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Il contraddittorio 1942
Nella primavera del 1942 le potenze del Patto tripartito riprendevano ancora una volta l'iniziativa, conseguendo addirittura successi apparentemente decisivi.
I Giapponesi, infatti, sfruttando la sorpresa e la loro perfetta preparazione riuscirono in breve tempo ad occupare tutte le zone militarmente importanti dell'estremo oriente tenute dagli Alleati e in particolare dagli Inglesi, al punto di minacciare da vicino la nuova Zelanda e l'Australia.
Anche in Occidente la ripresa delle operazioni comportò alcuni vistosi successi per l'Asse. In Afrcia settentrionale una controffensiva italotedesca (gli Inglesi nel dicembre 1941 avevano riconquistato la Cirenaica) permise alle truppe corazzate di Rommel e alle divisioni italiane <<Trieste>> e <<Folgore>> di giungere sino ad El Alamein, a pochi chilometri da Alessandria.
Ancora maggiori nella primavera-estate del 1942 furono furono i risultati ottenuti in Unione Sovietica dalle truppe naziste, che, occupata la Crimea e superato il Don, riuscirono ad investire il grande centro industriale di Stalingrado, raggiungendo così il Volga e più a sud il Caucaso (settembre 1942).
Fu senza dubbio quello il momento più critico della guerra per gli Alleati: la perdita del Canale di Suez e il crollo della linea del Volga avrebbero probabilmente distrutto ogni possibilità di resistenza.
Eppure i nuovi successi conseguiti dovevano segnare l'<<inizio della fine>> per le potenze dell'Asse. Infatti con l'enorme allargamento del fronte e con il crescente allontanamento delle truppe dalle basi di partenza le linee di rifornimento si erano talmente allungate da rendere difficili i contatti con le retrovie e sempre più problematico l'invio di uomini e di materiali ai reparti combattenti. Inoltre la brutalità dell'occupazione tedesca generava inevitabilmente nelle nazioni vinte una diffusa resistenza civile, mentre gli Usa in tempi relativamente brevi facevano entrare in guerra 14 milioni di uomini, fornendo tralatro agli alleati una quantità enorme di viveri, cannoni, munizioni, autocarri, aeroplani e carri armati, inviati via mare con ben organizzati e ben difesi convogli, contro i quali continuarono ad operare con grande impegno ma senza risolutivo successo gli equipaggi della flotta sottomarina italo-gemanica.
Così mentre gli Americani sotto il comando del generale Douglas Mac Arthur (1880-1964) davano inizio in Estremo Oriente alla riconquista dei territori occupati dai Giapponesi, a loro volta in Africa settentrionale gli Inglesi al comando del maresciallo Bernard Montgomerv (1887-1976) davano vita ad una violentissima offensiva contro lo schieramento italo-tedesco ad El Alamein (3-4 novembre 1942) e nonostante la tenace resistenza incontrata riuscivano a far arretrare il fronte avversario fino in Libia.
Nel frattempo, già dall'8 settembre 1942 gli Amencani sbarcavano in Marocco e in Algeria sotto la direzione del generale Dwigth Eisenhower (1890-1960) e prendevano alle spalle le forze italo-tedesche stanziate in Tripolitania e in Tunisia.
I Russi, a loro volta, riprendevano l'offensiva dopo una epica resistenza opposta a Stalingrado, ove combattendo di strada in strada seppero creare le premesse della resa della stessa armata hitleriana agli ordini del feldmaresciallo Friedrich Von Paulus (1890-1957), destinata a tradursi in drammatica realtà il 2 febbraio 1943.
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