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COMUNICAZIONE O FUGA?
CAP.1 NASCITA DELL'INDIVIDUO MODERNO
Possiamo affermare che il concetto di identità è legato al nascere dei concetti di individuo, di comunicazione e di infanzia.
CONCETTO DI INDIVIDUO La nascita del concetto di individuo ha le sue radici nel celebre episodio dello Schiaffo di Anagni. (Il re di Francia Filippo IV il Bello inviò i suoi emissari dal Papa, a capo di alcuni soldati, per intimargli di ritirare la bolla pontificia che conteneva la scomunica per il re francese. Il pontefice fu rinchiuso nel palazzo di Anagni dove i due cercarono di costringere Bonifacio VIII oltreché a ritirare la bolla, ad abdicare. L'episodio fu risolto da una sollevazione popolare dei cittadini di Anagni che liberarono Bonifacio VIII.)
Intorno al 1100 si ha una ripresa della scrittura autobiografica lasciata ormai da circa 600 anni inesplorata dato che nel Medioevo non esisteva il senso dell'individualità e prevaleva la tendenza a riportare a una simbologia generale ogni vicenda umana. Il ritorno della scrittura della storia individuale si libera dagli schemi della scrittura morale lasciando spazio alla comprensione della vita. Con Machiavelli poi ci sarà l'idea del cogito come fondamento del pensiero laico moderno. L'attenzione sull'individuo diventerà fortissima nel secolo dei Lumi dove l'individuo sarà intraprendente, capace di contare solo sulle proprie forze.
COMUNICAZIONE La comunicazione come attività problematica del quotidiano è solo un recente tema emergente anche se Diderot aveva già intuito la sua importanza scrivendo nell'Enciclopedie che essa derivava dall'attività della Chiesa connessa alla trasmissione della parola di Dio ma che si era evoluta come attività problematica e come "intendimento tramite la ragione". Per lui bisognava parlare di scienza del comunicare mettendo al centro al retorica.
INFANZIA La nascita dell'infanzia si realizza pienamente solo nel 19 secolo quando si inizia a separare il mondo infantile da quello degli adulti. Per molto tempo il bambino era stato considerato un piccolo adulto in attesa di crescere, era un prodotto in divenire la cui forma finale era già decisa e bastava pazientare finché non l'avesse realizzata.
La crescente importanza acquisita da individuo, comunicazione e infanzia è il sintomo di un lento e difficile sovvertimento di un ordine sociale rigido e chiuso che aveva limitato nel tempo la capacità creativa dell'essere umano. , lo aveva assoggettato al potere esterno della tradizione, della superstizione e della religione che controllavano ogni aspetto dell'esistenza umana. Non esisteva l'attitudine a riflettere su di sé, a voler conoscere se stessi, chi osava mettere in evidenza alcuni atteggiamenti di sé non aderenti ai comportamenti imposti o accettati rischiava l'annientamento sociale o la morte. Il medioevo per questo rappresenta uno dei modelli migliori per esprimere il concetto di eteronomia e eterodirezione. L'inizio del cambiamento culturale anche se non proprio della scoperta della consapevolezza della propria individualità va fatto risalire all'episodio dello schiaffo di Anagni. Questo episodio ha dato una forte spinta alla caduta del Medioevo, il potere secolare sfidò il potere temporale, qui l'individuo non si separa dall'obbedienza ad autorità superiori, probabilmente fu la constatazione della vulnerabilità del Papa a far nascere l'episodio. Per quanto riguarda la comunicazione la stampa fece nascere una sorta di rivoluzione lenta e discontinua. Proprio la diffusione del sapere porterà l'essere umano a prendere fede nella ragione, primo passo verso la comprensione dell'individuo. Aumentò la DIFFERENZIAZIONE degli individui e la comunicazione cominciò a diventare un'attività problematica dato che anche gli scopi degli individui cominciano a moltiplicarsi e ad essere in contraddizione. La comunicazione diventa la risorsa principale per poter ricostruire un accordo sociale basato sul rispetto dei singoli individui e sulla possibilità di poter portare avanti la propria individualizzazione.
