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Le tendenze della popolazione fino alla grande guerra




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LE TENDENZE DELLA POPOLAZIONE FINO ALLA GRANDE GUERRA


I decenni compresi fra il 1871 e il 1914 furono segnati da un'impetuosa crescita economica a livello mondiale. E' proprio durante questi decenni che si colloca il culmine della potenza industriale, finanziaria e commerciale dell'Europa, anche se intorno al 1914 il primato del Vecchio Continente appariva messo in discussione dal formidabile progresso degli Stati Uniti. Questo paese era infatti il principale produttore di carbone (42% del totale mondiale) e di acciaio (41%).



E' da questi anni fino allo scoppio della I^ guerra mondiale che si assiste a grossi mutamenti mondiali che pongono le basi per la grossa evoluzione che il mondo subisce nel 1900.


Demografico

In Europa la ragione dell'espansione demografica fu dovuta innanzitutto al declino della mortalità favorito dai progressi della medicina. Le scoperte di Pasteur permisero infatti di identificare i bacilli di malattie prima ritenute micidiali (come polmonite o il colera) e di combatterle attraverso vaccini. Il declino della mortalità venne favorito anche da una maggiore osservanza delle norme igieniche nelle abitazioni, nei luoghi di lavoro e negli ospedali. Al tempo stesso diminuirono anche le nascite, pur se con un ritmo molto più lento. Il calo delle nascite fu più sensibile negli stati industrializzati e nelle città rispetto agli stati meno avanzati economicamente e alle campagne: questo fu la conseguenza di un controllo delle nascite. L'avvento di una moderna produzione a base industriale andava infatti riducendo sempre più il ruolo della famiglia e inoltre il miglioramento delle condizioni di vita, l'aumento dell'età di ammissione al lavoro dei giovani e il prolungamento della durata degli studi, spingevano i genitori a desiderare un numero inferiore di figli considerati sempre più, non come braccia da lavoro utili per accrescere le entrate del nucleo familiare, ma come un peso quando il loro numero era troppo elevato; le coppie iniziarono quindi a fare un ampio uso di metodi di contraccezione.



La popolazione non cresce in modo uniforme in tutto il Mondo. Nei paesi dell'Occidente sviluppato la popolazione crebbe in maniera disomogenea e fu influenzata sia dal rapporto nascita/morte che dal fenomeno dell'immigrazione/emigrazione. In Italia la popolazione si mantenne stabile perché, sebbene sottosviluppata economicamente, le nascite continuavano ad essere alte; ma l'equilibrio si raggiungeva grazie all'alto tasso di emigrazione soprattutto verso USA e Sud America. In Francia l'aumento della popolazione è limitato in quanto é lieve l'avvento dell'industrializzazione e permangono quindi situazioni di arretratezza economica. La popolazione aumenta vertiginosamente in Germania  e Inghilterra dove è più presente il fenomeno dell'industrializzazione, ma il paese dove si ebbe maggior aumento demografico furono gli USA, merito innanzitutto dell'immigrazione.
La popolazione passò da 50 milioni del 1880 a 106 milioni del 1920. L'immigrazione negli USA arrivò soprattutto dall'America centrale e dal Sud Europa (Grecia, Italia, Spagna).




Sociale

I progressi del capitalismo, l'innovazione tecnologica e il sopravvento dell'industria sull'agricoltura, impressero un ritmo più vivace alla società e alle relazioni fra le classi che la componevano. Questa accelerazione diede un impulso alla mobilità dei sistemi sociali, cioè alla possibilità degli individui di spostarsi nella scala sociale. Di conseguenza si fecero più elastici i confini fra classi con un progressivo potenziamento della borghesia a svantaggio della nobiltà.


La Nobiltà

Il peso dei nobili era dovuto alle loro ricchezze e alle rendite derivanti dal possesso di grandi estensioni di terra sfruttate grazie al lavoro dei contadini. L'influenza della nobiltà si andò progressivamente riducendo in seguito al rafforzamento delle monarchie assolute. Infatti i sovrani, pur riconoscendo ai nobili larghi privilegi, miravano ad estendere il proprio potere sul territorio, sottoponendoli così al governo centrale. Un altro colpo fu loro assestato dalla legislazione introdotta dall'età napoleonica e conservata anche durante la restaurazione. Le nuove leggi stabilivano l'uguaglianza di tutti e l'apertura delle carriere amministrative a tutti gli individui, indipendentemente dalla stirpe. Questa non impedì tuttavia alla nobiltà di mantenere sino alla "Grande Guerra" un potere economico e politico consistente. La più aperta al progresso fu la nobiltà britannica. I nobili Inglesi non disdegnarono infatti l'impegno nelle nuove attività industriali e rinunciarono alle chiusure derivanti dallo spirito di casta, ammettendo nei loro ranghi rappresentanti della parte più ricca della borghesia. Nei paesi dell'Europa continentale la nobiltà si dimostrò invece più conservatrice.


