffatto, tentò la fuga ordinando il ritiro verso sud est a 23 nodi, credendo che la flotta britannica fosse più lenta della sua, ma Beatty lo raggiunse alla velocità di 26 nodi e aprì il fuoco poco prima delle 9.
Il fuoco inglese era concentrato su due navi principalmente: la nave guida di Hipper, la SMS Seydlitz e quella di coda, la Blücher. Con cinque grandi battelli e maggioranza numerica, Beatty intendeva usare la New Zealand e l'Indomitable per attaccare il Blücher ad indebolire Hipper per poi attaccarlo con il resto della flotta.
Ma il capitano H.B. Pelly, da poco sull'incrociatore inglese HMS Tiger, suppose che Beatty volesse invece abbattere tutte e due le navi guida; attaccò la Seydlitz dando ordine alla Lion di attaccare la Moltke.
La Seydlitz venne colpita a sua volta da una cannonata della Lion che mise fuori combattimento due torrette posteriori, uccidendo 160 uomini.
Solo la rapida azione dell'ufficiale comandante che allagò i depositi delle munizioni salvò la nave da una massiccia esplosione che l'avrebbe distrutta.
Anche il Blücher fu fortemente danneggiato per i colpi incassati mentre la flotta inglese non aveva ancora riportato danni pesanti e fu dato ordine all'Indomitable di intercettarla.
Poco dopo le 10 la tedesca SMS Derfflinger colpì con una serie di granate la Lion, la nave guida britannica, obbligandola a ridurre la velocità e a cambiare rotta per tornare a Scape Flow.
Hipper dal canto suo decise di abbandonare la Blücher alla sorte e di fuggire con le tre navi restanti.
A causa dell'interpretazione sbagliata dell'ordine di attacco, fornito tramite bandiere, il tempo che Beatty, imbarcato sulla Princess Royal, variasse l'ordine, Hipper era già sparito all'orizzonte.
L'inseguimento della flotta tedesca fallì e accerchiata la Blücher, l'affondarono causando la morte di 782 uomini. La battaglia di Dogger Bank mise provvisoriamente fine ai raid navali tedeschi al Regno Unito, ma mise anche in evidenza certe lacune nella flotta navale inglese.
Battaglia dello Jutland
Dopo aver inviato un falso dispaccio (che si sapeva sarebbe stato intercettato e decrittato dall'Ammiragliato britannico), il 31 maggio la Hochseeflotte (flotta tedesca) salpò da Wilhelmshaven e ingaggiò un violento combattimento con la prudente flotta britannica - rimasta fino ad allora all'ancora nella protetta base di Scapa Flow.
La flotta di Scheer (sedici navi da battaglia, undici incrociatori leggeri, cinque incrociatori da battaglia e sessantuno cacciatorpediniere) e le forze dell'ammiraglio sir John Rushworth Jellicoe comprensiva di nove incrociatori di battaglia (comandati dall'ammiraglio sir David Beatty), e quattro supercorazzate, ventiquattro corazzate semplici, ventisei incrociatori leggeri e settantanove cacciatorpediniere pervennero ad un violentissimo scontro al termine del quale il bilancio britannico fu pesantemente negativo, assai peggiore comunque di quello tedesco: quasi seimilacento morti, tre incrociatori da battaglia (in ordine di affondamento: Indefatigable, Queen Mary, Invincible), tre incrociatori corazzati, e otto cacciatorpediniere distrutti a fronte di poco più di duemilacinquecento morti tedeschi e all'affondamento di un solo incrociatore da battaglia (Lützow), della vecchia corazzata Pommern, esplosa dopo essere stata silurata da una flottiglia di cacciatorpediniere durante la notte (causando più di 800 morti, cioè circa un terzo delle perdite tedesche nella battaglia), di quattro incrociatori leggeri (di cui uno speronato durante la notte da una corazzata tedesca) e di cinque torpediniere.