L'aumento della mobilità sociale, l'aumento del tempo libero e l'allargamento dell'accesso ai mondi possibili hanno comportato uno sconvolgimento e una pluralizzazione dei ruoli, posizioni, status, condizioni sociali tali che i loro percorsi non possono più essere né prevedibili né facilmente accomunabili. Lo scollamento di tale modalità di concepire il vivere rispetto a quella di un individuo cresciuto all'interno di una società tradizionale in cui il tutto era già stato deciso dalla nascita stessa del soggetto e il passaggio ad una situazione in cui le persone hanno la possibilità di costruirsi un futuro relativamente nuovo rispetto al passato è tale da farci sentire totalmente svincolati da qualsiasi punto di riferimento; sia perchè questo potrebbe rappresentare un limite alla libera intrapresa della vita. Il canovaccio della vita non esiste più, anche molti personaggi chiave adesso hanno perso il carisma, mentre all'interno della società tradizionali questo canovaccio e questi personaggi allentavano la tensione di imparare a vivere in quanto bastava a braccio rispettare più o meno i punti principali e verificarne l'accordo con la comunità di riferimento. Ciò che è vincente è il modello dell'uomo che è libero da costrizioni, controlli sociali, culturali e morali e grazie prima alla ragione e poi al sentimento poi di nuovo all'intelligenza è capace di ottenere ciò che vuole. Si sposta l'attenzione dal passato in cui tutto era stato fatto in un determinato modo e così doveva continuare ad essere fatto, verso un futuro in cui alla luce delle nostre risorse dobbiamo riuscire a dare il massimo e a fare il meglio per noi. La libertà necessità per identificarsi di parametri di valutazione e di riferimento IN CUI SI RICONOSCE O DA CUI PRENDERE LE DISTANZE (è intesa come libertà da e libertà di). Essere libero da tutto e di fare tutto è frutto di un esercizio mentale in cui non esiste né una memoria che può darci modo di individuare da cosa siamo liberi. Una persona che non ha mai esperito situazioni di grave mancanza di cibo, ne è stato sottoposto a un regime di dieta alimentare ristretta non percepirà mai il cibarsi tutti i giorni come una libertà (dalla fame). Quindi la libertà ha delle caratteristiche molto particolari nella modernità. Dietro la storia della libertà dell'individuo moderno manca la storia della liberazione e IL SENSO DA ATTRIBUIRE ALLA PROPRIO LIBERTÀ. Nonostante le premesse rosee l'individuo sembra perdersi nella costruzione del progetto del sé per rifugiarsi spesso in facili accomodamenti che altro non sono che un falso sé anziché riuscire a esprimere pienamente se stesso grazie alla libertà ottenuta. Il piatto cucinato per noi con amore e cura da qualcuno viene consumato in fretta e senza troppi apprezzamenti se nessuno provvede a raccontare quanta cura , lavoro e impegno ha richiesto. Così come il bel regalo della libertà, non capiamo bene rispetto a che cosa sentirci liberi e richiamo di rimanete intrappolati proprio dalla gabbia della libertà. La difficoltà aumenta anche in relazione al fatto che chi giudica è solamente un altro essere umano né inferiore né superiore al giudicato. Il giudizio si fa più pesante in quanto questo altro non è né adatto né addetto a concedere la misericordia divina né qualsiasi altra forma di perdono che possa fa riferimento a una sua capacità particolare e sovrannaturale di comprendere quelli che sono i nostri principi e le nostre scelte. GIDDENDS afferma che l'angoscia è la paura senza oggetto che deriva dal senso di libertà. LE POSSIBILITÀ CHE QUESTA SOCIETÀ OFFRE SONO PIÙ DIFFICILI DA COGLIERE IN QUANTO NATE DA UNA CAMBIAMENTO AVVENUTO IN UN LUOGO E IN UN PERIODO LONTANO DI CUI OGNI SINGOLO INDIVIDUO DEL PRESENTE POSSIEDE UNA SCARSISSIMA CONOSCENZA. E' quindi importante chiarire che libertà personale non significa felicità, prima di tutto significa dover riconoscere ciò che siamo e ciò che facciamo.
