COSTRUZIONE DEL
SOFFITTO
Il soffitto normale
di una casa giapponese è composto di assi larghe e sottili, leggermente
sovrapposte sui bordi. A prima vista sembrano che appoggino su dei listellini di legno, simili a travicelli, che le
sostengono. Ma riflettendo si capisce subito che dei travicelli trasversali,
che in sezione misurano un pollice quadrato a anche meno, sono del tutto
insufficienti a reggere un soffitto, per quanto esili e leggere siano le assi
che lo compongono. Se si osserva il soffitto con attenzione, non si trova
traccia di pioli o chiodi, e si finisce col chiedersi come facciano i listelli
e le assi a rimanere a posto, e come mai non crolli tutto. La spiegazione è che
prima vengono stesi da un capo all'altro della stanza, dai dieci ai diciotto
pollici, i listelli su cui andranno le assi. Le estremità di questi listelli
sono sostenute da una cornice fissata ai montanti della parete. Nelle case più
modeste la cornice ha una sezione angolare con un bordo affilato che si infila
dentro a tacche praticate nei montanti, e vi rimane fisso. La cornice è
tagliata in questo modo per risparmiare materiale.
Dopo aver posato i
listelli, si portano a livello uniforme lasciando però una leggera bombatura, cioè più rialzati in centro, e li si mantiene in
questa posizione infilandovi sotto provvisoriamente o una larga asse che in
basso si puntella al pavimento, o un lungo palo che sta appeso, con una corda
robusta, ai travetti inclinati del tetto. Poi si
costruisce sul pavimento una impalcatura non molto alta (i montanti della
stanza di rado superano i sette o otto piedi); e il carpentiere, stando in
piedi fra i listelli trasversali, sostenuto dall'impalcatura, sistema le assi
una dopo l'altra, come gli vengono passate. La prima viene messa a ridosso
della parete con il bordo dentro una scanalatura praticata nei montanti; la
seconda asse viene sistemata con il bordo sulla prima, e poi fissata dall'alto
ai listelli trasversali con pioli di legno e bambù. Ecco perché il soffitto,
visto da sotto, non presenta segni di fori di chiodi o di pioli. Le assi
vengono distribuite in questo modo una dopo l'altra, ciascuna leggermente
sovrapposta a quella che la precede, e a sua volta inchiodata in modo
superficiale ai listelli. Ogni asse ha vicino al bordo che si sovrappone una
scanalatura larga e profonda, così si piega agevolmente e finisce sul listello
sottostante. Quando le assi sono state posate in questo modo fino in mezzo alla
stanza, a un pollice dal bordo libero dell'ultima, e parallelo a questo, si
mette un grosso pezzo di legno non molto largo e lungo circa sei piedi. E lo si
inchioda saldamente all'asse su cui poggia e ai listelli sottostanti. Lungo il
bordo di questo pezzo di legno si inchiodano verticalmente due o tre lunghi
listelli di legno, le cui estremità superiori vanno fissate ai travetti inclinati più vicini. Così rimane sospeso il
soffitto.
Concluse queste
operazioni vengono sistemate e fissate, una dopo l'altra fino all'ultima le
assi rimanenti. Per fissare l'ultima, il carpentiere lascia la sua postazione e
impiega altri sistemi. Ad esempio, la appoggia sull'ultima già fissata e la
appesantisce mettendovi sopra delle grosse pietre, poi da sotto la sposta in
avanti e la sistema al suo posto, dove rimane perfettamente stabile come se
fosse stata leggermente inchiodata. Se nella stanza c'è un armadio a muro o una
nicchia, l'ultima asse viene tagliata in due o tre pezzi che vengono sistemati,
uno dopo l'altro, e inchiodati dall'alto ai listelli (badando che le varie
sezioni vadano a finire esattamente sopra i listelli, in modo che da sotto
appaiono come un'asse continua. Le sezioni sono disposte per il lungo, così
l'ultimo pezzo viene a trovarsi all'interno della rientranza, e può venir appesantito con sassi o lasciato come sta.
Nei grandi saloni si
resta spesso sbalorditi di fronte alla larghezza smisurata delle tavole che
compongono il soffitto, che si estendono, apparentemente senza interruzione, da
un capo all'altro della stanza. Quella che sembra un'unica tavola, è formata in
realtà da numerosi pezzi corti. Per far combaciare le venature e intonare il
colore, si prendono dalla catasta due assi adiacenti e le si dispone in modo da
far collimare le estremità, naturalmente facendo attenzione che le commessure
cadano esattamente sopra le traverse. Le venature del legno si prolungano
ininterrottamente, perché nell'asse successiva ogni linea viene ripresa e ogni
colore trova tonalità corrispondente. A volte si possono mettere in successione
in questo modo molti segmenti, ma da sotto si vede un'unica asse lunga. È facile
capire qual è il vantaggio di tenere tutte le assi ricavate dallo stesso tronco
adiacenti una all'altra.