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LA GUERRA DEI CENTO ANNI
La guerra dei Cento anni fu un conflitto tra Francia e Inghilterra che si disputò dal 1337 al 1453, anno in cui terminò con la vittoria della Francia. Le cause che portarono al conflitto sono molteplici: il re d'Inghilterra possedeva feudi nel territorio francese e non voleva sottomettersi al re di Francia; il re di Francia a sua volta cercava di scacciare gli inglesi dal continente. Un altro oggetto di scontro fu la Fiandra, che dipendeva economicamente dall'importazione di lana inglese, politicamente dalla Francia. La guerra vide in un primo momento l'Inghilterra vincitrice grazie alla fanteria di arcieri, ma fu la Francia a vincere la guerra grazie soprattutto alla figura di Giovanna d'Arco, una ragazza dalle spiccate doti militari. Alla fine della guerra, l'Inghilterra aveva perso tutti i suoi possedimenti oltre la Manica, tranne Calais.
INGHILTERRA
Dopo la guerra dei Cento anni in Inghilterra ci fu una vera e propria guerra civile, che vede i Lancaster e gli e gli e gli York contendersi l'ascesa al potere. Questo scontro fu chiamato Guerra delle Due Rose, dagli emblemi delle fazioni nemiche. La guerra si concluse con la vittoria dei Lancaster e l'ascesa al trono dei Tudor con Enrico VII, che in segno di riconciliazione sposò Elisabetta della casa degli York. Enrico VII ristabilì una monarchia accentratrice ripristinando il potere politico che era ormai in mano agli aristocratici locali. Non diede molta importanza al parlamento, ma piuttosto al Consiglio Regio, formato da aristocratici da lui prescelti, e alla Camera Stellata, tribunale utilizzato esclusivamente per scardinare il potere dei nobili sulle popolazioni locali.
FRANCIA
La Francia, uscita vittoriosa dalla guerra dei Cento anni, riprese la tradizionale monarchia di accentramento del potere e di integrazione territoriale, riuscendo a battere con gli svizzeri il duca di Borgogna Carlo il Temerario. Pochi anni più tardi, la Francia conquistò anche la Bretagna e la Provenza, grazie all'intreccio dei matrimoni e successioni dinastiche.
BORGOGNA
La crisi della monarchia francese durante la guerra dei Cento anni favorì la crescita politica della Borgogna. Il ducato di Borgogna era legato alla Francia solo da vincoli feudali, ma autonomo politicamente ed economicamente, perché fu concesso a Filippo l'Ardito dal padre, sovrano di Francia. Filippo, sposandosi poi con Margherita di Fiandra, riunì nel regno numerosi altri territori. Con i successori di Filippo Giovanni senza paura, Filippo il Buono e Carlo il Temerario, la Borgogna divenne uno stato potente, fino ad intimorire l'imperatore Federico III, che da alleato della stessa divenne ben presto nemico. Trovandosi senza alleati, Carlo non riuscì a mantenere vivo il ducato, che venne battuto in guerra e spartito tra Francia e Impero.
SPAGNA
Come Francia ed Inghilterra, anche la Spagna subì nel quattrocento grandi cambiamenti. Infatti, mentre agli inizi del quattrocento la penisola iberica era divisa in ben cinque stati (Regno di Castiglia, Regno di Portogallo, Regno di Granata, Regno di Aragona e Regno di Navarra), alla fine del secolo ne rimangono solo due: il Regno di Aragona-Castiglia (dal matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona) e il Regno di Portogallo. Il Regno spagnolo dominava sulla penisola, e spesso ha cercato di assorbire il Regno portoghese, che però ha trovato espansione nella colonizzazione al di fuori della penisola.
UNGHERIA
Nel Regno di Ungheria il potere dei nobili fu troppo forte perché nascesse uno Stato accentrato. L'Ungheria si trovava in una posizione geografica di frontiera e, come era la più esposta alle invasioni mongole, così sarà, nel XV secolo, alle invasioni turche.