Come ci spiega Bauman la libertà consiste nella capacità di scegliere e decidere. Informare gli individui della propria libertà significa formarli alla loro responsabilità. La scelta rappresenta in se e per se un momento drammatico che significa innanzitutto dar morte a tutte le altre alternative possibili. Con SPERSONALIZZAZIONE intendiamo quel processo sociale attarverso cui gli individui non vengono trattati come esseri umani unici, specifici ed autonomi ma piuttosto come dati, come numeri o categorie. Nell'individuo moderno c'è una tendenza alla spersonalizzazione, questo viene vista come naturale conseguenza del passaggio dalle società tradizionali alle società moderne. Si parla invece di personalizzazione quando l'individuo anziché rifarsi a modelli condivisi, preferisce e sceglie di fare qualcosa più in sintonia con sé stesso e riesce quindi a emergere come soggetto. Se la seprsonalizzazione è un processo che rende gli individui incapaci di riconoscersi e riconoscere gli altri come esseri umani la personalizzazione e la soggetivizzazione mettono in evidenza l'ESSERE MORALE. Essere morale significa non necessariamente essere buoni, significa però aver magiato all'albero della conoscenza del bene e del male e sapere che le proprie azioni possono essere buone o cattive. I nostri comportamenti si trovano sempre sull'asse che ha come estremi soggetto e non-soggetto. Si sbaglia a non prendere in considerazione il fatto che entrambe i processi sono comunque le spie di qualcosa di positivo visto che sono direttamente collegati ai processi di individualizzazione . Nelle società tradizionali anche se il rapporto verso l'altro era "cure e care" si trattava di una solidarietà meccanica e non esisteva una consapevolezza del sèe quindi qualche grado di personalizzazione.
AMLETO: il principe di Danimarca è introverso e conteplativo e tende a radicalizzare i conflitti morali . È impegnato costanetemente alla ricerca del proprio IO e nel possibile raccordo tra questo e lasocietà. Ciò che appare in lui è la lotta tra volontà e destino. Amleto è uno strano mix di etica dei principi e di etica della responsaiblità, Amleto è bloccato ma questo lo porta a fare un grande lavoro su di sé. Lui è la PRIMA AFFERMAZIONE FORTE DELL'INDIVIDUO, pur con tutto il disastro e il tormento che ne consegue. Amleto vede la realtà ma non vi si vuole collocare.
DON CHISCIOTTE: credere nella realtà del racconto cavalleresco è per lui una necessità di cui egli è in fondo consapevole. Si rende conto che il generale corso della vita si è avviato al declino ma mantiene il suo punto di vista con convinzione e coerenza cercando di portare il suo ideale fatto di amicizia, giustizia e bontà nel mondo ormai corrotto. Al contrario di Amleto è un uomo d'azione che nasce e agisce per ragioni ideali, le stesse ragioni che bloccano Amleto. Nel mito shakesperiano il cambiamento avviene attraverso l'ascolto di sé mentre Don Chisciotte e il suo scudiero sono meno individualizzati rispetto a Amleto. Egli è un creatore più che un povero lettore passivo
DON GIOVANNI: è dissoluto, strafottente e ribelle e falso. Fa le sue scorribande amorose senza porre attenzione a quali sono le sue vittime, egli in realtà non può provare amore. È un personaggio imamturo che solo quando si renderà conto della vacuità della sua vita raggiungerà un inutile consapevolezza. E' però un mito dell'individualismo moderno nella categoria degli sbagliati. Nel suo non riuscire a legarsi agli altri c'è la negazioni dell'Altro.
