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DIFFICOLTà ECONOMICHE DEL PRIMO DOPOGUERRA
Gli effetti della guerra e gli squilibri strutturali dell'economia:
Nonostante l'Italia fosse una delle potenze vincitrici della prima guerra mondiale, gli effetti provocati dalla guerra furono particolarmente drastici, sia a causa di una grande divergenza tra Nord e Sud, sia per via della ristretta base sociale che escludeva una buona parte del mondo rurale dalla vita politica. Il dopoguerra italiano fu caratterizzato da numerosi cambiamenti e avvenimenti:
Un capitalismo monopolistico e il dualismo nord-sud:
L'economia italiana è caratterizzata da due principali eventi:
Il profondo dualismo tra Nord e Sud; infatti,. Le risorse pubbliche vengono impiegate nelle imprese già esistenti che sono stanziate a Milano, Torino e Genova. Mentre scarsi investimenti vengono fatti a Sud, la cui popolazione è costituita per lo più da contadini poveri, che essendo "schiacciati"dai grandi latifondisti che avevano nelle loro mani una grande proprietà fondiaria, non rimase loro alcuna possibilità oltre l'emigrazione all'estero. Però, ad ostacolare quest' ultima speranza di assestamento economico fu il decreto emanato dagli USA allo scopo di limitare l'immigrazione. Di conseguenza, accanto ad una forte disoccupazione emerge nel sud anche il problema del forte incremento demografico.
La questione meridionale:
Come sappiamo il Sud stava vivendo una difficile situazione. Vi fu un grande incremento demografico, e i poveri contadini si sentivano schiacciati dai grandi proprietari terrieri. Un altro fattore che aumentò il malcontento del mezzogiorno fu sicuramente il non mantenimento degli accordi presi durante la guerra: infatti in cambio del loro appoggio in guerra, ai soldati-contadini erano state promesse delle terre e questo era stato l'unico motivo per cui i contadini pur non avendo un'adeguata preparazione militare decisero di combattere. Quindi, uno dei punti deboli del governo liberale fu quello di non essere riuscito ad affrontare e risolvere la questione agraria una volta per tutte. Cosi, i contadini decisero di occupare da soli le terre, guidati da leghe sindacali socialiste e dall'Associazione nazionale dei combattenti. Si giunse ad una radicalizzazione del conflitto, in quanto i contadini chiedevano le terre incolte delle grandi proprietà, mentre lo Stato si mostrò impassibile davanti a tali richieste. Di tale problema se ne occuparono anche alcuni intellettuali dell'epoca, infatti gli intellettuali socialisti si raccolsero attorno all'Ordine Nuovo e ad Antonio Gramsci e misero in evidenza la centralità del problema meridionale. I contadini dovevano essere i protagonisti della ricostruzione del paese. Ad eccezione dei sindacati, nessuno si propose di riorganizzare la società contadina e risolvere i suoi problemi, di conseguenza i contadini poveri rimasero dopo l'insuccesso dell'occupazione delle terre, estranei allo stato e alle sue istituzioni.
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