L'IMPERO
L'impero affrontò un periodo di crisi durante il 300 e il 400. Sigismondo di Lussemburgo fu un imperatore di rilievo di questo periodo: promosse il concilio di Costanza che ovviò il problema del Grande Scisma e represse gli ussiti rivoluzionari in Boemia. Sotto Alberto II d'Austria vengono assimilati all'impero i regni di Boemia e di Ungheria per motivi dinastici.
IL PRINCIPATO DI MOSCA
Nel XIV secolo il principato di Mosca era ancora in mano ai Tartari. Fu il principe Ivan I a ribellarsi e Ivan III il Grande a liberare il popolo dal controllo straniero.
ITALIA DEL QUATTROCENTO
DECLINO DEL COMUNE - NASCITA DELLE SIGNORIE
A differenza dell'Inghilterra e della Francia, In Italia non si ebbe una monarchia capace di coinvolgere tutta la nazione; le forze che ostacolarono l'insorgere di una monarchia furono il papato e i comuni, che a loro volta conobbero un inarrestabile declino. Infatti il papato, dopo la sconfitta di Bonifacio VIII contro Filippo il Bello (che portò allo spostamento della sede papale da Roma a Avignone), non si dimostrò in grado di tenere sotto controllo lo stato pontificio; la debolezza del comune era invece nella sua incapacità di allargare la partecipazione politica a tutto il popolo; il potere era infatti controllato da un numero ristretto di persone, ed inoltre erano presenti alcune organizzazioni intercomunali che sovrastavano il potere degli stessi organi comunali (Vincoli di famiglia, Corporazioni). Dapprima, per ovviare questi conflitti interni, fu introdotto un podestà forestiero, del quale il potere era però limitato. Dei sanguinosi e continui conflitti tra frazioni approfittano alcuni politici ambiziosi per imporre la loro supremazia personale, la signoria; il signore veniva investito di tale carica dal basso, cioè da organi comunali e dal consenso cittadino, al fine di porre termine ai numerosi conflitti. Nel corso del 1400 le maggiori signorie italiane, inglobando le signorie più piccole, assumono dimensioni pari ad intere regioni. I signori, che in linea di fatto già esercitano una autorità illimitata, riescono a farsi concedere anche un investimento dall'alto, cioè dall'imperatore o dal papa, trasformando così le signorie in principati del tutto simili, salvo che per la minore ampiezza, ai regni d'oltralpe.
LE CINQUE POTENZE ITALIANE DEL QUATTROCENTO
LO STATO DELLA CHIESA
Alla morte di Gregorio XI, che riportò la sede papale da Avignone a Roma, il popolo di Roma reclamava l'investitura di un papa italiano; fu così eletto il papa Urbano VI, napoletano. Subito dopo i cardinali francesi, nel concilio di Fondi, elessero un nuovo papa, Clemente VII, riportando la sede papale ad Avignone e dichiarando fasullo il papa di Roma. I vari stati europei si schierarono tra i due papi, e così iniziò il Grande Scisma, una divisione della Cristianità che durò quarant'anni. Per ovviare il problema si convocò un concilio a Pisa, che dichiarava invalidi i due papi precedenti eleggendone un terzo. Il concilio non fu accettato dai pontefici, che si opposero all'idea di una figura ecclesiastica più potente del papa. La soluzione si trovò solo con il Concilio di Costanza, che abdicò i tre papi, eleggendo Martino V. Questa conclusione segnò il successo del conciliarismo, che comunque fallì dopo poco tempo per l'incapacità dimostrata di non poter modificare l'organizzazione ecclesiastica. Ma con il fallimento del conciliarismo nacquero alcuni movimenti ereticali: il più importante fu di John Wycliffe e i lollardi, diffuso in Inghilterra, che predica il ritorno alla povertà e ad una Chiesa non corrotta. I lollardi furono perseguitati e martirizzati. Un movimento analogo fu quello di Jan Hus e gli ussiti, della Boemia, che lottava in questo modo anche per liberare il suo popolo dai tedeschi. Espose le sue idee nel Concilio di Costanza, dove fu arrestato e bruciato vivo. La reazione suscitò movimenti armati da parte dei sostenitori, i Taboriti, che furono sconfitti da Sigismondo di Lussemburgo.