FAUST: è un individuo moderno che affronta la ricerca dell'Uomo Totale e l'opera è intesa come dialogo tra lo spirito idealista dell'uomo e le tentazioni cui va soggetto. E' l'ispiratore di Frankenstein anche lui infatti cerca di portare al limite la sua conoscenza
CAP.2 TRA TRADIZIONE E MODERNITÀ
ETICA DEI PRINCIPI: o delle intenzioni, esiste sempre un qualcosa che si frappone tra ciò che è successo e ciò che lo ha causato. Diciamo che esiste una dimensione causale di massima importanza e che nel caso in cui si riesca a convincere gli altri del non aver avuto un determinato risultato ma di aver agito in vista di un buon risultato perchè guidato da un principio superiore o dalle migliori intenzioni permette di non essere assolutamente responsabili di fronte a ciò che si verifica, ma di esserlo solo in linea di principio. E siccome i princpi e le intenzioni al contrario dei comportaemento sono insondabili rimane comuqnue sentirsi responsabili dell'accaduto. Questo è il tipo di modalità attraverso cui si giudicano i bambini, i malati di mente. Si tende a pensare che i bambini difficilmente facciano danni intenzionalmente. IN QUESTA SITUAZIONE SI ACUTIZZANO I RISCHI DELLA LIBERTÀ, poiché in linea di principio l'individuo è libero di fare quanto desidera. Si tratta di un etica che aumenta il ritardo dell'ingresso nel mondo degli adulti e tende all'infantilizzazione dell'individuo moderno affiancata alla tendenza del vittimismo.
ETICA DELLA NECESSITÀ: fare di necessità virtù. Avviene quando sono i fatti esterni a giustificare il comportamento. La spinta all'azione è esterna e si cerca il miglior modo per adeguarvisi, poiché non esiste nessun altra alternativa.
ETICA DEL CONSUMO:è un etica utilitaristica in cui è bene raggiungere la più alta soddisfazione nel minor tempo possibile ed eventualmente per il maggior numero di persone. Si consuma per il bene individuale poco per il bene sociale.
ETICA DELLA RESPONSABILITÀ: è una risposta diversa e un alternativa all'etica dei principi, come già visto molto labile e poco controllabile. L'etica della responsabilità invece dell'intenzione valuta i risultati, è quell'etica che risponde dell'accaduto e se ne fa carico senza tentare di rispondere a una volontà morale. Non possiamo incolpare nessun altro. L'individuo moderno nonstante abbia guadgnato molta autonomia e libertà stenta a fare propria questo tipo di etica.
ETICA DELL'INVESTIMENTO: essa mette insieme sia l'etica della responsabilità che quella dei consumi rendendola meno fine a se stessa, ci si rende responsabili di un percorso per raggiungere uno scopo, sarà merito o demerito della responsabilità del singolo.
FUGA TECNOLOGICA: è una delle cure magiche e delle risposte pallaitive alla presa di responsabilità. Le tecnologie hanno effettivamente significato la progressiva liberazione dell'individuo dal mondo del lavoro. Esse ci permettono anche di avere una continua comunicazione con l'Altro. Il problema che rende la tecnologia una fuga è che lo strumento viene considerato come depositario di alcune capacità e qualità che influiscono direttamente sull'efficacia comunicativa. Ciò che non sono in possesso di determinate tecnologie e di specifici know how si sentono tagliati fuori dal processo comunicativo. In realtà prima bisognerebbe imparare a comunicare principalmente con l'Altro in maniera diretta e solo dopo in maniera mediata. Prima lo si conosce poi vi si comunica in maniera velocizzata dalle tecnologie. L'enorme successo della chat può aiutarci a capire l'altra faccia del nuovo comunicare quella che da la possibilità di sfuggire alla nostra identità anzi di inventarsene delle nuove. Sembra che questa società così aperta e libera in realtà sia incapace di accettare alcuni aspetti degli individui e di passarli al vaglio e decidere cosa va e cosa non va.
