L'unità
d'Italia
Parola chiave: Plebiscito
La seconda restaurazione: il Lombardo-Veneto, fino a quel momento la regione
economicamente più avanzata della penisola, fu sottoposto a un pesante regime
di occupazione militare (governatore fu, fino al 1857, il maresciallo Radetzky).
Negli Stati minori del Centro-Nord (Granducato di Toscana, ducati di Modena e
Parma), nello Stato Pontificio (riorganizzato secondo il vecchio modello
teocratico-assolutistico),e nel Regno delle due Sicilie vi fu un ritorno
sistema assolutistico.
Ben diversa fu la vicenda politica del Piemonte sabaudo.
1850: Camillo Benso Conte di Cavour, aristocratico e uomo d'affari,
proprietario terriero e giornalista, entrò a far parte del gabinetto D'Azeglio
come titolare del ministero dell'Agricoltura e del Commercio. Nel 1852 fu
incaricato di formare il nuovo governo.
L'avvento di Cavour segnò una svolta decisiva. Essenziale fu l'adozione di una
linea decisamente liberoscambista. Notevoli progressi si registrarono anche nel
campo delle opere pubbliche: furono sviluppate le ferrovie, con effetti
positivi sul commercio e stimolo per l'industria siderurgica e meccanica. Fu
potenziato il sistema creditizio e riorganizzato intorno a una banca centrale
(la Banca nazionale).
1853: Mazzini fondò, a Ginevra, il Partito d'azione.
1857: primo tentativo di liberazione nazionale, la spedizione di Sapri guidata
da Pisacane, che doveva avvenire attraverso la sollevazione delle masse
diseredate del sud, ma fallì; nascita ufficiale del movimento indipendentista
filopiemontese, la Società nazionale (=> il cui iniziatore era stato Daniele
Manin). Importantissima fu l'adesione di Giuseppe Garibaldi rientrato in Italia
nel'55, dopo una lunga permanenza in America.
La diplomazia di Cavour e la seconda guerra di indipendenza:
1855: il Piemonte partecipò alla guerra di Crimea. =>
1856: alla conferenza di Parigi fu presente come Stato vincitore. Riuscì ad
assicurandosi l'appoggio di Napoleone III.
1858: Alleanza franco-piemontese, sancita in un incontro segreto fra Napoleone
III e Cavour a Plombières.
1859: l'Impero asburgico invia un secco ultimatum al Piemonte, che Cavour ebbe
buon gioco a respingere. Le battaglie di Solferino e San Martino segnarono la
sconfitta austriaca. Armistizio di Villafranca. Con l'accordo l'Impero
asburgico rinunciava alla Lombardia e la cedeva alla Francia (che l'avrebbe poi
girata al Piemonte) mantenendo il Veneto e le fortezze di Mantova e Peschiera.
Pace di Zurigo con l'Austria => Cessione alla Francia di Nizza e della
Savoia in cambio dell'assenso francese alle annessioni nell'Italia centrale
(Emilia, Romagna e Toscana)
1860: Garibaldi e la spedizione dei mille.
L'impresa garibaldina aveva assunto le dimensioni di una vera e propria epopea,
cui l'opinione pubblica di tutta Europa assisteva con stupore e spesso con
simpatia.
Intanto anche i proprietari terrieri, spaventati dalle agitazioni agrarie,
guardavano sempre più all'annessione al Piemonte come all'unica efficace
garanzia per la tutela dell'ordine sociale.
Intervento piemontese a Napoli.
Il Parlamento piemontese approvò quasi all'unanimità una legge proposta da
Cavour che autorizzava il governo a decretare l'annessione, senza condizioni di
altre regioni italiane allo Stato sabaudo, purché le popolazioni interessate
esprimessero la loro volontà in tal senso: in tutte le province meridionali e
in Sicilia, nelle Marche e nell'Umbria, si tennero plebisciti a suffragio
universale maschile, nella forma voluta da Cavour. Fu schiacciante la
maggioranza del si.
Il 17 marzo 1861 il Primo Parlamento nazionale - eletto su base rigorosamente
censitaria - proclamava Vittorio Emanuele II re d'Italia «per grazia di Dio e
volontà della nazione».
Le ragioni dell'unità
Il processo di unificazione nazionale italiana si compiva così in tempi
straordinariamente rapidi e con modalità non previste nemmeno da coloro che ne
erano stati i principali artefici.
In Italia l'unità non fu soltanto il prodotto dell'iniziativa militare e
diplomatica di uno Stato o dell'azione di un uomo politico geniale. Essa fu
preparata a un ampio moto di opinione pubblica che coinvolse gli strati sociali
più attivi e più dinamici, seppur minoritari: intellettuali, studenti e anche
una borghesia produttiva desiderosa di creare quel mercato nazionale che era
giustamente considerato una premessa indispensabile allo sviluppo economico.