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Elisabetta I (Londra 1533-1603), regina d'Inghilterra e Irlanda (1558-1603), figlia di Enrico VIII e della sua seconda moglie Anna Bolena. Fu l'ultima regnante della dinastia Tudor; sotto di lei l'Inghilterra conobbe un periodo di grande splendore: si affermò come potenza navale, sviluppò l'economia e i commerci e visse quello che per l'arte e la cultura fu definito il Secolo d'Oro (vedi Rinascimento).
Elisabetta venne nominata erede al trono dopo la morte dei fratelli Edoardo VI e Maria I, anche se una legge del 1536 (che consentì a Enrico VIII di sposare la terza moglie, Jane Seymour) aveva annullato il matrimonio fra i suoi genitori e l'aveva resa figlia illegittima. Quando Elisabetta salì al trono, l'Inghilterra era un paese lacerato da lotte religiose e coinvolto in una guerra contro la Francia. L'abilità con la quale la regina seppe risollevare le sorti della nazione e la sua forte personalità ne fecero una figura amata e rispettata dai sudditi. Uno dei suoi principali meriti fu quello di sapersi circondare di valenti consiglieri, tra cui Francis Walsingham e William Cecil.
Fra i suoi primi atti di governo ci fu la soluzione delle contese religiose. Di fede protestante, appena salita al trono Elisabetta abiurò il cattolicesimo, a cui si era dovuta convertire durante il regno della cattolica Maria. Il suo primo parlamento (1559) ebbe una maggioranza protestante e, tra il 1559 e il 1563, approvò una legislazione in materia religiosa che costituì la base dottrinale della Chiesa anglicana. L'anglicanesimo diventò religione di stato, mentre cattolici e puritani furono sorvegliati e a volte perseguitati.
La guerra con la Francia venne conclusa con il trattato di Cateau-Cambrésis (1559) e il successivo periodo di pace rese possibile una forte ripresa dell'economia. Grazie alle imprese di Francis Drake, Martin Frobisher e Walter Raleigh la nazione diventò una grande potenza navale, gettando le fondamenta del futuro impero britannico. Nel 1566 venne inaugurata la Borsa regia di Londra e nel 1600 fu istituita la compagnia mercantile che in seguito diventò la Compagnia delle Indie Orientali. Fu ripresa inoltre con vigore la colonizzazione dell'Irlanda.
Il fatto che la regina non fosse sposata, e dunque non avesse generato eredi, aprì il problema della successione. Nonostante Elisabetta avesse più di un favorito (il più famoso dei quali fu Robert Devereux, conte di Essex), rifiutò sempre con decisione la prospettiva di un matrimonio. Il partito cattolico riconosceva come erede legittima al trono inglese la cugina di Elisabetta, Maria, regina di Scozia, la quale si rifugiò in Inghilterra nel 1568, dopo essere stata sconfitta dai nobili scozzesi in rivolta. Nel 1586, quando venne sventato un complotto che mirava all'assassinio di Elisabetta per porre sul trono Maria, Elisabetta, pur se riluttante, la fece imprigionare e poi decapitare (1587).
L'esecuzione ebbe gravi conseguenze e attirò su Elisabetta l'ostilità del più potente fra i sovrani cattolici d'Europa, Filippo II di Spagna. Questi subiva da anni le incursioni delle navi corsare inglesi nelle colonie spagnole delle Americhe; aveva inoltre sposato Maria d'Inghilterra, sorella di Elisabetta, restando però escluso dalla successione al regno a favore di una regina protestante. La morte della regina di Scozia fu pertanto un ulteriore stimolo per intensificare la guerra contro gli inglesi iniziata nel 1585; nel 1588 il sovrano spagnolo inviò contro l'Inghilterra una potente flotta, l'Invincibile Armata, che venne però dispersa dalle tempeste e distrutta dalla Marina inglese. Da quel momento, l'impero spagnolo perse il primato sui mari.
Durante l'età elisabettiana si assistette a un grande fiorire delle arti e della letteratura: scrittori come Edmund Spenser, Ben Jonson, Christopher Marlowe e William Shakespeare in questi anni produssero capolavori immortali, e filosofi come Francesco Bacone diedero un grande impulso al pensiero moderno. [1]
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