LA FUGA DEL FARMACO: il farmaco un tmepo era l'antidoto di una malattia ben precisa e serviva per risolvere una situazione. Era una cura necessaria, la soluzione di un problema. I'etmilogia di questa parola ha vari risvolti che sono veleno, magia e cura. Esiste per l'individuo moderno la possibilità di sfuggire al dolore attraverso i farmaci e questa fuga dal dolore non è più solo fisica ma è spesso e sopratutto la fuga dal dolore psicologico. Il confronto con la malattia e l'eventuale guarigione rappresenta effettivamente solo una minima parte del cosumo di farmaci. Ci sarà sempre la pozione giusta per ogni tipo di problema. In una smania di prevenzione anziché di cura si finisce per ingurgitare giornalmente un enorme numero di farmaci che ci permettono così di proseguire il nostro lavoro. La malattia e il disagio come segno dle corpo non possono più essere accolti. Il farmaco diventa lo steccato da frapporre tra l'individuo e la sofferenza. Al tipo di malattia manca però un nome e la diagnosi, essa è molot più vicina alla paura di ammalarsi che alla malattia stessa, perchè una vita malata non è una vita vera. Anche stavolta la comunicazione viene bloccata, viene bloccata perchè la medicina è il modo mogliore per azzittire e bloccare il lamento del nostro stesso corop e della nostra stessa mente. Blocca la possibilità di percepirci come un sistema olistico in cui un dolore in una determianta parte del corpo ha comunque un significato da ricercare. E si perde poi la capacità di ascoltare il dolore e di raccontarlo
LA FUGA DEL BENESSERE:è molto vicina alla precedente anche se qui vi è la ricerca di qualcosa in più di quello che si ha o si è. Si ha paura di perdere qualcosa che potrebbe aggiungere valore alla nostra vita. Non si cercano più strade diverse di accettazione di se stessi ma si ricorre subito al bisturi che insegue il mito dell'eterna giovinezza. Di nuovo non è rilevante l'esperienza ma solo il risultato. Il paradosso dello stress in una società che concede sempre più tempo libero è la sensazione di poter diventare qualcun altro.
Dunque la società concede eccessive fughe da sè a fianco alla meravigliosa opportunità di lavorare sul sé. Si ripropone il diavolo tentatore della Bibbia sotto plurime forme. In questa società le opportunità sono i nuovi serpenti che per l'appunto portano l'uomo lontano dal percorso verso sé con una differenza dalla Bibbia: non esiste, a farci esitare, nessun controllo esterno. ESISTE UNA ROTTURA TRA I COMPORTAEMNTI DEL PASSATO E QUELLI DEL PRESENTE MA MANCA LA FASE TRASFORMATIVA LETNA E RIFLESSIVA CHE PORTA L'INDIVIDUO A RIFLETTERE SU DI sé.
FUGA CONSUMISTICA:le prime tre categorie di fuga vengono viste come nobili. Più controversa è questa categoria. Si consuma di tutto e non intendiamo fare distinzioni tra tipologie di consumo, si può acquistare una messa come una messa in piega. È una modalità superficiale di tentare di risolvere problemi più profondi. Esso diventa un illusione quando si ha l'impressione che nel momento in cui si sta acquistando un oggetto abbiamo aggiunto valore a noi stessi. Forse è proprio nel consumismo che si esprime il disagio di non saper colloquiare con se stessi.
CAP.3 L'INDIVIDUO MODERNO E LA SUA FINITEZZA
La perdita della memoria è uno dei pricnipali problemi di una società che intende vedere l'individuo come suo centro propulsivo, la perdita della memoria comporta la mancanza di due desideri che sono l'emozione e la capacità di immaginare, che è il presupposto per creare e dell'agire sociale. La memoria del desiderio infatti è la ricostruzione di u sentimento che spinge l'individuo a creare e per memoria non intendiamo qualcosa di legato aun passato lontano ma qualcosa di cui siamo conoscitori e artefici. Imparare a raccontar ei propri desideri diventa quindi un occasione fondamentale per la costruzione del progetto del sé e materiale fondamentale per la comunicazione. Con la comunicazione della memoria ci si prende cura di noi stessi e dei nostri ricordi, ci si dedica all'attenzione cercando di accogliere di nuovo il nostro passato nel presente per integrarlo con un senso consono alla nostra esperienza attuale e poterlo trasportare nel futuro. Oggi è difficile pensare alla morte come un passaggio, piuttosto si pensa alla morte come un arrivo, a causa della secolarizzazione della società e alla conseguente perdita in termini simbolici che questo processo rappresenta. Non si ha un senso sociale di ricostruzione della morte. Sempre meno tempo viene dedicato all'elaborazione