ENRICH SCHLIEMANN
E LA SCOPERTA DEL MONDO PRE-ELLENICO
Il 1870 segna l'inizio
delle scoperte archeologiche nel mondo pre-ellenico. Fino ad allora, il periodo
storico precedente la vera e propria civiltà greca era avvolto dal mistero e
dalla leggenda. Solo le narrazioni di Omero parlavano di quei tempi lontani che
interessarono del resto ad Erodoto e Tucidide. Nel 1870 Enrico Schliemannn
scopriva sulla parte asiatica dello stretto dei Dardanelli, esattamente sulla
collina di Hissarlik, sette città sovrapposte che dimostravano la veridicità
del testo omerico in riferimento alla città di Troia. L'antico centro urbano
sorgeva in un luogo particolarmente favorevole per dominare il commercio della
zona e il passaggio verso il Mar Nero. Il settimo strato archeologico, rivelò i
segni di una violenta distruzione, che fu collegata alla guerra narrata da
Omero. In un secondo tempo, venne scoperta la presenza di due strati
successivi: Troia ottava, sviluppatasi nella fase greca e troia non,
corrispondente alla città romana Ilium Novum. Nel 1874, Schliemann sempre con
la guida dei testi omerici, intraprese nuovi scavi nel Peloponneso rinvenendo a
tirino in Argolide, i resti di un palazzo al centro del quale, era un grande
ambiente subito identificato con il megaron, la sola del trono cha fa da sfondo
a molte azioni di personaggi omerici. Ma le scoperte più sensazionali avvennero
a Micene, sempre in Argolide, dove alcune tombe restituirono ricchissimi
corredi funerari e le suggestive maschere auree. Si era scoperta una nuova
civiltà che venne denominata micenea. Un'altra data fondamentale, per la
conoscenza del mondo pre-ellenico è il 1900, quando Arthur Evans cominciò a
scavare a Creta. Fu l'inizio di nuove indagini archeologiche che portarono
allas coperta delle rovine dei grandi palazzi di Knosso, festo, Mallia. Risultò
evidente l'esistenza di un'altra e più antica civiltà, che venne definita
minoica, senz'altro in rapporto con quella scoperta sul continente, ma
sostanzialmente diversa da quest'ultima. Nel 1953 gli inglesi Ventris e
Chadwick decifrarono la scrittura chiamata Lineare B, a Pilo in Tessenia erano
infatti state ritrovate tavolette d'argilla scritte con gli stessi caratteri di
alcune tavolette ritrovate a Knosso. La Lineare B rivelò che i Micenei
parlavano un idioma greco più antico di quello omerico, e che anche gli Achei,
antichi abitatori dei palazzi, erano indoeuropei. Questa basilare scoperta,
collegava l'ultima fase dell'età del bronzo in Grecia, alla civiltà greca vera
e propria della quale il periodo miceneo si poneva come premessa. Il fatto che
lo stesso linguaggio fosse parlato a Creta, è probabilmente spiegabile con la
dominazione dell'isola da parte dei Micenei. Prima di queste scoperte era
radicata la convinzione che l'origine del mondo ellenico si potesse spiegare
con una fioritura prodigiosa e improvvisa, indipendente e autonoma dalle
civiltà antiche. Le indagini sulla civiltà minoica e micenea spiegavano con
chiarezza le origini della cultura greca nel periodo dell'età del bronzo. Con
l'inizio dell'età del bronzo ( III° millennio a.C. ) sempre più importante
divenne Troia seconda ormai vera e propria città. Nella quale, molti reperti,
mostrano un deciso sviluppo della metallurgia, La città fece da ponte tra le
grandi civiltà asiatiche e l'area della penisola balcanica e delle isole
greche. Nelle Cicladi, si sviluppò una interessante civiltà della quale le
testimonianze più famose sono i suggestivi Idoli in marmo databili tra la fine
del III° e l'inizio del II° millennio
a.C. L'importanza di queste isole, era dovuta al commercio di prodotti, di cui
questi territori erano ricchi: l'ossidiana, il rame e il marmo. Con quest'ultimo materiale sono
realizzati gli Idoli Cicladici, dalle antiche forme a violino, primitive e
semplici, si passa alle raffinate statuette di Idoli femminili con le gambe
unite, le braccia conserte, il collo cilindrico, la protuberanza del naso, sono
immagini sintetiche ottenute geometrizzando le figure suggestive nella loro
schematicità, che però differisce dal primitivismo dei prodotti artistici
dell'età neolitica. E' incerto che cosa raffigurino queste statuette, trovate
nelle necropoli. Essendo per lo più immagini femminili, a volte con gli
attributi sessuali in evidenza probabilmente rappresentano dee della fecondità
e della morte, collegate al culto diffuso in tutto il Mediterraneo della
divinità femminile madre.