MILANO
A Milano si instaura una delle signorie più importanti con i Visconti, una potentissima famiglia ghibellina. Il fondatore della dinastia è Matteo Visconti, vicario dell'imperatore Enrico VII di Lussemburgo. Ma il comando dei Visconti ha massima espressione, nonché riconoscimento come ducato dall'imperatore Venceslao, sotto Gian Galeazzo; egli infatti porta il suo dominio fino in Toscana, Umbria e Veneto. Ma alla morte di Gian Galeazzo segue una decina d'anni di anarchia e di disgregazione dello stato, cui pone termine Filippo Maria, ristabilendo il potere ai Visconti. Filippo Maria riuscì a far prevalere Milano su Firenze, ma fu sconfitto in uno scontro con Firenze stessa. Alla sua morte alcune famiglie milanesi imposero una repubblica, chiamata repubblica ambrosiana. Ben presto però la repubblica si dimostrò inefficiente, e Milano tornò alla signoria, sotto Francesco Sforza.
FIRENZE
Contrariamente a Milano, le istituzioni repubblicane a Firenze resistettero molto di più, anche se si dimostrarono effimere con la salita al potere da parte di Cosimo dei Medici, che prevalse sugli Albizzi. Il suo potere si avvicinò molto ad una signoria. Non introdusse modifiche istituzionali, ma effettuò solo un rigido controllo della politica fiorentina.
VENEZIA
Venezia fu l'unica città a mantenere una vera e viva politica repubblicana, grazie alle sue attività mercantili che fornivano un ottimo sostegno economico. Anche nel XIV secolo Venezia si scontrò con la rivale di sempre Genova. I conflitti furono due: il primo si concluse con un nulla di fatto, mentre il secondo, che prese il nome di guerra di Chioggia, Genova prendere il sopravvento. Dopo la sconfitta via mare, Venezia si espanse nell'entroterra, poiché Genova deteneva il dominio sul Mediterraneo ed era rischioso avventurarsi in un altro conflitto. Conquistò le città di Padova, Verona, Brescia, Bergamo.
NAPOLI
Il regno di Napoli era il più vasto della penisola, ma non c'erano possibilità che questo regno riunificasse tutta la penisola, dato che il feudalesimo aveva ancora massima espressione e il potere della corona era fortemente indebolito da quello dei baroni stranieri, soprattutto fiorentini e catalani, giunti al seguito degli angioini. A differenza delle monarchie d'oltralpe, che si sono liberate dal regime feudale grazie ad una forte borghesia, il Regno di Napoli, non godendo dell'appoggio di una forte borghesia, non ha mai preso il sopravvento sui baroni.
LA POLITICA DELL'EQUILIBRIO
Per raggiungere l'unità italiana, una di queste cinque potenze doveva prendere il sopravvento sulle altre: Milano, Firenze, Venezia, lo Stato della Chiesa, il Regno di Napoli; ma quando una di queste tentava di imporsi, le altre si univano per contrastarla. All' equilibrio si arrivò solamente con la Pace di Lodi e la Lega Italica, trattati che vedevano le principali forze italiane unite in un accordo per mantenere lontana la minaccia di invasione da parte della monarchia francese.
LE COMPAGNIE DI VENTURA
La tecnica militare subisce un radicale mutamento, e nell'organizzazione degli eserciti assumono grande importanza le milizie mercenarie. Infatti sia la cavalleria feudale, sia l'esercito comunale si dimostra impreparato ad allontanarsi per lunghi periodi da casa, perché devono governare e sorvegliare i feudi oppure riprendere le attività comunali. La nuova organizzazione militare prende il nome di compagnia di ventura; i soldati di queste compagnie sono maggiormente di origini povere, quindi sono pronti a trarre profitti dalla guerra con saccheggi e rapine. A capo delle compagnie ci sono i condottieri, che erano nobili caduti in rovina che cercano di riarricchirsi.
