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Decolonizzazione




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Decolonizzazione


IL RISVEGLIO ANTICOLONIALE


Una delle conseguenze più importanti della seconda guerra mondiale fu il crollo definitivo degli imperi coloniali europei in Asia e in Africa, dove sorsero nuove nazioni, alcune delle quali si schierarono o con gli Stati Uniti o con l'Unione Sovietica, che in cambio fornivano aiuti economici e militari, mentre altre preferirono mantenersi neutrali, rifiutando di aderire ad uno dei due blocchi militari. Queste nazioni, in seguito alla prima conferenza dei paesi afro-asiatici tenutasi a Bandung nel 1955 vennero a far parte dei paesi non allineati per agire per la pace e rifiutando le alleanze militari.

Il processo di decolonizzazione manifestò una forte accelerazione nei decenni successivi alla grande guerra: i governi europei infatti avevano dovuto concedere alle loro colonie una maggior autonomia in cambio dell'aiuto militare ricevuto nel corso del conflitto.

Le guerre di liberazione delle colonie furono molto sanguinose. I paesi colonizzatori dovettero impiegare molte più truppe di quelle che erano state necessarie per la conquista di quei territori nei secoli precedenti ed ebbero un numero maggiore di morti.

La decolonizzazione fu all'origine anche di molte guerre locali che si combatterono in Asia e in Africa e furono la diretta conseguenza del dominio coloniale europeo.

Nel dopoguerra poi gli stati colonizzatori riconobbero alcuni diritti alle popolazioni locali soprattutto relativamente all'autonomia amministrativa. Gran parte dell'amministrazione veniva infatti affidata ad elementi indigeni capaci di collaborare attivamente con i rappresentanti politici e militari delle potenze coloniali. Su queste persone, che in genere avevano studiato nelle scuole e nelle università europee, si fondava la speranza di realizzare il processo di emancipazione politica, economica e sociale cui ogni colonia aspirava.


LA CRISI DELL'IMPERO FRANCESE:

MAROCCO E TUNISIA


Nell'Africa araba, nello stesso periodo, un altro imperialismo veniva messo in crisi: quello francese, che aveva raccolto i resti dell'impero turco nel Maghreb (Marocco, Tunisia, Algeria).

In questi paesi, i francesi non si erano limitati a controllare l'amministrazione dello Stato e dell'economia: essi avevano installato sulle terre più fertili centinaia di migliaia di coloni, peggiorando ulteriormente le condizioni dei contadini locali.

Di questi tre paesi , la Tunisia fu la prima ad ottenere l'autonomia (1954) e poi l'indipendenza (1957), costituendosi in Repubblica sotto la guida di un capo di notevole prestigio, Burghiba.

Il Marocco, invece, ottenne l'indipendenza nel 1956, mantenendo al trono la vecchia dinastia islamica



ALGERIA


Più dura e drammatica è stata invece la vicenda dell'indipendenza dell'Algeria, il maggiore e più importante dei paesi del Maghreb. I patrioti algerini infatti dovettero superare la violenta opposizione dei coloni francesi, che possedevano vasti latifondi in Algeria e che non intendevano, naturalmente, abbandonare i loro terreni, ma anche perché questo paese possedeva importanti ricchezze minerarie, soprattutto petrolifere.

Nel 1954 la Francia proclamò che l'Algeria avrebbe dovuto far parte della quarta Repubblica, suscitando accese dimostrazioni nazionaliste in tutto il paese, seguite a loro volta da violente repressioni. Le riforme che seguirono non misero a tacere i nazionalisti algerini più oltranzisti: nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre 1954, vennero condotte una cinquantina di operazioni contro caserme, gendarmerie, piccole postazioni militari. Il movimento insurrezionale lanciò un appello in cui richiese il riconoscimento della nazionalità algerina e si estese rapidamente in tutta l'Algeria.

Immediatamente le autorità francesi dovettero inviare rinforzi massicci e iniziare notevoli operazioni militari, mentre una legge che stabiliva lo "stato d'urgenza" fu votata il 31 marzo 1955.

