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Ulteriori conquiste tra il 1940 e il '41




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Ulteriori conquiste  tra il 1940 e il '41




Benché il Reich controllasse l'Europa dalla Francia alla Polonia, dalla Norvegia alla Romania (dove era riuscito ad imporre la dittatura del filofascista Antonescu), risultava evidente che lo sbarco aveva per il futuro anche minori possibilità di riuscita; mentre l'altro progetto - di strozzare l'Inghilterra me­diante la guerra sottomarina - era esso pure destinato a fallire, sia perché i dominion si erano schierati compatti con la madrepatria, sia perché gli Stati Uniti (votata nell'agosto l'istituzione del servizio militare obbligatorio, iniziato un nutrito programma di ar­mamenti, confermato Roosevelt alla presidenza) manifestavano concretamente la loro solidarietà con l'Inghilterra, rifornendola di armi, materiali e unità navali.

Nell'Unione Sovietica Stalin - che malgrado il patto firmato nel non si fidava affatto dei nazi­sti - faceva intanto intensificare al massimo la produzione bellica introducendo la settimana lavorativa di 56 ore, certamente assai dura ma imposta dalle circostanze.


D'altra parte, gli unici fronti terrestri sui quali le truppe dell'Asse erano a diretto contatto con quelle inglesi si trovavano in Etiopia e in Libia.

Il destino dell'Africa Orientale Italiana era però scontato in partenza: isolati dalla madre­patria, dalla quale non potevano ricevere rinforzi né rifornimenti, i reparti italiani in Etiopia occuparono dapprima la Somalia britan­nica, ma ben presto la situazione si rovesciò, e il 5 maggio 1941 gli Inglesi entrarono in Addis Abeba e vi restaurarono il potere del negus Hailé Selassié.

Molto più disputato fu invece il teatro libico-egizia­no dove, se si considera l'intero corso della guerra, per ben tre volte le truppe dell'Asse riuscirono a far retrocedere gli Inglesi, e altrettante furono ricacciate sino alla definitiva sconfitta.

In un primo tempo gli Italiani avanzarono sino a Sidi el-Barrani (settembre ma nel dicembre gli Inglesi sferrarono una con­troffensiva, che nel giro di due mesi li portò ad impadronirsi di Bengasi e dell'intera Cirenaica. I Tedeschi inviarono allora in aiuto i reparti corazzati dell'Afrika Korps, al comando del generale Er­win Rommel; e questi, congiunte le sue forze con le divisioni italia­ne, riuscì a ristabilire la situazione, a rioccupare Bengasi aprile e a liberare quasi tutta la Cirenaica.

Per non smarrire la visione globale del conflitto, ri­torneremo più avanti sulle vicende militari della Libia; per ora ci preme sottolineare l'importanza dell'Egitto nella strategia britannica, per la quale esso costituiva l'antemurale del Canale di Suez e il ponte di congiunzione fra i possedimenti afri­cani, i mandati del Medio Oriente (Irak e Palestina) e l'Impero indiano. Nel Medio Oriente, inoltre, si trovavano le principali fonti di rifornimento di petrolio del Commonwealth.

Ma di questa im­portanza determinante dell'Egitto Hitler non si rese mai conto, co­m'è dimostrato dalla relativa esiguità delle truppe da lui inviate sul fronte libico, cui l'Italia - presto manifestatasi come il punto debo­le dell'Asse Roma-Berlino - non era in grado di provvedere da sola.


Il 27 settembre la Germania, l'Italia e il Giappone avevano firmato a Berlino il cosiddetto Patto Tripartito che assegnava alla Germania l'egemonia sull'Europa continentale, all'Italia il dominio del Mediterraneo e al Giappone il controllo dell'Asia meridionale e insulare.

Queste tre potenze sa­rebbero state i pilastri del cosiddetto Nuovo Ordine, ispirato ai princìpi razzistici del nazifascismo, cui naturalmente aderirono gli stati vassalli: la Francia di Vichy, l'Ungheria e la Romania.

La Bulgaria, che tentò di tergiversare, dovette alla fine subordinarsi al Tripartito e fu occupata dalle truppe germaniche (marzo 1941).


Per sviluppare la parte che gli era assegnata dal Tri­partito e illudendosi di emulare i grandi successi dell'armata tedesca, Mussolini il 28 ottobre 1940 mosse guerra alla Grecia. Le nostre truppe, ammassate sul confine greco-albanese, tentarono di sfondare, ma furono respinte e si ebbe anzi un'avanzata greca in territorio albanese. Gli Inglesi accorsero in aiuto della Grecia, sbarcando contingenti nell'isola di Creta e danneggiando gravemente nostre unità navali, che si trovavano al­la fonda nel porto di Taranto, con un attacco di sorpresa di aerosi­luranti (11 novembre

L'irresponsabile leggerezza con cui fu condotta l'operazione con­tro la Grecia, l'ingente sacrificio di vite umane che essa comportò e la serie di scacchi cui ci espose diedero all'opinione pubblica italia­na, anche più sprovveduta e apolitica, l'adeguata misura della va­cuità che si celava sotto le vanterie militaristiche del fascismo.

La situazione in questo settore fu però salvata dalla Germania. La Iugoslavia, «colpevole» di non voler aderire al Patto tripartito, fu aggredita dalla Wehr­macht il 6 aprile 1941

Il 13 aprile le truppe tedesche entrarono in Belgrado, proseguirono verso sud sino a saldarsi con i nostri repar­ti d'Albania, congiuntamente a questi penetrarono in Grecia e ne stroncarono la strenua resistenza. Il 2 maggio l'intera penisola greca era occupata, e il governo di Atene doveva prendere la via dell'esilio e rifugiarsi a Londra.

Convinti che i popoli in generale, e gli Slavi in particolare, non si dovessero tenere in alcun conto, Hitler e Mussolini provvidero a smembrare la Iugoslavia, nella quale, fra l'altro, fu creato un fanto­matico Regno di Croazia, assegnato ad Aimone di Savoia-Aosta, du­ca di Spoleto. Questi, che neppure osò recarsi in Croazia a prende­re possesso del suo nominale trono, firmò con l'Italia una conven­zione in base alla quale le cedeva un ampio tratto della costa dal­mata.

In verità però l'occupazione della Iugoslavia, che pur ebbe il suo Quisling nella persona del croato An­te Pavelic, fu costantemente insidiata dalla guerriglia partigiana, condotta soprattutto dalle formazioni filocomuniste guidate da Jo­sip Broz, meglio noto sotto lo pseudonimo di Tito.

Nel 1941, con l'occupazione dell'intera penisola balcanica, il Nuovo Ordine poteva dirsi instaurato in quasi tutta l'Europa. Ma se la Francia e i paesi minori del continente erano stati piegati dal­le armate germaniche, la potenza inglese - senza fiaccare la quale la Germania nonostante tutte le sue vittorie non sarebbe riuscita a vincere la guerra - si ergeva ancora decisa di fronte al Reich nazi­sta.

Poiché non riusciva ad assestare il colpo mortale nel cuore del Commonwealth, Hitler concepì allora il piano di costringere l'In­ghilterra alla pace annientando la Russia.

La resistenza inglese si fondava sulla speranza, e quasi sulla certezza, che coll'andar del tempo gli Stati Uniti o la Russia Sovietica, o entrambe queste po­tenze, sarebbero entrate in guerra contro l'Asse Roma-Berlino; bisognava perciò stroncare tali speranze assalendo la Russia mentre gli Stati Uniti erano ancora neutrali e mentre la Germania poteva scegliere liberamente il momento dello scontro, ritenuto d'altra parte inevitabile.



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