EUROPA DEL CINQUECENTO
LA CRESCITA DEMOGRAFICA E CONSEGUENZE
Il '500 fu un secolo di grandi trasformazioni nella storia europea. Si verificò un notevole aumento della popolazione, anche se questo dato non è reso certo, se non in linea di massima, per la mancanza di informazioni attendibili. La crescita interessò le città, che subirono anche una forte immigrazione dalle campagne; comunque in media nel cinquecento la maggior parte della popolazione viveva nelle campagne, mentre in città solo il 20%. La popolazione aumentava, ma la durata della vita non superava i 32 anni per i maschi e i 35 per la femmine della classe nobile; per i ceti poveri la vita media aggirava intorno ai 23 anni. La mortalità infantile toccava livelli altissimi: il 50% dei bambini moriva prima dei 7 anni.
La crescita della popolazione fu causa di un rilevante aumento dei prezzi dei generi di prima necessità: i primi prodotti a subire l'aumento sono quelli di genere alimentare, soprattutto i cereali: ne derivò un processo di <<cerealizzazione>> delle colture. L'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari dipendeva dal fatto che la produzione di questi non teneva il passo con l'aumento della popolazione.
Un'altra conseguenza della crescita demografica fu la diminuzione del potere d'acquisto dei lavoratori; i lavoratori guadagnavano più di prima, ma con i loro salari potevano acquistare una minore quantità di merci.
Nel campo industriale venivano utilizzate sempre le stesse fonti di energia: umana, animale, acqua, vento e legna. Aumentò l'uso del carbone, soprattutto per il riscaldamento domestico, e di conseguenza si perfezionarono le tecniche di estrazione. Altri minerali, come ferro, rame, argento e sale erano estratti in misura rilevante.
LA RIFORMA PROTESTANTE
Fino al 1500 non c'è mai stata una riforma della Chiesa di carattere eretico, oltre alle rivolte dei lollardi e degli ussiti. Nel 1500 ci fu una vera divisione della religione, che trovò motivo nella mondanizzazione e corruzione della Chiesa, già denunciata da Erasmo da Rotterdam nell''elogio della pazzia'. I mali che colpivano la Chiesa erano sotto gli occhi di tutti: il concubinato degli ecclesiastici che non veniva rispettato, la simonia che interveniva addirittura nelle cariche più importanti, il mancato rispetto dell'obbligo di residenza nel luogo d'ufficio da parte degli ecclesiastici, il cumulo dei benefici, il malcostume degli ecclesiastici, l'ignoranza degli ecclesiastici. Il problema più grave fu quello delle indulgenze, cioè la remissione delle pene canoniche sotto forma di preghiera, che venivano vendute in denaro.
IL LUTERANESIMO
L'iniziatore di un vero e proprio movimento contro la Chiesa è il monaco tedesco Martin Lutero, che pubblicò le 95 tesi in cui inizia una revisione radicale della dottrina cattolica. Per Lutero la Chiesa non poteva vincolare le decisioni divine; se Dio ha imposto un castigo, solo lui può condonarlo, e il perdono divino rende inutile le indulgenze.
Secondo Lutero gli uomini sono contaminati dal peccato originale, e l'unica fonte di salvezza per loro è abbandonarsi alla fede in Dio. Lutero svaluta anche la figura dei sacerdoti come intermediari tra Dio e gli uomini; credeva che tutti i fedeli erano sacerdoti di se stessi perché avevano ricevuto il battesimo. Il papa invece era una potenza terrena, mentre l'unico capo degli uomini è Cristo. Dei sette sacramenti (eucaristia, battesimo, penitenza, matrimonio, cresima, ordine, estrema unzione) Lutero ne riconosceva solo due (eucaristia, battesimo) come fondati sulle Sacre Scritture.