È da notare come le perdite più gravi vennero registrate tra gli incrociatori da battaglia, che saltarono letteralmente in aria sotto i colpi tedeschi. La corazzatura leggera, necessaria per favorire la maggiore velocità, rendeva queste unità molto vulnerabili ai colpi del nemico. Invece le corrispondenti unità tedesche dimostrarono di essere molto più robuste e meglio concepite rispetto alle pari classe britanniche. Basti pensare che l'unico incrociatore da battaglia perso dai tedeschi, il Lützow, aveva sopportato 3 ore di combattimento da parte della Grand Fleet ricevendo decine di colpi di grosso calibro. Nonostante questo affondò solo durante la notte a causa dell'acqua imbarcata durante i combattimenti mentre cercava di guadagnare a velocità ridotta la via del ritorno. Inoltre fu dimostrato come i cannoni da 280 e 305mm che armavano le navi germaniche erano più che sufficienti per mandare a fondo grandi navi come l'incrociatore da battaglia Queen Mary, che pure era armato con cannoni da 343mm.
Presi tuttavia da incomprensibile prudenza, gli alti comandi imperiali germanici, anziché cercare l'urto definitivo con la Grand Fleet, preferirono non rischiare più le loro unità anche a causa dell'ottima risposta tattica fornita da Beatty e si chiusero a loro volta nella base di Jade, affidandosi per il resto del conflitto alla rapida ma efficace azione dei loro U-Boot.
La zona delle Fiandre, aprile - maggio 1917
La marina britannica considerava un'ottima strategia stroncare la campagna dei sommergibili, facendo un attacco diretto sulla costa delle Fiandre. Suddetta zona era però pesantemente sorvegliata: una batteria di grosso calibro (Kaiser Wilheim II) era stata impiantata a Knocke, a levante del canale di Bruges; ad un miglio e mezzo a ponente di Ostenda vi era la batteria Tirpitz; nello spazio compreso tra queste due batterie, erano stati disposti molti cannoni mobili, semimobili, trincee, nidi di mitragliatrici. Queste basi, quindi, sembravano inespugnabili, ma vi era una località che costituiva un punto debole per la difesa tedesca: il porto di Bruges poteva essere mantenuto solamente per mezzo delle chiuse di Zeebrugge, che lo difendono dalla marea. Se il canale fosse stato esposto alle maree la comunicazione con Bruges sarebbe diventata impossibile. L'ammiraglio Bacon, che gestiva la preparazione dell'attacco, aveva calcolato la probabilità di colpire le chiuse: secondo i suoi calcoli, un solo colpo su 126 sarebbe andato a segno, e, all'epoca, per sparare così tanti proietti era necessario molto tempo. La probabilità era così scarsa anche a causa dell'elevata gittata del Kaiser Wilheim II, di circa venti miglia marine.
L'operazione ebbe inizio alle 23 - 24 del dell'11 maggio: il Lochinwar, comandato da J.S.G. Fraser, fu inviato per prendere il rilevamento vero del molo da abbattere. Dopo aver ancorato una boa al fondo, avrebbe diretto sul molo fino all'avvistamento dello stesso, dopo di che avrebbe fatto ritorno alla boa, dove lo aspettavano le altre navi. L'operazione riuscì e il comandante fu in grado di fornire le esatte coordinate di lancio per il bombardamento.
Nell'operazione furono coinvolti diversi dragamine, alcuni motoscafi pronti a produrre una cortina di fumo ed i cacciatorpediniere di Harwich che erano pronti a dare una mano in caso di attacco nemico, mentre altri quattro cacciatorpediniere zigzagavano attorno alla flotta per proteggerla da attacchi sottomarini.
Poco prima delle cinque del mattino le navi cominciarono il bombardamento che era osservato da un aereo ricognitore: questi forniva le correzioni per i tiri successivi. Il dodicesimo colpo del Marshal Soult e il ventiseiesimo dell'Erebus furono avvistati sul bersaglio. L'aereo ricognitore dovette rientrare a causa di mancanza di carburante e i successivi tiri furono sparati tenendo conto solo dei rilevamenti presi dalle navi stesse. Il nemico reagì inviando un numero di aerei doppio rispetto ai britannici, che comunque continuarono a tenere testa ai tedeschi: grazie agli aviatori fu possibile continuare a bombardare. Alle sei circa Bacon ordinò di salpare convinto della riuscita dell'operazione, ma ricognizioni successive dimostrarono che le chiuse, seppur danneggiate, consentivano ancora l'utilizzo del porto da parte dei tedeschi. L'operazione era fallita.
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