La Borghesia

La borghesia detiene il potere economico e politico perché negli Stati governano Parlamenti liberamente eletti da tutti i cittadini con un censo elevato. Inizia ad affermarsi il principio del suffragio universale, cioè di voto per tutti i cittadini maggiorenni e alfabeti indipendentemente dal censo. La borghesia è al suo interno suddivisa in alta, media e piccola borghesia. Dell'alta borghesia fanno parte banchieri, aristocrazia finanziaria, mercanti e grandi affittuari della campagne. Sotto l'alta borghesia vi è la media borghesia che è formata da imprenditori minori e liberi professionisti (avvocati, medici ecc.). Ancora più in basso si ramificò una piccola borghesia composta di artigiani e insegnanti.


I Contadini

La percentuale dei contadini, che alla fine del 1800 era del 70/90% sul totale della  popolazione, cominciò a ridursi con l'avvento dell'industrializzazione. Questa riduzione fu dovuta a potenti fattori di mutamento che provocarono conseguenze negative per i lavoratori della terra. Il crescente investimento di capitali nell'agricoltura rafforzò le grandi aziende di tipo capitalistico. Le lavorazioni richieste erano effettuate da braccianti e salariati, retribuiti con paghe ridotte al minimo della sussistenza. In questa cornice di povertà diffusa, accresciuta da un aumento della popolazione rurale che rendeva difficile trovare un lavoro, si colloca il grande flusso migratorio. Si trattava in grande maggioranza di contadini che tra il 1861 e il 1914 abbandonarono l'Europa in cerca di fortuna al di là degli oceani.


La Classe Operaia

Aumentata la dimensione delle imprese industriali si era rafforzata la concentrazione nelle fabbriche degli operai. La grande massa era formata da ex contadini non specializzati che si sono trasferiti in città per lavorare nelle fabbriche. Essi venivano chiamati proletari perché come unico possedimento avevano i loro figli. Il proletario vive in condizioni disagiate lavorando fino a 14 ore al giorno con salari molto bassi e senza legislazione sociale a protezione dei loro interessi (Legislazione sociale = tutela della malattia, della maternità, degli infortuni.).


I Gruppi Marginali

Il capitalismo e l'industrializzazione inasprirono la piaga "dell'emarginazione sociale" vale a dire il fenomeno dell'esclusione di determinati gruppi. Aumentò quindi il numero degli individui costretti a vivere ai margini della società, condannati a una triste condizione di solitudine. Nei "gruppi marginali" rischiavano di cadere soprattutto i disoccupati, infatti non esistevano ancora le strutture previdenziali e assistenziali per mitigare le conseguenze della disoccupazione. La mancanza di lavoro spingeva a vagabondare, a mendicare, a vivere di furti, a darsi - se donne - all'esercizio della prostituzione. L'emarginazione stava poi alla base dell'alcolismo, fenomeno tipico dei centri industrializzati. Un'altra categoria di persone che diede un contributo all'emarginazione fu quella degli anziani e dei vecchi. Questi divenivano sempre più numerosi grazie all'allungamento della vita media dovuto ai progressi della medicina. Nei secoli passati i vecchi trovavano assistenza nelle famiglie patriarcali, nelle quali i figli erano "il bastone della vecchiaia" ora invece con l'avvento dell'industrializzazione, divennero prevalenti nelle città le famiglie "nucleari" (composte cioè solamente dai genitori e dai figli). In questo tipo di struttura era assai difficile trovare il tempo e le risorse per provvedere agli anziani, anche perché mancava un sistema pensionistico. Di conseguenza un numero crescente di anziani e di vecchi si vide costretto a ricorrere alla mendicità, alla carità pubblica.