Scomunicato dal papa Leone X, Lutero trova l'appoggio di Federico il Savio che lo convinse ad appellarsi all'imperatore Carlo V. Nella Dieta di Worms gli fu chiesta la ritrattazione delle sue idee, che egli rifiutò provocando la condanna dell'imperatore. Le idee di Lutero trovarono approvazioni in Germania da ogni classe sociale. Lutero non esita a coinvolgere il popolo nella lotta per il rinnovamento religioso: traduce in tedesco la Bibbia perché essa sia accessibile a tutti coloro che sanno leggere, e diffonde in Germania, grazie alla stampa, una serie di opuscoli polemici. Il suo messaggio trova eco profonda in Germania e in particolare tra i cavalieri e i contadini, che si mossero in rivolta. I cavalieri, con a capo Franz von Sickingen, scatenarono una guerra civile, che fu repressa dai feudatari laici ed ecclesiastici. I contadini, che già per loro ragioni sono in conflitto con le classi nobili, accolgono il messaggio di Lutero come un invito a liberarsi dalla secolare servitù e muovono guerra ai conventi e ai castelli. Le prime rivolte scoppiarono in Svevia e nella Selva nera; la rivolta si estese poi a tutta la Germania e parte della Svizzera. Essi impostarono un programma di rivolta avanzando organizzati, pubblicando anche un manifesto che raccoglieva le loro rivendicazioni, i dodici articoli. Lutero non aderì alla rivolta contadina affermando che il Vangelo escludeva qualsiasi violenza e ribellione, suscitando, con questa scelta, sorprese e delusioni; invita addirittura le autorità a sterminare i ribelli come cani arrabbiati.
Nella Dieta di Spira sei principi e quattordici città tedesche protestarono contro l'editto di Worns che condannava il luteranesimo. Essi furono chiamati protestanti, e definirono le loro convinzioni nella Confessione augustana e strinsero un'alleanza, la Lega di Smalcalda.
L'altro grande centro di rivolta fu la Svizzera, dove le nuove dottrine furono introdotte da Ulrich Zwingli. Le sue idee erano diverse da quelle di Lutero, ma le apprezzava comunque. Zwingli riuscì a riformare la Chiesa di Zurigo: ordinò la soppressione delle immagini nei santuari, abolì il celibato dei preti, abolì la messa, annullò il sacramento dell'eucarestia. La diffusione della Riforma si arrestò, in Svizzera, con la vittoria di un esercito, armato da principi cattolici, contro gli zurighesi.
Gli anabattisti erano estremisti che bramavano una modifica nel sacramento del battesimo: negavano validità al battesimo dei fanciulli e sostenevano che i fedeli dovevano ribattezzarsi in età adulta per essere coscienti della purificazione interiore a cui porta il battesimo.
IL CALVINISMO
A Ginevra, nella Svizzera francese, nacque la riforma del francese Giovanni Calvino. Calvino fece di Ginevra una specie di Stato-Chiesa sul modello calvinista della predestinazione: per volontà di Dio alcuni eletti erano predestinati alla salvazione, mentre gli altri erano dannati. Quindi la salvezza dipende non dai meriti, ma dalla Grazia divina. L'uomo non deve rassegnarsi al suo destino, ma ricercare in lui l'appartenenza alla schiera degli eletti. Calvino utilizzò gli strumenti della politica per il controllo della religione e delaa morale: il Concistoro, composto da dodici laici (gli anziani) e alcuni pastori (da cinque a dieci), vigilava sulla vita sociale dei cittadini.
Anche se Ginevra fu una città aperta a tutti coloro che erano perseguitati per le loro idee religiose, fece scalpore la tortura e l'uccisione al rogo come eretico di Michele Servito, Che affermava l'antitrinità.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
L'UMANESIMO
Alla fine del '300 iniziò in Italia, con l'Umanesimo, una delle più grandi rivoluzioni culturali della storia. Alla base della formazione intellettuale umanistica sta il predominio della cultura classica. Anche il Medioevo aveva conosciuto la cultura classica, ma solo in parte, perché la maggior parte dei testi classici erano considerati ispirati dal demonio; quindi vennero selezionati solo quelli che si accordavano alla visione del mondo cristiana.
Nell'Umanesimo la cultura classica diviene modello di vita: ciò non significa che fu una semplice imitazione, ma che il rinnovamento avviato in quegli anni trovò un esempio palese nei testi classici.
L'iniziatore dell'Umanesimo è Francesco Petrarca: fu il primo a proporre un ritorno alla classicità. Si diffusero testi che si ritenevano perduti, si studiarono le lingue greche e latine classiche, nacque con Lorenzo Valla la filologia, cioè la scienza che indaga sull'originalità dei testi.
