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Buchenwald
Buchenwald è una località della Turingia nella Germania orientale situata su una collina boscosa a circa otto chilometri da Weimar nota come campo di concentramento e di sterminio nazista. Esso venne istituito nell'estate del 1937 come luogo di punizione per detenuti politici. Durante la Seconda guerra mondiale divenne uno dei più vasti campi di concentramento della Germania nazista, raggiungendo il massimo affollamento nel 1944 con oltre centomila internati.
L'entrata a Buchenwald dopo la liberazione del campo.Con il legname della vicina foresta di Ettesberg un gruppo di deportati costruì le prime baracche di Buchenwald, nelle vicinanze di Weimar in un luogo lontano da tutto e da tutti. Furono costruite cinquanta baracche, circondate da filo spinato, guardate da SS armate di mitragliatrici e dominate dai camini dei forni crematori.
Buchenwald è stato uno dei campi affidati alla autogestione da parte dei 'triangoli verdi' cioè dei delinquenti comuni e fu il campo dove maggiormente fu sperimentato l'annientamento per mezzo del lavoro. Oltre che nella costruzione del campo i deportati furono utilizzati in ben 130 campi e sottocampi esterni.
Nel block 50 i medici nazisti facevano esperimenti di ogni genere, la pelle dei prigionieri che avevano tatuaggi, dopo l'uccisione, veniva conciata e serviva per fare copertine di libri e paralumi per Ilse Kock.
Gli alleati liberarono il campo il 13 aprile 1945 quando già era in mano degli stessi deportati e un comitato clandestino internazionale ne gestiva la vita democraticamente.
I dirigenti del campo: il comandante delle SS Princezu Waldec e Ilse Kock furono processati dal Tribunale militare di Norimberga e fucilati.
Buchenwald li sfracellavano con sassi, li affogavano nel letame, li frustavano, li affannavano, li castravano e li mutilavano. E non era tutto. Venne l'ordine che ogni internato che avesse addosso tatuaggi si presentasse al dispensario. Da principio non sapevano perchè, ma presto fu svelato il mistero. Quelli che avevano sulla pelle i più belli esemplari d'arte del tatuaggio, venivano trattenuti e poi uccisi con iniezioni somministrate da Karl Beigs, uno dei kapo. Poi il cadavere veniva passato al reparto patologico, dove li si toglieva la pelle, che veniva opportunatamente conciata. I prodotti finiti venivano consegnati alla moglie del comandante che ne faceva paralumi ; copertine per libri e guanti.
L'esercito americano, quando arrivò a Buchenwald, fece un'altra scoperta, nell'aprile 1945 : i crani conservati di molte vittime.
Nel campo qualcuno aveva decapitato due polacchi impiccati; perchè avevano avuto rapporti sessuali con ragazze tedesche. Le ossa del cranio erano state asportate e le teste mummificate, impagliate e conservate. Le teste avevano la grandezza di un pugno e sopra c'erano ancora i capelli e i segni del capestro.
In questo campo per circa otto anni si pratico con piacere sadico ogni tipo di orrore conosciuto all'uomo. Il criterio seguito era sempre lo stesso , si trattasse del puro e semplice sterminio dei primi giorni, o dello sterminio 'per mezzo del lavoro a morte' dei tempi che seguirono. "Spezzare il corpo, spezzare lo spirito, spezzare il cuore".
Di tutto questo che osa sapeva il popolo tedesco? Spesso si è affermato che non sapeva nulla. Questo probabilmente non è vero, come non è vero il contrario, che sapesse tutto . Si è detto: 'si può ingannare tutto un popolo, qualche volta, e si può ingannare una parte del popolo, continuamente, ma non si può ingannare tutto il popolo continuamente', e ci sono prove in abbondanza che gran parte dei tedeschi sapevano molte cose riguardo a ciò che avveniva nei campi di concentramento. E molti altriavevano grossi sospetti e forse anche preoccupazioni, ma preferivano ingannare la propria coscienza restando nell'ignoranza .
Quando la mano d'opera diventò più acuta, si comonciò a liberare delinquenti comuni tedesche ed elementi asociali dai campi di concentramento, per mandarle a lavorare nelle fabbriche. E' difficile che queste donne non abbiano parlato con nessuno della loro esperienza precedente. In queste fabbriche vi erano, a capo reparto, donne tedesche, le quali avevano contatti con le internate e potevano quindi parlare con loro. Da Buchenwald i prigionieri andavano ogni giorno a lavorare a Weimar, a Erfurt e a Jena. Partivano al mattino e tornavano a notte; durante il giorno si mescolavano con la popolazione civile, lavorando. Non parlavano mai? E se lo facevano evitavano attentamente di parlare del campo di concentramento? In molte fabbriche in cui lavoravano gruppi provenienti dai campi di concentramento, i tecnici non erano membri delle forze armate e i capireparto non erano uomini delle SS. Andavano a casa ogni sera, dopo aver sorvegliato per tutto il giorno il lavoro dei prigionieri. Non discutevano mai con parenti e amici, quando tornavano a casa, di quello che avevano visto e sentito? E che dire del personale delle SS e delle guardie? Quando gli alleati giunsero a Buchenwald, il campo era già stato liberato dagli stessi deportati ed il comitato internazionale ne gestiva la vita democraticamente. Era il 16 aprile 1945.
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