La questione algerina fu posta sul piano internazionale con la conferenza di Bandung (aprile 1955) e con l'iscrizione all'ordine del giorno dell'Assemblea generale dell'ONU (settembre). L'anno fu caratterizzato dall'aumento e dall'inasprirsi dei combattimenti e delle repressioni che assunsero, da una parte all'altra, carattere atroce e moltiplicarono le vittime innocenti.

Intanto il movimento di ribellione aveva espresso un nuovo partito, il FLN (Fronte di liberazione nazionale) appoggiato dai comunisti. Il movimento indipendentista venne combattuto duramente: mezzo milione di soldati francesi praticarono una repressione sistematica, incendiando i villaggi dei contadini ribelli, fucilando e torturando nelle città i membri del FLN. Il Fronte rispose allargando la sua organizzazione fra le masse popolari delle città e delle campagne: dopo poco tempo, non c'era famiglia algerina che non partecipasse alla lotta di liberazione. La guerra diventò durissima e sanguinosa: sono forse un milione gli algerini che ne caddero vittime.

Nella Francia e in tutta Europa ci fu un vasto movimento di protesta, le forze democratiche e di sinistra dettero il loro sostegno attivo alla resistenza algerina e a Parigi si moltiplicarono le manifestazioni di massa contro la guerra. Migliaia di francesi rifiutarono di andare a combattere quella che viene ora chiamata la "sporca guerra". In agosto i principali capi dell'insurrezione costituirono un Comitato di coordinamento e d'esecuzione (CCE) e nel 1957 le truppe francesi intrapresero azioni di carattere poliziesco facendo scoppiare la "battaglia di Algeri" e coinvolgendo tutta la popolazione, comprese donne e bambini, che scese in piazza contro i carri armati francesi. I francesi iniziarono anche la messa in opera lungo le frontiere algerine di sbarramenti che resero sempre più difficoltoso il passaggio ai gruppi armati provenienti dal Marocco e soprattutto dalla Tunisia. Ma all'estero gli organizzatori dell'insurrezione rafforzarono ben presto la loro posizione, e anche gli Stati Uniti finirono per premere sulla Francia perché accettasse una soluzione pacifica.

Il 9 settembre 1958 il CCE venne sostituito da un governo provvisorio della Repubblica Algerina. Il governo francese del generale De Gaulle fu costretto a cedere, perché si rese conto che era impossibile vincere una guerra combattuta contro un intero popolo, e che c'era il rischio di scatenare una guerra civile nella stessa Francia. Il 23 ottobre 1958 lo stesso De Gaulle, propose una "pace dei valorosi", ma l'offerta non fu accettata. Si dovette attendere il suo discorso del 16 settembre 1959 perché fosse compiuto un passo decisivo verso la pacificazione, che si ottenne con il riconoscimento agli algerini del diritto all'autodeterminazione. La necessità di trovare un accordo che ponesse fine al conflitto condusse agli incontri di Melun (luglio 1960) e di Evian (maggio-giugno 1961), e quando vennero annunciati scatenarono il più grave movimento insurrezionale da parte della Francia, con la ribellione di alcuni elementi dell'esercito. Nonostante le azioni terroristiche compiute da numerosi Europei riunitisi sotto l'OAS (Organizzazione armata segreta), venne concluso a Evian un accordo sulle modalità dell'autodeterminazione e il 19 marzo 1962 fu dato l'ordine di cessare il fuoco. Il referendum per l'autodeterminazione (1° luglio) decretò, a forte maggioranza, l'indipendenza dell'Algeria, che in ottobre fu ammessa all'ONU.

Rispetto agli altri movimenti di indipendenza del mondo arabo, guidati dalla borghesia urbana e dai giovani ufficiali, la rivoluzione algerina ha dovuto fare affidamento sulle masse popolari, operaie e contadine, e dopo la vittoria, essa ha dunque avviato un processo di trasformazione delle strutture in senso socialista molto più profondo che altrove: si è realizzata una effettiva riforma agraria, e il controllo popolare sul governo ha raggiunto un livello di democrazia molto superiore a quello degli altri Paesi arabi.




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