La dignità dell'uomo fu il tema centrale dell'Umanesimo, che si accompagnò a una nuova visione dell'universo e una consapevolezza dei limiti dell'uomo. Fu discussa anche la divisione in tre parti della società dettata da Dio (oratores, bellatores, laboratores), a favore di una divisione più laica, che valutava le attività umane per se stesse.
IL RINASCIMENTO
A una rivoluzione culturale, come l'Umanesimo, segue sempre una rivoluzione artistica e del pensiero, come il Rinascimento.
Nell'Italia di questo periodo ci fu una grande concentrazione di ingegni. I fattori che portarono a questa straordinaria fioritura sono molteplici: la condizione di libertà di cui godevano le città nord-italiane, lo sviluppo dello studio del diritto e la ricchezza di biblioteche e testimonianze del mondo classico.
Con la cultura umanistica tramontarono le idee sulla natura intesa come regno del peccato, e perciò doveva essere disprezzata (contemptus mundi): la natura fu intesa nel 500 come immagine di Dio. Le idee rivoluzionarie del rinascimento furono frenate dai pensieri mistici, ancora assai diffusi nella popolazione: il passo più difficile fu proprio prevalere sulle credenze magiche popolari.
Nel corso del Rinascimento si verificarono alcuni dei progressi fondamentali della scienza moderna: fu scoperta l'anatomia da Andrea Vesalio grazie all'autorizzazione dal papa Clemente VII di disserire i cadaveri, e da Niccolò Copernico una nuova visione dell'universo, che vede la terra girare intorno al sole, contraddicendo la Chiesa.
Ciò che favorì il Rinascimento fu la rivoluzione delle comunicazioni. Grazie all'invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Johann Gutenberg, infatti, la cultura poteva diffondersi più facilmente e a minor prezzo. La stampa annullò inoltre la possibilità di errore presente nella copiatura a mano.
NUOVI MONDI
LA SCOPERTA DI NUOVI MONDI
Il XV secolo fu un periodo di gigantesche trasformazioni negli equilibri mondiali: la più importante fra queste fu la caduta dell'impero Bizantino. Già da tempo Genova e Venezia sottraevano all'impero gran parte delle sue ricchezze, ma il colpo definitivo che segnò la caduta dell'impero fu l'invasione da parte dei turchi ottomani. L'espansione turca fu frenata da Temerlano, capo di una tribù mongola turchizzata, che instaurò un impero che si estendeva dall'India al mediterraneo. Alla morte di Temerlano però i turchi ottomani ripresero la loro avanzata e conquistarono Costantinopoli, che da allora si chiamò Instambul.
La nascita dell'impero ottomano chiuse le vie di comunicazione verso l'oriente ai paesi dell'Europa occidentale; per questo motivo cominciano le esplorazioni via mare, in cerca di una nuova via per raggiungere le indie, poiché la via terrena era sbarrata. Protagonista dei viaggi fu la caravella, nave portoghese veloce e di grande maneggevolezza. La prima via ad essere esplorata per raggiungere l'Oriente fu la circumnavigazione dell'Africa.
Spesso queste esplorazioni portarono a importanti scoperte: Enrico re di Portogallo detto il Navigatore scoprì le isole di Capoverde e Bartolomeo Diaz raggiunse il capo di Buona Speranza.
La più importante delle scoperte fu naturalmente quella di Cristoforo Colombo. L'idea di Colombo prevedeva di giungere in Asia attraversando l'oceano, poiché egli sosteneva che la terra fosse sferica. Come le precedenti esplorazioni Colombo proponeva di scoprire qualcosa di ignoto, ma inoltre le sue convinzioni contraddicevano il pensiero comune; il suo progetto fu infatti respinto dal re di Portogallo Giovanni II perché lo riteneva infondato. Trasferitosi in Spagna, Colombo ottenne dalla regina Isabella di Castiglia la concessione del titolo di ammiraglio per una spedizione verso l'ignoto e il titolo di viceré di eventuali terre da lui scoperte. La spedizione comprendeva tre caravelle: la Santa Maria, la Pinta e la Nina. Colombo raggiunse il continente americano e capì che si trattavano di terre nuove quelle su cui arrivò, ma era sempre convinto di essere arrivato in Asia; fu Amerigo Vespucci, dieci anni dopo,esplorando le coste americane, a scoprire che Colombo aveva scoperto un nuovo continente.
