CONFRONTO TRA DISPOTISMO ANTICO E
TOTALITARISMO MODERNO
Sicuramente i due tipi di governo sono affini per quanto riguarda
l'accentramento del potere nelle mani di un solo uomo, che nei regimi
totalitari è a capo del partito, e la limitazioni delle libertà e dei diritti
fondamentali dell'uomo (parola, stampa, proprietà, voto, ecc.). Le similitudini
sono ovvie, perciò è meglio concentrarsi sulle differenze. Prendiamo in
considerazione ad esempio l'impero di Nerone, di cui abbiamo numerose notizie
anche sulla base delle opere di Seneca, suo
precettore fino al 62. Innanzitutto si nota che Nerone è solo al potere: il
Senato, la cui esistenza è garantita solo dal prestigio derivato dalla
tradizione repubblicana, ormai è divenuto un organo marginale (già da Augusto)
senza alcuna funzione governativa; il consolato è solo una carica simbolica; il
prefetto del pretorio e i consiglieri possono solo dare la loro opinione al
sovrano. Insomma, il potere dell'imperatore è sconfinato. Di conseguenza le
altre persone non costituiscono un grosso problema: gli oppositori politici o
coloro che erano accusati di tale reato vengono incarcerati, condannati a morte
o puniti con l'ordine di suicidio (proprio come è capitato allo stesso Seneca). Infine, proprio perché l'imperatore aveva il
potere su tutto e su tutti, può governare seguendo esclusivamente la propria
morale (e Seneca distingue i due casi): con o senza
'clementia'. Nel 'de Clementia' questa qualità è definita, infatti, una
gentile concessione da parte del sovrano nei confronti dei suoi sudditi:
nessuno può imporgliela, nemmeno la legge, proprio perché l'imperatore ne è al
di sopra. Chiaramente se l'imperatore si dimostrasse saggio, come l'autore si
auspica, l'uso della 'clementia' si sarebbe
dimostrato naturale. Il compito di Seneca era proprio
quello di iniziare Nerone verso via della saggezza. Il fatto che comunque
all'imperatore rimanga il diritto di fare ciò che più gli aggrada è anche
dimostrato dal fatto che lo stesso Nerone, nonostante Seneca
fosse stato suo precettore per 25 anni, non tardò a ordinargli il suicidio,
perché accusato di cospirazione come complice della congiura dei Pisoni. Per quanto invece riguarda il totalitarismo il
potere è nelle mani di un unico partito, organizzato in modo gerarchico e con a
capo un leader molto carismatico. Le decisioni più importanti chiaramente
vengono prese da un'assemblea dei membri più importanti del regime, anche se
tra loro spicca il capo; solitamente nessuno osa contraddirlo perché ciò
significa la propria fine. Egli infatti ha al proprio servizio apparati di
polizia segreta e paramilitari molto efficienti con i quali riesce a creare un
regime di terrore tale che ogni personaggio di rilievo è portato a temere
giorno dopo giorno per la propria posizione e per la propria vita. Se però un
imperatore poteva fare tutto ciò che voleva all'interno del proprio impero, in
quanto al di sopra della legge, in un regime totalitario anche il capo
apparentemente deve essere un cittadino come gli altri e deve quindi sottostare
alla legge. Naturalmente ogni mossa del regime non deve contraddire la legge,
anche se non è un problema per il governo approvare immediatamente una nuova
legge che possa legittimarla. Se quindi per il dispotismo si parlava di 'clementia', in questo contesto si parla di 'iustitia', perché comunque ogni cosa deve rientrare in
essa. Infine bisogna sottolineare come lo Stato totalitario non si accontenti
di reprimere le libertà fondamentali dei cittadini ma anche di invaderne le
menti e penetrare totalmente nella società. Mentre infatti in uno stato
autoritario qualcuno può avere ideologie diverse dal monarca (e la punizione è
il carcere o la morte), nello Stato totalitario questa possibilità non esiste:
tutti sono obbligati a pensare nello stesso modo sia volontariamente, sia
involontariamente. Lo Stato totalitario vuole il completo coinvolgimento,
sinonimo di controllo, delle masse.