Il Movimento Operaio

Nonostante gli aspetti sfavorevoli della condizione operaia, ci fu un lento e graduale miglioramento della situazione dei lavoratori dell'industria. Nel processo di innalzamento del tenore di vita delle masse operaie un ruolo di primo piano fu svolto dai sindacati, cioè dalle associazioni di lavoratori costituite per tutelare i loro interessi. L'organizzazione sindacale nacque in Inghilterra, dove una legge del 1824 stabilì il diritto di sciopero; da allora sorsero sempre più numerose le "Trade Unions" (unioni di mestiere). Il movimento operaio e sindacale negli stati dell'Europa occidentale si sviluppò con qualche decennio di ritardo rispetto all'Inghilterra. In questi paesi vi fu una forte influenza dei nascenti gruppi e partiti socialisti i cui militanti diedero un largo contributo all'organizzazione dei sindacati. La diffusione degli organismi sindacali fu favorita anche dall'atteggiamento più tollerante dei governi nei confronti delle rivendicazioni dei lavoratori. 


La Questione Sociale

Il problema delle condizioni di vita del proletariato divenne un problema sociale. Inizialmente gli stati non fecero nulla per sanare tale situazione, ma il pericolo di una rivoluzione guidata dai socialisti indusse molti stati ad intervenire attraverso un'adeguata legislazione sociale (serie di leggi per tutelare la classe lavoratrice o le classi più deboli). I lavoratori dipendenti delle fabbriche non ricevevano infatti il salario nei giorni di malattia, non godevano di ferie retribuite e non percepivano pensioni negli anni della vecchiaia. Per quanto riguarda l'Italia, si mise in atto la legislazione sociale dall'ultimo ventennio dell'800:


creazione della Cassa nazionale per gli infortuni sul lavoro

proibizione del lavoro nelle fabbriche e nelle miniere ai minori di 9 anni

creazione della Cassa nazionale per la vecchiaia e l'invalidità

innalzamento a 12 anni del divieto di lavoro nelle fabbriche e nelle miniere

introduzione del riposo settimanale obbligatorio

creazione Cassa nazionale per la maternità.



Politico

A causa degli stravolgimenti economici e sociali erano nati due schieramenti opposti: borghesia e proletariato urbano. Questi diedero vita a due partiti, quello   socialista e quello liberale. Fra questi due si pose come intermediario il partito cattolico.


SOCIALISMO

I movimenti socialisti avevano come obiettivo quello del raggiungimento dell'eguaglianza sociale. L'ideale finale era una società senza più classi, caratterizzata dall'abolizione della proprietà privata: tutto diventava di tutti cioè dello Stato che lo ridistribuiva in base ai bisogni di ciascuno. Questo obiettivo era raggiungibile con una rivoluzione armata che abbattesse il potere della borghesia. Si vennero costituendo così, in molti paesi europei, partiti socialisti a base operaia che si ispiravano alle idee di Marx, eccezion fatta per Stati Uniti e Gran Bretagna, dove il marxismo trovò uno scarsissimo seguito.




LIBERALISMO

Il liberalismo si era sviluppato nel corso del 1800 come ideologia della classe borghese. La borghesia europea, attraverso l'utilitarismo di Mill, elaborò l'idea che l'uomo, libero ed egoista per natura, avesse creato la legge come patto sociale per evitare il prevalere nella società della legge del piu' forte (legge poco utilitaria perché non salvaguarda la libertà e i beni dei singoli ma impone loro di accettare la supremazia del piu' forte). A tutela e controllo della legge, gli individui hanno posto lo Stato che, attraverso la Costituzione, accetta un contratto scritto con i cittadini in cui i cittadini delegano allo Stato il compito di salvaguardare diritti e doveri di tutti. Cio' presuppone che lo Stato ha un potere in quanto i cittadini lo delegano ad esso e, se non compie correttamente il suo dovere, puo' essere privato del potere dai cittadini stessi. Tale ideologia scardinava alla base il potere assoluto del re e della nobiltà di origine feudale e trasferiva il potere al popolo (popolo che, attraverso le Costituzioni del 1800 e il suffragio su base censitaria era in realtà rappresentato dalla sola borghesia; solo fra fine 1800 e inizio 1900 il suffragio diverrà universale e la base politica diverrà "di massa").

Quindi il liberalismo difendeva in sostanza la proprietà privata e la libertà dei singoli (limitata dalle leggi) e fu la base del moderno parlamentarismo e delle moderne democrazie.