Altre scoperte furono quelle di Vasco da Gama, che doppiò il Capo di Buona Speranza, e di Pedro Alvarez Cabral, il portoghese che scoprì il Brasile mentre costeggiava l'Africa. Il primo viaggio intorno al mondo fu promosso da Ferdinando Maggellano; egli non arrivò a meta, ma una ventina tra i 265 partecipanti si.
LE NUOVE CIVILTA'
GLI AZTECHI
Gli aztechi, tribù di origini nomadi che abitavano il Messico, avevano da poco sottomesso le popolazioni della regione costituendo un vasto impero. L'impero azteco era organizzato in distretti e dominato da un re, il cui potere era forte; il re era affiancato da un consiglio supremo, con potere amministrativo e giudiziario.
Per quando riguarda l'arte, gli aztechi raggiunsero alti livelli con la scultura e l'architettura. Grande importanza avevano la musica e la danza, eseguite da specialisti.
Gli aztechi avevano una concezione pessimistica della storia cosmica. Al momento delle invasioni, gli aztechi vivevano il quinto periodo della loro storia, secondo la loro religione. In ogni periodo vi è un sole che padroneggia, e per ritardare l'arrivo di un altro sole bisogna sacrificare sangue umano periodicamente.
I MAYA
I Maya abitavano la penisola dello Yucatan, il Gautemala e l'Houndras. La civiltà maya è la più antica del Nuovo Mondo, in quanto risale al II millennio a.C.. I Maya erano organizzati in una costellazione di città-Stato dotate di completa autonomia. Queste città avevano solamente funzioni religiose, culturali e amministrative; la popolazione viveva in campagna e si recava occasionalmente in città. Il capo della città era il sommo sacerdote, che aveva funzioni religiose, politiche e giudiziarie.
Le loro tecniche agricole erano primitive e di sussistenza.
La loro scrittura era complessa e avevano, come gli aztechi, una visione cosmica pessimistica. Non ci rimangono numerose testimonianze dato che la loro cultura fu ritenuta ispirata dal demonio dai conquistadores; sappiamo che furono grandi studiosi di astronomia, e riuscirono a calcolare l'anno solare di 365 giorni.
GLI INCAS
Gli incas abitavano la zona che si estende dal Perù al Cile all'Ecuador e alla Bolivia. L'impero inca era diviso in circoscrizioni rette da governatori; a capo vi era l'imperatore, coadiuvato nell'opera da quattro funzionari, che aveva funzioni religiose, politiche e militari. L'impero era diviso in tre parti: terre del sovrano, terre dei sacerdoti e terre della comunità. L'agricoltura era praticata in poche zone perché il territorio era montuoso; i prodotti principalmente coltivati erano il mais, le patate e i cereali.
La religione aveva a capo una divinità solare, Inti; a lui e ad altre divinità venivano sacrificate vittime umani e animali.
LA CONQUISTA DEL NUOVO MONDO
Nel 1519 iniziò la conquista del Nuovo Mondo da parte dello spagnolo Fernando Cortés; egli riesce a conquistare tutto l'impero azteco in poco tempo e ad essere nominato imperatore della Nuova Spagna dal re spagnolo Carlo V. Ruoli decisivi per la conquista ebbero la superiorità degli europei nell'armamento, l'appoggio delle popolazioni sottomesse agli aztechi e ai maya e lo choc microbico che colpì gli indigeni.
L'impero incas fu invece conquistato da Diego de Almagro e da Francisco Pizarro, massacrando oppure schiavizzando le tribù locali.
I portoghesi si dedicarono alla conquista del Brasile, come prevedeva il trattato di Tordesillas, fondando le città di San Paolo e di Bahia.
I conquistatori strutturarono i territori conquistati secondo i modelli feudali. Venivano sfruttati gli indigeni e le risorse naturali del Nuovo Mondo senza investimenti, solamente per soddisfare la richiesta europea di metalli.
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