Nerva (96-98)
Il contrasto fra il
Senato, sempre geloso della sua tradizionale autorità, e Domiziano, che aveva
sperato di dominarlo con la violenza e le persecuzioni, si chiuse con
l'uccisione dell'imperatore. I senatori quindi non tollerarono che fosse
attuata la designazione al trono fatta da Domiziano e nominarono imperatore una
loro creatura, Marco Cocceio Nerva. Questi si trovò subito a disagio, dovendo
da una parte accontentare l'aristocrazia e fronteggiare dall'altra la reazione
dei pretoriani, legati alla memoria di Domiziano e desiderosi di vendicarne
l'uccisione: il nuovo imperatore seppe però soddisfare con abilità le richieste
dei pretoriani, condannando i complici della congiura. Avendo poi compresa la
necessità che ogni nuovo eletto al potere contasse su un esercito, adottò come
suo successore un generale di grande capacità e autorità: Ulpio Traiano nativo
della Spagna, il primo provinciale assurto all'Impero. Questo sistema
determinava una provvida selezione, in quanto portava al comando uomini di
provato valore, I quali garantendo ai senatori sicurezza di vita ne ottenevano
in cambio collaborazione attiva nell'amministrazione dell'Impero. Nerva volle
governare d'accordo col Senato e col popolo: preoccupato dello squilibrio
finanziario, nominò una commissione di cinque senatori preposta alle economie;
abolì l'imposta personale dei Giudei; assicurò il nutrimento ai bambini poveri;
riorganizzò la distribuzione del grano alla plebe di Roma. Mentre la damnatio
memoriae aveva annullato tutti gli atti di Domiziano, Nerva confermò quelli
aventi scopo di beneficenza e di liberalità, seguito da Traiano.