Negli anni alla fine del 1800, a causa dell'assenza di una adeguata legislazione sociale a favore dei meno abbienti, il liberalismo rappresentò per le masse l'ideologia dello sfruttamento borghese.


IL PENSIERO SOCIALE CATTOLICO

La Chiesa Cattolica, perso il potere sul popolo, decise di intervenire sia per recuperare la fiducia sia per porsi come intermediaria fra i due schieramenti politici. La Chiesa si rese conto che doveva formalizzare un pensiero teorico a supporto di una azione pratica a favore del popolo. Si trattava di agire nella società con il supporto di una ideologia che fu elaborata nel 1891 da Papa Leone XIII con la Lettera Enciclica dal titolo "De Rerum Novarum" o "Sulla condizione degli operai". La lettera enciclica è scritta dal Papa per tutto il mondo cattolico e in essa il Pontefice da indicazioni sul modo di comportarsi rispetto ad un determinato problema. Ogni Enciclica è scritta in due lingua: in latino e nella lingua del paese di destinazione. Nella Rerum Novarum il Papa analizza la situazione operaia e rifiuta sia la soluzione socialista che quella liberale. Rigetta il socialismo perché la proprietà privata è ritenuta un diritto naturale dell'uomo e rigetta il liberalismo perché induce gli imprenditori ad uno sfruttamento indiscriminato del popolo. La soluzione cattolica al problema operaio è data dall'attuazione del sentimento di carità cristiana. Il Papa sostiene che gli operai hanno bisogno degli imprenditori e viceversa, quindi fra le varie classi sociali deve esserci collaborazione: viene così  auspicandosi una società senza conflitti sociali. Gli operai devono rinunciare alla rivoluzione armata e i borghesi ad un arricchimento indiscriminato a danno della classe operaia. La posizione della Chiesa è di intermediazione e assume un ruolo moderato. Essa crede che si debbano creare sindacati per i lavoratori divisi per categorie e al loro interno debbano riunire imprenditori e operai. In questi anni la politica si apre alle masse attraverso la creazione di movimenti e partiti (Liberali, Socialisti e Popolari Cattolici). Questi partiti in comune hanno l'idea che lo stato non possa essere gestito da un potere assoluto individuale, ma deve essere gestito dai cittadini che, attraverso il voto, eleggono in Parlamento i propri rappresentanti. Fondamentale diveniva il diritto di voto. Fino a questo momento i paesi che avevano ottenuto sia la costituzione che il parlamento avevano comunque una legge elettorale su base censitaria, in tal modo votavano solo i più ricchi. Questi sono gli anni in cui si afferma il suffragio universale in tutti i paesi democratici dell'Europa occidentale che significa diritto di voto per tutta la popolazione maggiorenne. In Italia la prima tappa verso il reale suffragio universale risale al governo Giolitti del 1912 che diede diritto di voto a tutti i maschi maggiorenni e alfabeti. In questi anni nasce un movimento conservatore di destra che è il movimento nazionalista, che ha come obiettivo quello di rafforzare il sentimento nazionale, ovvero l'idea che ogni nazione dovesse coincidere con uno Stato, e lo spirito civico dei cittadini. In sostanza era stato quel movimento che aveva portato alla creazione della nazione germanica e italica. Tale nazionalismo, nel 1900, diventerà un movimento aggressivo spinto dalla volontà di potenza, fiero oppositore delle idee liberali e sostenitore di uno Stato forte ed autoritario. Il nazionalismo, partendo da teorie naturalistiche e razzistiche (la natura è regolata dalla legge del più forte ed è giusto che solo questo domini) arriverà a giustificare la supremazia della razza bianca sulle altre razze e soprattutto la supremazia tedesca sul resto del mondo.


Culturale

La diffusione di un maggior benessere economico porterà ad un innalzamento del livello di istruzione grazie all'espansione della scuola: alla fine dell'800 ancora l'80/90% del popolo era analfabeta e solo alla fine dell'800 in molti paesi dell'Europa occidentale fu introdotta l'istruzione primaria gratuita e obbligatoria. Si ebbe così una graduale crescita culturale che portò anche ad un ampliamento della mentalità, infatti si diffusero le mode dei viaggi turistici, gli sport popolari, i giornali di moda e giornali di opinione, che da subito vennero strumentalizzati politicamente.


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