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Difficoltà economiche del primo dopoguerra




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DIFFICOLTà ECONOMICHE DEL PRIMO DOPOGUERRA


Gli effetti della guerra e gli squilibri strutturali dell'economia:

Nonostante l'Italia fosse una delle potenze vincitrici della prima guerra mondiale, gli effetti provocati dalla guerra furono particolarmente drastici, sia a causa di una grande divergenza tra Nord e Sud, sia per via della ristretta base sociale che escludeva una buona parte del mondo rurale dalla vita politica.  Il dopoguerra italiano fu caratterizzato da numerosi cambiamenti e avvenimenti:

  • lo stato liberale venne sostituito da un regime autoritario che i movimenti reazionari presero come modello.
  • come in tutti i paesi belligeranti anche in Italia la guerra aveva provocato una grande disoccupazione, l'inflazione e la riconversione produttiva che scatenarono un malcontento generale, che si esprimeva attraverso delle lotte sociali all'interno delle città e nelle campagne, sia a nord che a sud.
  • Se da una parte la guerra aveva danneggiato l'economia italiana, dall'altra aveva rafforzato il settore industriale, in particolar modo le grandi imprese, che come l'Ansaldo,l'Ilva e la Fiat il numero dei dipendenti aumentò notevolmente rispetto a prima. Può essere utile citare l'esempio dell'Ansaldo, che costituiva la più grande impresa italiana che contava 56000 dipendenti. Queste grandi industrie utilizzarono i capitali pubblici per "conquistare"nuovi campi come quello navale, giornalistico, automobilistico e tanti altri. Questo nuovo atteggiamento da parte delle industrie avvenne tramite l'uso di una grande quantità di risorse finanziarie per sostenere il peso dei vari investimenti e delle speculazioni effettuate contando sulla protezione dello Stato. Inoltre, questo bisogno crescente di capitali da parte delle imprese, sicuramente accrebbe il prestigio delle banche, che qualche volta provarono ad estendere la loro influenza sull'intero sistema industriale.
  • Si creò un vero e proprio intreccio tra i gruppi monopolistici (le grandi imprese) e le quattro potenti banche italiane (Banca commerciale, Credito italiano, Banca di Sconto, Banco di Roma), tant'è che addirittura banche e imprese formarono quasi un tuttuno. L'esempio più significativo fu quello dell'Ansaldo che cercò di conquistare il controllo dell'intera economia .

Un capitalismo monopolistico e il dualismo nord-sud:

L'economia italiana è caratterizzata da due principali eventi:

  • Come detto in precedenza, le industrie cercarono di espandere la propria influenza su altri campi, contando sulla protezione dello Stato. L'intervento dello stato fu un elemento che sicuramente cambiò il meccanismo della concorrenza; infatti ora gran parte delle imprese erano soggette allo stato che prendeva decisioni riguardo agli approvvigionamenti, alle importazioni, alla fissazione dei prezzi di vendita. Quindi, si creò un sistema monopolistico senza mercato nel quale lo stato si proponeva sia come organizzatore del offerta che come regolatore della domanda.

Il profondo dualismo tra Nord e Sud; infatti,. Le risorse pubbliche vengono impiegate nelle imprese già esistenti che sono stanziate a Milano, Torino e Genova. Mentre scarsi investimenti vengono fatti a Sud, la cui popolazione è costituita per lo più da contadini poveri, che essendo "schiacciati"dai grandi latifondisti che avevano nelle loro mani una grande proprietà fondiaria, non rimase loro alcuna possibilità oltre l'emigrazione all'estero. Però, ad ostacolare quest' ultima speranza di assestamento economico fu il decreto emanato dagli USA allo scopo di limitare l'immigrazione. Di conseguenza, accanto ad una forte disoccupazione emerge nel sud anche il problema del forte incremento demografico.


La questione meridionale:

Come sappiamo il Sud stava vivendo una difficile situazione. Vi fu un grande incremento demografico, e i poveri contadini si sentivano schiacciati dai grandi proprietari terrieri. Un altro fattore che aumentò il malcontento del mezzogiorno fu sicuramente il non mantenimento degli accordi presi durante la guerra: infatti in cambio del loro appoggio in guerra, ai soldati-contadini erano state promesse delle terre e questo era stato l'unico motivo per cui i contadini pur non avendo un'adeguata preparazione militare decisero di combattere. Quindi, uno dei punti deboli del governo liberale fu quello  di non essere riuscito ad affrontare e risolvere la questione agraria una volta per tutte. Cosi, i contadini decisero di occupare da soli le terre, guidati da leghe sindacali socialiste e dall'Associazione nazionale dei combattenti. Si giunse ad una radicalizzazione del conflitto, in quanto i contadini chiedevano le terre incolte delle grandi proprietà, mentre lo Stato si mostrò impassibile davanti a tali richieste. Di tale problema se ne occuparono anche alcuni intellettuali dell'epoca, infatti gli intellettuali socialisti si raccolsero  attorno all'Ordine Nuovo e ad Antonio Gramsci e misero in evidenza la centralità del problema meridionale. I contadini dovevano essere i protagonisti della ricostruzione del paese. Ad eccezione dei sindacati, nessuno si propose di riorganizzare la società contadina e risolvere i suoi problemi, di conseguenza i contadini poveri rimasero dopo l'insuccesso dell'occupazione delle terre, estranei allo stato e alle sue istituzioni.


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