della morte, tanto meno all'elaborazione sociale della morte. Ciò che si perde in questi momenti della vita è la capacità di costruire un dialogo con gli altri ma sopratutto con noi stessi. Anche in relazione alla vecchiaia c'è lo stesso tipo di atteggiamento, se in passatto all'anziano veniva data la possibilità di trovare un proprio spazio all'interno della famiglia, quella di custode della memoria, di vecchio saggio. Oggi al contrario non c'è per l'anziano in famiglia uno spazio preciso e se c'è è uno spazio residuo. Alla sofferenza della vecchiaia viene aggiunta quella della solitudine. Lo stesso vale per i malati che formano una categoria a parte di cittadini. I racconti dei malati sono qualcosa a cui non potremmo trovare una soluzioe e dovremmo sol oascoltarli e accoglierne il dolore e cercare di condividerlo. Ma i tempi moderni sono l'occasione giusta per scappare. La memoria quindi è UN GRANDE PATRIMONIO, UN SAPERE ARCHIVIATO, è una serie di consigli di vita pratica e di sentieri tracciati. Essa è depositaria dei modelli di vita, del passato più o meno recente ed è quindi un mini atlante dell'esistenza umana. La mancanza della memoria è una delle ragioni dell'estraneità dell'individuo moderno. Estranietà che nasce non solo dalla sensazione di non avere sufficienti possibiltà di capire l'altro in quanto non classificabile all'interno di un noi, ma estranietà verso noi stessi. Il dolore in quanto manifestazione di un disagio del corpo o della mente offre l'occasione di predenrsi cura di sé. L'espressione "bisogna riguardarsi" porta con sé l'indicazione di approfittare dell'occasione per curarsi per guardarsi con un occhio esterno che sappia riconoscere dove è quel qualcosa che non funziona. Ma la cura viene principalmente intesa come aiuto esterno e generalmente chimico, una bacchetta magica che rimette in ordine le cose. L'etica dell'investimento dovrebbe essere valida anche per la malattia, questo comportamento responsabile nei confronti del sé, infatti pur dettato da una necessita diventa poi capace di dare frutti e di far capire all'individuo che ha fatto un esperienza che sarà anche nel futuro pronta da richiamare. Ma la paura del cambiamento è il freno principale alla cura del sé ed è paura della morte. Cambiare vuol dire prima ancora di essere qualcos'altro non essere più se stessi quindi non esistere: morte del sé. Con questa payra è difficile affrontare in maniera responsabile tutte le morti della nostra vita, in modo speciale la fine. COL TEMPO DA UN LATO SONO DIMINUITE LE PREOCCUPAZIONI PER LA SOPRAVVIVENZA LEGATE ALLA SOPRAVVIENZA FISICA MA SONO AUMENTATE QUELLE LEGATE ALLA COMUNICAZIONE E AL PROCESSO DI IDENTIFICAZIONE. OGGI IL PROBLEMA È LA SOPRAVVIVENZA DEL SE'.
Nasce l'emarginazione della morte dalla società e la sua chiusura in ambiti precisi, salvo la rappresentazione sui grandi media. Con la fine delle religioni e della concezione magica della realtà l'uomo si pone di fronte al mondo in maniera disincantata. Acquisisce quella che è una nuova modalità di comportamento, fatta della volontà di raggiungere i propri scopi e dell'oggettiva valutazione delle possibilità. La perdita delle visioni magiche e religiose della vita dovrebbe aiutare l'individuo a perseguire i propri scopi in maniera razionale non lasciandosi guidare più da valori ma da fini. La morte della memoria cui assistiamo in questa società è avvenuta in parte per il lungo processo di affermazione del'IO che si è trovato a combattere con la religione, la tradizione e tutto ciò che manteneva l'individuo costretto da un controllo esterno. Non dobbiamo però cercare un facile reincanto. La morte ci one infatti di fronte a quello che è il ricordo che lasceremo di noi,l'esclusione della morte dalla nostra società ci mette in una posizione di alleggerimento della responsabilità. Ogni nostra azione e comportamento ha senso nel momento in cui avviene, è troppo difficile pensare a un siginificato per il futuro. Dimenticare la morte, la vecchiaia e il dolore in generale significa anche dimenticare la responsabilità verso noi stessi in quanto individui che desiderano dare un senso alla loro esistenza e lasciarlo agli altri. E' proprio attraverso la comunicazione con l'Altro che l'identità si sviluppa ed è attraverso la comunicazione che la vita del singolo può essere vissuta con l'etica dell'investimento cioè rimandando la soddisfazione immediata del proprio desiderio a favore di un futuro raggiungimento che abbia in sé il senso dell'esperienza e della crescita.
CAP.4 L'IO BIOGRAFICO: TAPPE DI UNA RICERCA
Secondo la Buonanno la fiction televisiva recupera la concezione mitica di essere padroni del tempo escludendo la morte dall'orizzonte del possibile grazie alla ciclicità che consiste in una continua rinascita e proseguo. (LE FORMULE DEL RACCONTO TELEVISIVO di Milly Buonanno). L'altor volume che prendiamoin considerazione è NARRAZIONE E FINE DELLA VITA di Carlo Peruselli che riporta una serie di dialoghi tra malati terminali, medici e familiari. Con la sospensione reiterata della narrativa e comunque con la narrativa si ottiene nel tempo la sospensione di una prospettiva e sentenza di morte (esempio di Mille e una notte). Ma a noi non interessa che la morte non sopraggiunga perchè così non ci è dato pensare, ci basta pensare che essa sopraggiunga dopo aver curato le ferite e dopo aver ricostruito quindi anche il senso che queste ferite lasciava aperte. Attraverso il racconto si cura una dimensione interna dell'esistenza. Pensare al senso della nostra esistenza ci porta inevitabilmente a un concetto fondamentale: la missione. Interrogarsi su questo porta spesso alla sensazione del peso di una responsabilità enorme. La scrittura biografica avvia spesso un cambiamento del soggetto attraverso quella che è una modalità di cura, di conoscenza, di percorso verso la COERENZA DEL SE'. In secondo luogo la scrittura biografica, speeur per motivi di ricerca prende la mano allo scrittore e lo guida a rivelare a sé prima che agli altri, ciò che era stato messo lì nel bagaglio delle proprie esperienze. Ma solo relativamente sottoposto a riflessione.
NASCITA: è una sconosciuta di cui nessuno si occupa, come se il mistero della nascita fosse ampiamente spiegato quando si è compreso che uno spermatozoo feconda un uovo. In un interpretazione semplicistica della realtà essa signifiica felicità perchè è un lieto evento e non spaventa nessuno, interessando a pochi. Il nascituro in realtò non è sempre stato un lieto evento. La nascita fisica di un bambino spesso si associava alla NEGAZIONE DELLA NASCITA DI UN INDIVIDUO, se per individuo si considera colui che sceglie e decide il proprio cammino. La nascita nella società tradizionale non era un lieto evento in sé e per sé ma lo era casomai per il futuro. Basti pensare alla negazione dell'infanzia. L'erede maschio era colui che garantiva l'eredità di una stirpe, la sopravvivenza della famigli. Nascere femmina o malato significava annullare il valore della nascita. Molti anziani paradossalmente sono "nati da vecchi" ovvero hanno iniziato a fare quello che gli andava veramente solo in tarda età perchè prima erano stati negati dato che la vita era ETERODIRETTA.
LA MALATTIA: il malato era considerato peggio della figlia femmina, era un disonore e doveva essere tenuto segreto, era un mezzo uomo. A differenza di oggi venivano tenuti in famiglia ma ciò non innalzava affatto la considerazione sociale del malato. Ciò che prima sembrava accolto era semplicemente sistemato. Prima la malattia era una vergogna ora è un limite allo sviluppo della propria individualità, nei piccoli paesi è entrambe le cose.
LA VECCHIAIA:ogni singolo anziano diovrebbe trovare un modo per ricollocarsi nella società ma questo non significa che non esistono situazioni di solitudine. Si arriva in età anziana in buona salute, si raggiunge il pensionamento e finita l'emergenza della vita c'è da iniziare una spaventosa e nuova attività: la riflessione. Si cerca di trovare degli interessi e così nasce un nuovo tipo di consumatore: l'anziano.
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